24 ore senza tecnologia: l’esperimento continua.

Qualche tempo fa, sulle nostre pagine, è comparso un articolo davvero interessante che riguardava la possibilità di vivere 24 ore senza tecnologia. Nel corso del tempo, diversi utenti, vecchi e nuovi, hanno commentato questo articolo sia sul nostro blog sia sulla pagina Facebook. Nel frattempo, però, tra gli ultimi commentatori, qualcuno ha lanciato l'idea di provare a rifare questo stesso esperimento. È stata una grande occasione per provare a fare anch'io la mia esperienza così come avevo promesso diverso tempo prima. Quello che state per leggere è "il diario di un sopravvissuto" che racconta le opinioni e le impressioni mie e di Ivan Scordato. Buon divertimento.

L’esperienza di Ivan

Provare a vivere 24 ore senza Tecnologia è un sfida difficile da vincere ma visto che a me piacciono molto le sfide difficili, ho voluto tentare. Dopo che ho letto più volte l’articolo originale mi sono chiesto come sarebbe stato vivere in prima persona questo esperimento e se esistesse una "crisi da astinenza dalla tecnologia". Perciò ho cercato un “Partner” che volesse cimentarsi anch’egli in questo esperimento, e Piero, disponibile come sempre, ha accettato volentieri il mio invito ed è riuscito a coinvolgere altra gente.

Prima di cominciare questa esperienza ho dovuto organizzre la giornata in modo da non morire dalla noia.

Mi sono svegliato alle 8.30 grazie alla mia sveglia (si, ho utilizzato una sveglia, ma c’è da dire che ne ho utilizzata una meccanica, ricaricabile “a corda”, che quindi non può essere definita tecnologica).

Dopo aver fatto colazione con del caffèlatte (non ho potuto fare a meno di utilizzare l’acqua corrente, ma non la testa in quanto ho i capelli un po' lunghi che senza phon non si sarebbero asciugati di certo senza che mifacesse male).

Proseguendo con il programma, dopo essermi preparato mi sono recato in chiesa, dove ho trascorso circa 2 ore. Sono le 12.15 e già comincio a sentire il bisogno di controllare se qualcuno abbia sentito il bisogno di contattarmi, ma resisto e vado avanti.

Sono tornato a casa alle 13.10, dove ho pranzato con la mia splendida famiglia ed ho passato un paio d’ore in ottima compagnia durante le quali ho potuto apprezzare meglio questi momenti, in quanto non sono stato distratto nè dallo squillo dello smartphone nè dal pensiero di controllare le email.

Dopo aver riposato (mi sono accontentato di 15 minuti), mi sono rassegnato e, consapevole del fatto che dovevo studiare un paio di materie, ho cominciato. In particolare, a questo punto, il tempo sembrava non passare mai ed ho sentito ancora una volta la mancanza dei miei dispositivi tecnologici, specialmente del Computer, dello Smartphone e del mio MP4.

Mi sono, anche, reso conto di aver bisogno di contattare un amico per chiedergli una mano su un argomento ed è stato allora che ho capito che mi rimanevano solo i segnali di fumo.

Bloccato nello studio, non ho potuto continuare e dopo aver preso degli appunti sull’andamento della giornata, sono andato a tovare degli amici verso le 18.00. Sono passate ore in cui ho avuto numerose tentazioni, visto che c'è stato chi ha mandato messaggi ossessivamente, consultando i Social Network.
Ho trascorso davvero un bel pomeriggio, il tempo scorreva veloce e mi sono divertito molto.

Dopo cena ho letto alcuni appunti e mi sono concentrato su di un progetto elettronico al quale sto lavorando. Ho incontrato delle difficoltà perchè ho dovuto utilizzare soltanto un blocco notes e una penna, senza poter sbirciare il pc.

La mattina mi son svegliato pieno di energie e voglia di fare, e la prima cosa che ho fatto è stata… accendere lo Smartphone, naturalmente subito intasato da messaggi, notifiche ed email.

 

Le mie conclusioni

Vivere 24 ore senza tecnologia è possibile ma serve soltanto a complicarsi la vita. Penso bisognerebbe distinguere la Tecnologia Positiva dalla Tecnologia Negativa.

La prima è quella che ci permette di vivere una vita migliore rispetto a quella che vivevano i nostri avi 2000 anni fa. Basti pensare a tutto quello che di positivo ci offre la tecnologia, come la riduzione delle distanze per comunicare, la facilità e risparmio di tempo grazie ai servizi telematici per i pagamenti, la maggiore sicurezza sulle strade e così via.

Come ogni strumento, però, anche la tecnologia viene utilizzata per scopi dannosi ed illegali. Questo non significa che abolendo la tecnologia il problema si risolve, infatti basta pensare all'esempio del coltello: può essere utilizzato per tagliare il pane e cucinare ma anche per commettere crimini. Perciò il problema non è lo strumento, ma la destinazione d’uso.

Voglio dire anche qualcosa sui Social Network: c’è chi afferma che non creino altro che dipendenza e problemi ma anche in questo caso vale la stessa identica considerazione!

Inoltre non bisogna abusare della Tecnologia per guadagnare del tempo da passare davanti alla televisione o su Facebook, ma piuttosto si dovrebbe fare qualcosa che possa giovare al nostro corpo e alla nostra mente, come fare Sport (per i più pigri anche una passeggiata ogni giorno andrebbe bene) e leggere un buon libro davanti una tazza di thè (o un bicchiere di Whisky, dipende dai gusti).

Devo ammetterlo: quello che ho fatto è stato un esperimento piacevole che mi ha permesso di godermi meglio alcuni momenti e di sentire dolcemente lo scorrere del tempo.
Comunque sia, vivere più di 24 ore senza Tecnologia (sforzandosi parecchio), è ormai impossibile, in quanto molti lavori non potrebbero più essere svolti e bisognerebbe tornare a zappare la terra con i cavalli.

Adesso voglio lasciare la parola a Piero, che senz’altro saprà stupirvi ma per concludere voglio ribadire che: la tecnologia DEVE essere utilizzata, ma nel modo giusto.

 

L’esperienza di Piero

Prima di tutto, voglio ringraziare Andrea R. perchè, anche se lui non lo sa, ha ispirato l'ultima frase dell'introduzione.
L'idea di trasformare il 19 gennaio 2014 in un giorno diverso dal solito non poteva che entusiasmarmi. Provare a vivere 24 ore senza tecnologia è una sfida notevole, specie oggi come oggi che io per primo mi ritrovo ad essere un ingegnere elettronico, che fa progetti, che studia all'università e nel frattempo è anche un blogger che gestisce contenuti.
Volendo dare, però, una connotazione scientifica il più possibile rigorosa a quest'esperienza, è stato necessario fin da subito capire: "che cos'è la tecnologia?"
Non solo, ma "che cosa deve essere ritenuto tecnologico e cosa invece no?", "Qual è il limite?"
Qualcuno mi ha fatto notare "senza nemmeno la corrente elettrica?"
Sono domande importantissime alle quali rispondere prima di cominciare, perché se questo doveva essere un esperimento "scientifico" allora io avevo la necessità di stabilire un certo rigore nel decidere che cosa potessi utilizzare e che cosa no.

Il metodo scientifico

Il senso di un esperimento scientifico è:

  • avere l'intuizione;
  • avere ben chiaro che cosa va fatto;
  • fissare le ipotesi di base;
  • effettuare delle prove, rispettando i criteri;
  • registrare il risultato;
  • tirare fuori delle conclusioni.

Allora l'idea è diventata: devo rinunciare all'acqua corrente?
Assolutamente no!
E la verità è che l'acqua corrente non è poi così tecnologica.
Però l'autoclave si!
E allora? Io ho pensato all'acqua corrente per potermi lavare ma di solito mi faccio la doccia e la detesto in stile "scozzese"!
Quindi abbiamo deciso: doccia sì, acqua calda no. Lavarsi è un'esigenza primaria e le norme igieniche hanno permesso l'allungamento della vita media e l'aumento della qualità della vita dei singoli all'interno della società quindi riflettere sulla tecnologia va anche bene ma andare contro l'evoluzione e contro un minimo di intelligenza non è proprio il caso…

Ma una volta uscito dalla doccia i capelli sono ancora bagnati. Il phon posso usarlo? Naturalmente no! Vorrà dire che rimarrò in casa finché non si saranno asciugati.

Lavarsi, quindi, è importante. Ma il mio spazzolino è elettrico! Fortunatamente quello vecchio era ancora nel cassetto.

In tutto questo mi sono dimenticato di dire che io avrei voluto svegliarmi alle 7, come faccio tutte le mattine della domenica. Purtroppo non avevo la sveglia e non ci sono molti galli dalle mie parti…
Inoltre io utilizzo il cellulare con la sveglia e naturalmente è stato spento tutto il giorno.
A proposito, sapevo che alle 19 avrei avuto un appuntamento. Di solito per decidere io durante la giornata non ne do conferma. Ecco un'altra cosa che non potrò fare oggi. Fortunatamente l'avevo già fatto ieri.
E ci fosse stato un qualsiasi imprevisto per entrambi? Che sarebbe successo?

Altro nodo cruciale è l'automobile: in questo giorno non posso muovermi su quattro ruote. Purtroppo, però, io abito in periferia, a circa 8 km dal centro abitato. Sufficientemente lontano dalla civiltà, insomma, ma non abbastanza dal primo supermercato utile che fortunatamente è anche un ipermercato. Mi ricordo che avevo dei pantaloni da far accorciare e che non avevo tempo di andarci perché dovevo lavorare.
Questa giornata comincia finalmente a diventare utile e quindi, intorno alle 11, dopo aver preso appunti su carta sulle prime riflessioni in merito a questa giornata, mi incammino verso la sartoria.
A proposito, il sarto è uno dei mestieri più antichi per cui non lo ritengo particolarmente tecnologico. In particolare, è vero che approfitterò di un lavoro che oggi viene svolto con mezzi tecnologicamente più avanzati che in passato ma è anche vero che dal sarto sono tornato dopo 8 ore, penso, sufficienti anche per svolgerlo manualmente.

Tornato a casa mi viene un dubbio: il titolo di una canzone che proprio non riesco a ricordare. Così penso a cosa avrei fatto di solito: avrei usato strumenti come YouTube, Shazam, Deezer, VEVO e avrei consultato tantissimi canali perché avrei prima di tutto cercato il titolo che non mi ricordavo e poi avrei passato almeno un'oretta ad ascoltare musica.
Quindi è il momento giusto per un'altra riflessione: negli ultimi cinque anni ho conosciuto una trentina di nuovi autori, tra vecchi e nuovi, rock e pop, singoli e gruppi e per tutti loro è Internet che me li ha fatti scoprire. Si sono accorciate le distanze ed abbassati i costi di accesso.
Se da un lato è vero che non per tutti i gruppi e non tutti gli autori con cui sono venuto in contatto "valeva la pena", dall'altro è vero che la possibilità di conoscerli è stata incredibilmente facilitata.
Senza contare che io 24 ore senza musica non riesco a stare!
E per di più è in uscita il nuovo album del mio autore preferito e non potevo controllare la sua pagina Facebook ufficiale per sapere se ci fossero nuove indiscrezioni.

La giornata di un primitivo

Come ho detto, senza sveglia l'orario al quale ho aperto gli occhi era semplicemente due 2 dopo. Sveglia alle 9, quindi, caffè. Già, qui forse ho barato un po' perché il caffè lo avevo preparato la sera prima ed ho potuto fare colazione normalmente.
Si pone il problema: se non avessi barato, avrei potuto rinunciare al gas? Naturalmente non avrei potuto usufruire di una caffettiera elettrica quindi la domanda diventa: i servizi essenziali possono essere considerati "tecnologia"?

Una volta lavato e vestito sono pronto per fare tante cose.
Ho preso carta e penna ed ho cominciato a scrivere gli appunti per questo articolo, spiegando cosa avevo fatto e cosa pensavo di fare.

Quando sono arrivato all'ipermercato mi sono reso conto fin da subito che gli ingressi sono tramite porte automatiche e scale mobili. Mi sono anche reso conto per la prima volta che non ci sono scale normali. Che avrei dovuto fare? Non sarei dovuto entrare?
Mentre tornavo a casa mi viene un dubbio su un numero di telefono e mi ricordo che, quando non ero un uomo tecnologico, utilizzavo l'elenco del telefono. Lo guardo e mi rendo conto che negli ultimi anni è diminuito di almeno due terzi. Rifletto: ma dove sono andati a finire tutti?
Tornato dalla sartoria ho ritrovato un libro che avevo dimenticato di finire di leggere quest'estate per via degli impegni di lavoro. Ho avuto il tempo di dargli uno sguardo ma dal momento che ero uscito a piedi avevo ancora poco tempo prima di pranzo.

Il tempo per pensare

Prima di pranzo ho il tempo di fare una riflessione: quando ero un uomo tecnologico, avevo smartphone, tablet, computer, televisione, radio e tante altre cose. Spesso la radio rimaneva accesa per tanto tempo prima che mi accorgessi che non la stavo più ascoltando. E la televisione molto spesso mi faceva da sottofondo mentre stavo lavorando al computer. Così come, molto spesso, mentre utilizzavo i vari social network stando al computer, sia lo smartphone sia il tablet erano comunque connessi a Internet.
Ma si tratta di dispositivi alimentati a batteria e le batterie vanno ricaricate e per ricaricare le batterie serve corrente elettrica e per produrla oltre a distruggere le foreste, inquinare l'aria e i fiumi, si devono anche espropriare terreni, costruire delle centrali e così via.
Quindi, in pratica, lasciando accesi più dispositivi di quanti davvero non me ne servissero, io per primo contribuisco ad una gestione ben poco efficiente di una risorsa primaria come l'energia elettrica.
Non solo: io sono lo sponsor, l'artefice ed anche il mandante di chi dice che l'energia elettrica che abbiamo a disposizione oggi come oggi non basta.
E
per questo ci servono le centrali nucleari.
Magari, piuttosto che andare a votare "Si" al referendum, avrei potuto essere più educato, civile e, soprattutto, coerente.

Mentre scrivo questa riflessione, mi accorgo che la mia grafia è molto peggiorata; certamente, penso, "ormai scrivo quasi tutto al computer". Fortunatamente non faccio grossi strafalcioni, mi riprendo abbastanza presto e posso andare avanti.

Sebbene non cambi molto nella mia routine quotidiana, segnalo che la televisione è stata spenta tutto il giorno!

Realizzo, a questo punto, che non è ancora arrivata la mia sessione di informazioni dal mondo: non ho ancora letto un giornale. Esco e vado a comprarlo ma a quel punto faccio una riflessione sull'informazione.
Principalmente utilizzo l'ANSA perché purtroppo comprare un giornale oggi non è una cosa molto semplice: tra opinionisti, tuttologi, persone ben informate, gente che scrive soltanto per sputare veleni, persone false che argomentano tesi improbabili e simili nefandezze che gettano discredito sulla professione del giornalista, quando arrivo davanti all'edicolante non so cosa scegliere.
La riflessione su Internet e l'informazione, quindi, è la seguente: Internet è davvero una grande risorsa!
Accorcia le distanze e ci mette in comunicazione semplice e veloce.
Tuttavia il rovescio della medaglia è più o meno lo stesso del digitale terrestre: da quando si è avviato il sistema ci sono moltissimi canali in più ma i film ma sono sempre gli stessi, le trasmissioni interessanti sono ancora di meno, l'offerta è sparpagliata e poco organica anche su canali di cui nessuno conosce l'esistenza e soprattutto l'offerta principale è diminuita in qualità.
Su Internet potete trovare centinaia di migliaia di Blog e di siti di opinione e d'informazione di gente più o meno famosa, più o meno "in vista" che racconta ogni genere di storie.
Non per questo, però, avete reperito "informazione".
Un po' come quando cercate di studiare un argomento soltanto tramite Google oppure Wikipedia: quello che trovate non vi serve, di certo non vi basta e anche ammesso che sia giusto non avete modo di approfondire e comunque in ogni caso il fatto che sia "vera informazione" lo potete verificare e valutare solamente attraverso il vostro buon senso ed il fatto che si ripeta un numero sufficientemente alto di volte tra i risultati.
Ma badate bene: queste due condizioni devono essere vere entrambe!

A questo punto mi rendo conto che sono impegnato nell'organizzazione di una festa di laurea e nei festeggiamenti e nel coordinamento di alcune iniziative.
Gestivo tutto tramite programmi di messaggistica istantanea ed un giorno può fare la differenza rispetto ad una buona riuscita.
Che faccio allora? Tutte le persone coinvolte mi hanno dovuto aspettare per un giorno.

Altra riflessione: peccato solo che questo giorno non sia capitato in settimana perché avrei potuto fare diversi servizi: portare la macchina dal meccanico, pagare le tasse, andare al comune piuttosto che in un altro ufficio pubblico, sbrigare delle pratiche, fare la fila alla posta per pagare le bollette e così via dicendo.

Fortunatamente il pomeriggio è, tutto sommato, all'insegna del lavoro perché avevo stampato degli articoli da correggere.

 

Tiriamo le somme

Questo vuole provare ad essere un esperimento serio e pertanto è fatto di premesse, svolgimento e conclusioni.
Ecco che cosa penso:

  • nell'arco di 24 ore non sono riuscito a fare quasi niente che avesse a che fare con la mia professione;
  • quel poco che ho potuto fare non sarebbe stato comunque sufficiente ed è comunque molto di meno di quanto faccio in 24 di solito la domenica;
  • ho potuto apprezzare molto di più il tempo a disposizione perché sembra scorrere più lentamente;
  • ho notato che esistono limiti oltre i quali perfino le premesse non potevano spingersi perché la necessità di rimanere integrati all'interno della società è primaria rispetto al desiderio di fare questo esperimento.

Che cosa vuol dire tutto ciò?
Che l'assenza totale di tecnologia non è possibile da tollerare (da parte di un ingegnere elettronico).
Vuol dire che i servizi primari non possono essere considerati "tecnologia" perché il benessere e la qualità della vita beneficiano proprio delle innovazioni.
Vuol dire che esistono margini di miglioramento ulteriori rispetto alla qualità della vita sempre utilizzando la tecnologia che esiste.
Ma soprattutto vuol dire, ed è la cosa più importante che ho capito, che è possibile vivere in maniera tecnologica senza sprecare nè il tempo nè le risorse a disposizione.

Vi faccio un esempio di risparmio che pratico da tempo: quando stampo gli articoli da correggere oppure le bozze dei miei progetti, per esempio, rimangono fogli non più utili ma che sono stati utilizzati soltanto da un lato. Il retro viene utilizzato per prendere appunti, lasciate messaggi, annotare qualcosa durante una telefonata, fare conti e così via.
Non prendo l'ascensore, praticamente mai: salgo solo a piedi.
Faccio tutto questo perché da tempo credo fermamente che sia possibile non sprecare oltre le nostre reali necessità.

Il comfort e le comodità non devono essere misurati in quantità ma, secondo il mio modesto pensiero, in funzione del benessere che generano confrontando le condizioni attuali con quelle che avevamo in precedenza. Ecco come si raccorda tutto con quella mole infinita di dispositivi connessi ad Internet: noi possiamo comunque fisicamente utilizzare soltanto un dispositivo alla volta!

Ecco perché ritengo di poter dire che la conclusione di questo esperimento è che non abbiamo davvero bisogno della tecnologia nella misura in cui siamo abituati ad utilizzarla oggi ma abbiamo bisogno di essere educati ad essa per poter imparare come si usa.

Che cosa ne pensate?
Avreste mai fatto questo esperimento anche voi? Avete mai fatto qualcosa di simile?
Che ne direste se decidessimo un appuntamento annuale per ripetere insieme questa stessa prova? E se il 19 gennaio diventasse "La giornata internazionale del primitivismo tecnologico"?

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21 Commenti

  1. Avatar photo Tiziano.Pigliacelli 26 Febbraio 2014
  2. Avatar photo Piero Boccadoro 27 Febbraio 2014
  3. Avatar photo Tiziano.Pigliacelli 27 Febbraio 2014
  4. Avatar photo Antonello 28 Febbraio 2014
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  21. Avatar photo Piero Boccadoro 5 Marzo 2014

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