Il recente terremoto in Emilia Romagna ha scosso la terra ma anche l’opinione pubblica proprio come è accaduto tre anni fa con il sisma a L'Aquila: ancora una volta ci siamo trovati infatti di fronte ad immagini di devastazione e crollo che ci riguardano da vicino. Ma questa volta non si tratta solo di mera rassegnazione: l'analisi delle possibili cause del terremoto apre scenari all'apparenza insospettabili.
Perché ne parliamo in un blog di elettronica e tecnologia? Facciamo una premessa per capirlo meglio.
Frequenza dei terremoti: cosa è cambiato negli anni?
Molti di voi avranno più di trent’anni e probabilmente avranno fatto istintivamente una riflessione sulla frequenza di queste calamità naturali. E’ vero che qualche decennio fa non esistevano gli odierni mezzi di comunicazione e che quindi le notizie non viaggiavano con la stessa velocità, ma la sensazione è quella che negli ultimi dieci anni i casi di terremoto, tsunami etc siano visibilmente aumentati. La natura si sta ribellando? A tremare peraltro non sono più solo le note zone sismiche, come il Giappone, ma anche la Pianura Padana, da sempre considerata stabile per natura (così come Oklahoma dove sono circa 185,000 i pozzi di gas)! Quale può essere la spiegazione a questo fenomeno?
L’uomo e i terremoti: siamo vittime o carnefici?
Da sempre l’uomo ha subito in maniera passiva la forza devastatrice del terremoto, tradizionalmente considerato perfino impossibile da prevedere (anche sul punto comunque il dibattito è aperto). Ma qualcosa ultimamente sta cambiando: l’idea che ci sia un disegno globale manovrato da pochi potenti e subito dal resto dell’umanità ha spinto in molti a considerare alcuni fenomeni sotto una luce diversa e ad andare oltre la verità “ufficiale” che viene fornita dai mass media. Il caso più emblematico è l’attentato delle Torri Gemelle del 2001 ma a documentarsi si scopre che sono molti i fatti storici (anche non troppo recenti) soggetti a potenziali interpretazioni alternative. E se prima i pochi che sostenevano teorie negazioniste erano additati come “complottisti”, oggi la rete dimostra che non si tratta di un movimento marginale. Ma cosa c’entrano le catastrofi naturali vi chiederete? L’uomo non può certo causare un terremoto: o forse si? E’ proprio questa la riflessione che ha portato in molti ad associare il terremoto dell’Emilia Romagna al fracking, una tecnologia molto usata negli Stati Uniti che potrebbe avere ripercussioni non secondarie sulla frequenza delle scosse sismiche.
Terremoto in Emilia Romagna: tutte le possibili cause
In molti stanno indagando sulle possibili cause alla base del terremoto in Emilia Romagna. E proprio in questo contesto è venuta alla luce la discutibile pratica del fracking. In sostanza si tratta di perforazioni idrauliche di rocce sedimentarie poco permeabili ricche in petrolio che prima arrivano in profondità e poi si muovono parallelamente al terreno creando dei canali nei quali viene pompato ad alta pressione materiale non meglio identificato perché coperto da segreto professionale (solitamente sostanze difficili da smaltire e potenzialmente tossiche). Questi elementi chimici restano intrappolati nel sottosuolo.
In Italia si è cominciato a parlare di fracking di recente e, nel clima concitato dovuto agli ultimi eventi, è difficile scovare fonti ufficiali su quella che è la situazione attuale nel nostro Paese. Già in America, dove il fracking è utilizzato dal 2000, il geologo William Ellsworth, rappresentante dello United States Geological Survey, aveva evidenziato un rapporto di causa-effetto con la frequenza sismica. Proprio nelle zone del Nord Italia che sembrano essere interessate da questa pratica (anche in quelle notoriamente considerate a basso rischio sismico) da inizio anno sono state 632 le scosse, ovviamente spesso di lieve entità. Si è parlato anche di accordi, poi smentiti, del governo Monti con multinazionali texane attive nel campo della trivellazione.
Lino Bottaro, giornalista di Stampa Libera, che per primo ha parlato di fracking in Italia, è stato accusato di diffondere bufale nel web.
Il fisico Marco Mucciarelli, docente di Sismologia Applicata all’Università della Basilicata, ha smentito che in Italia vi siano tecniche di fracking, quantomeno ufficialmente.
Il nostro Paese infatti, in linea con Germania, Francia e Bulgaria ha preso posizione contro questa pratica estrattiva opponendosi alle richieste delle multinazionali dell’energia. Certo è che il ministro Passera ha più volte ribadito le potenzialità dell’industria del petrolio in termini occupazionali. Anche Paolo Romani, ministro dello Sviluppo Economico, e il suo sottosegretario Stefano Saglia hanno sottolineato la necessità di procedere con le trivellazioni perché “senza energia si torna al Medioevo”. Insomma non si parla di fantascienza o futurismo e non si vuole generare allarmismo ingiustificato: proprio a Rivara, non troppo distante dall’epicentro del terremoto, è in piedi un progetto di stoccaggio del gas naturale che prevede l’accumulo di 6.800 milioni di metri cubi di gas naturale in un acquifero salino che arriva fino a 3.180 metri di profondità, con il gas che può penetrare fino a 2.970 metri e ben 19 pozzi di iniezione. A prescindere dall’idea che ci si voglia fare dell’episodio specifico, è auspicabile che quanto successo spinga ad una riconsiderazione sulle proposte avanzate in merito allo stoccaggio gas. Proprio come è avvenuto in seguito al disastro nella centrale di Fukushima nel referendum sul nucleare: certi eventi devono quantomeno servire a scuotere la coscienza pubblica e a non sottovalutare le potenziali conseguenze di scelte che incidono sull’ambiente e il territorio.
Purtroppo è notizia di oggi che una ulteriore scossa di forte intensità ha colpito le zone dell’Emilia. Purtroppo ci sono ancora morti e danni, al patrimonio storico ed alle imprese.
Servono fatti e non parole,
servono aiuti alle persone ed alle imprese
servono aiuti ai comuni,
serve un commissario straordinario che attivi un team di sismologi, ingegneri etc. per accertare le zone sismiche italiane,
serve studiare ed investire nella prevenzione,
serve un piano regolatore che impedisca la costruzione di edifici che non siano antisismici.
Se qualche sismologo ci legge potrebbe contribuire all’idea nata con il nostro concorso, di un mems in ogni lampione stradale.
La domanda è: può un monitoraggio così capillare del territorio, aiutare a prevenire i terremoti?
Speravo che questo articolo non fosse così attuale oggi ma purtroppo lo è. Proprio oggi parlavo con un sismologo che mi spiegava che la mappatura delle zone sismiche muta con il tempo e che quindi oggi la pianura Padana potrebbe essere sismica. Certo che forse la scienza dovrebbe aprirsi di più a teorie alternative piuttosto che ostinarsi a sostenere che i terremoti non possono essere previsti in anticipo….
Potresti fare al sismologo con cui parlavi oggi la domanda da me sopra posta?
Grazie
Riporto alcune citazioni da Facebook che spero aiutino a cogliere lo spirito di riflessione che questo post vuole diffondere:
“Poi ripeto, non c’e un gran motivo di pensare che questi terremoti siano artificiali, ma dire che non lo possono essere e’ semplicemente ridicolo.” Gaber
“il sismologo è una persona che viene intervistata dopo un terremoto.” Antonio Pavolini
Come si fanno a trovare le prove senza finanziare la ricerca? Il discorso è molto ampio ma bsta a pensare alla medicina: non sono sicura che se qualche medico trovasse una cura alternativa alla chemio vincerebbe il Nobel.
@ Emanuele: purtroppo il sismologo di cui sopra mi è stato presentato in una specifica occasione, non è una mia conoscenza diretta. Ma la sensazione che ho vuto è in generale di ferma chiusura. Tutto quello che non si legge sui libri ufficiali è complotto. Nessuno sminuisce il lavoro di professionisti ma una maggiore apertura e una minore arroganza potrebbero veramente aiutare.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/05/terremoto-la-procura-apre-unindagine-su-possibili-trivellazioni-abusive/253463/