Biodiesel dai batteri dell’intestino? Adesso sembra possibile 2/2

I batteri responsabili della maggior parte dei casi di intossicazione alimentare registrati negli Stati Uniti è stata trasformata in una efficiente fabbrica biologica capace di fornire prima prodotti chimici e medicinali ed adesso combustibili e carburanti. Vediamo come è possibile ricavare del carburante da batteri che solitamente sono presenti in notevoli quantità nell'intestino umano.

A conti fatti, gli Stati Uniti, da soli, bruciano circa 530 miliardi di litri di benzina all'anno, rispetto ai soli 7,5 miliardi di litri di biodiesel. Una bilancia dei consumi sbilanciata a favore dei carburanti raffinati derivanti dal petrolio.

Keasling, responsabile del progetto, ha stimato che una distesa di 40,5 milioni di ettari di Miscanthus Giganteus, erba alta più o meno tre metri, masticata da microbi appositamente progettati come lo sono gli Escherichia Coli in questione, può produrre abbastanza biodiesel per alimentare e soddisfare le esigenze di tutti i mezzi di trasporto degli Stati Uniti d'America.

L'Escherichia Coli è il candidato più probabile per compiere un tale lavoro dal momento che si tratta di un organismo studiato nei minimi particolari e con una struttura molto robusta.

Keasling ci informa che l'Escherichia Coli tollera molto bene le mutazioni genetiche. “La sorpresa c'è stata visto che tutti gli organismi hanno bisogno di acidi grassi per far sopravvivere la membrana delle loro cellule. I batteri Escherichia Coli se vengono privati dei grassi acidi si rivolgono alla biosintesi per compensare l'esaurimento degli acidi grassi.”

L'Escherichia Coli cresce rapidamente: tre volte più velocemente dei batteri del lievito di birra, 50 volte più velocemente di Mycoplasma, 100 volte più velocemente della maggior parte dei microbi agricoli.” Così si esprime il genetista George Chiesa, sviluppatore della tecnologia e ricercatore presso la Harvard Medical School.
Il batterio può essere trasformato in una fabbrica microbica.

L'idea che sorregge il progetto

L'idea di fondo è questa: produrre un lotto di biocarburanti da una singola colonia di batteri attraverso la capacità di proliferare dell'Escherichia Coli e, dopo la produzione del combustibile, i batteri già “usati” verrebbero sostituiti da una colonia nuova. Questo per evitare che si vadano a creare delle mutazioni che potrebbero sorgere se si continua ad utilizzare la stessa coltura di microbi. La sperimentazione prevede che il processo venga migliorato con il progredire della tecnologia.

Ma se si esce dai meccanismi e dai processi naturali di produzione di biocarburante, il batterio in questione non è il produttore più efficiente di biocarburanti. Come ammette lo stesso Keasling, capo del team di ricercatori impegnati nel progetto, al momento siamo solo al 10% del rendimento teorico massimo che si può ottenere processando lo zucchero derivante dalle piante. “Saremmo lieti quando arriveremo all'80% o meglio al 90% perché a quel punto saremmo in grado di commercializzare il prodotto in modo efficace. Inoltre, per fare ciò, avremmo bisogno di un grande processo di produzione su vasta scala".

Tuttavia, diverse aziende, tra cui LS9, che ha contribuito con la ricerca, così come la Gevo e la Amyris Biotecnologie (fondata da Keasling), stanno lavorando per fare in modo che la produzione di combustibile da microbi diventi al più presto una realtà alla pompa di benzina, non solo un progetto accademico ed utopico.

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