
Viaggiare nel tempo è una sfida che affascina l’uomo da secoli: molti da sempre sognano di tornare nel passato o di essere trasportati nel futuro (le due direzioni temporali che caratterizzano i viaggi nel tempo). L’origine del concetto di viaggio nel tempo infatti è difficile da inquadrare in un contesto storico preciso. Ma questo fenomeno è sempre rimasto, soprattutto per la direzione che va dal presente al futuro, relegato in una posizione meta-scientifica, sospeso tra scienza e immaginazione.
Rispetto a questo scenario, le cose sono cambiate ora che esiste uno studio che rivela che su internet potrebbero essere presenti le tracce di prove scientifiche di viaggi nel tempo già realizzati. Alcuni dati presenti nelle ricerche online, infatti, contengono riferimenti ad eventi che, all’epoca della ricerca, non potevano essere noti ai contemporanei ma solo a chi, appunto, aveva sbirciato nel futuro. La ricerca si deve a Robert Nemiroff e Teresa Wilson dell’Università del Michigan. Vediamo meglio su quali dati si basa e a quali conclusioni ha portato i due scienziati. L’osservazione di ricerche su Twitter e motori di ricerca si è concentrata nel periodo compreso tra gennaio 2006 e settembre del 2013.
La ricerca: come sono state scelte le parole chiave
La ricerca dell'Università del Michigan si è focalizzata su alcuni termini considerati di cruciale importanza nell'ottica dello studio. E' chiaro, infatti, che non tutte le parole possono assolvere a questo scopo. Portiamo, ad esempio, il riferimento alla cometa McNaught fatto anche nello studio stesso: ricerche di questo termine prima del 2009 possono essere interpretate come anticipazioni del futuro? A ben vedere no: come si legge infatti nelle conclusioni della ricerca: "Comet McNaught was not considered to be a good search term because its discoverer, Robert H. McNaught, has discovered over 50 comets dating as far back as 1987. Therefore, an automated search returning mentions of "Comet McNaught" in 2006, for example, could arguably not be returning prescient mentions of the impressively bright Comet McNaught in 2009, but rather mentions of one of the earlier discovered comets that bears the same popular name". Meglio dunque non lasciarsi abbagliare da indizi apparenti, confondendo una cometa con un'altra.
Papa Francesco: chi poteva sapere della sua elezione?
Tra gli esempi fatti di “prescient” , ovvero di tracce “indizi” di viaggi nel tempo, le menzioni particolarmente rilevanti sono quelle alla cometa ISON (prima della sua scoperta nel settembre 2012) oppure a “Papa Francesco” prima della sua elezioni a marzo 2013. A differenza di quanto accennato nel paragrafo precedente, infatti, in questi casi la possibilità di confusione con altre comete o persone con lo stesso nome è azzerata: nella storia ecclesiastica non ci sono altri pontefici con questo nome ("On 2013 March 16, the newly elected pope of the Catholic Church, Jorge Mario Bergoglio, chose the official name of Francis. Bergoglio is the first pope ever to choose the name F rancis. Therefore, the term "Pope Francis" is relatively unique and came into the public lexicon during our search period").
Dunque qualcuno era stato nel futuro e si è lasciato scappare i nomi? Oppure lo ha fatto volontariamente, quasi in maniera provocatoria, per lanciare qualche segnale a chi avesse voluto coglierlo (un po’ come i Beatles nella teoria della morte di Paul Mc Cartney?, nota anche come Pid, acronimo per Paul is dead).
Del resto, non sarebbe la prima volta che le verità scomode vengono messe in evidenza proprio per farle apparire ridicole e impossibili.
Studi scientifici online: i vantaggi di Twitter rispetto a Facebook
Gli "indizi" più attendibili sono stati trovati sul popolare Social Network Twitter. Il maggior vantaggio di questo canale è che i tweet sono limitati in lunghezza (massimo 140 caratteri) quindi ogni ricerca è veloce e diretta (A relatively efficient method for locating specific content on the voluminous Internet is through hashtags. Hashtagging “labeling Internet content with terms beginning with a "#" ). A differenza di Facebook, inoltre, questo Social Network non permette agli utenti di collocare indietro nel tempo i post.
Ma come sono stati realizzati di fatto questi presunti viaggi nel tempo? La ricerca da questo punto di vista non fornisce alcuna ipotesi. L’obiettivo dichiarato dello studio è quello di provare che alcune informazioni hanno viaggiato dal futuro al presente ed è verosimile dedurre che a veicolarle fossero delle persone. Come queste ultime si siano spostate in un’era futura per poi fare ritorno non è dato sapere.
Dai viaggi nel tempo alle teorie complottiste il passo è breve?
Potrebbe esserci un’altra possibile spiegazione? Restiamo nel campo delle ipotesi: personalmente ne ho formulata una, che riporta alle c.d. teorie complottiste in base alle quali esiste un ordine superiore che regola il mondo e seleziona le informazioni che dobbiamo e possiamo ricevere programmandole nel tempo. Se è vero che esiste un gruppo limitato di persone che controlla la vita sulla Terra e manipola l’informazione sarebbe verosimile pensare che un numero ristretto di persone conosca fatti rilevanti prima che accadano per il resto delle persone.
Ovviamente io rimbalzo a voi la sfida: quale altra spiegazione potrebbe giustificare questi indizi messi in evidenza dagli scienziati? E aggiungo una pura curiosità: potendo scegliere vi spostereste nel passato o sbircereste nel futuro?
Siamo sicuri che vorrete approfondire questa controversa e stimolante ricerca. Per tutti voi, sappiate che è disponibile a questo indirizzo.

per quanto mi riguarda, PID è una sigla che identifica controllori ad uso industriale 🙂
Personalmente, devo dire che la tesi sembra un po’ faziosa e pretestuosa, per non dire proprio assurda.
Un po’ come se all’epoca, invece di immaginare che fosse la gravità ad attrarre gli oggetti a terra, dal momento che solo l’amore era utilizzabile e conoscibile per spiegare cosa accadesse si fosse detto che tutti gli oggetti e tutti gli esseri viventi sono evidentemente naturalmente innamorati della Terra..
E naturalmente non è mica accettabile di sentirsi dire che “siccome l’amore è la spiegazione più ovvia, quale altra riuscireste mai ad avanzare?!”
Tanto per fare le mie solite obiezioni polemiche:
– Non è dimostrato (ne dimostrabile) alcun tipo di legame tra l’amore e l’atto dell’avvicinamento;
– Non è verificabile sempre;
– L’amore ammette vincoli?! 😀
Così non è scienza ma Cazzenger… 😀
Francesco è un nome comunissimo e simbolico almeno dal 1200 visto che Francesco D'assisi è nato nel 1226.
Non capisco come si potesse immaginare che nessuno avanzasse l'ipotesi che prima o poi un papa con questo nome ci sarebbe stato.
Magari, addirittura francescano 😉
Però sono contento: un paese che permette ricerche di questo tipo è un posto in cui si ricerca tutto, anche l’assurdo per cercare di sapere tutto. Per provare e verificare l’assurdo bisogna partire dal presupposto che sia vero.
Buona parte delle dimostrazioni matematiche sui concetti basilari si basa (scusando la ripetizione) proprio su questo (e qui Marco Giancola sicuramente lo saprà meglio di me e potrà fare esempi).
Un Paese che spende soldi, tempo, risorse in genere per ricercare anche tesi così… particolari, è un Paese ricco e libero.
Certo, è lo stesso Paese in cui le aziende che producono sigarette hanno potuto comprare per anni trial e test clinici per dimostrare che il fumo non provocasse il cancro.
E si sono perfino presentate in tribunale con prove che sapevano di aver falsificato, comprato, truccato, inventato…
Il contraltare è proprio questo, specie perchè il ruolo dei privati è COSI’ importante: è un Paese in cui tutto è in vendita.
Però la ricerca scientifica è il risultato degli errori commessi in precedenza quindi dal punto di vista dell’evoluzione e della conoscenza anche questo serve…
Secondo me 😉
Per quanto riguarda Papa Francesco è possibile che qualcuno volesse cercare in realtà "papà Francesco" e che non abbia usato l'accento.
Per quanto riguarda twitter è probabile che qualcuno con accesso al DB bbia potuto modificare le date magari per fare un schrzo…
Insomma… IMHo, le possibilità di spiegare questi eventi sono tante…
Avevo letto tempo fa a proposito di questa ricerca ma mi pare che le conclusioni fossero opposte: gli studiosi NON hanno trovato tracce di “preveggenza” ed hanno lasciato aperto l’interrogativo: i viaggiatori nel tempo sono bravi a non lasciare tracce, o “semplicemente” non ci sono? Lo studio non è in grado di fornire risposta!
La valenza della ricerca è stata nel proporre il metodo di indagine (definendo i criteri per la scelta delle fonti: twitter meglio di FB, ecc.).
Due parole: Novacula Occami 😉
Well done!
Non ho capito, allora la ricerca dice tutto il contrario?
Ho trovato la ricerca (http://arxiv.org/abs/1312.7128) e senza leggere tutto il paper, nell'abstract dice proprio questo:
"Although these negative results do not disprove time travel, given the great reach of the Internet, this search is perhaps the most comprehensive to date."
Cioè, anche se i risultati negativi non smentiscono i viaggi nel tempo la ricerca è valida per la grande mole di dati analizzati.
Se non capisco male "risultati negativi = non hanno trovato tracce", ma la conclusione è che questo non dimostra l'assenza di viaggiatori nel tempo (e l'interrogativo rimane: non ci sono o non li abbiamo trovati?)
Come parli complicato. Non puoi dire Rasoio di Occam? 😉
La domanda sorge spontanea: perché un viaggiatore del tempo dovrebbe twittare?
L’ipotesi dalla quale prende spunto la ricerca è senz’altro originale, ma forse neanche troppo bizzarra come sembrerebbe ad una prima lettura.
La possibilità di individuare su internet ed in particolare nei social network dei piccoli indizi lasciati dai time travelers è probabilmente suggerita dal largo utilizzo che attualmente facciamo di questi strumenti… perché, dunque, un viaggiatore del tempo NON VORREBBE twittare e lasciare indizi di eventi non ancora accaduti? L’idea di compiere la ricerca su internet non è dunque così assurda, si tratta, infatti, di un grande mare magnum di informazioni ed i social network sono sicuramente tra gli strumenti più utilizzati per comunicare.
Personalmente ritengo che la scelta di questa modalità d’indagine non sia però così infallibile, o meglio, credo sia piuttosto condizionata dai nostri “pregiudizi tecnologici” e dalle nostre categorie contemporanee… chi può darci la certezza che individui in viaggio dal futuro vogliano ancora utilizzare strumenti obsoleti come internet e twitter? Gusto per il vintage?
Nonostante i numerosi quesiti che sorgono, è bene tuttavia mettere in evidenza una cosa: qualsiasi ricerca, seppur stravagante, è comunque supportata e finanziata dal sistema universitario americano, e questo è sicuramente un aspetto apprezzabile ed invidiabile.
Poco importa se in questo specifico caso la ricerca si sia rivelata fallimentare, si è comunque mosso un primo passo ed ora non si può che proseguire.
Sposo questo punto di vista.