
Nel settore automotive, i sistemi per evitare le collisioni sono ormai da tempo una realtà, essendo installati e disponibili su numerosi modelli commerciali di autovetture, non necessariamente di fascia alta. Scopriamo in questo articolo la tecnologia che sta dietro questi sistemi, come funzionano, e quali possibili migliormaneti o espansioni potrebbero essere apportati in futuro.
ATTENZIONE: quello che hai appena letto è solo un estratto, l'Articolo Tecnico completo è composto da ben 2067 parole ed è riservato agli ABBONATI. Con l'Abbonamento avrai anche accesso a tutti gli altri Articoli Tecnici che potrai leggere in formato PDF per un anno. ABBONATI ORA, è semplice e sicuro.

Quando si parla di migliorare la sicurezza sulle strade non posso non essere toccato, troppe volte si parla di incidenti e pensare di poter almeno ridurre il numero di vittime della strada mi fa sempre ben sperare. Complimenti per l’articolo, non vedo l’ora che i sistemi di sicurezza per la guida raggiungano livelli eccelsi (e magari che anche la coscienza di noi automobilisti migliori nello stesso intento, anche se questo parametro è difficile da tenere sotto controllo…)
Ti ringrazio Tiziano, per i complimenti. La sicurezza dell’auto (sia passiva che attiva) è un argomento troppo importante per essere trascurato. Oggi sempre più auto propongono sistemi di aiuto alla guida, con l’obiettivo da un lato di aumentare la sicurezza, dall’altro di rendere la guida stessa più confortevole. Ad esempio, un recente modello di auto giapponese del segmento B (quindi di fascia media, non certo una luxury car) è dotato di microtelecamere integrate che, abbinate ad opportuni algoritmi software, permettono di implementare funzionalità un tempo non disponibili su auto di questa fascia: controllo dell’angolo cieco, attraversamento della linea di demarcazione della carreggiata, rilevamento oggetti in movimento (utile quando si esce in retromarcia da un parcheggio senza vedere nulla o quasi di ciò che avviene dietro di noi). Magari approfondiremo maggiormente questi temi in un prossimo articolo.
Sarò di controtendenza e dirò probabilmente una cosa sulla quale non sarete d’accordo.
Tutto sommato la voglio dire: io sono un appassionato di guida. Mi piace tantissimo.
Direi che potrei definirmi un “amatore”.
E così come adoro guidare, adoro essere io a farlo.
Non ho imparato a parcheggiare con i sensori né tanto meno a non dover cambiare le marce, tanto fa da sola.
La mia prima scuola guida l’ho fatta in una 500 d’epoca e avevo poco più di 2 m per effettuare il parcheggio.
Capisco che la tecnologia propone dei vantaggi notevoli ma alla guida sarei restio a cambiare.
Sono convinto che il fatto che ci siano guidatori irresponsabili non debba costringere persone che invece lo fanno con coscienza e tantissima attenzione a rinunciare al piacere di non dover essere sottomessi allo stato dell’arte della tecnica.
I sensori di parcheggio non li voglio, non voglio un sistema che mi assista nelle sterzate così come non mi interessa che mi si segnali se una manovra di sorpasso è azzardata oppure no.
Capisco la ragione di Stato per la quale è giusto inventare questi sistemi onde evitare i grossi numeri e le grosse tragedie però sinceramente devo confessare che mi dispiace che presto o tardi non sarò più io a guidare la mia macchina…
Che strana posizione per un tecnico (mi sembra di aver capito che sei ingegnere, giusto?): è il progresso, non si può fermare!
Ma qualche passione me la vuoi lasciare? 🙂
E poi, evoluzione o meno, il vintage ha un suo innegabile fascino…! 😀
A che frequenza vengono mandati gli impulsi? Dipende dalla distanza?
non lo so per certo, l’autore sarà più utile di me nel rispondere ma dovrebbe essere facile. valuti la distanza che vuoi tenere sotto controllo (visibilità) e ricavi la frequenza che usi…
Alla fine la formula che devi usare è sempre quella:
c= f x l
Almeno credo…
Piuttosto, una domanda: ma il sistema è adattativo con la velocità?
Beh, direi proprio di sì. È giusto sia slovati a darne conferma però tutto lo lascia presupporre.
Anche perché mi viene un dubbio: questo sistema non ha molto senso che sia in funzione sempre (se non guarda troppo lontano) ma magari quando la velocità non è sostenuta.
Se siamo in condizioni di collisione imminente, un sistema del genere per quanto possa essere autonomo, ovvero guardare in profondità, comunque non credo che possa riuscire a gestire condizioni di impatto a 30, 50 m.
Giusto?
Confermo che, in genere, questi sistemi si disattivano al di sotto di una certa velocità, ed esiste sempre e comunque la possibilità di disattivarli manualmente. Procedendo ad esempio nel traffico cittadino, con continue frenate e accelerazioni (seppure a bassa velocità), l’utilità di questi sistemi sarebbe piuttosto dubbia.
Questi sistemi di “rilevamento” della distanza tra veicoli sono giustamente chiamati radar, proprio perchè si basano sullo stesso principio dei sistemi radar installati ad esempio sugli aerei. In pratica abbiamo un trasmettitore che emette un segnale rappresentato da un’onda elettromagnetica di una certa frequenza. Questa verrà poi riflessa da ogni ostacolo incontrato lungo il proprio cammino, come ad esempio la vettura che ci precede. Il segnale riflesso viene acquisito da un ricevitore e processato da un sistema di controllo che determina la distanza dell’ostacolo.
I trasmettitori funzionano in modo impulsivo, non continuo, in modo tale che sia possibile processare il segnale ricevuto (in seguito alla trasmissione eseguita al tempo T) prima di trasmettere il successivo (al tempo T+1). I sistemi radar più diffusi utilizzano le microonde (frequenze dell’ordine dei GHz) perchè queste onde vengono poco assorbite dall’atmosfera e quindi si propagano meglio. Le velocità di trasmissione sono ovviamente paragonabili a quella della luce (occorre introdurre una correzione dovuta al mezzo trasmissivo, cioè l’aria), quindi il tempo tra un impulso e il successivo può anche essere molto ridotto.
Occorre poi tenere presente che i sistemi radar più sofisticati utilizzano anche l’effetto Doppler, e sono pertanto in grado, in base alla variazione della frequenza e/o della lunghezza d’onda subita dal segnale ricevuto, di determinare la velocità dell’ostacolo (veicolo che ci precede) oltre alla sua distanza relativa.
Trattandosi di microonde, valgono ovviamente le solite limitazioni che affliggono questo sistema di trasmissione: degrado del segnale in caso di pioggia o nebbia, necessità di mantenere puliti da fango, grasso, e polvere sia l’antenna trasmittente che quella ricevente, ecc. ecc.