Una tecnologia termica basata su micro-data center promette di trasformare il calore del calcolo in energia domestica pulita, con un risparmio tangibile e nuovi modelli di efficienza per le abitazioni britanniche.
Un sistema di riscaldamento domestico alimentato da un micro-data center costruito con centinaia di Raspberry Pi sta attirando l’attenzione nel Regno Unito come possibile soluzione per ridurre i costi energetici e tagliare le emissioni inquinanti. A proporre questa alternativa è Thermify, realtà britannica specializzata in tecnologie sostenibili, che all’interno dell’iniziativa SHIELD di UK Power Networks ha sperimentato l’installazione di un piccolo impianto di calcolo in grado di sostituire una tradizionale caldaia a gas. L’intervento è stato testato in una casa dell’Essex, dove una coppia di pensionati ha potuto beneficiare di un riscaldamento costante abbinato ad un considerevole abbattimento delle spese mensili, grazie anche al supporto di pannelli solari e sistemi di accumulo domestico.
L’elemento centrale della proposta è l’HeatHub, una piattaforma distribuita composta da circa cinquecento unità di dispositivi Raspberry Pi, i quali, configurati per operare come un data center compatto, generano un flusso termico continuo durante l’elaborazione dei dati per clienti terzi. Il calore viene assorbito da un olio termico studiato per trasferire l’energia ad un circuito idraulico collegato all’impianto di riscaldamento della casa. L’acqua così scaldata raggiunge radiatori e impianto sanitario, consentendo un livello di comfort stabile anche in abitazioni di dimensioni medio-piccole. L’utilizzo computazionale non è affatto simbolico, poiché le unità di calcolo svolgono attività reali per aziende e utenti, sebbene con carichi relativamente leggeri rispetto alle applicazioni che richiedono potenza elevata, come l’Intelligenza Artificiale avanzata.
L’energia termica ottenuta come sottoprodotto della computazione rappresenta dunque un valore aggiunto, mentre il business principale rimane la fornitura di potenza di calcolo distribuita.
È proprio questa doppia funzione a rendere il modello interessante per l’economia circolare, trasformando ciò che normalmente verrebbe dissipato come calore di scarto in una risorsa utile alle famiglie. Il caso dell’Essex non è isolato. Nel panorama britannico sono già emerse altre sperimentazioni basate sul recupero del calore informatico, tra cui l’installazione nel 2023 di un data center delle dimensioni di una lavatrice in una piscina pubblica, dove ha contribuito a mantenere costante la temperatura dell’acqua per gran parte della giornata. Molti sono i progetti che stanno alimentando un vivace dibattito sul ruolo dei micro-data center distribuiti come strumenti per affrontare la transizione energetica, soprattutto in un periodo segnato dall’aumento dei costi dell’energia e dalla necessità di soluzioni climaticamente responsabili.



