TeraHertz: arrivano le telecamere a raggi X

Un team di ricerca ha scoperto che esiste la possibilità di "maneggiare" radiazioni con frequenze dell'ordine dei TeraHertz. Finora a questo traguardo non ci si era arrivati. Oggi, invece, questa scoperta lascia finalmente la porta socchiusa ad una generazione di dispositivi e ad una tecnologia del tutto nuove. Una delle applicazioni più bizzarre? Lo studio potrebbe addirittura permettere ai cellulari di vedere attraverso muri e vestiti.

Tutti noi abbiamo letto di supereroi con straordinari poteri e delle loro mirabolanti imprese. Una ricerca condotta a Dallas potrebbe accorciare la distanza che separa l'uomo comune da questi uomini sovra-naturali. È stato progettato un chip che potrebbe riuscire a rendere i cellulari capaci di guardare al di là di materiali come legno, plastica, carta e perfino delle pareti.

Lo spettro delle onde elettromagnetiche, come noto, si divide non soltanto per lunghezze d'onda ma anche per frequenza associata alla radiazione elettromagnetica. Un esempio tra tutti, sono le onde radio, utilizzate per la trasmissione FM e AM,o le microonde, ampiamente adoperate per i telefoni cellulari (dual, trial o quad-band), oppure ancora gli infrarossi, parte dello spettro non visibile dall'occhio umano ma che rendono possibile, tra le altre, la visione notturna.

Tuttavia, sebbene lo spettro delle onde elettromagnetiche abbia trovato largo uso finora, le radiazioni elettromagnetiche con frequenza compresa nell'ordine dei TeraHertz non ha ancora subito alcun tipo di sperimentazione a fini commerciali.

Il dottor Kenneth, professore di ingegneria elettrica in quel di Dallas, nonché direttore del centro TxACE (che sta per Texas Analog Center of Excellence) ha dichiarato che ciò che hanno fatto è stato studiare una soluzione che esamina con attenzione due aspetti fondamentali. In una sua intervista si legge “Abbiamo creato un metodo per approcciarci” a questo problema “al fine di riuscire a portare anche questa porzione dello spettro elettromagnetico ad essere utilizzato a fini, o per applicazioni, che possano essere sia commerciali sia medicali”, con l'ovvia conseguenza che presto potrebbe cambiare il nostro modo di fare diagnostica.

Come molti di noi sanno, infatti, attualmente macchinari che effettuano esami diagnostici come PET e TC richiedono radiazioni con grandi contenuti energetici e conseguenti problemi di natura dosimetrica sia per i pazienti sia per i lavoratori, per non parlare della tecnica evoluta ma complicatissima che è correlata con gli stabili e le strutture in cui tali macchinari devono essere collocati. Nel campo bio-medicale, quindi, la possibilità di affrancare l'intero sistema sanitario da queste complicazioni pare piuttosto interessante.

Anche l'assenza di lenti all'interno dei dispositivi è uno scenraio possibile che renderebbe i costi connessi all'esercizio, oltre che alla produzione, piuttosto contenuti.

Il secondo vantaggio, che rende la scoperta applicabile al settore commerciale, è la possibilità di utilizzare microchip realizzati in tecnologia CMOS (ovvero Complementary Metal-Oxide Semiconductor), che è, come molti già sapranno, alla base dell'odierna tecnologia non solo in campo consumer. Molte applicazioni e moltissimi dispositivi utilizzano la tecnologia allo stato solido, risolvendo brillantemente anche i problemi connessi con la dissipazione del calore sviluppato nel funzionamento. Pertanto smartphone, computer, TV ad alta definizione, video games e molto altro potrà davvero cambiare, e tanto, grazie all'utilizzo di questa porzione dello spettro elettromagnetico.

La possibilità di effettuare rilevazione di cellule tumorali, o più in generale nel campo diagnostico, è uno degli stimoli che certamente fa guardare a questo studio con grandissimo interesse

Secondo Kenneth, infatti, “La tecnologia CMOS è affidabile ed è possibile anche realizzare un grande quantitativo di dispositivi.” Inoltre “la commistione tra tecnologia CMOS” e le onde in questione “significa che tramite questi chip si potrà trasmettere in modo da rendere i dispositivi capaci di vedere attraverso gli oggetti”. E questo direttamente nelle tasche dei consumatori.

Questa notizia, di per se interessante, solleva immediatamente, però, alcune preoccupazioni circa la privacy, per il momento, tuttavia, da accantonare per via del fatto che ciò su cui si sta focalizzando l'attenzione è il raggiungimento di una distanza di 4 pollici, ovvero poco più di 10 cm.

Nel campo commerciale, alcune applicazioni interessanti potrebbero essere, ad esempio, l'autenticazione di documenti o la rilevazione di banconote false. Anche il controllo di processo potrebbe, stando a quanto suggerito, rappresentare una frontiera.

E ancora, anche le comunicazioni wireless potrebbero svilupparsi in tal senso, aprendo così la strada allo sviluppo non soltanto nell'ambito dei prodotti ma anche dei servizi.

Insomma, pare che siamo vicini ad ampliare la nostra capacità di lavorare anche ad una porzione dello spettro elettromagnetico, finora, inesplorato.

Sebbene tutto ciò appaia molto interessante e certamente molto gratificante, perchè dimostra che l'uomo ed il suo intelletto hanno ancora sfide aperte cui partecipare, poco si sa di quanto l'uso di queste radiazioni elettromagnetiche possa interagire con materiali in vivo.

Come per le radiazioni dei cellulari, o quelle utilizzate per le comunicazioni wireless, sollevare dubbi circa l'affidabilità o la sicurezza o la eventuale dannosità delle onde in oggetto potrebbe, forse, aver senso a priori, ovvero ancor prima di sviluppare un tessuto industriale e commerciale vivo e dal quale risulta poi quantomeno impopolare l'idea di estrapolare prodotti che vivono, poi, di vita propria.

Voi che ne pensate?

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2 Commenti

  1. Avatar photo @Facebook 10 Maggio 2012
  2. Avatar photo Piero Boccadoro 12 Maggio 2012

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