
L’oro, elemento antico e notoriamente amato soprattutto dalle donne, è stato negli ultimi anni anche oggetto di applicazioni alternative, ad esempio di natura tecnologica (come nel caso dell’iphone), ma una recente ricerca dell’Università dell’Ohio sta approfondendo un potenziale ricorso all’elemento chimico in analisi per salvare vite umane: secondo questi sorprendenti dati si potrebbe addirittura ipotizzare di curare il cancro con l’oro.
Michael Carlson, studente al terzo anno di dottorato di chimica e biochimica, sta appunto approfondendo uno studio che sembrerebbe rilevare come, particelle di oro surriscaldate da un laser, sarebbero in grado di uccidere cellule tumorali maligne. Carlson, dapprima intenzionato a diventare dottore, ha invece poi orientato i suoi sforzi nella ricerca, sperando così di poter essere utile, non solo ad un numero determinato di pazienti, ma potenzialmente a numerosissime persone da ogni parte del mondo.
Vediamo allora più nel dettaglio le origini e le basi di questa tecnologia.
Le ricerche precedenti sull’oro
Nel 2005, alcuni ricercatori dell’Università della California, collaborando con un team dell’istituto di tecnologia in Georgia, avevano constato che le nano particelle di oro (più fine del diametro di un globulo di sangue umano), potevano attaccare le cellule tumorali, assorbendo potenzialmente una quantità di calore sufficiente a distruggerle. Le stesse particelle d’oro rendevano inoltre più facile l’individuazione delle cellule tumorali sullo schermo del computer per monitorare gli interventi necessari.
Carlson, insieme al professor Hugh Richardson, sta dunque approfondendo ulteriormente gli studi sulle potenzialità dell’oro di curare il cancro, sperando di riuscire a rifinire e perfezionare la tecnologia in esame, al fine di applicarla concretamente in campo medico.
Intanto in questi ultimi anni, a partire appunto dal 2005, Richardson ha pubblicato più di 11 articoli scientifici dedicati proprio agli effetti curativi delle nanoparticelle d’oro.
I vantaggi della cura con l’oro rispetto ai metodi tradizionali
Trovare un metodo di cura rivoluzionario per il cancro è uno degli obiettivi più ambiziosi e auspicati dalla scienza. La portata rivoluzionaria di una tale scoperta appare evidente e potrebbe salvare milioni di vite umane. Quello che Carlson ha sottolineato, e che del resto è noto, è il carattere invasivo, e in molti casi addirittura nocivo sui pazienti, dei trattamenti di tipo tradizionale, quali la chemioterapia e la radio. Il primo punto a vantaggio di questa tecnologia alternativa sarebbe dunque proprio la non invasività. I nuovi studi condotti all’Università dell’Ohio, si concentrano soprattutto sul calore prodotto dal prezioso metallo nel momento in cui è sottoposto ad un laser. Come è stato evidenziato, questo approccio potrebbe aiutare altri studiosi ad approfondire anche il processo che le cellule del cancro subiscono prima di morire. Se infatti è evidente che esse si surriscaldano non è invece chiaro se il calore venga semplicemente disperso tra una cellula e l’altra, se la cellula si scioglie, se invece si crea una bolla interna che comporta una sorta di esplosione o altro ancora.
Finora gli esperimenti hanno dimostrato che l’oro, tramite l’azione del laser, riesce a raggiungere temperature fino a dieci volte superiori dell’acqua nel punto di ebollizione.
Le potenzialità dell’esperimento sono notevoli ma per il momento la ricerca necessita di ulteriori approfondimenti.
