I silossani complicano il recupero di biogas, ma la soluzione è a portata di mano

Forse avete sentito parlare dei silossani, quelle sostanze chimiche onnipresenti trovate in prodotti per la cura dei capelli, make-up, deodoranti, additivi alimentari, saponi, tessuti, lubrificanti, vernici e altro. Il problema non sta solo nelle conseguenze dell’uso personale di questi prodotti sul proprio corpo, quanto alla quantità di silossani che finisce nelle discariche e nei depositi di recupero di biogas, a seguito delle attività industriali e degli impianti di depurazione. Se non vengono rimossi i silossani possono provocare gravi danni alle apparecchiature e all’ambiente.

Negli ultimi anni il problema si è spostato anche verso il settore agricolo, per il quale gli sforzi del governo federale per promuovere la produzione di biogas dai caseifici e da altre fonti agricole di biogas attraverso il suo programma di recupero Agstar, potrebbero essere compromessi. Fortunatamente, le nuove tecnologie di depurazione del gas stanno seguendo da vicino il problema dei silossani, ma è importante che in futuro, i produttori e consumatori dovranno valutare attentamente gli impatti delle proprie abitudini di consumo e dell’uso di nuovi prodotti sul flusso dei rifiuti e del loro recupero.

I silossani sono elementi della classe dei composti organici con legami di carbonio e silicio, e da questo è intuibile la loro distruttività per l’ambiente.

Il silicio è il materiale più comune nella crosta terrestre, e si presenta sotto forma di sabbia e quarzo. Quando i fumi contenenti silossani, vengono emessi da una macchina in funzione, i silossani si possono accumulare sotto forma di materia vitrea nelle turbine, negli ingranaggi e nelle parti metalliche dei macchinari. Il problema non è nuovo, anche se negli ultimi anni è aumentato il numero di nuovi prodotti sul mercato che contengono queste sostanze dannose.
Una cosa che sembra essere nuova è il relativamente improvviso e rapido aumento di silossani comparsi nei biogas provenienti dal settore agricolo.

Il sito CleanTechnica (da cui è tratto l’articolo), ha parlato con Tim Robinson, COO di Applied Filter Technology, riguardo a questa nuova tendenza. Secondo Robinson, il problema potrebbe derivare da nuovi prodotti somministrati ai bovini da latte e le operazioni di manutenzione degli stessi, per esempio nell'uso di nuovi repellenti per insetti contenenti silossani. Una soluzione di verifica parte circa 14 anni fa dall'invenzione di un filtro da applicare a queste apparecchiature che è composto di una grafite a setacci molecolari per impedire che si blocchino i silossani nelle turbine in un impianto di trattamento delle acque reflue, e da allora ha sviluppato ulteriori tecnologie brevettate relative al biogas e sistemi di scarico e di tutte le dimensioni.

Il biogas è ancora bruciato in torcia o altrimenti sprecato in molte operazioni agricole, ma il suo utilizzo sta rapidamente cambiando. A parte lo sforzo del governo federale per promuovere il recupero di biogas attraverso Agstar, i giganti dell'agricultura come Cargill si stanno affacciando nel mercato del biogas in cerca di grandi profitti, e da qualche parte lungo questa strada, potrebbero nascere alcune interessanti nuove alleanze tra industria, consumatori e gruppi ambientalisti, con l'obiettivo di ridurre o eliminare potenziali contaminanti da uso agricolo, al fine di assicurare che il recupero di biogas agricolo resta conveniente e redditizio. (da Cleantechnica

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