Scoperte scientifiche del 2009 Parte 2/2

La scienza rappresenta la chiave dell’evoluzione dell’uomo e nella prima parte dell’articolo dedicato alle più significative scoperte scientifiche del 2009 abbiamo presentato tre esperimenti con risvolti notevolmente importanti nel settore nucleare e della ricerca medica: scaliamo ora uno ad uno i posti più alti della classifica per scoprire quali sono stati gli studi scientifici che hanno maggiormente segnato l’anno appena trascorso.

Settima posizione: un software per predire gli effetti dei farmaci

Lo studio è attribuito ad un gruppo di ricercatori del Nord Carolina e dell’Università della California: creare un software in grado di pre-determinare gli effetti dei farmaci. Soffrite di una malattia rara e vi state chiedendo se un farmaco già in commercio per altri fini potrebbe adattarsi anche al vostro caso? Questo programma sarebbe la risposta.

Sesta posizione: le meduse agitano gli Oceani

Forse la scoperta scientifica più poetica del 2009: le meduse agitano le acque con uguale o maggior potenza dei venti e delle maree. Gli studiosi non avevano mai particolarmente legato la presenza degli animali marini ai movimenti delle acque: ora è stato invece evidenziato come nel semplice atto di nuotare queste creature riescano a creare una forte energia.

Quinta posizione: BPA è dannoso per gli uomini

Il Bisfenolo A è un composto organico fondamentale nella sintesi di sostanze plastiche. Fin dagli anni 30 si è discusso sulla nocività di questo elemento.
Molti prodotti che lo contenevano sono stati tolti dal mercato nel 2008 perché la sostanza è stata ritenuta dannosa per lo sviluppo della sessualità maschile e possibile causa di infertilità.

I produttori di sostanze plastiche hanno però sempre obiettato che si trattasse di studi sugli animali, non estendibili al genere umano. A Novembre 2009 invece sono stati analizzati 164 lavoratori cinesi. Esposti ad un’alta percentuale di Bisfenolo A e si è dimostrato che i danni di questo composto riguardano anche gli umani, poiché vi era tra di loro una grande diffusione di disfunzioni sessuali.

Quarta posizione: vita più lunga (per i roditori)

Gli scienziati hanno somministrato all’anziano topo Rapamycin un immunosoppressore usato per rallentare lo sviluppo delle cellule nei pazienti malati di cancro. L’animale è vissuto quelli che paragonati alla vita umana sarebbero altri 13 anni. Per ora purtroppo non c’è modo di verificare la validità dell’esperimento per gli umani perché a causa degli effetti collaterali è improbabile che qualcuno sia disposto a provarlo.

Medaglia di bronzo: origine genetiche della schizofrenia

Secondo uno studio capitanato dal Duke Institute la schizofrenia sarebbe almeno in parte causata da mutazioni genetiche, ossia da variazione nel numero di copia del DNA. Sono stati esaminati oltre 50000 persone ma anche se i risultati hanno grande rilievo mancano ancora delle risposte certe.
La strada della ricerca è aperta…

Medaglia d’argento: Ardi ha preceduto Lucy

Nel 1974 erano stati portati alla luce in Etiopia i resti parziali dello scheletro di quello che si riteneva essere il primo ominide della storia, soprannominato Lucy. Nel 2009 si è scoperto invece che prima di Lucy esisteva Ardi (da “Ardipithecus ramidus”), una scoperta che ci avvicina molto all’atteso “anello mancante”.

Medaglia d’oro: il ritorno della terapia genetica

Veniamo alla scoperta scientifica più importante del 2009.
Per capirne l’importanza torniamo indietro di dieci anni: nel 1999 il diciottenne Jesse Gelsinger morì per aver ricevuto un trattamento sperimentale per un disturbo al fegato, non considerato mortale. Questo è stato solo il primo di alcuni casi ed eventi che avevano rallentato fortemente la terapia genetica, ossia quella tecnica della scienza medica che usa il DNA come sostanza farmaceutica.

Ma non tutti gli scienziati si sono fermati: nel 2009 alcuni dottori hanno sostenuto di poter curare cecità e disfunzioni cerebrali con diverse tecniche di terapia genetica. Ci sono state applicazioni specifiche in Francia e a Washington dove due scimmie affette da daltonismo sono state curate con la somministrazione di un gene per la visualizzazione di pigmenti dei colori.

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