Tecnologia per ridare la vista a pazienti ciechi

Scienziati del MIT (Massachussetts Istitute of Technology) e altre organizzazioni di ricerca stanno testando nuovi chip tecnologici che dovrebbero ridare la vista a gente che a causa di malattie degenerative sia diventata cieca. I microchips verranno posti sopra o all'interno del bulbo oculare e con l'aiuto di speciali occhiali da vista elettronici che il paziente dovrà indossare dovrebbero ridargli la vista.

I risultati non sono ancora stabili, variando da paziente a paziente questa nuova tecnologia per ridare la vista almeno parzialmente se non totalmente sicuramente aiuterà molti pazienti migliorandone l'orientamento e la mobilità. Questa tecnologia con il tempo dovrebbe aiutare a combattere la cecità dovuta a malattie degenerative dell'apparato visivo. Milioni di persono soffrono oggi di patologie quali: degenerazione maculare dovuta all'età, malattia che colpisce la zona centrale della retina e la retinite pigmentosa che invece è una malattia genetica che porta l'uomo a vedere meno di notte o in condizioni di oscurità. Questo progetto del MIT è uno di molti che utilizza una protesi fisica per cercare di ridare la vista ai pazienti.

Problemi di vista

Questa è una veloce spiegazione di come normalmente il nostro occhio funziona: la luce entra nel bulbo oculare e stimola lo schieramento di microscopici fotorecettori e coni nella parte posteriore del nostro occhio. Questi processi convertono il segnale luminoso analogico in impulsi digitali elettro chimici.

Le immagini così create vengono poi inviate attraverso nervi ottici al cervello. Le due patologie sopra citate uccidono questi fotoricettori e coni in modo tale da impedire alla luce di essere convertita in immagine elettriche, nonostante le patologie non impediscano ai nervi di condurre le informazioni al cervello.

Nuovi occhiali per ridare la vista

Il progetto guidato dal professor John Wyatt prevede l'inserimento del chip sull'occhio malato, questo microchip è attaccato ad un elettrodo di 10 micron che passa attraverso la parte bianca dell'occhio per giungere alla retrostante retina. L'impianto consiste in un chip stimolatore a 15 canali, un generatore di energia e un una bobina che riceve dati, tutto incapsulato all'interno di un polimero organico, una tecnologia a base silicea chiamato Polidimetilsilossano, materiale molto resistente ai cambi di temperatura e all'ossidazione e ovviamente totalmente trasparente, molto utilizzato nel campo ottico.

Per funzionare questo impianto necessita dell'utilizzo di appositi occhiali e di un piccolo dispositivo che il paziente deve sempre portare con se. Una piccolissima camera è montata sul cardine degli occhiali i quali conterranno anche l apriam bobina di dati.
Le immagini della camera verranno inviate attraverso il cavo attaccato ad una batteria e ad un processore di segnali che si troverà nelle tasche del paziente, questo processore tradurrà le immagini in segnali elettromagnetici, i quali verranno poi inviati alla bobina primaria innestata sugli occhiali che a sua volta li trasmetterà finalmente, tramite tecnologia wireless, alla bobina di dati secondaria posta sull'occhio del paziente. La bobina primaria può anche inviare un flusso di energia wireless alla bobina secondaria, composta da 4 fili d'oro, due dei quali gestiscono l'energia e gli altri due i dati.
Il professore Wyatt afferma che l'energia viene inviata a 125 KHz mentre i dati vengono inviati a 5 MHz, aggiungendo che prossimamente è previsto di aumentare la possibilità di trasmissione dati sopra i 5 MHz.
Per ora sono stati condotti corti esperimenti su 6 persone perchè ancora non sanno come questo impianto potrebbe agire sulla corteccia visuale, visto la non normale quantità di dati inviatole. In pochi anni il team dovrebbe avere la possibilità di testare questa tecnologia su pazienti affetti da queste patologie croniche per cercare di ridare la vista a queste sfortunate persone.

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