ARM rilascia il Cortex-M0 e il termometro dell’hype si impenna.

Novità interessanti in casa ARM e questa notizia è di quelle che fa gola: è stato rilasciato il processore ARM Cortex™-M0, il più piccolo della sua famiglia. Una novità interessante ed ottimo presupposto per il futuro. Cosa c'è da immaginarsi? La nascita di nuovi sistemi più veloci, variegati e a costi più contenuti.

Si tratta di una serie di processori di tipo RISC (acronimo di “reduced instruction set computer”) sviluppata dalla Holding ARM. L'architettura in questione è la più diffusa tra quelle con set di istruzioni a 32 bit.

I “core” in questione sono oggetti di riferimento per applicazioni a micro-controllore, sebbene in origine siano stati pensati per l'utilizzo all'interno dei personal computer.

I dispositivi IDM (ovvero Integrated Device Manufacturers) che vengono sviluppati attraverso il supporto di questa tecnologia risultano molto vari e decisamente versatili, oltre che specifichi per diverse applicazioni, grazie al fatto che si raggiungono frequenze di clock piuttosto elevate, consumo di potenza statica ridotto ed è possibile utilizzare un set di istruzioni personalizzabile e specifico.

Il Cortex-M0 rappresenta l'esponente più piccolo della sua famiglia in quanto l'area occupata dal chip è molto ridotta (il processo tecnologico di fabbricazione è a 180nm) e con essa anche la potenza dissipata (circa la metà dell'M3).

Gli sviluppatori potranno beneficiare, su questa piataforma, di tutti i vantaggi di una piattaforma a 32-bit al costo di una da 8. Chi sviluppa, infatti, sa bene quali siano i vantaggi nel passaggio dagli 8bit ai 16bit e, per spiegarlo in modo estremamente semplice, la ARM ha preparato un ottimo prontuario, consultabile sul loro sito.

I processori ARM Cortex-M utilizzano la tecnologia ARM Thumb®-2, che permette ai processori di avere accesso ad un set di istruzioni basate su Thumb a 16-bit, cui si aggiungono nuove features proprie del set di istruzioni a 32.

Tuttavia il compilatore C utilizzato può rimanere quello a 16 bit, salvo che non si renda necessario un upgrade (tanto per intenderci, come è accaduto in passato per i sistemi operativi Microsoft).

Le prestazioni che questa piattaforma promette di fornire risultano piuttosto utili nel caso in cui la mole di dati sia considerevole e l'esigenza, in termini di velocità di calcolo, sia pregante.

Nonostante questi indubbi vantaggi, che sembrerebbero suggerire una complessità architetturale maggiore, la struttura appare molto più semplificata rispetto a quella del Cortex-M3, ovvero la famiglia di microcontrollori embedded che fu la prima adottata in sistemi stand-alone.

Tra i sistemi in cui vedremo impiegata questa tecnologia, c'è da scommetterci, non mancheranno di certo dispositivi programmabili a segnale misto provenienti da sensori ed attuatori. Tipiche applicazioni che possono venire in mente sono: piccoli apparecchi ad uso medicale, accessori per videogame, sistemi IEEE 802.15.4 (ZigBee) e Z-Wave, e, più in generale, dispositivi compatti, grazie all'impiego delle tecnologie ARM Ultra High Density Standard Cell Library e ARM Power Management Kit (PMK) per processi 180UL. Riguardo le performance, stando a quanto dichiarato recentemente dal CPU Product Manager di ARM, Dominic Pajak, l'M0 lavora a 0.9Dmips/MHz, specifica che va confrontata con 1.25Dmips/MHz dell'M3 e 0.7Dmips/MHz dell'ARM7TDMI.

Tra i vari produttori che sembrano intenzionati ad adottare questa archtettura spunterebbero nomi eccellenti, come NXP Semiconductors, Triad Semiconductor e vari designer di ASIC (Application Specific Integrated Circuit). E come dargli torto, infondo? La riduzione dei costi di processo e di progetto avendo a disposizione una piattaforma così performante a costo contenuto è evidente. Non solo, ma chi ha già adoperato l'architettura Cortex-M3 nei suoi prodotti non avrà alcun problema ad "adattarsi".

Insomma, tra l'abbattimento dei costi e le molteplici possibilità offerte dalla piattaforma, si preannuncia un vero e proprio salto generazionale.

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