SED TV

Le SED TV sono il frutto della collaborazione tra i colossi Canon e Toshiba: vediamo come funzionano e come mai questa tecnologia così promettente non è ancora riuscita a trovare spazio sul mercato.

Come nasce la tecnologia delle SED TV

Il segreto delle SED TV si basa su una rivalutazione e rielaborazione della tecnologia tradizionale precedente. Vediamo dunque prima di tutto quali sono stati i presupposti di questo sviluppo tecnologico. Per anni, le immagini sulle tv provenivano da un tubo a raggio catodico (CRT): questo garantiva un’immagine di buona qualità e grandi colori e per questo esistono ancora alcuni modelli di televisori che usano questo metodo, sfidando le nuove tecnologie. Ma d’altra parte va osservato che questi tipi di tv sono anche ingombranti e pesanti e non possono tenere il passo con la richiesta, sempre più diffusa, di schermi di grandi dimensioni.

Molti degli ultimi CRT TVproposti hanno cercato di migliorare l’aspetto del peso e delle dimensioni ma il punto critico restava l’immagine: scarso livello della tonalità del nero, angoli di visualizzazione Narrow, burn-in e altri effetti visivi che sembrano connaturali e insuperabili con questa tecnologia.

Se da un lato quindi le CRT TV appaiono ormai obsolete e superate, specialmente se confrontate con i nuovi schermi LCD, al plasma, DLP e LCoS dall’altro si può obiettare che la tecnologia CRT è ancora imbattibile sotto alcuni particolari aspetti. Questi punti di forza sarebbero stati ripresi proprio per sviluppare il progetto delle LED TV q uindi comprendere il meccanismo delle tv CRT appare presupposto fondamentale per capire il funzionamento delle sed tv.

Tecnologia CRT e SED TV

Sostanzialmente, la tecnologia CRT si basa sull’indirizzamento di elettroni su uno schermo fluorescente: quando un elettrone colpisce lo schermo quel punto, o pixel, si illumina. Più nel dettaglio osserviamo che gli elettroni nella tv CRT provengono da un filamento riscaldato chiamato catodo. Il catodo è semplicemente un elettrodo negativo e nelle tv CRT questo appare simile al filamento di una lampadina. Quando la corrente elettrica raggiunge il catodo, il flusso di elettroni , viene diretto verso l’anodo e da questo sono poi accelerati verso lo schermo.

L’occhio e il cervello umano combinano poi i punti per creare l’immagine visualizzata. Come i vecchi CRT, anche la tecnologia SED si basa sull’emissione mirata di elettroni che colpiscono lo schermo provocando l’illuminazione di uno strato fluorescente a base di fosforo sulla superficie di vetro.

I CRT però, come visto sopra, sfruttano un unico tubo catodico e un unico fascio di elettroni che si disperde in direzione orizzontale e verticale sul punto di contatto per poter costruire l’immagine linea dopo linea, mentre i SED hanno tante emissioni di elettroni corrispondenti a quanti sono in tutto i pixel sullo schermo e, poiché non c’è necessità di dispersione gli elettroni, diviene perciò possibile realizzare degli schermi di grandi dimensioni.

Grazie ad un microcannone elettronico per ogni pixel RGB è possibile avere delle immagini con la stessa brillantezza possibile con il tubo catodico ma senza avere problemi né di geometria e né di messa a fuoco. In pratica si tratta di una soluzione che prende il meglio dalle tecnologie CRT, LCD e Plasma per offrire un’esperienza visiva in assoluto straordinaria.

I display SED non necessitano inoltre di sistemi di retroilluminazione, garantendo una diffusione dell’immagine in modo più uniforme e senza differenzazioni a seconda dell’angolo di visione, garantendo peraltro un consumo di energia contenuto.

Le TV SED (surface-conduction electron-emitter display) si configurano perciò come una nuova categoria di tv che riesce a combinare la qualità d’immagine delle CRT con uno spessore flat tipico delle tv al plasma: può avere infatti uno schermo molto grande mantenendo però al tempo stesso uno spessore di pochi cm.

Gli schermi SED sono più sottili degli schermi piatti attualmente esistenti, consumano meno energia e, contrariamente agli schermi a cristalli liquidi (LCD), non hanno bisogno di una retroilluminazione, perché i materiali polimerici utilizzati sono infatti in grado di emettere luce propria.

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