Polvere dallo spazio, una chiave unica per capire cosa ci circonda e da dove veniamo!

Polvere dallo spazio: la missione NASA Stardust è riuscita a riportare indietro questa polvere catturandola dalla coda di una cometa ed ora si pensa già ad usarla per approfondire le origini del sistema solare.

Questo campione di polvere cosmica è l’unico materiale di cui l’uomo dispone attualmente, fatta eccezione per frammenti di roccia lunare (Apollo 17, 1972), che derivi direttamente da un corpo extraterrestre. La preziosa polvere di stelle proveniente dallo spazio è conservata a Houston, nel laboratorio Johnson Space Center della NASA.

Dentro un barattolo di vetro, a sua volta custodito dentro una vetrina, è contenuto un tocco rettangolare, largo meno di 5 cm, di un materiale traslucido: ecco tutto quello che abbiamo dallo spazio. Per poterlo mettere a fuoco nitidamente occorre spegnere le luci ed usare un puntatore laser: il raggio rosso mostra infatti sottili venature su tutto il corpo della polvere dalla spazio, che partono a livello superficiale ma in alcuni punti penetrano all’interno per una profondità di un paio di cm.

Il campione è stato prelevato durante il primo, e unico, tentativo al mondo di inseguire una cometa e portarne appunto un po’ sottoforma di polvere dallo spazio indietro (da qui il nome Stardust, “polvere di stelle”).
A questo scopo, la missione NASA ha mandato una navicella spaziale in prossimità della cometa Wild2 (da leggersi “VILT-too”) in un viaggio di ben sette anni, terminato nel 2006.

Gli scienziati si aspettano molto dagli studi su questo campione di polvere dallo spazio. Nei suoi 4,5 miliardi di anni la Terra è passata attraverso molteplici condizioni: i vulcani sono eruttati, le montagne sono franate, i ghiacciai si sono sciolti e questi cambiamenti rendono ancora più difficile per la scienza dare una spiegazione alle origini del nostro sistema perché tutti gli elementi hanno subito alterazioni rispetto all’origine.
Al contrario le comete sono resti immutati ed hanno approssimativamente la stessa età della Terra.

A tal proposito Carlton Allen, studioso presso il Johnson space Center, ha detto: “non esiste nulla sulla Terra che possa essere datato così indietro nel tempo come questi piccoli cristalli e minerali provenienti dallo spazio. Una cometa ingloba il materiale delle origini, che ha portato alla formazione di tutto ciò che vediamo”.

In effetti le comete si sono originate dalla coltre di gas e nubi del nostro sistema solare più di 4,5 milioni di anni fa. La cometa più famosa, chiamata Halley, è larga appena 16 km ma produce una bellissima e lunghissima scia quando la sua orbita tra la Terra e il Sole, ogni 76 anni (sarà visibile dalla Terra nel 2061). Anche gli asteroidi sono antichi ma la maggior parte orbitano tra Marte e Giove: molti sono densi e rocciosi, alcuni perfino metallici e alcuni frammenti a volte arrivano sulla Terra sotto forma di meteoriti.

Come ha potuto Stardust riportarci polvere dallo spazio

La missione affidata alla sonda Stardust era molto impegnativa: avvicinarsi alla cometa, superando Marte, cogliere dei frammenti senza danneggiarli e reinviarli sulla Terra. Ma dove si nasconde il segreto del suo successo? Ad aver catturato questa polvere nello spazio è la sostanza forse più strana usata dalla NASA, ovvero l’aerogel.

L'aerogel, nato dalla scommessa tra due scienziati e dunque quasi per gioco, è una sostanza che ha avuto utili applicazioni grazie alle sue proprietà particolari, la più importate delle quali è l'efficacia isolante. L'aerogel è la materia solida meno densa mai ottenuta, ovvero la più leggera per metro cubo: allo stato solido è simile a gel in cui il componente liquido è sostituito con gas. Il risultato è una schiuma solida, che al tatto sembra gomma-piuma.

La NASA ha sfruttato l'aerogel per intrappolare polvere cosmica durante questa missione perchè queste particelle si vaporizzano all’impatto con solidi e oltrepassano i gas, ma restano intrappolate negli aerogel. L’aerogel era a sua volta contenuto in una capsula che è stata staccata dalla sonda e paracadutata sulla Terra, nel deserto dello Utah.

Il segreto nascosto nella polvere dallo spazio

Un tempo gli astronomi consideravano le comete come “vaporose palle di ghiaccio”.
Successivamente, fotografie più accurate, hanno rivelato che la superficie esterna delle comete è come una crosta annerita, carbonizzata dalla radiazione dello spazio. Il campione riportato da Stardust ha mostrato che le comete sono scure fino in fondo: osservate al microscopio, le particelle di polvere appaiono come chicchi di pop-corn scoppiati. E’ stata una sorpresa anche scoprire che alcuni granelli sono composti da minerali che si formano solo a temperature estremamente alte, in particolare l‘olivina: sembrerebbe dunque che siano passati internamente alla nebulosa solare, nell’orbita di Mercurio, lontano dai confini calmi e freddi del sistema solare dove le comete si muovono ora.
La polvere spaziale riportata mostra anche traccia di un’altra potenziale importante scoperta, ovvero che le comete avrebbero contribuito alla formazione della vita sulla Terra.

I ricercatori NASA vi hanno infatti scoperto tracce di ammine e catene carboniose, che sono alla base delle molecole organiche, quali il DNA.
Comete e meteoriti dunque, scontrandosi con l’allora giovane Terra, avrebbero liberato tali composti e contribuito alla formazione della vita sul nostro pianeta. Una missione europea attualmente in orbita, Rosetta, sta puntando ad un atterraggio su una cometa nel 2014 per effettuare delle analisi sul luogo.
Il tutto porta a confermare che “l’uomo deriva dalle stelle”!

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