La geometria del volto femminile: le regole scientifiche della bellezza

I canoni della bellezza sono soggettivi.. Oppure no? Secondo una recente ricerca scientifica nata dalla collaborazione tra l’Università della California, San Diego e l’Università di Toronto ci sono delle regole geometriche anche alla base della bellezza del viso e per avere un volto affascinante agli occhi degli altri occorre rispettare le giuste distanze tra gli occhi, il naso e la bocca e quindi mantenere le giuste proporzioni.

La bellezza non è più quindi solo negli occhi di chi guarda ma anche nelle proporzioni e delle distanze di chi è guardato. Pamela Pallett e Stephen Link dell’Università di San Diego e Kang Lee da quella di Toronto hanno messo a punto una seria di formule e regole che starebbero alla base della relazione tra bocca, naso e occhi e della bellezza. In quattro fasi dell’esperimento i ricercatori hanno chiesto agli studenti dell’Università di mettere a confronto volti femminili con identici tratti somatici ma distanza differente tra gli occhi a tre questi e la bocca.

Statisticamente i risultati hanno sottolineato un’attrazione per i volti molto regolari. I risultati hanno portato a scoprire due regole d’oro, una per la lunghezza e l’altra per la larghezza:
- I volti giudicati più affascinanti avevano una distanza verticale tra bocca e occhi pari al 36 % della lunghezza totale del viso
- I volti erano più apprezzati esteticamente se la distanza orizzontale tra gli occhi è pari al 46 % della larghezza del viso.

Queste sono del resto le proporzioni di un volto medio.
Stando alle parole della Dottoressa Pallett “fin dall’antichità gli uomini hanno fallito nel tentativo di rintracciare questa regola d’oro: gli antichi greci erano convinti di aver trovato la “proporzione divina” nota anche come “phi” e alcuni sostengono che questa regola primaria è stata rispettata anche da Leonardo da Vinci per la realizzazione della Monna Lisa ma non c’è mai stata alcuna prova della sua validità”.

La nuova ricerca si basa invece sulle proporzioni tra bocca e occhi. Kang Lee da Toronto ha sottolineato come questi criteri confermino il legame tra la struttura del volto e la bellezza integrando canoni noti quali la grandezza degli occhi o la carnosità delle labbra. Attenendosi ai risultati della ricerca quindi la bellezza è nella proporzione delle distanze e dall’effetto che questa produce negli occhi di chi guarda: questo spiegherebbe dunque anche perché a volte persone non brutte non riescano a risultare attraenti.

L’uomo sarebbe in conclusione propenso a concepire come attraente quello che è proporzionato nelle distanze. Seguendo questa teoria non sarebbe però possibile spiegare l’evoluzione del concetto di bellezza nel corso dei secoli, con la trasformazione totale dei canoni di bellezza. Non trova spazio inoltre in questi confini così strettamente scientifici la considerazione sui difetti in volto che personalizzano un soggetto rendendolo forse meno bello oggettivamente ma soggettivamente più attraente: forse lo sbaglio è proprio nell’oggetto della ricerca perché se la bellezza può essere oggettiva il fascino è assolutamente soggetto al gusto personale.

Basta pensare a personaggi noti indubbiamente belli, o almeno affascinanti, ma che non spiccano per proporzionalità dei tratti del volto: Brad Pitt e Julia Roberts.

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