Blocco pubblicità internet: la start up PageFair sfida AdBlock

Il blocco della pubblicità su internet è un problema di rilevanza sempre maggiore, soprattutto dopo il rilascio dell’utility AdBlock (nel 2006), che impedisce la comparsa di messaggi pubblicitari (in particolare pop up) quando si apre un sito web. Se da un lato è un sollievo per gli utenti, questa pratica rappresenta anche un serio problema per la sopravvivenza delle aziende che operano in internet. Con il blocco della pubblicità, infatti, si perdono gli introiti con i quali si sostiene l’economia online. Certo, la situazione è degenerata a causa della sempre più aggressiva e invasiva pubblicità e dell’avida ricerca di massimizzazione del profitto da parte di alcuni webmaster. L’utente si sente infastidito e fa di tutto per evitare di vedere, all’apertura di ogni pagina, i banner e i pop up invadere il suo campo visivo. Si è giunti quindi ad un punto di stallo?

PageFair contro AdBlock

La start up irlandese PageFair è stata fondata nell’agosto del 2012 con lo scopo di consentire ai siti web di avere accesso ai dettagli analitici che riguardano il numero preciso di utenti che bloccano le loro pubblicità; non solo, PageFair offre anche la possibilità di cercare di convincerli a disattivare i software di blocco pubblicità, inserendo il sito in una whitelist.

Prima di addentrarci nella questione in maniera più approfondita, è necessario precisare come AdBlock sia nato con una filosofia diversa rispetto al modo di operare attuale. Come ha scritto nel 2009 Wladimir Palant, il creatore di AdBlock Plus (rilasciato nel 2006), gli utenti hanno il diritto di bloccare le pubblicità, soprattutto ora che vengono inondati di messaggi promozionali invadenti e fastidiosi; il problema, secondo Palant, risiede nella voragine che si è creata tra gli utenti e i webmaster.

I primi, infatti, non sono consapevoli del fatto che è la pubblicità a permettere la sopravvivenza di internet e dei suoi contenuti, di cui loro stessi usufruiscono, quindi attivano il blocco totale, senza eccezioni, non consentendo alcuno spazio neanche a quelle pubblicità considerate “buone”, cioè non fastidiose ma vitali per il sistema.

In realtà ci sarebbe la possibilità di generare un circolo virtuoso e di pacifica convivenza tra i publisher e gli utenti: se infatti questi ultimi bloccassero in modo selettivo le pubblicità, darebbero ai webmaster indicazioni importanti su quali contenuti pubblicizzare, e in che modo.

Purtroppo ora il rapporto è corrotto, non c’è fiducia (la pubblicità viene vista a priori come spazzatura o tentativo di truffa, perché in effetti a volte lo è) e l’unico modo per cercare di uscire da questa situazione è affidarsi a servizi a pagamento come quello che viene offerto da PageFair.

PageFair chiede agli utenti di non bloccare la pubblicità

PageFair ha a disposizione un portfolio di oltre 1.000 iscritti e rappresenta al momento, per le aziende che vivono grazie alla pubblicità online, l’unica ancora di salvezza; per questo motivo la start up ha ricevuto un finanziamento di 400.000 dollari e si appresta a “dichiarare guerra” ad AdBlock Plus.

Si stima che, a causa dei blocchi alla pubblicità, i publisher che contano circa 10 milioni di visitatori al giorno e tre inserzioni per pagina, rischiano di perdere una media di 20.000 dollari ogni giorno. Parliamo principalmente di quelle attività che utilizzano il modello CPM (Costo Per Mille impressioni), quindi non basato sul costo dei click, ma su quello di 1.000 letture del banner. Questi numeri ci consentono di avere la dimensione del dilemma che si trova ad affrontare il mondo del web al giorno d’oggi, con gli introiti pubblicitari che rappresentano, e rappresenteranno, la vera fonte di sostentamento.

Da un lato, c’è la necessità di fare pubblicità, dall’altro si vive una situazione di stress e di fastidio causati proprio dall’eccesso di pubblicità. Una via d’uscita da questo circolo vizioso cerca di darla PageFair, però utilizzando sempre un non particolarmente amato (dagli utenti) pop-up, che compare sulla pagina in cui si sta navigando e con il quale richiede espressamente di includere il sito nella lista di eccezioni del software di blocco pubblicità, spiegando che è proprio grazie ad essa che può sostenersi (per la serie: “Se vuoi continuare ad accedere a questo sito ti devi beccare un po’ di pubblicità”). Una richiesta di aiuto, quasi una supplica, accompagnata dalle istruzioni su come gestire i filtri impostati da AdBlock Plus.

Photo Credit: Blog PageFair

Non so quanto questo tipo di intervento possa rivelarsi efficace, perché l’utente potrebbe confonderlo con uno scam, a meno che non sia informato circa l’affidabilità di PageFair e sensibilizzato all’importanza della pubblicità per i siti web. La soluzione, insomma, non appare semplice, anche se il finanziamento di 400.000 dollari per la start up irlandese dimostra come ci sia fiducia nei confronti del suo lavoro e dei risultati che ha dichiarato di ottenere.

Voi cosa ne pensate? Utilizzate, o avete mai utilizzato (e se sì come), Adblock Plus per bloccare la pubblicità?

Main Photo Credit: AdBlock Plus Promotional Video

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5 Commenti

  1. Avatar photo gfranco78 9 Luglio 2014
  2. Avatar photo s.prischich 12 Luglio 2014
  3. Avatar photo Giorgio B. 12 Luglio 2014
  4. Avatar photo gfranco78 12 Luglio 2014
  5. Avatar photo Piero Boccadoro 12 Luglio 2014

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