
Ricordate una e-mail che girava qualche anno fa, il cui contenuto era tranquillamente leggibile nonostante le lettere all’interno delle parole fossero state stravolte? Potenzialità del cervello umano, in grado di percepire il significato estrapolandolo dall’insieme. Un nuovo studio dell’Università di Stato dell’Ohio rende ancor più interessante questa teoria: infatti dopo alcuni test è risultato che il cervello umano è in grado di riconoscere dei paesaggi, come una spiaggia ad esempio, in fotografia anche se essa viene modificata lasciando solo il 25% del contenuto originale. L’importante è che restino alcune righe di contorno. L’esperimento è stato ripetuto con altre immagini, sia naturali che non, ottenendo lo stesso risultato.
Le potenzialità del cervello umano e le sue rappresentazioni
Linee astratte sono sufficienti per rappresentare un panorama, questo il succo dello studio condotto da Dirk Bernhardt-Walther: un cambiamento di rotta rispetto a prima, quando si credeva che per distinguere una spiaggia da un panorama cittadino erano necessario visualizzare strutture e colori.
L’utilizzo della risonanza magnetica funzionale per la scansione del cervello umano
La ricerca, apparsa sull’edizione online di Pnas.org, prevedeva la visione di fotografie a colori e di linee che tratteggiavano sei categorie di scenari (spiagge, strade cittadine, foreste, autostrade, montagne e uffici) da parte di 10 partecipanti al progetto; allo stesso tempo il cervello dei volontari veniva posto a scansione utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI, functional Magnetic resonance imaging). Le immagini fMRI sono servite a mostrare ai ricercatori le reali potenzialità del cervello umano; i risultati più significativi si sono rivelati nell’analisi dell’area paraippocampale (PPA), una sezione del cervello che si ritiene svolga un ruolo fondamentale nella codifica e nel riconoscimento di scenari (piuttosto che di facce o oggetti).
La decodifica delle immagini cerebrali
La parte di lavoro più impegnativa è arrivata in seguito; mentre i partecipanti osservavano le foto a colori, i ricercatori cercavano di capire che tipo di scenario vedessero, utilizzando un decodificatore basato su software specifico che elaborava i dati secondo i modelli dell’attività cerebrale nella PPA, estrapolati dalla risonanza magnetica funzionale. Il decodificatore non è stato in grado di fornire prestazioni perfette, ma è risultato più che utile nel prevedere quale scena avesse visto una persona da una particolare immagine fMRI. Ma c’è da puntualizzare che il decodificatore non ha tratto beneficio dalla visualizzazione delle foto: la sua previsione è infatti stata anche più accurata quando le persone vedevano un’immagine composta da linee piuttosto che una fotografia. Altro risultato interessante riguarda l’eventuale errore del decodificatore: se commetteva un errore , lo faceva allo stesso modo sia con le foto che con le linee. Per esempio, se calcolava erroneamente che le persone stessero guardando una foto di un paesaggio di montagna quando in realtà avevano di fronte l’immagine di una foresta, ripeteva lo stesso errore quando analizzava i tratteggi. Secondo i ricercatori le tipologie di errori combaciavano così bene da dare evidenza al fatto che le rappresentazioni di foto o di tratteggi sono molto simili per il cervello. La sua potenzialità sta proprio in questo, di necessitare solo il minimo indispensabile. D’altronde l’uomo ha rappresentato le immagini con contorni e linee appena definite sin dall’età preistorica (le pitture rupestri ad esempio), un periodo nel quale le potenzialità del cervello umano erano genuine e non ancora condizionate dal progresso civile e tecnologico. Sostanzialmente, quindi, il cervello è dotato di un raffinato ed estremamente preciso modello di elaborazione dei dati. Se solo potessimo usarlo nel pieno delle sue capacità..avete visto il film Limitless?

Salve a tutti, a proposito del nostro amico cervello, ultimamente ho letto il famoso libro “Il fuzzy pensiero” di Bart Kosko e devo dire che il modello del cervello che l’autore immagina è davvero interessante, elenco alcune sue conclusioni che magari potranno incuriosire:
-un pensiero == un pozzo (cioè un punto di minimo relativo) di energia della rete neurale;
-l’atto del pensare == convergenza della rete verso un posso di energia;
-l’atto di apprendere un concetto == creazione di un nuovo pozzo della rete;
(questa è bella)-dèjà vu == convergenza della rete verso pozzi “spuri” della rete, cioè accidentalmente creati dalla rete stessa e che non hanno nulla a che vedere con un evento reale;
(questa è ancora più bella)-il famoso flashback pre-morte cioè “tutta la vita che scorre davanti agli occhi”== disperata “ricerca associativa massiva ” della rete, che, in parallelo, scandaglia istantaneamente tutti i pozzi nel disperato tentativo di trovare un particolare “pensiero” che possa salvarci la pelle;
un saluto
Una frase che mi ha colpito della Montalcini è stata da lei pronunciata quando ha compiuto 100 anni (nel 2009) e disse:
“non mi interesso più del corpo, quello che oramai per me conta è solo il cervello”
Le persone come me che soffrono di dislessia quando leggono e effettuano la transcodifica da lettere a suono lo fa senza sistema di riferimento, da tutto questo ne deriva una grande confusione con alcuni caratteri che se non sono presi nel verso giusto prestano a confusione.
Ad esempio “p” se non teniamo conto del verso in cui è scritta si confondono con le lettere “d”, “b” e “q”.
E per di più durante la transcodifica in assenza di sistema spaziale è possibile investire la sequenza delle lettere.
Spero di aver risposto alla tua domanda,
per bisogno sono qui a spiegarti più nel dettaglio.