Trapianto di organi: la soluzione artificiale oltre la speranza

Il trapianto di organi è purtroppo uno dei temi più angoscianti riguardo la medicina moderna, parzialmente attenuato dall’innovazione tecnologica che in alcuni casi permette di sostituire l’organo malato e in altri allunga i tempi in attesa di un trapianto. La lista è sempre molto lunga e la possibilità di ottenere un rene, un fegato, un cuore nuovo si aggrappa alla speranza.

Di seguito viene riportata la testimonianza del Dr. Jose Fernandez Villasenor, il quale alcuni anni fa ha provato l’esperienza, durante il tirocinio, di operare presso l’Unità di Trapianto Organi di una struttura ospedaliera. Quanto incide l’apporto tecnologico?

Il trapianto di organi - Attesa e speranza

La maggior parte dei trapianti di fegato effettuati presso l’unità in cui si trovava il Dr. Villasenor era causata da alta incidenza di Epatite B e C in donna che avevano portato a termine una gravidanza con complicazioni e sanguinamento post-partum, risultanti in trasfusioni di sangue. Il metodo delle trasfusioni è iniziato oltre 30 anni fa, quando non vi era la possibilità di effettuare uno screening adeguato; inoltre un problema al fegato può avere come gravi conseguenze la demenza, l’ascite, l’itterizia e altre. L’ascite in particolare non permette al paziente di respirare (a causa del fluido in eccesso che si va a raccogliere nella cavità peritoneale), non gli fa riconoscere i famigliari e da origine a gravi disturbi del sonno.

Tutta questa sofferenza sarebbe evitabile se la medicina fosse in grado di identificare questo tipo di malattie in un modo rapido ed efficiente dal punto di vista dei costi. Mentre i trapianti di reni venivano effettuati (parliamo sempre del reparto in cui lavorava il Dr. Villasenor), quelli di cuore latitavano a causa dell’assenza di donatori disponibili. Il fattore cruciale era rappresentato quindi dal tempo. Qui allora interviene la tecnologia, l’unica cui ci si può appellare, insieme alla speranza di trovare al più presto un donatore per il trapianto (comunque una triste catena lo stesso, perché il donatore, di cuore soprattutto, deve morire per poter essere considerato tale..).

Il trapianto di organi e l’integrazione tecnologica

Il problema è che, nell’attesa, il paziente può avere complicazioni e morire, per questo è necessario un dispositivo che possa sostituire temporaneamente il cuore e permettere un prolungamento della vita di diversi giorni, che possono rivelarsi cruciali. Un macchinario di questo tipo è stato creato da SynCardia System, Inc., e la sua innovazione consiste nell’eliminare il bisogno di implementazioni elettroniche invasive, poiché l’unità di controllo si torva al di fuori del corpo, in un contenitore che assomiglia ad una valigetta.

Inoltre viene esclusa la possibilità di ulteriori operazioni chirurgiche nel caso si verificasse un guasto alla struttura elettronica, o se questa avesse bisogno di essere sostituita o personalizzata. Da un punto di vista tecnico il cuore è come una pompa ed è quindi piuttosto facile per gli ingegneri capirne ed emularne le funzioni. Simulando il modo in cui funziona una videocamera, sono state ricreate lenti artificiali intraoculari per le persone con cataratta e oggi sono disponibili macchinari per l’emodialisi per la terapia di pazienti con disfunzioni renali.

Il trapianto di organi rimane la migliore soluzione, ma visto che di sola speranza non si può vivere, è necessario il supporto della tecnologia, che permetta di sostituire temporaneamente (o in modo permanente) l’organo o almeno di prolungare la vita del paziente in attesa di trapianto. A volte la sopravvivenza è una questione di pochi giorni.

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