Nei capitoli precedenti sono stati illustrati alcuni fenomeni fisici e biologici, è stato fatto un accenno ad alcune grandezze fisiche e matematiche e sono stati introdotti taluni concetti che risultano alquanto cruciali nello studio dei fenomeni che verranno descritti in seguito. La metodologia con cui il corpo umano ridistribuisce l’eccesso di temperatura e la definizione di SAR, sopra le altre, sono le grandezze che verranno ora riprese.
Ciò viene, qui di seguito, analizzato non già come mero studio della sola dottrina inerente i campi magnetici, ma nell’ottica della valutazione dei rischi sanitari degli stessi. Si tratta, infatti, come già anticipato di qui al Capitolo 2, di un processo estremamente complesso, sia per il grande numero di pubblicazioni scientifiche molto eterogenee e quasi sempre non esaustive che afferiscono alla tematica, sia per il carattere multidisciplinare della tematica stessa.
Il rapido diffondersi dell’uso di telefoni mobili, e delle necessarie stazioni di trasmissione ad essi correlati, ha, ovviamente, suscitato timori a riguardo di eventuali effetti nocivi sulla salute. Per tal motivo, la comunità scientifica ha dedicato un’attenzione sempre più crescente allo studio degli effetti ambientali e sanitari legati all’utilizzazione di queste apparecchiature. Gli effetti che l’esposizione a campi magnetici esterni può avere sull’uomo e sulle cellule umane dipendono dalla loro frequenza e dalla loro intensità.
I campi magnetici a bassa frequenza inducono nel corpo la circolazione di correnti la cui intensità dipende da quella del campo induttore e dall’ampiezza del circuito entro cui la corrente in oggetto fluisce. A seconda del loro valore, queste correnti indotte possono risultare sufficientemente alte da causare la stimolazione di muscoli e nervi. Alle alte frequenze, i campi penetrano la struttura cellulare in profondità e questo causa attrito tra le molecole, provocando un aumento locale della temperatura corporea.
A questo punto, risulta necessario definire i concetti di effetto sanitario ed effetto biologico: un effetto biologico si verifica quando l’esposizione alle onde elettromagnetiche provoca qualche variazione fisiologica notevole o rilevabile nel sistema biologico in oggetto.
Salta agli occhi la legittimità dell’apprensione di chi vorrebbe evitare che si sostanzi il possibile scenario derivante da un’inadeguata valutazione, soprattutto preventiva, delle possibili complicazioni, tendenzialmente endemiche, derivanti dall’utilizzo di tecnologie potenzialmente dannose. Un effetto di danno alla salute si verifica quando l’effetto biologico è al di fuori dell’intervallo in cui l’organismo può normalmente compensarlo, e ciò porta a qualche condizione di detrimento della salute.
Per far sì che il punto di vista sul tema fosse il più obiettivo, asettico, neutrale, indipendente e trasparente possibile, si è scelto di farlo analizzare a gruppi di studiosi e commissioni costituite “ad hoc” che vedessero, nella loro composizione interna, la compresenza, tra gli altri, di medici, biologi, fisici, ingegneri ed epidemiologi. Tra le organizzazioni internazionali che si occupano dell’argomento, vi sono: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha condotto una revisione di studi denominato “Progetto Internazionale CEM”, l’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) il National Institute for Environmental Health Sciences (NIEHS), autore, tra gli altri, di uno studio di progetto, promosso dal congresso americano, denominato RAPID (Research And Public Information Dissemination), l’Associazione Internazionale di Epidemiologia, l’Advisory Group on Non-Ionising Radiation (AGNIR) e la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP).
Quest’ultima, in particolare, ha emanato nel 1998 delle linee-guida per la protezione dei lavoratori e della popolazione dall’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici nell’intervallo di frequenze tra 0 Hz (campi statici) e 300 GHz [48] [49].
In Tabella 4.1 è riportata la suddivisione dello spettro delle frequenze entro questo intervallo.
L'indice completo degli articoli relativi alla tesi di laurea sulla interazioni e sugli effetti delle radiazioni sul corpo umano, è disponibile qui
la tua tesi, che si sofferma in particolare sugli effetti delle radiazioni emesse dai cellulari, ma vorrei ricordare che i campi elettrici sono prodotti da qualunque dispositivo collegato ad una presa elettrica, anche se spento, mentre i campi magnetici, al contrario, sono prodotti solo da apparecchi elettrici in funzione e sono difficilmente schermabili, si è visto secondo alcune ricerche che questi vengono prodotti da qualsiasi componente elettrico connesso alla rete elettrica e anche la linea elettrica all’interno dell’appartamento produce campi elettrici e magnetici, sempre secondo alcuni, queste esposizioni prolungate e continue possono portare all’insorgere di leucemie.
Per quanto riguarda l’emissione di radiofrequenze come i cellulari, o la vicinanza ad antenne di trasmissione può portare a l’insorgere di malattie connesse al riscaldamento come le neoplasie vicino al lobo dove veniva usato il cellulare, inoltre si è notato un aumento della temperatura dell’occhio che causava un opacizzazione del cristallino, non casualmente vi sono nelle popolazioni più avanzate e tecnologiche molti casi di cataratta anche in giovane età.
Come da oggetto, inizio questo commento dicendoti che ti ringrazio per i tuoi complimenti.
Ribadisco, come ho già detto ad altri, che questa tesi mi ha appassionato molto ed ho condotto questo lavoro con grande scrupolo.
Detto questo, volevo rispondere brevemente a quello che hai scritto perchè credo sia importante fare delle piccole precisazioni.
Tu hai scritto:
“vengono prodotti da qualsiasi componente elettrico”
Questo non è solo vero, ma di più… 😀
Tutti gli apparecchi, o comunque gli utilizzatori, connessi alla rete elettrica, sono, di fatto, delle antenne.
Non si dimentichi, perchè sarebbe un errore, che il dipolo Hertziano di fatto è solo un pezzo di filo percorso da corrente. Il campo magnetico concatenato è esattamente questo.
“esposizioni prolungate e continue possono portare all’insorgere di leucemie”
Tra prolungate e continue, però, esistono delle differenze sostanziali, che si accrescono e diversificano i casi di studio, anche a seconda del fatto che stiamo parlando di campi pulsanti o statici…. Quindi occhio, su questo, a non fare confusione.
Un campo pulsato è una cosa ed uno continuo è un’altra. Anche se in conversazione appare quasi un campo continuo, in realtà i cellulari si avvalgono di comunicazioni impulsive.
“può portare a l’insorgere di malattie connesse al riscaldamento come le neoplasie vicino al lobo dove veniva usato il cellulare”
Questo è parzialmente vero: si è investigato su diversi aspetti legati alla localizzazione delle possibili conseguenze del riscaldamento.
In sè da un lato, quindi, il risaldamento lacalizzato causa danneggiamento localizzato, è anche vero che la localizzazione della eventuale e possibile neoplasia non è così scontata.
D’altro canto, però, c’è un fatto non trascurabile: si è investigato su diverso tipo di conseguenze possibili dell’uso del cellulare, tra cui la perdita dell’udito dal lato che si predilige nell’uso. Tali investigazioni hanno dato risultato negativo. Questo è stato un fattore piuttosto importante nella ricerc, sebbene non sembri così rilevante.
Ha dato la dimensione di come certi effetti, che possono apparire scontati, non lo siano affatto.
Per quanto riguarda a potenzialità dell’insorgere di tumori, i dati comunque sembrano andare nella direzione della conferma di questa tesi.
“inoltre si è notato un aumento della temperatura dell’occhio che causava un opacizzazione del cristallino”
Questo è relativamente vero. Ci sono delle ricerche, e nei prossimi articoli della tesi questa cosa sarà espressa in maniera molto più chiara, che dimostrano come l’occhio sia effettivamente molto oggetto del riscaldamento per vi adel fatto che esso è composto per la stragrand maggioranza di acqua. D’altronde, però, la cataratta in particolare ha diversi fattori scatenanti, non utlimo in alcuni casi una certa predisposizione genetica. Questi studi non sono del tutto conclusi e le loro conlcusioni sono pertanto da considerarsi valide ma non definitive.
In conclusione, se avrete la pazienza di apsettare, leggerete dei risultati conclusivi della tesi e vi renderete conto del fatto che si sono una serie di studi su questo argomento, che constituiscono lo stato dell’arte della ricerca in questo campo, che avrebbero bisogno di una spintarella conclusiva in più… 😀