System-on-a-child: Raspberry PI e UNICEF per l’istruzione dei bambini rifugiati

L’innovatore UNICEF James Cranwell-Ward utilizza i PI per insegnare ai bambini siriani, rifugiati in Libano, la numerazione essenziale e le basi per la scrittura di codice. Di solito i bambini vivono l’apprendimento come una relazione di amore-odio, perché hanno voglia di imparare, ma al tempo stesso non vedono l’ora di finire per precipitarsi a giocare. In un campo profughi siriano nella valle di Bekaa, vicino alla città libanese di Zahlé, l’apprendimento rappresenta qualcosa di diverso, perché dà un senso di normalità ad una condizione disperata. Qui sono arrivati circa 465.000 bimbi siriani da marzo del 2011, e per un paese che contava circa 4 milioni di abitanti, questa situazione ha causato diversi disagi, non da ultimo l’istruzione per i più piccoli.

Raspberry PI per l’insegnamento

James è laureato in informatica presso l’Università di Manchester e lavora a stretto contatto con i rifugiati siriani in Libano; una delle sue mansioni principali riguarda lo studio delle soluzioni possibili per assicurare l’accesso all’istruzione base a milioni di bambini. E lui pensa di aver trovato quella perfetta, grazie ad un programma chiamato Pi4L, acronimo di (Raspberry) PI for Learning.

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Con questo programma i PI sono al centro dell’insegnamento: un corso lungo sei settimane incoraggia i piccoli ad imparare concetti base di scienze e matematica, prima di passare alla fase di programmazione con Scratch, utile a fornire le basi della scrittura di codice.

Raspberry e UNICEF: apprendimento ludico contro le malattie

James Cranwell parla anche della presenza di giochi sui PI per sensibilizzare i bambini verso la prevenzione della poliomelite e l’importanza dell’igiene. Quasi tutti i piccoli rifugiati non avevano mai avuto la possibilità nemmeno di toccare un computer, e questa esperienza li ha catapultati avanti nel tempo di diversi anni. Tuttavia, prima che il progetto PI4L partisse, a Novembre 2014, James ha avuto non pochi problemi nell’organizzazione, risolti brillantemente grazie ad una partnership con una ONG, già impegnata ad utilizzare i PI nelle scuole libanesi.

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In questo modo, come ha riferito lo stesso Cranwell, “UNICEF implementa i cambiamenti attraverso i nostri partner e potenzia le ONG locali per permettergli di portare avanti il lavoro che noi vogliamo. Quindi con la ONG avevamo a disposizione la tecnologia e l’esperienza.”

Il giusto prezzo per il programma Raspberry PI4L

Dopo aver visualizzato l’idea e stretto la giusta partnership, James ha dovuto anche rendere il progetto economicamente possibile. Il suo budget era di 100 sterline per dispositivo, e doveva includere computer, schermo, tastiera e cavi. Fortunatamente era a conoscenza del progetto HDMIPi Kickstarter ed era convinto che il suo schermo ad alta definizione da 9” sarebbe stato perfetto per Pi4L.
Dopo aver preso contatti con il co-creatore di HDMIPi, Dave Mellor, James ha ottenuto tre prototipi da presentare al team UNICEF in Libano. Pochi erano a conoscenza del Raspberry PI, e chi lo era aveva delle riserve circa la sua diffusione sul territorio, per cui ci volle tutta la capacità persuasiva di James per convincere ogni membro ad accettare il progetto. Da quel momento, James e il suo team hanno inviato dozzine di Raspberry Pi, insieme ad altrettanti HDMIPi in Libano. Le tastiere e i cavi sono stati procurati invece sul posto.

Ribaltare il modello: i diversi utilizzi del Raspberry Pi

Una volta ottenuta la strumentazione, James si è ispirato ad un modello utilizzato dalla Foundation for Learning Equality di San Francisco, che utilizzava il Raspberry Pi come server. Per la scuola di bambini rifugiati in Libano, sono stati utilizzati i laptop (aggiornati tramite un dongle 3G) come server e i Pi come terminali per accedere ai contenuti. Il sistema è infatti in grado di lavorare senza una connessione continua ad internet, e questo è perfetto perché permette di utilizzare il network wi-fi locale per avere accesso ai contenuti tramite browser.

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Nonostante ciò, completare il progetto non è stata una passeggiata, perché l’assenza di elettricità ha reso necessaria la richiesta di approvvigionamento. Per fortuna, tutto è andato per il meglio, e fino ad ora un totale di 158 bambini, in tre centri di accoglienza e in un insediamento non ufficiale, hanno potuto seguire corsi scolastici di base. Nella seconda fase è previsto il coinvolgimento di altri 150 bambini. L’obiettivo è quello di estendere il programma Pi4L ad altre aree del Libano e in altri paesi, aiutando il più possibile l’accesso all’istruzione e alla tecnologia.
L’entusiasmo di James trapela dalle sue parole: “ Se ci pensate, ci sono bambini nei paesi sviluppati che utilizzano Raspberry Pi per accedere alla conoscenza e sviluppare nuovi skill: la stessa cosa succede ai più svantaggiati bambini siriani rifugiati in Libano.”

Oggi la tecnologia è in grado di annullare le differenze, a prescindere dalla condizione di partenza e dalle risorse in possesso.

Per saperne di più sulla tragedia in Siria e per fare una donazione, visitate:
unicef.org.uk

Article courtesy of The MagPi
All the images courtesy of UNICEF

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