Le due anime della realtà aumentata.

La realtà aumentata è con noi da un po' di tempo e, vivendo la sua età dello sviluppo, si fa strada per scegliere cosa diventerà da grande. Due strade le si dipartono davanti: diventare una nuova televisione oppure un utile esponente della società dell'informazione. E da questa scelta dipenderà certamente l'attenzione che ognuno di noi sceglierà di dedicarle.

Nel commercio, e sul mercato, vige da tempo una sola regola: se al cliente non serve, che impari ad averne bisogno. Con questa formula, centinaia di prodotti assolutamente inutili hanno riscosso un successo senza precedenti. A partire dal concetto che nelle case di ognuno di noi dovesse esserci necessariamente un personal computer a testa fino all'identificazione di noi stessi con il tipo di cellulare che abbiamo.

Molti dei prodotti che vediamo pubblicizzati suscitano il nostro desiderio più acuto soltanto a guardarli mentre altri, per farsi desiderare, hanno necessità di essere provati o misurati. Rispetto a quanto succede quando decidiamo di comprare qualcosa su Internet, le opportunità che ci sono per “acchiappare” un potenziale acquirente o ammaliare un consumatore non si sono ancora affatto espletate.

Un esempio lo abbiamo avuto qui:

a questa presentazione di Intel, infatti, è stata fatta una scelta abbastanza divertente: utilizzare la realtà aumentata per dimostrare tutte le caratteristiche tecniche del nuovo computer. Una metodologia non soltanto innovativa, se confrontata con la classica, e talvolta noiosa, presentazione organizzata in slide. Niente a che vedere con il solito video pubblicitario in cui si fanno finte interviste a presunti passanti ignari di tutto che scoprono quanto meraviglioso sia l'ultimo nato in casa Intel (o chi per essa) perché lo trovano per strada. Un modo intelligente di proporre la “solita” novità garantendo la presenza scenica che nulla ha in comune con quello a cui siamo abituati. Solo una maniera come un'altra, direte voi. Possibile. Però sono sempre di più i prodotti in commercio che oggi sulla scatola implementano un Qrcode, così come sono sempre di più gli edifici pubblici, i locali, i negozi che chiedono di essere indicizzati nei motori di ricerca con i loro indirizzi, e questo perché questi due mezzi sono fondamentali proprio nella realtà aumentata. Un modo come un altro per intenderla e condividere le parole di Marco Tempest

 

La sua interpretazione della realtà aumentata come magia da' la dimensione di come effettivamente esistono ampie praterie per i pubblicitari che cerchino un modo nuovo di investire nella comunicazione.

In pratica, usare la tecnologia per pubblicizzare nuova tecnologia sembra essere una formula vincente.

D'altronde, non tutto quello che compriamo serve davvero così come molto spesso non di tutto quello che compriamo siamo assolutamente certi prima dell'acquisto. E proprio questa seconda tipologia di eventi che condiziona molto l'andamento del mercato e tendenzialmente crea ampi spazi proprio per la realtà aumentata.

Esistono una serie di tecnologie molto diverse tra loro che potrebbero rappresentare delle opportunità concrete:

  • la RFID, il cui scopo potrebbe essere quello di creare meccanismi di interazione con i prodotti attraverso servizi specifici, prevalentemente riconducibili al cloud;

  • le app, gratuite o a pagamento, con le quali è possibile distribuire cataloghi piuttosto che vendere spazi pubblicitari;

  • i social network, in testa a tutti, che rappresentano delle opportunità commerciali che si sono consolidate rapidamente e sulle quali gli azionisti investono grandi capitali perché, ormai, è chiaro che si tratta di tanta pubblicità a costo praticamente zero;

  • i QRcode, già nominati in precedenza, che permettono l'esistenza di un canale informativo parallelo potenzialmente ricco di ogni genere di informazione ma soprattutto feedback.

Queste sono solo alcune delle possibilità offerte dalla sperimentazione odierna, che potremmo definire “a tutto tondo”. Se è vero che l'informazione ormai c'è e basta solo cercarla, è anche vero che noi siamo diventati estremamente più pigri ed incapaci di utilizzare in maniera efficiente tutti i mezzi di cui disponiamo per reperire le informazioni. Così, un unico supporto potrebbe essere la chiave per disporre di tutta l'informazione “utile” agli utenti.

In questo senso, comunicare il proprio indirizzo ai motori di ricerca per essere inseriti tra i risultati possibili rappresenta una mossa piuttosto intelligente, se si considera che applicativi come Layar, disponibile per iPhone, utilizzano stabilmente Google Maps per reperire tutte le informazioni utili.

Tutto questo, però, non serve soltanto a noi per poter trovare il locale che c'ha suggerito l'amico piuttosto che un monumento famoso quando siamo in giro per la città che non conosciamo. Si tratta, infatti, prima di tutto, di un'opportunità commerciale che da tempo nomi affermati sul mercato utilizzano per pubblicizzare i propri prodotti anche sotto forma di ologrammi. Quella magia di cui parlava Tempest è diventata, quindi, una suggestione che serve a catturare l'attenzione perché l'acquirente si ricordi del nome che gliel'ha fatta conoscere. Non solo case automobilistiche o aziende che producono capi d'abbigliamento sportivo, come Nike e Adidas, ma anche grossi nomi in ambito Hi-Tech.

Una tra tutte, la Sony, che utilizza la realtà aumentata per dimostrare al possibile acquirente quale potrebbe essere la migliore soluzione tv adattata al proprio salotto o camera da letto. Il sistema è molto semplice: si stampa un marker di riferimento, si inserisce dello spazio in cui si desidera aggiungere la televisione dopo l'acquisto, se ne fa una foto ed una volta caricata sul server, il programma genera automaticamente una lista di papabili soluzioni tv per quella specifica parete o stanza.

Usare la realtà aumentata per facilitare i propri clienti nella scelta della tv può presentare un ulteriore vantaggio: il cliente che arriva sa già cosa vuole, come lo vuole e non ha indecisioni o esitazioni.

Eccone una dimostrazione in video

 

Oltre la pubblicità

Al di là delle chiare possibilità economiche di questi brand, ipotizzare se sarà questo il futuro della nostra relazione con i prodotti risulta piuttosto difficoltoso. Dicevamo, infatti, che molti degli oggetti che compriamo hanno bisogno di essere misurati; se è la prima volta che scegliamo una particolare marca di scarpe, probabilmente avremmo bisogno di capire come calzano e qui la realtà aumentata ci rende la vita non più facile ma certamente più complicata.

Il tipo di relazione che stiamo per imparare ad avere con i prodotti non è quello di “fidelizzazione”, com'è stato definito fino ad adesso, ma di successione, per l'appunto. Impariamo a conoscere i dettagli estetici dei prodotti che compriamo prima di averli e senza doverci recare presso un punto vendita.

Questa considerazione pone le basi per una riflessione anche su concetto di vendita al dettaglio che rischia di diventare un retaggio del passato con conseguente chiusura di un numero impressionante di negozi. Il rischio concreto che intere catene di ipermercati chiudano fa capolino dietro questa opportunità ed è comunque il caso di rifletterci molto attentamente prima di fare un investimento del genere.

Dicevamo dimensioni del prodotto, brillantezza del colore ma anche percezione dei dettagli, tutto questo e molto altro dimostrerà la nostra propensione all'acquisto.

Tuttavia c'è molto di più ed un suggerimento in questa direzione ci viene da una tesi di laurea che parla di un nuovo panel dei servizi per i trasporti pubblici.

L'idea di creare, grazie alla tecnologia RFID, chioschi informativi o altri servizi rappresenta un'affascinante possibilità di sviluppo per la realtà urbana, nonché per la piattaforma nota con il nome di Citizen Relationship Management. L'idea che in giro per strada si diffondano lettori della retina che personalizzano la pubblicità in funzione del riconoscimento della persona e dell'associazione fatta rispetto ai suoi acquisti pregressi fa un po' pensare a scene tratte dal film Minority Report ma a questo punto, solitamente, mi viene fatto osservare che chi non ha niente da nascondere di questi sistemi non ha di che aver paura.

Ed inoltre, a chi non piacerebbe avere un sistema interattivo che permetta di conoscere immediatamente tutte le informazioni relative ai tempi di attesa di una linea di autobus piuttosto che un display touchscreen grazie al quale sia possibile chiamare interattivamente il primo taxi disponibile sapendo già quanto tempo ci metterà ad arrivare come soluzione al fatto che l'autobus che volevamo prendere farà ritardo?

Fatte queste considerazioni, penso che la realtà aumentata possa essere una splendida opportunità per rendere la comunicazione finalmente utile. L'utente potrebbe cercare solo quello che gli serve e quando gli serve piuttosto che ricevere tonnellate di messaggi di posta elettronica o notifiche che lo notiziano di imperdibili offerte delle quali non approfitterà mai.

La possibilità che tutto questo sia a portata di palmo grazie ad un programma scaricato sul proprio smartphone rende tutto estremamente più comodo e facilmente accessibile, garantendo proprio quella semplicità d'un suo che di questo progetto sembra essere la bandiera.

E voi, che ne pensate?

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2 Commenti

  1. Avatar photo Boris L. 23 Novembre 2012
  2. Avatar photo Piero Boccadoro 23 Novembre 2012

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