Innovazioni tecnologiche: cosa c’è ora nelle nostre tasche?

Le innovazioni tecnologiche hanno fatto parte della nostra vita recente e di fatto siamo inondati da anni da una serie di novità impensabili fino ad un decennio fa. La legge di Moore, ed i suoi numerosi corollari, ci hanno anticipato profeticamente quanto sta accadendo. Ma è davvero la tecnologia il perno portante dell'innovazione che ha portato alla comparsa di tutti i gadget tecnologici di cui siamo oggi circondati? Questa è una domanda interessante che merita un approfondimento.

Due punti di vista sull'innovazione

Per avere una maggiore comprensione dell'innovazione si possono considerare due punti di vista riguardo ad essa. Si possono realizzare innovazioni in laboratorio e poi scoprirne gli usi applicativi; oppure si pensa prima un'applicazione e poi si va in laboratorio a sviluppare una tecnologia che la rende possibile. Questa seconda visione è forse la più rappresentativa del periodo che stiamo vivendo e che ha portato ad una fenomeno in continuo avanzamento: il passaggio da una stanza alle nostre tasche. Parlo ovviamente dei gadget tecnologici, che nel corso degli anni sono passati da oggetti di grandi dimensioni a dispositivi portatili. Vediamo alcuni esempi lampanti.

Il telefono

Forse in pochi ricordano i giorni in cui un telefono richiedeva un'intera stanza. Per fare una chiamata si doveva utilizzare un telefono a muro, cioè una scatoletta con una cuffia, un dispositivo per parlare e una rotella per i numeri. Il procedimento era macchinoso e prevedeva di contattare il centralino, dove gli operatori erano in attesa, inserivano un jack in un pannello di comando e chiedevano a chi volesse essere inoltrata la chiamata. A quel punto veniva inserito un secondo jack per raggiungere il destinatario. Tra l'altro, l'operatore restava in molte occasioni ad ascoltare le conversazioni. Le conseguenze, soprattutto in una piccola comunità, sono semplici da immaginare (ora le cose sono essenzialmente le stesse a dire il vero, solo che chi ascolta è un poliziotto autorizzato invece di un operatore). L'esigenza di rendere il telefono un mezzo più pratico ha portato l'innovazione tecnologica a ridurlo sempre più nelle dimensioni, fino a farlo entrare nelle nostre tasche.

La macchina fotografica

Stesso discorso per la macchina fotografica, che richiedeva necessariamente una camera oscura per lo sviluppo delle foto, senza parlare dell'ingombro del dispositivo. Con il passare degli anni è diventata sempre più piccola e compatta e il processo di sviluppo si è industrializzato e migliorato. Se all'inizio ogni immagine veniva prima impressa e poi elaborata in camera oscura, oggi possiamo scattare quante foto vogliamo, rivederle e salvarle o cancellarle. La cosa interessante è il passaggio da un processo chimico (gli acidi utilizzati in camera oscura) ad uno elettronico (la trasformazione dell'immagine in pixel).

Il computer

I primi calcolatori richiedevano grandi stanze ed erano particolarmente costosi da mantenere. Ma, come sappiamo, il tempo ci ha regalato una sorpresa inaspettata, ovvero la riduzione delle dimensioni dai mainframe agli smartphone. Ancora una volta la tecnologia è passata da una stanza alle nostre tasche. Non solo: uno smartphone è anche telefono, fotocamera e riproduce musica. Una domanda sorge quindi spontanea, per rimanere in tema con il filo conduttore del nostro discorso: qual è stata l'innovazione che ha spostato i dispositivi appena descritti da una stanza ad un taschino?

I vettori dell'innovazione

I progressi nel campo dei circuiti integrati si possono comprendere se si prendono in considerazioni quelli sono stati definiti i tre vettori dell'innovazione: le prestazioni, il prezzo e la dissipazione di energia.

Come si vede dal grafico, ogni vettore crea nuove opportunità di mercato. In particolare, è la diminuzione della dissipazione di energia che apre la strada a nuove possibilità. Il grafico mostra una previsione, riguardo la dissipazione di energia, che è stata denominata Legge di Gene, dal nome del suo autore, Gene Frantz.

I tre vettori, o meglio la loro combinazione, rappresenta quindi il propulsore dell'innovazione.

E non finisce qui..

Possiamo considerare le nostre tasche come un luogo di passaggio per i dispositivi portatili, mentre creiamo una tecnologia che ci permetta di trasferirli in posti di dimensioni ancora più ridotte. In realtà abbiamo già qualche primitivo assaggio. La tecnologia attuale ha scoperto diverse opportunità per impiantare dispositivi elettronici all'interno del corpo umano, con una molteplicità di intenti (si va dal miglioramento della qualità della vita al controllo totale di un individuo).

Ad esempio, è possibile restituire la vista a dei non vedenti impianto telecamere così piccole da entrare in un occhio, ma allo stesso tempo si possono installare dei microchip sottocutanei per tenere sotto controllo una persona.

Da un punto di vista meramente scientifico, quindi 'buono', ovvero focalizzato alla scoperta di innovazioni per il miglioramento della qualità della vita, si può tornare a quanto affermato all'inizio dell'articolo: si pensa prima all'applicazione, poi si va in laboratorio per trovare una tecnologia che la renda possibile. In conclusione, l’innovazione tecnologica ci spinge verso una modalità di pensiero che potremmo riassumere così:

1. Quando vediamo una stanza grande piena di dispositivi elettronici pensiamo: ‘Perché dovrei volere tutto questo nelle mie tasche?’

2. Quando vediamo un gadget elettronico in una tasca pensiamo: ‘In quale altro posto potrebbe essere messo?’

Nel primo caso si tratta della volontà di avere sempre tutto a disposizione, portabile, anche se non necessario. Da qui è nata l’esigenza di rendere tascabili i dispositivi elettronici.

Al punto numero 2, invece, si dimostra la tendenza dell’essere umano a non accontentarsi mai; se dieci anni fa la portabilità tascabile era un miraggio per alcuni gadget, uno su tutti lo smartphone, combinazione di sistema operativo, telefono, Gps, videocamera e fotocamera, adesso è già tutto normale e la nuova frontiera è rappresentata da tecnologie non più visionarie, come ad esempio i microchip sotto pelle.

Da grandi stanze alle tasche, per finire in posti di dimensioni sempre più ridotte: fino a che punto pensate si possa spingere l’innovazione? Piuttosto, la continua ricerca di una portabilità estrema potrebbe causare un’integrazione elettronica nel corpo umano? Se la base di partenza sono i microchip sotto pelle, forse i cyborg non resteranno semplici espressioni visionarie del cinema di fantascienza.

Articolo tratto da Technology First by Farnell

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