Il pesce zebra cura l’insonnia

I ricercatori dell’Università di Harvard stanno mettendo a punto uno studio innovativo che metterebbe in luce l’idoneità delle larve del pesce zebra a poter fungere da cavia per approfondimenti riguardo le regole alla base di un sonno ottimale, il disturbo dell’insonnia e la ricerca di medicinali alternativi che potrebbero essere adatti a curarla: sembra che la ricerca stia portando risultati addirittura maggiori alle aspettative iniziali.

Vediamo allora quali sono i presupposti di questo studio e le possibili conseguenze.

Il pesce zebra

Il Cichlasoma nigrofasciatum, comunemente noto come pesce zebra, è tipico delle acque tropicali. Non è la prima volta che viene considerata questa specie per fini medico e scientifici. In passato è stato già messa in luce la potenzialità di questo pesce di riconoscere i meccanismi alla base della sindrome di Costello, una grave malattia che altera i lineamenti dei bambini che ne soffrono, oltre a provocare disturbi cardiaci e ritardi mentali.

La cura dell’insonnia

Ora dall’Università di Harvard arriva una nuova possibile prospettiva di analisi: sembrerebbe che il pesce zebra sia in grado di fungere da modello per testare le cure contro i disturbi del sonno. Il pesce zebra come cura dell'insonnia quindi: vediamo più da vicino i dettagli. Lo studio si concentra in particolare sulla testa e sul cervello del pesce.

Alexander Schier e i suoi colleghi del team di Harvard hanno progettato un sistema che individuasse 60.000 distinti atteggiamenti delle larve legati al sonno e hanno messo in rilievo 463 fattori di alterazioni del sonno che sembrano coincidere con quelle degli umani, evidenziando una sorprendente corrispondenza tra gli effetti di uno stesso medicinale sul pesce zebra e sulle persone.

Un parallelismo che va oltre le aspettative iniziali, come ammettono gli studiosi stessi. Ora osservando le larve di pesce si potrebbe approfondire e capire meglio come e perché gli esseri umani dormono e risolvere misteri fino ad ora inesplicabili. E’ ancora incerto quale meccanismo molecolare controlla il sonno e la vigilanza.

Indicare con esattezza questi percorsi della psiche, per poterli prevenire e curare, è uno degli obiettivi primari della ditte farmaceutiche che ogni anno producono nel settore dei disturbi del sonno 7 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti. Secondo gli studiosi dedicati a questo progetto, usare il pesce zebra come cavia, permetterebbe un risparmio in termini economici e un’accelerazione della tempistica.

Uno dei vantaggi del pesce zebra è il fatto che, date le dimensioni, è possibile contenerne molti in uno spazio ridotto di un laboratorio. Non è da sottovalutare un aspetto strutturale: diversamente dai vermi e gli insetti, usati spesso in precedenza nel campo della ricerca farmaceutica, il pesce zebra è un vertebrato e quindi questo avvicina molto il tipo di reazione a quella umana. Durante l’esperimento ogni singolo farmaco è stato testato su dieci distinte larve: una video camera riprendeva poi costantemente l’attività della cavia per circa due giorni.

I comportamenti tipo osservati erano ad esempio la reattività nel momento in cui veniva spenta la luce. Tutti i dati venivano trasmessi immediatamente ad uno specifico software. Irina Zhdanova, docente di anatomia all’Università di Boston, ha sottolineato le potenzialità dei risultati di questa ricerca anche nel ridurre gli effetti collaterali spesso connessi ad alcuni farmaci che curano l’insonnia.

Si pensa inoltre ad applicazioni mediche oltre il campo dei disturbi del sonno e perfino a livello neurologico, quali la schizofrenia.

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