Monitorare i segnali geomagnetici

Come tutti sappiamo il nucleo terrestre è costituito da una enorme massa di metallo fuso che, essendo in continuo movimento, genera un campo magnetico di intensità variabile.
Diversi studiosi sostengono l' esistenza di una correlazione tra le alterazioni del campo magnetico terrestre e i fenomeni sismici. Ovviamente questo non significa che si possano prevedere con certezza e precisione; tuttavia una notevole variazione dei segnali geomagnetici potrebbe metterci in guardia di fronte ad un possibile evento.
Alcuni anni fa un giovane ingegnere greco ha messo a punto un' apparecchiatura in grado di isolare e monitorare i segnali con frequenza compresa tra 0,1 e 40 Hz.

L' elettronica di questa apparecchiatura è fondamentalmente costituita da stadi amplificatori e filtri di frequenza.
Il primo stadio si basa sull' operazionale LT1128. La tensione a 50Hz sul pin 6 (verso massa) non deve superare i 2 Volt. Eventualmente si può rimediare riducendo il valore di R1 (vedere schema in alto a sinistra).
Il secondo stadio è un filtro Notch che lavora ad una frequenza 50Hz ed è basato su due OP27. Per le tre resistenze variabili del filtro si utilizza un trimmer a 20 giri, impostandolo sui valori indicati nello schema prima del montaggio. Successivamente, in fase di collaudo, occorrerà registrarle in modo che all' uscita del circuito ci sia la tensione più bassa, con frequenza di 50Hz.
Il trimmer R2 va impostato in modo da ottenere una tensione di 0V DC all' uscita del circuito. Mediante il trimmer dello stadio d' uscita (vedere schema in basso a destra) viene invece impostato il livello del segnale inviato alla scheda audio del computer.

Il sensore è costituito da un tubo in PVC di diametro esterno 5 cm e lungo 50 cm. Il tubo va avvolto con tre strati di schermatura Mu Metal e rivestito poi con del nastro isolante.
A questo punto si avvolge il tubo con 9 strati di filo smaltato da 1 millimetro (circa 4500 spire). Il tutto va rivestito con del nastro di alluminio autoadesivo. Quest' ultimo andrà poi collegato al cavo di trasmissione.

Gli esperimenti, effettuati ad una certa distanza da centrali elettriche e linee ferroviarie, hanno dato discreti risultati. Ciascuna alterazione è stata infatti seguita da un evento a distanza di poche ore o qualche giorno.
Ulteriori dettagli sono disponibili sul sito personale dell' autore.

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