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Portare gli occhiali in pubblico, soprattutto a tavola, potrebbe diventare maleducazione: è uno degli effetti collaterali (al limite del paradosso) dei Google Glass, le lenti rivoluzionarie del colosso informatico destinate a cambiare il mondo della tecnologia ma con potenziali effetti anche nei rapporti sociali. Vediamo insieme come questo tipo di tecnologia può cambiarci la vita... in meglio?
Come è noto, siamo nel periodo storico nel quale in alcuni uffici sono bloccati dal PC i siti dei Social Network, intesi come elementi di distrazione con conseguente calo della produttività, ma a breve potrebbe essere anche vietato portare gli occhiali dalla realtà aumentata. Ancora una volta la realtà è stata anticipata, quasi pronosticata oserei direi, nei film. In un episodio della serie tv inglese Black Mirror il regista immagina un mondo in cui alle persone viene impiantato in corrispondenza delle orecchie un dispositivo in grado di riprendere tutto quello che passa sotto agli occhi con la possibilità di spostarsi lungo la timeline per mezzo di un telecomando. Impossibile non pensare agli innovativi Google Glass.
Come funzionano i google glass: dal touchscreen al touchless
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I Google Glass sono degli occhiali a realtà aumentata (e questo è noto pressoché a tutti). Questo dispositivo esegue comandi vocali permettendo di registrare, fotografare e riprendere tutto quello che rientra nel campo visivo di chi lo indossa. Le funzioni sono quelle di un PC: è anche possibile navigare in rete visualizzando davanti agli occhi le finestre che si aprono online. La rivoluzione sta nel superamento del contatto: se finora gli sforzi della tecnologia sono andati nel verso opposto, ovvero il contatto diretto con i dispositivi (pensiamo al touchscreen), il passo che Google ha fatto va nella direzione opposta, ovvero i comandi vocali in sostituzione del tatto. Si può fare tutto senza toccare niente, basta indossare gli occhiali e parlare.
Google Glass, ne abbiamo veramente bisogno? Oggi no, ma domani impareremo ad averne!
Una delle prime critiche che questa invenzione, senza dubbio rivoluzionaria, ha suscitato, riguarda la privacy. In realtà va detto che è stato ormai appurato come l’uomo accetti, tutto sommato di buon grado, di rinunciare ad un po’ della sua privacy in nome della tecnologia. Un nome su tutti è emblematico da questo punto di vista: facebook. Basti pensare alle coppie che si sono lasciate o addirittura ai criminali che sono stati arrestati per non aver resistito alla tentazione di pubblicare una foto o di aggiungere un tag. La critica sulla privacy ai google glass non è abbastanza forte rispetto alle potenzialità (anche se negli Usa si sono portati avanti e, nonostante i pochi esemplari in circolazione, esistono già luoghi che espongono cartelli di divieto dell’uso dei Google Glass). Avremo una macchina fotografica pronta ad immortalare ogni attimo irrepetibile solo per dirne una. Ci chiediamo se abbiamo veramente bisogno dei google glass e la risposta adesso non può che essere NO. Ma il punto non è questo: saranno loro a creare in noi il bisogno di averli, non il contrario. E quando lo avranno fatto allora saremo pronti a sborsare anche molti soldi per averli.
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Google farà in modo che i clienti abbiano bisogno dei suoi occhiali dalla realtà aumentata e allora rinunceremo volentieri a soldi e privacy. E forse un giorno rideremo di queste parodie anti-innovazione
Google glass, problemi tecnici e sociali
Detto ciò alcune perplessità restano, soprattutto dal punto di vista tecnico e sociale. Dai primi beta testing è emerso in particolare che: • la batteria dura molto poco; • possono causare disorientamento, impedendo di mettere a fuoco le persone con cui si parla e causando quindi possibili emicranie; • lo schermo non ha buona visibilità se c’è troppa luce; • mancano molte impostazioni, dal volume al wi-fi; • i controlli vocali non sono sofisticati e si attivano anche con voci vicine; • le foto sono di scarsa qualità; Certo si può obiettare che questi limiti tecnici saranno gradualmente superati con nuove versioni, ma di fatto i problemi di base rimangono.
Più complesso il discorso sociale. Già l’invasione degli smartphone ha cambiato in modo drastico questo aspetto: la scena triste di persone sedute al tavolo che invece di parlare se ne stanno ognuna con gli occhi sullo schermo del cellulare purtroppo è abbastanza comune. E con Google Glass questo rischio si moltiplica visto che non avremo neanche bisogno di distogliere lo sguardo dal nostro interlocutore per ignorarlo in maniera maleducata.
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Ma se navigate con i Google Glass di fronte al vostro commensale è come se gli apriste in faccia un quotidiano. Gesto carino vero? E se i cellulari che squillano al ristorante, in treno o in altri luoghi affollati possono essere fastidiosi pensiamo a quanto possano risultare molesti i comandi vocali che si sovrappongono.
Voi che ne pensate?
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In tutta onestà?
Non penso sia molto più ineducato che guardare uno smartphone mentre stai parlando con l’interlocutore… 🙂
Di fatto, la buona educazione non va più di moda… 😀
Dai, siamo seri: si, in effetti non è soltanto una questione di buona educazione, ma anche di attenzione. Quanta ne stai effettivamente dedicando al tuo interlocutore se mentre gli parli stai facendo altro?!
Decisamente poca..
Ma l’abitudine a prestare poca attenzione di per sè è molto deleteria… La capacità di concentrarsi ha bisogno di esercizio altrimenti la si perde.
E questo, in effetti, a ben guardare, è un problema per lo studio, per il lavoro e così via dicendo…
E’ un po’ come la storia del coltello, lo puoi utilizzare per tagliare il pane ma anche per commettere crimini, quindi, in teoria, non sarebbe giusto abolire i coltelli in quanto il problema non è lo strumento in se ma la destinazione d’uso.
Nel momento in cui però non stai rendendo disponibile a tutti NON un “coltello” MA una “mannaia” allora, ci rifletterei un attimo sopra…
Come sempre i tuoi articoli sono incentivo alla riflessione e al dibattito.
L’argomento toccato oggi é particolarmente complesso, non implica infatti solo una analisi tecnologica di un device, ci sono implicazioni economiche, di sicurezza, sociali, in una sola parola, antropologiche.
Potremmo disquisire per ore sulle solite argomentazioni, giá sollevate parlando di Facebook, su quanto la nostra vita sia influenzata dai social network, sulle mode piú o meno passeggere, sulle cattive abitudini che diventano “un must” altrimenti sei fuori. Questi aspetti si posso controllare con il buon senso, con l’educazione, e con una presa si coscienza che “social” é un mezzo e non il fine ultimo.
Ció che in realtá mi preoccupa profondamente é che, senza accorgecene, stiamo progressivamente (ma velocemente) consegnando l’intera nostra vita in mano ad altri.
Lo dico da molto tempo, Google é fantastico, nulla da ridire, sono anche io utente dei suoi servizi, ma attenzione, il potere che sta rapidamente acquisendo potrebbe essere devastante se usato nel modo sbagliato. I nostri profili; chi conosciamo, cosa facciamo, cosa mangiamo, dove andiamo, dove ci troviamo in un determinato momento, cosa ci piace e cosa no, cosa desideriamo e cosa no…… E’tutto archiviato, tutto controllato da algoritmi che oggi si limitano a proporci cio’che é “meglio per noi” ma se in futuro non fosse piú cosí? Se tutte queste informazioni venissero usate per indirizzare le masse verso degli interessi che non sono piú nostri? Se questi dati venissero rubati, cosa si potrebbe fare con la vitá di ognuno di noi?
Non voglio immaginare cosa succederebbe, per questo dico che troppo potere concentrato nelle mani di un unico attore non va bene. Limitiamo al massimo le sincronizzazioni, disabilitiamo (finché sará possibile) i posizionamenti gps, navighiamo in rete non loggati come utenti ma anonimi, guardiamoci dai servizi di clouding, limitiamo allo stretto necessario i files che vi depositiamo, evitiamo di pubblicare informazioni troppo personali, dettagli intimi della nostra vita e del nostro essere….
Non dimentichiamoci mai che siamo persone, che la vita é nostra, che la rete deve essere al nostro servizio e non viceversa.
Ciao
Purtroppo non riesco più a trovare un’immagine provocatoria che avevo visto su Facebook tempo fa. Era stata scattata in un autobus alcuni decenni fa (non era datata ma era in bianco e nero). Quasi tutti i passeggeri avevano il quotidiano aperto che gli copriva il volto e sotto la scritta “prima dei cellulari si parlava di più”. E allora ho pensato: non è che stiamo idealizzando il passato perchè non lo conosciamo o non lo ricordiamo bene?
Forse ho capito di che immagini parli, me la ricordo (o forse ne ho vista una simile).
Magari è vero quello che dici sull'idealizzazione, non conoscendolo è facile ccche succeda. Però miica ci si parla poi tanto oggi al bar con amici, io i miei li rimprovero sempre perchè io spengo il cellulare e loro no e mentre parlano con me giocano a quei giochi stupidi con le caramelline colorate.
Presto questo stesso esempio troverà nuovo impiego… 🙂
Non si fanno spoiler ma sappiate che sarà così…
Vero, Ivan Scordato? 😉
C’è qualche problemino con la tua tastiera, mi pare… :D:D
Scherzo, ovviamente.
La tua è esperienza comune, temo…
Mica solo quel gioco è imputato. Dopo Ruzzle ora ci sono un paio di giochi sui Quiz che, a dire il vero, un po’ hanno preso anche me 🙂
Ehm… si è proprio così 😀
Appena l’ho letto, questo esempio mi è piaciuto molto e nel frattempo stavo scrivendo un articolo.
Che dire… Ho letto questo commento nel momento giusto! 🙂
Bhè… non ti resta altro che rivelare il tuo Nickname 😉
Quello che mi stupisce ogni qualvolta si affaccia sul mercato una invenzione predestinata a cambiare le nostre vite è l'assoluta schematica prevedibilità del dibattito diffuso: utilità vs dannosità. Molte delle obiezioni nei commenti seguenti l'articolo sono ampiamente condivise dal sottoscritto e, potessi, ci metterei la firma.
La questione è, secondo me, molto più rilevante di quanto l'opinione diffusa sembra indagare: non credo sia mai una questione di pregi e difetti, quanto piuttosto di prospettive. Mi chiedo: è mai possibile che l'ipad a suo tempo, così come gli smartphone, il common rail, o qualsiasi invenzione contemporanea spacchi l'opinione pubblica in una tifoseria fra le due parti "cambierà la vita in meglio" e "cambierà la vita in peggio" e poche, pochissime persone che invece si pongono l'unica domanda sensata, ovvero "COME cambierà la nostra vita?".
Io personalmente sono molto affascinato dai google glass, seguo con feticismo ogni articolo in cui ci sono aggiornamenti sulla potenziale violazione della privacy tanto quanto sull'autonomia, ma il mio primo vero pensiero, tenuto a mente tutto quanto letto, è il seguente:
"cosa potrò farci, che ancora non è stato preventivato, nel mio settore, ovvero l'architettura?"
Questi dilemmi sono importanti ma soltanto se influiscono su di una riflessione costruttiva. Chi si prende questo compito? Ho visto pompieri sviluppare applicazioni che renderanno i google glass estremamente produttivi per indagare immediatamente come aprire una particolare carena di una automobile senza perdere tempo, o sapere dove andare in un incendio o collegarsi ai centralini interni all'edificio per sapere prima ancora di entrarci dove è scattato l'allarme. A parer mio, questi pochi coraggiosi sono quelli che rendono l'invenzione realmente rilevante, ovvero quando l'invenzione diventa elemento di stimolo condiviso. E ripeto, io sono in attesa di scoprire come questo nuovo giocattolo potrà rendere più interessante, più innovativo o semplicemente più veloce il mio lavoro di architetto. Presentare un progetto in realtà aumentata? pre-visionare il progetto in un determinato luogo per indagarne davvero il rapporto col territorio senza affidarsi alle elementari licenze poetiche che un plastico si prende? Non lo so. So per certo una cosa: potenzialmente, anche le posate sono pericolose; per questo dovremmo mangiare con le mani? Anche la ferrari è pericolosa, ma lo è anche la 500 perchè più piccola e potenzialmente meno sicura.
Credo che la vera pericolosità sia la poca curiosità umana, figlia di una mente passiva, che può subire il modo in cui usare le invenzioni, solo perchè qualcun altro ci ha detto che farne.
Grazie, dunque, al sito, per aver nuovamente sollecitato il dibattito nei termini giusti, ovvero propositivi.
Ciao Nicola, amo spesso dire che al mondo, come nella vita di ognuno, le cose non sono mai bianche o nere, vi sono infinite sfumature di grigio tendenti al bianco o al nero.
Questo per dirti che bisognerebbe fare molti distinguo e che purtroppo, anche se sarebbe molto piú semplice, non possiamo generalizzare, ne in un senso e nemmeno nell’altro. Ognuno di noi avrá quindi delle personalissime opinioni e motivazioni per pensare bene o male di una determinata cosa.
Non posso parlare per gli altri e quindi mi limiteró a esporti il mio pensiero.
A volte non é l’oggetto o la novitá in se che irrita e da fastidio, ma tutto quello che gli si viene a creare intorno, a cominciare dall’aspettativa che viene creata, da come questa nuova cosa viene presentata, fino al comportamento delle persone che utilizzeranno la nuova tecnologia o possiederanno il nuovo prodotto.
Per essere piú preciso…. prendiamo in esempio proprio gli occhiali di Google, anche se questi concetti li potrai applicare a qualsiasi altra cosa….
La prima cosa che mi irrita é vedere grandi aziende che investono e fanno ricerca per produrre poi dei giocattoli costosi per bambinoni viziati. E`questo che spinge lo sviluppo, perseguire profitto puntando sulla leggerezza, la superficialitá, l’ignoranza della masse. Spillare loro piú soldi possibile e tirare avanti. Creare aspettativa su qualcosa di utile non paga, non fa fare i grandi soldi, mostrare come l’occhiale puó essere utile al pompiere non fa notiza e non crea interesse come riportare il fatto che un tizio li abbia indossati mentre faceva sesso con la ragazza per farne un video da postare su internet.
Un’altra cosa che mi irrita é vedere come un oggetto puó giá essere di moda e “super cool” senza ancora essere sul mercato.
Hai perfettamente ragione, sono d’ accordo con te, se utilizzati bene, con intelligenza e serietá, potrebbero cambiare radicalmente molti aspetti di molte professioni, potrebbero aiutare la gente, hai citato i pompieri, ma io penso anche ai medici, ai poliziotti, e chissá quante altre figure professionali…. penso che a tutto questo ci arriveremo, ma non sará grazie a Google (loro l’obbietivo lo avranno giá raggiunto), sará grazie ai soliti pazzi di Open Source che cominceranno a smazzarsi migliaia di righe di codice durante la notte, o a qualche giovane start up che penserá di fare di un giocattolo una cosa seria e utile.
Ok, va bene, ma prima di tutto ció, dovremo vedere le file fuori dai negozi (come é stato per l’Iphone 5) di gente che sará disposta a spendere qualsiasi cifra (che molto probabilmente nemmeno hanno) per avere il nuovo giocattolo, perché “lo devono avere” devono “essere tra i primi” a possedere l’oggetto che la lunga attesa ha trasformato in oggetto del desiderio.
Dovremo vedere la gente che si spiaccica con l’auto perché doveva leggere l’ultima cazzata su facebook mentre guida.
Dovremo assistere all’ennesima stupidaggine, cafoneria, gesto di stizza o di maleducazione di qualcuno.
Dovremo vedere le persone che vagano come degli automi, dei sonnambuli tecnologici che non sapranno darsi un freno, non sapranno vivere una vita “normale” reale, saranno dei lobotomizzati tecnologici.
Sono esagerato? No, queste cose le vediamo giá oggi con i telefonini, immaginati quando al posto del telefonino avranno tutti gli occhiali.
E’questa consapevolezza che irrita e fa “mettere di traverso” quelli come me. Il problema non sono gli occhiali, ti do nuovamente ragione sulle grandi possibilitá che offriranno.
Il vero problema é tutta la XXXXX che si genererá attorno ad essi fino a che non si raggiungerá un punto di equilibrio e di normalitá, e penso che sará un periodo molto lungo.
Per chiudere…. alle volte non te la prendi con l’oggetto o la tecnologia, te la prendi con la societá in cui viviamo, che sai giá che reagirá alla novitá nel modo sbagliato.
Il compito che si deve assumere chi voule e lotta per una societá migliore é quello di far sentire la propria voce, di cercare, anche attraverso un commento su un blog, di far aprire occhi e mente a persone che, purtroppo, scelgono la strada della superficialitá.
Ad ogni modo, ho apprezzato il tuo intervento, spero che ci si possa scambiare ancora molte idee e opinioni.
Ciao
Ma che linguaggio sarebbe questo?!?!
EH?
Qui non accettiamo che la foga diventi turpiloquio e non voglio dover censurare parolacce nei commenti.
Chiaro?
Alla prossima cancello il commento per intero.
Ciao Piero, ammetto che un po foga, durante la stesura del post, ci sia stata. Ritengo che quello che hai censurato fosse il vocabolo piu adatto per qualificare le situazioni descritte.
Penso che fosse ben chiaro lo spirito e il senso della parola, non era li per caso o semplicemente per “sporcare”.
Penso anche che non si sarebbe scandalizzato nessuno.
Detto questo, capisco e rispetto le regole di netiquette, e per questo chiedo venia.
Capisco anche, e rispetto, il tuo ruolo di moderatore, ma perdonami se non accetto un rimprovero del genere.
Se vuoi far bene il tuo lavoro devi sapere sempre come, quando, e con chi, applicare durezza, pittosto che dialogo.
Come si suol dire ” c’è modo e modo”, e mi dispiace ma stavolta hai sbagliato.
Sul fatto che io sbagli o che possa sbagliare, nessuno, io per primo, ha mai avuto dubbi. E non passa giorno che io non lo ribadisca a me stesso.
Ci mancherebbe altro!
Lo voglio proprio trovare quello che è convinto di non sbagliare mai!!!!
Detto questo, apprezzo, come tutti qui, i tuoi interventi e i tuoi commenti, anche molto stimolanti, nella discussione.
Commenti che ci sono mancati nel periodo in cui non ci sei stato.
E apprezzo la foga e la partecipazione.
Apprezzo l’interesse e la voglia.
Apprezziamo tutti il fatto che tu voglia condividere con tutta la comunità la tua idea e la tua opinione.
Ma come tutte le comunità anche questa ha delle regole.
E anche la forma è importante.
Hai usato un termine che va fuori dal seminato ed è stato segnalato.
Per quanto mi riguarda, non c’è altro da dire.
Ora possiamo tornare a parlare del tema dell’articolo? 😀
Si però non capisco: il punto dovrebbero essere gli usi non convenzionali in genere, la mentalità oppure parli di questa tecnologia nello specifico?
Altra cosa: di solito un dispositivo, un sistema, viene pensato per ripondere ad una esigenza. Poi magari qualcuno ha un’intuizione e lo usa anche per altro.
Però non è poi così comune… Mi fai un esempio virtuoso (secondo il tuo ragionamento) di tecnologia sfruttata oggi in maniera non convenzionale rispetto al suo impiego inziale?
Ah…e io che pensavo che fosse successo il contrario…. 😀
Copione!
E infatti più va avanti il tempo, più servizi conosciamo, utilizziamo, più siti visitiamo, più interazioni virtuali abbiamo più la nostra vita reale si svuota delle cose e diventa tutta un intermezzo grigio tra una connessione e l’altra.
Se poi pensi che tutto questo sistema ci sfrutta per venderci la pubblicità che più è probabile che ci porti a comprare….
Alla fine lo si vede a partire da Gmail: all’inizio era messaggistica, poi s’è riempito di altre funzionalità, altri ammennicoli (tutti fantastici), ora c’è un intero sistema operativo… E alla fine tutto questo a che serve?!
A farti arrivare la pubblicità giusta…
L’altro giorno ho avuto veramente un brivido lungo la schiena: ero in macchina e stavo tornando a casa.
Stavo pensando che avrei dovuto aggiornare Eagle e appena apro la mail… che trovo? Un newsletter tematica…
Ho avuto un momento di smarrimento in cui ho pensato: “sono entrati nella mia testa…” 😀
Se ci pensi è terrificante 😀
Però questo ha, come sempre, come tutto, un aspetto estremamente positivo: almeno non devi sorbirti il bombardamento aprioristico ed incessante in stile televisivo, in cui ci sono pubblciità su cose che tu non comprerai mai… 😀
Queste osservazioni mi fanno venire in mente un video:
http://video.repubblica.it/divertimento/un-giorno-senza-smartphone-il-corto-e-virale/138143/136689
L’avete visto?
Che ne pensate?
Rileggendo il tuo commento mi sorge un dubbio, una cosa che non ho capito: a te, a prescindere da tutto, gli occhiali piacciono o no?
Li ritieni validi o no?
Nel senso: tutti noi usiamo la macchina, il coltello e tutti gli altri utensili in un determinato modo.
Non possiamo, leggi a parte, però, impedire che altri li usino malamente. Giusto?
Ora, al di là di come lo usiamo però, io non capisco se tu prediligi l’aspetto tecnico oppure la forzatura “sociale”… Cioè, il fatto che ci saranno le file stile apple-addicted non è di per sè sufficiente a bollare come “dannosa” una tecnologia oppure un dispositivo.
Giusto?
Voglio dire: è responsabilità dei singoli utilizzare in maniera “propria” e corretta quello che abbiamo.
No?
Naturalmente, ripeto: la questione legale esula da questo ragionamento… ci mancherebbe altro 😀
Però, ecco, ogni forma di fanatismo, dipendenza, estremismo non dovrebbe essere gestita tramite un’educazione mirata?
Non ho capito di che state parlando…
C'entra con l'articolo?
INfatti sì!
La pubblicità è una gran rottura.
Se almeno mi fanno vedere solo cose che mi interessano almeno posso scegliere solo tra cose che penso siano belle.
Il computer?
L'ho visto anche io tempo fa. Interessante. Ma un po' esagerato. Dai, chi è che oggi si mette a fare l'outsider senza sentire nessuno perchè non ha il telefono?
Io se me lo dimentico corro a ccasa a prenderlo e poi esco di nuovo.
E' indubbio che l'atteggiamento diffuso verso un nuovo gadget sia sempre di stampo modaiolo piuttosto che sociale. Il caso dell'iphone è sempre paradigmatico da questo punto di vista. Si è comprato perchè era nuovo, è diventato uno status symbol indipendentemente dal fatto che abbia drasticamente influenzato il mercato sul concetto stesso di "comunicazione mobile". Ma può essere questo un metro di giudizio che declassa un prodotto innovativo verso qualcosa di denigrabile? Io penso di no. Voglio svincolarmi da questo esempio per citarne altri (più vicini al mio settore): la tavoletta grafica. Quando è uscita, ha creato l'indiscusso merito di riportare al vero dialogo fra pensiero e disegno tutti coloro i quali hanno smarrito questo legame nell'uso del computer, senza negare i progressi che lo precedevano. Un ritorno alla continuità storica e tecnologica in netta continuità con la stessa. Secondo me, un compito tutt'altro che semplice. Eppure, sono piovute innumerevoli polemiche (tuttora vigenti) sulla "falsità" di questo approccio, e sulla sua dannosità. Torniamo sempre all'originale dibattito fra fotografia analogica e digitale. Possiamo davvero classificare i due metodi secondo una scala? Io credo che siano due linguaggi differenti ma che fondamentalmente siano la stessa cosa in epoche diverse. Così come il dibattito inerente la pericolosità di una fotografia accessibile a tutti: la credenza che applicare un filtro su intagram fa sentire tutti fotografi. Non credo sia così: la commercializzazione su larga scala di uno strumento elitario ha, soprattutto, come prima naturale conseguenza, la democraticizzazione di un mezzo prima accessibile a pochi, ed invece ha avuto il pregio di aumentare la quantità di stimoli su ciò che possa essere considerato "buona fotografia" rispetto ad una fotografia mediocre su più larga scala.
Se i google glass saranno un successo o se invece risulteranno un flop, secondo me, non lo si dovrà nè al costo nè alla pubblicità, quanto più che altro alla loro versatilità nell'utilità di tutti i giorni, che scaturirà solo e soltanto dalla capacità dei più (e non dei meno) di farne qualcosa di unico rispetto alla massa che li usa.
Ora, io mi chiedo: la nascita dell'ascensore può essere classificabile come "dannosa" se molte persone, invece di pensarla come uno strumento capace di rompere le barriere architettoniche e facilitare la vita dei diversamente abili, hanno deciso di non prendere più le scale muovendosi di meno e aumentando il rischio di obesità? Non può e non deve essere considerato un errore di chi ha inventato l'ascensore. E' un problema legato solo ed esclusivamente all'educazione sociale delle persone, ed è su questo che si dovrebbe lavorare.
Chi ha delle capacità tali per le quali possiede degli strumenti per poter cambiare la vita delle persone ha l'obbligo morale di farlo, indipendentemente dal fatto che ciò che gli consente di lavorare sia direttamente legato a logiche di mercato o di profitto. Il sito ha messo in evidenza i rischi dei google glass, mi piacerebbe adesso che, di controaltare, si parlasse di tutte le possibili applicazioni in divenire o ancora in stato embrionale, il cui studio è, come è giusto che sia, affidato a chi è fuori da dinamiche di profitto ed è invece più capace di farne qualcosa.
Ho citato l'esempio dei pompieri, ma potrei citarne altri:
– la realtà aumentata come enciclopedia educativa degli edifici che ci circondano o delle mostre che si vanno a visitare. Questo non inciderebbe drasticamente sul "mercato" dell'arte, ribaltando invece completamente il discorso sul profitto fatto precedentemente e, perchè no, liberando la cultura da molte logiche lobbistiche che invece ne inficiano la fruizione?
– la diffusione della video comunicazione rispetto al semplice audio; anche questo, non renderebbe la mobilità molto più sostenibile per gli affetti?
– attivismo civile; si parla sempre della privacy degli occhiali legata alle persone, ma se fossero usati per segnalare disagi di quartiere di natura infrastrutturale? un incidente, una strada rovinata, un problema edilizio; un dialogo visivo immediato con chi esercita al fine di segnalare immediatamente un problema.
– l'industria delle stampanti 3d. Oggi esistono moltissimi programmi capaci di ricostruire un modello tridimensionale semplicemente attraverso la combinazione di fotografie dello stesso fatte da differenti angolazioni. Fra le tante piccole imprese nascenti che si stanno reinventando un lavoro, sicuramente una menzione di merito va data alle imprese che si stanno concentrando sulle stampanti 3d. Non sarebbe di grande aiuto poter ricostruire un oggetto semplicemente girandoci attorno e facendo molte fotografie da inviare ad un server, per esempio di una penna vista ma troppo costosa, o di un cellulare di cui voler realizzare un proprio personale prototipo di cover? (qui mi si potrebbe obiettare che sarebbe facile utilizzare questo punto a fini di violazione del copyright piuttosto che a scopo commerciale, ma credo che basterebbero delle leggi intelligenti a tal riguardo).
– sensori biometrici: i google glass hanno l'indiscusso merito di aver aperto le porte allo smart – dressing (mi scuso se il termine tecnico non è corretto); perchè non studiarli al fine di rieducare ad una alimentazione sana attraverso il connubio con sensori capaci di indicarci le nostre condizioni di salute, in modo da segnalare quali cibi evitare?
– trovare un lavoro. Esattamente come i tablet sono stati utilizzati per facilitare le ordinazioni nei locali, perchè non individuare delle figure il cui scopo sia per l'appunto girare per le strade e segnalare eventuali situazioni idonee (dal traffico a episodi di delinquenza a fenomeni di vandalismo)?
– percezione dello spazio. Più della realtà aumentata intesa come traffico di informazioni, se fossero usati per "cambiare", o meglio per proiettare differenti configurazioni spaziali di uno stesso ambiente che magari deve subire delle modifiche la cui declinazione richiede l'approvazione della cittadinanza? (es. restauri, recuperi, demolizioni)? non sarebbe un uso capace di abbattere costi e tempi per eventuali dibattiti, incontri, approvazioni dalle autorità competenti?
Mi fermo qui, ma mi piacerebbe che chi ha i mezzi per approfondire in maniera competente queste potenzialità ne parlasse. Il suo contributo è essenziale per una reale consapevolezza del tipo di cambiamento a cui andiamo incontro.
Quando dici “perchè non individuare delle figure il cui scopo sia per l’appunto girare per le strade e segnalare eventuali situazioni idonee (dal traffico a episodi di delinquenza a fenomeni di vandalismo)” intendi individuare dei messi comunali o regionali che facciano questo?
Presto vi faremo leggere di un simpatico esperimento che abbiamo fatto 😀
Continuate a seguirci. 😉
Hai visto che hai avuto risposta più sotto? 😉
Si si, l'ho visto. grazie. lo sto leggendo.
Non è che voglio rispondere al posto di un altro ma c’è bisogno che siano impiegati del comune? Perchè non posso farlo le persone qualsiasi, che girano per strada?
Abbiamo davvero bisogno di pagare altra gente per fare altre cose che possiamo fare tutti?
Ce l’hai un cellulare? Fai la foto e la metti su un sito.
Vi occupate di tecnologia, o no? Bene, pensate tecnologico!!!
E basta assumere gente negli enti pubblici che non fa un tubo…
Ma vi rendete conto che se pagate un dipendente del comune per andare in giro a fare le foto ai marciapiedi gli state dicendo di vivere il turno dentro il primo bar che trova?
I cittadini possono fare queste cose da soli.
Vabbè però non c’è bisogno di alterarsi in questo modo… :))))
Stiamo solo parlando 😀
E comunque alla fine le nostre istituzioni stanno lì per questo… 😀
Si eleggono i rappresentanti, si chiede al sindaco, al Presidente di Regione di mettere in agenda una cosa, vien messa in agenda e la si fa.
Non è che ogni dipendente pubblico italiano non fa nulla dalla mattina alla sera, eh?!
Per piacere… vi prego…
Cerchiamo di mantenerci sul tecnico senza scadere nei luoghi comuni.
I dipendenti pubblici sono dei lavoratori come tutti noi, come tutti gli altri, per cui cerchiamo di non scadere nella becera polemica di strada.
Ci saranno sicuramente le cosiddette mele marce ma questo non autorizza nessuno a generalizzare!
I lavoratori devono avere una dignità.
Allo stesso modo in cui è giusto che si riconosca al cittadino il ruolo e il compito dell’essere attivo e consapevole.
Che un cittadino veda un marciapiede rotto e lo segnali piuttosto che bofonchiare e biascicare parole impronunciabili mi sembra il minimo!!!!
E più che altro farei notare che l’atteggiamento e il vizio diffuso di questi tempi è quello di fare finta d’essersi slogati una gamba, andare al pronto soccorso, farsi fare un certificato falso e richiedere i danni al comune.
Per esempio.
Ci perde il comune, ci perde l’assicurazione, ci perdiamo noi che dobbiamo tutti pagare più tasse per coprire le spese…
TUTTI abbiamo di che essere educati.
Le mele marce vanno isolate con pratiche di buona educazione e rispetto!
Bisogna farli sentire a disagio, fuori dal coro, anancronistici, mal visti e isolati.
Così si diventa virtuosi!
E rilancio su un punto: parlavi di un portale su cui segnalare i guasti.
Bene! Ma ci vorranno dei tecnici per metterlo su e per gestire la coda delle segnalazioni, no?! 😀
Hai ragione, scusate.
Il fatto è che c’è genete che se ne approfitta del posto fisso e questo fa rabbia.
Non volevo offendere nessuno.
Se non ho capito male c’entra con un articolo che deve ancora uscire. Una sorpresa?
Da come parli sembri uno che sa di che parla… la nota di modestia nella frase finale è ben accetta ma hai detto cose molto giuste e belle e io sono d’accordo con te.
Però hai ragione, non sarebbe male se ci fosse un articolo con una panoramica degli usi possibili, pensati, già consolidato.
Uno stimolo a pensare diverso e alternativo 🙂
Sei sicuro che ti va bene avere più pubblicità però “giusta per te”?
non è un pò misero come affare?
Si, e speriamo che sia divertente (o almeno interessante) per tutti voi 😀
Non mi fate dire di più, però, ok? 🙂
Tranquillo, abbiamo capito 😉
Abbiate solo qualche giorno di pazienza… Non dico altro 😉
Ecco a voi ciò che alcuni di voi avevano chiesto: usi potenziali, futuri dei google glass.
http://it.emcelettronica.com/7-utilizzi-reali-dei-google-glass-nsfw
Fateci sapere che cose pensate nei commenti a questo articolo 😀
Buona lettura.
Mi sa che l’ho trovata 🙂
http://i.imgur.com/WkHHpZ1.jpg