Radiazioni dei cellulari: quando telefoniamo ‘cuociamo’ il nostro cervello a microonde?

Date le reazioni al nostro ultimo articolo sulla conferma da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità del rischio di cancro per chi usa abitualmente il telefonino e della dannosità delle radiazioni dei cellulari torniamo a parlare di questo argomento nel tentativo di fare un quadro della situazione sulle ricerche sul tema. Dando uno sguardo al passato potremo fare le nostre considerazioni sul futuro. Il punto della questione è: quanto possiamo fidarci di quello che la scienza dice oggi sulle radiazioni dei cellulari? Che il cellulare faccia male è un assioma scientifico oppure è solo l’opinione di alcuni studiosi smentita da altri?

Radiazioni cellulari: possiamo fidarci di quello che dice la scienza?

E’ difficile discernere la verità quando ci sono interessi di mercato in ballo: pensiamo a quello che è successo ad esempio con le sigarette. Oggi tutti sappiamo (e ci viene ricordato anche su ogni singolo pacchetto) che le sigarette sono nocive per la salute ma 50 anni fa fumare era “cool” e ai soldati venivano perfino fornite sigarette gratis. Siamo passati da questo…

a questo:

Fonte Flickr

Come facciamo allora a sapere se quello che ci viene proposto come “cool” oggi, ad esempio lo smartphone 3G UMTS domani non riporterà scritte analoghe sulla confezione? Le frequenze dei ripetitori Umts sono arrivate a microonde di 2.1 GHz (è facile prospettare che questo limite verrà anche superato a breve data la nostra ‘fame’ insaziabile di dati) ma qual è l’effetto sul cervello? Avete mai pensato che il forno a microonde lavora a 2,45 GHz? E cuoce i cibi! Qual è l’effetto termico di riscaldamento del nostro cervello? Le potenze in gioco sono sicuramente differenti, ma tramite il condotto uditivo, a quanti mm dal NOSTRO cervello siamo realmente? Il meccanismo di funzionamento di base non è dissimile da quello del forno a microonde: i cellulari attraverso frequenze molto alte mandano in risonanza le molecole d'acqua presenti nelle sostanze, eccitandole e riscaldandole. Non è un caso se, dopo una telefonata particolarmente lunga, l’orecchio risulta caldo avendo il tessuto umano proprietà dielettriche. Nel caso di una persona che usa il cellulare la maggior parte degli effetti termici si concentrano sulla superficie della testa provocando un aumento di temperatura pari ad una frazione di un grado. La circolazione del sangue al cervello attiva un meccanismo di autoregolazione per compensare questo fenomeno. Lo stesso però non avviene nella cornea: l’esposizione di 2 o tre ore alle radiazioni può, secondo alcuni studi, comportare problemi di cataratta (a valori di SAR da 100-140W/kg corrisponde una temperatura oculare di 41°C).

Ricerche sulle radiazioni dei telefonini

2004-2005: Due studi, il primo svedese e il secondo inglese, sono arrivati a distanza di un anno alla stessa conclusione: non ci sono legami tra il rischio di tumore al cervello e l’uso di cellulari nei primi dieci anni. Il rischio però aumenta se il telefonino viene usato assiduamente per oltre dieci anni.

2006: Uno studio danese, condotto su circa 420,000 cittadini volontari seguiti per 20 anni ha riscontrato l’inesistenza di aumento significativo dell’incidenza del cancro collegabile all’uso del telefonino. Il BfS (German Federal Office for Radiation Protection) ha considerate questo rapporto non probante.

2007: Il rapporto della Commissione Europea SCENIHR (Scientific Committee on Emerging and Newly Identified Health Risks) ha stabilito che è altamente improbabile che l’esposizione a campi di radiofrequenza aumenti il rischio di cancro.

2009: Lennart Hardell ha posto l’attenzione sul fattore età: usare il cellulare prima dei 20 anni aumenta il rischio di tumore al cervello 5,2 volte (contro 1,4 per gli adulti).

2010: L’ International Journal of Epidemiology ha pubblicato i risultati del più grande studio su questo tema: il progetto INTERPHONE, nato dalla collaborazione di 13 differenti Stati. L’analisi ha usato un approccio nuovo rispetto al passato: partendo dal valore di assorbimento nella zona tumorale (SAR) è stato dimostrato che l’Odds Ratio (OR, ossia il fattore di rischio) non faceva registrare aumenti significativi nei casi di esposizione alle frequenze in analisi. La ricerca non ha trovato un legame comprovante la relazione tra uso del cellulare e tumore al cervello. La conclusione però lasciava spazio aperto a nuovi approfondimenti sugli effetti dell’esposizione a lungo termine. Questi risultati sono stati confermati dall’ ACRBR, Australian Centre for Radiofrequency Bioeffects Research, e ARPANSA, Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency. 2011: L’Oms ha classificato le radiazioni dei cellulari nella scala IARC gruppo 2B, ovvero potenzialmente cancerogene.

Ma “potenzialmente” cosa significa?
La situazione attuale lascia ampio spazio a ricerche future che quantifichino il tempo da passare al cellulare.Inventeranno modelli di cellulari appositamente ideati per lunghe esposizioni?

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25 Commenti

  1. Avatar photo electropower 13 Giugno 2011
  2. Avatar photo s1m0n3t 13 Giugno 2011
  3. Avatar photo Bazinga 13 Giugno 2011
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  22. Avatar photo Roberto Samy 10 Maggio 2015
  23. Avatar photo DomenicoBove 4 Luglio 2015
    • Avatar photo Emanuele 6 Luglio 2015

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