
I telefoni cellulari possono far male al corpo umano! Non è un’opinione e nemmeno del facile allarmismo ma un dato di fatto confermato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Quindi, come da tutte le cose dannose per l'uomo, dobbiamo difenderci e per farlo prima di tutto dobbiamo sapere quali sono le certezze e quali i dubbi in materia e poi prendere le giuste contromisure. Ecco come possiamo difenderci.
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Ciao Piero, complimenti per l’esposizione, chiara e dettagliata, come sempre del resto.. Vedo che questo argomento ti sta particolarmente a cuore, hai trovato il tuo modo di dare qualcosa agli altri. ognuno di noi dovrebbe, a proprio modo, contribuire, anche se in piccolo a “salvare il mondo”, sommate, tante piccolezze da parte di tutti farebbero un impegno serio per cambiare le cose. Continua cosi e non stancarti mai!! Grazie per il tuo impegno!
Per la cronaca e per chi volesse saperlo, nel caso avesse perso il manuale, io ho un Samsung Note II con i seguenti valori:
Testa 0,171 W/Kg
Corpo 0,369 W/Kg
Ciao e grazie ancora!!
Il tema ci sta a cuore a tutti! Abbiamo già da anni iniziato a discuterne grazie ai post di Alessandra (Edi82), poi grazie a Piero siamo entrati nel merito tecnico e questo ha portato importanti conferme.
Abbiamo anche fatto dei test pratici, come si evince dalla foto, notando importanti incrementi di temperatura intorno all’orecchio in base a come si orienta il telefonino. Un semplice test, niente di più ma quanto basta per poterne ritornare a discutere perché in assenza di prese di posizione ufficiali l’unica cosa che possiamo fare è EDUCARE ad un corretto utilizzo del telefonico.
Grazie a te e a chi leggerà per questa o altre opinioni che tutti vorrete esprimere.
Questi valori che indichi sono davvero molto incoraggianti e devo dire di essere rimasto sorpreso quando ho letto i valori dichiarati da Samsung per i suoi ultimi dispositivi.
Quello che stupisce è il fatto che più si va avanti più è realmente possibile diminuire il SAR perché le antenne possono essere più piccole, anche a parità di potenza in gioco.
Quello che vorrei sottolineare, l’aspetto per il quale cercare il valore di SAR dichiarato più basso è fondamentale, è che, fino a quando non esisteranno commissioni di inchieste delicate, ispettori che in incognito hanno il compito di andare girando per le aziende e verificare senza alcun preavviso questi valori, i metodi gli ambienti di lavoro, gli strumenti di taratura e di verifica, effettuando non controlli a campione ma sistematici, diffusi, continui, allora questa sarà solo una traccia.
Il consumatore, da questo punto di vista, non è ancora davvero realmente tutelato perché questo valore viene dichiarato dall’azienda ma non esistono pene per chi dichiara il falso rispetto questo.
Oltre alla questione della certificazione, della verifica e dell’introduzione di un ente esterno garante del continuo controllo del rispetto di questi criteri, c’è anche un altro problema: questo indicatore viene stimato sulla base dell’utilizzo dei cosiddetti “Fantocci”.
Si tratta di manichini costituiti da un polimero omogeneo che dimostra di avere proprietà elettromagnetiche medie, se non intermedie, che più o meno modellano una stima, media per l’appunto, del comportamento del corpo umano.
Il metodo dovrebbe essere rivisto in funzione di due parametri:
– come facevo notare ad un utente tempo fa, prima di tutto il nostro corpo è costituito da una notevole stratificazione piuttosto diversificata di strati di spessori diversi, di materiali diversi e diversamente irrorati.
– il fantoccio è inerte. All’interno del corpo umano, invece, avvengono una serie di reazioni metaboliche che servono al funzionamento non soltanto di uno specifico apparato ma di tutti gli apparati. Esse variano con il carico di lavoro che l’organismo deve sopportare ed altrettanto vale per qualunque parte del corpo.
Certo, sussiste una certa diversificazione ma è evidente che il corpo umano non è immobile, non è morto.
L’intero bilancio netto dei meccanismi che producono e consumano energia varia nel tempo ed è proprio per questo che gli effetti più importanti non sono quelli meramente termici ma quelli non-termici.
È proprio l’alterazione di questi meccanismi che preoccupa di più.
Ergo, il consumatore può, per tutelarsi, esigere che ci sia informazione e diffusione di questi argomenti e nel contempo può cominciare a fare le domande giuste, per esempio chiedere conto e ragione del perché il fantoccio viene fatto in questo modo e non se ne scelga, piuttosto, uno più realistico.
Queste sono le prime idee che mi vengono in mente, le cose più facili e più immediatamente si potrebbero fare.
Tra l’altro tutti noi potremmo fare questo anche senza alcuno sforzo perché basterebbe Internet, i mezzi di comunicazione che abbiamo già a disposizione, per farlo 🙂
Incremento della temperatura? Ma è il grado che vedo indicato in figura?
Di quanto stiamo parlando?
In quanto tempo?
E già che ci siamo:
Come avete condotto il test?
Che strumenti avete usato?
Che modello di cellulare avete usato?
Vedo la cosa ti interessa molto…. bene 🙂
Ribadisco che è stato un semplice test, fatto da elettronici si, ma non valido come prova scientifica. Cosa che dovrebbe fare invece la comunità scientifica, ma che purtroppo non fa.
C’era anche Piero, potrà darti lui maggiori info tecniche.
Dunque, sono più o meno presenti le due correnti di pensiero, pro e contro. Il SAR esprime purtroppo solo l’energia che viene assorbita dal corpo, ma relazione energia-danno non è verificata! Faccio un esempio, se mi metto al sole d’estate, sono investito da un campo elettromagnetico che mi scalda per 10-20 W/kg e mi rosolo al sole, la mia pelle cambia colore e se esagero possono venirmi dei melanomi sulla pelle. Ora, da quanto ne so, per quanti esperimenti fatti su cavie sottoposte a campi EM, non si è mai arrivati ad una evidenza statistica, segno che se l’effetto c’è è veramente basso, nè c’è una relazione di proporzionalità (che implicherebbe il fatto che il fenomeno esiste). Mi spiego, prendo 100 topi, sottoposti a 1W/Kg, dopo 1 anno 1 si ammala, prendo altri 100 topi, sottoposti a 10 w/kg dovrei trovarmi minimo 10 ammalati, ma non è cosi, magari ne trovo sempre uno.. Io sono rimasto a questi stadi, non ho visto altri esperimenti che dimostrino una sorta di causa-effetto seppure alla lontana. PS: Se la foto della termografia la facevo con il cellulare spento, solo intento alla telefonata, l’immagine rimaneva pressochè uguale, l’innalzamento della temperatura è anche effetto della posizione del telefono che permette al sangue di non raffreddarsi (il bianco rappresenta le vene).
Rispondo ai 2 quesiti fondamentali che poni:
1)Io sono rimasto a questi stadi, non ho visto altri esperimenti che dimostrino una sorta di causa-effetto seppure alla lontana.
Gli effetti del riscaldamento verso i genitali maschili è noto: provoca infertilità. Gli effetti sul feto sono noti, può provocare malformazioni al feto considerando che il liquido amniotico è al 99% acqua e la frequenza di risonanza dell’acqua è proprio quella delle microonde dei telefonini. Il surriscaldamento dei tessuti molli cerebrali, in modalità così anomala (effetto microonde) NON sono scientificamente provati MA nemmeno esclusi.
Metteresti la testa nel forno a microonde? Certamente no, ma il cellulare, seppure di potenza molto inferiore invece tenuto premuto all’orecchio e quindi vicinissimo al cervello, tramite il condotto uditivo, quello si???
Niente allarmismi, solo buon senso 🙂
2)PS: Se la foto della termografia la facevo con il cellulare spento, solo intento alla telefonata, l’immagine rimaneva pressochè uguale, l’innalzamento della temperatura è anche effetto della posizione del telefono che permette al sangue di non raffreddarsi (il bianco rappresenta le vene).
Ovvio, ma inclinando il telefono e quindi la sua antenna abbiamo verificato che la zona di calore si sposta, dimostrando quindi che sono le radiazioni ad avere tale potenza di riscaldamento e non la semplice pressione di un oggetto….. fino a questo ci arriviamo 🙂
…per non saper ne leggere ne scrivere.. meglio stare attenti… Non si é obbligati ad avere la certezza del danno per applicare buone norme di comportamento, che comunque possono solo far bene… Senza nulla togliere allo spirito della tua precisazione, che mi sembra chiaro che deriva da una tua esperienza nel campo della sperimentazione…
Ciao!
Comincio dalla fine ma solo per ragioni di tempo ed opportunità: le zone “bianche” anterolaterali non rappresentano le vene ma le “sporgenze” ossee del soggetto (lo si può verificare molto facilmente… d’altronde, la forma della testa è più o meno quella per tutti ma siamo tutti un po’ diversi!).
Questa, inoltre, è una scala a colori per cui il bianco c’entra poco 😉
Per il resto scusate ma non ora non mi è possibile dilungarmi.
A dopo.
Nella mia zona so che c’è un centro che sta facendo da anni ricerche su cavie sui CEM, non conosco se ci sono risultati parziali o meno, però io il surriscaldamento è l’effetto che “temo” di meno, insomma, perchè “a sensazione”, quanto innalzano di temperatura 0.4W/kg se direttamente assorbiti dalla testa senza considerare il flusso del sangue? E’ questo che mi lascia perplesso. E’ vero che alcuni tessuti sono maggiormente stimolati, altri meno, ma la sensazione, e ribadisco sensazione è che le potenze in gioco siano molto basse per poter vedere un effetto termico. Ma posso sbagliarmi. Credo più a possibili interazioni sulla propagazione degli stimoli elettrici, ma anche su questo aspetto penso sempre al fatto che queste frequenze ora in uso ai cellulari, sono state per anni in uso ai ripetitori TV, e ci sono zone d’italia che sono state “bombardate” da CEM di valori decisamente più alti (centinaia di Kw in trasmissione con antenne anche direttive…), e anche qui l’evidenza non è così certa nè in Italia, ma anche nel resto del mondo. Poi sono dell’idea che si debba comunque per precauzione mantenere questi valori al limite minimo tecnologicamente possibile, come precauzione.
Sarebbe interessante vedere il profilo di temperatura al passare del tempo (in fondo il punto più caldo del collo si trova a 34°C) e l’altro lato della faccia. Che emissività è stata utilizzata per la ricavare l’immagine?
Dunque, andiamo con ordine.
Sì, è vero: esistono due correnti di pensiero (immagino si riferisca alla pericolosità del potenziale da uno).
Quelli che sostengono che in effetti ci sia il rischio e quelli che invece lo negano.
Io però sono sempre stato contrario alla logica del “tifo da stadio”. Io sono una persona che ha voglia di sapere per cui non mi interessano queste dinamiche tra fazioni modello guelfi e ghibellini…
Mi piace, anche con una certa arroganza, definirmi un uomo di scienza.
Io cerco tutto quello che può assomigliare ad una verità scientifica.
Io, per passione, mi affido alle evidenze tecniche, pratiche…
Chi mi conosce sa che io sono una persona molto pignola e molto difficile da convincere… Ma questo non vale solo per il cellulare, intendiamoci…
Ecco per quale motivo innanzitutto vorrei correggere Nicola Fabbri quando dice che il SAR “esprime purtroppo solo l’energia che viene assorbita da”. Non l’energia, ma un tasso di assorbimento. Non un modulo, ma una quantità percentuale rapportata al peso. Questo è diverso non soltanto nella forma ma nella sostanza.
E qui già ci sarebbe da ragionare sul fatto che se non c’è omogeneità nei tessuti per spessori, per tipo di tessuti e grado di irrorazione, è facile rendersi conto che il peso non è una misura oggettivamente valida…
Una stratificazione composta di elementi differenti ha, tutt’al più, un peso medio…
Ma su questo, mi sono già espresso ed ho già spiegato perché e come questa misura, questo indice, andrebbe migliorato (SECONDO ME!).
Quando dici che “relazione energia-danno non è verificata!” potresti aver ragione. Ma quello che dici è un po’ impreciso.
L’esempio che fai non è sbagliato solo che devi tener presente che quando sei esposto al sole innanzitutto il riscaldamento è più o meno uniforme, tu sei praticamente nudo (il costume al mare copre molto poco del corpo…) e quindi sei in grado di comportarti, o meglio il tuo corpo si comporta, come se potesse gestire questo riscaldamento, ripeto quasi informe, con tranquillità.
Come? Facile: tu sudi. Tanto!
Uno dei motivi per cui, ma vale anche per quello che dirò fra poco, abbiamo messo tutti quei riferimenti alla fine dell’articolo, e per cui vi consigliamo vivamente di leggere prima quelli poi di commentare, è che tra quei riferimenti potrete trovare anche una spiegazione del meccanismo di termoregolazione del quale come specie siam dotati.
La termoregolazione è un meccanismo non cosciente che permette al nostro corpo di equilibrare la nostra temperatura in maniera tale da farla rimanere sempre costante mediando tra cause esterne e cause interne che portano ad abbassamenti o innalzamenti della stessa.
La creazione di energia, le funzioni metaboliche, e molti stimoli esterni portano la temperatura ad essere estremamente variabile ma lo scopo del nostro corpo è quello di riuscire ad equilibrare tutto questo in maniera tale da farci vivere sempre alla stessa temperatura interna.
Questo deriva dal fatto che i 37° sono la temperatura ottimale per il funzionamento del nostro corpo così come costituito.
Queste considerazioni non sono “medicina for dummies” ma il punto di partenza per comprendere che qualunque causa esterna, specialmente localizzate, specialmente per lungo tempo, è certamente causa di disfunzioni!
Spero di non dover spiegare che mettere la mano sul fuoco dovrebbe essere solo un modo di dire… 🙂
Ecco, in questo spirito, possiamo certamente affermare che il danno termico è assolutamente comprovato.
Fuori da questo iperbolico esempio, però, il motivo per cui la frase che hai usato è imprecisa è il fatto che la relazione tra energia e di innalzamento della temperatura ed a sua volta la relazione tra innalzamento della temperatura e danno è verificata!
Uno degli esempi di questo è l’effetto sui genitali.
Ancora una volta, torno a consigliare la lettura dei riferimenti che abbiamo messo alla fine di questo articolo per scoprire che le prove scientifiche alle evidenze risultanze di studi esistono eccome… 😀
Per quanto riguarda l’incidenza, Nicola Fabbri ne fa una valutazione numerica basandosi su una semplice proporzione.
Il problema è che questo tipo di materia è molto complessa, ci sono ancora dei fatti non comprovati, come per esempio, e qui e solo qui ha ragione, la relazione tra esposizione e danno non termico non è assolutamente ancora comprovata.
Esistono delle teorie su quali danni o quali effetti non termici possono essere causati da questo tipo di esposizione ma nessuna prova definitiva.
E per quale motivo la risoluzione dell’organizzazione mondiale della sanità li classifica come “potenzialmente” e non una “certamente” oppure “univocamente” cancerogeni…
È più che plausibile ipotizzare che esistano anche delle predisposizioni genetiche che rendano più o meno sensibili…
In questo momento è giusto fare ogni genere di ipotesi anche per provare ad istruire nuovi studi scientifici.
Ci sono certamente delle “novità” rispetto a quello che Nicola Fabbri che però possono tranquillamente considerarsi riassunte in quello che sto scrivendo in questo momento (a tutt’oggi!).
Per quanto riguarda poi l’osservazione nel post scriptum, resto un po’ perplesso…
Non capisco, in particolare, sulla base di che cosa vengono fatte queste affermazioni…
Mi lascia anche un po’ perplesso il fatto che nessuno si renda conto che è stata volutamente coperta la marca del telefono cellulare…
L’esperimento diciamo la prova, è avvenuto alla presenza di testimoni, se ce ne dovesse davvero essere bisogno… 😀
E comunque, chiunque sia così volenteroso da istruire una prova meglio organizzata, davvero: è il benvenuto!
Noi non desideriamo altro che essere corretti da chi ne sà di più! 😀
Apprezzo molto la richiesta di Boris e quindi gli rispondo brevemente.
L’incremento della temperatura è stato rilevato durante una telefonata lunga otto minuti e 37 secondi (Emanuele correggimi se sbaglio).
In realtà sono state fatte due telefonate distinte ma la prima, non ricordo per quale motivo, è stata ritenuta non valida.
I valori che vedete in figura rappresentano la temperatura ambiente, e la temperatura nei punti indicati.
Questo vuol dire che rispetto alla temperatura ambiente, c’è, dopo otto minuti, una disuniformità ed un gradiente di temperatura.
Stiamo parlando esattamente dei valori che vedi in figura.
Tale gradiente si è andato creando nel corso della telefonata ed essa è stata interrotta non appena abbiamo visto che non c’era più un incremento significativo.
Il test (anche se utilizzare questa parola conferisce dei connotati più altisonanti rispetto al fatto che noi abbiamo fatto soltanto una prova…) è stato condotto all’interno di una sala riunioni, una stanza non riscaldata all’interno della quale eravamo in quattro persone in tutto.
Per effettuare la misura abbiamo utilizzato una termocamera della Fluke (e anche su questo, e ma non le potrà essere più preciso perché in questo momento non ricordo il modello).
Il modello di telefono cellulare che abbiamo utilizzato è un Blackberry. Non ricordo il modello di preciso ma non le sicuramente lo sa perché è il suo… 🙂
Anzi, sarebbe interessante che leggessimo insieme qui il suo manuale, quindi, Emanuele, se mi ricordi qual è il modello, mi occupo di farlo subito.
Adesso torniamo a noi: nei molti riferimenti che abbiamo utilizzato, sono state spesso utilizzate le parole “precauzione”, “cautela”, “igiene”… Nessuno è qui a dare risposte definitive che la comunità scientifica non abbia vagliato e validato… Intendiamoci!
Saremmo dei ciarlatani…
Quello che ci siamo limitati a fare è raccogliere dati, metterli insieme senza orpelli o artifizi per raccontarli…
E per questo motivo l’esempio della testa del microonde rende perfettamente il concetto. 😀
L’effetto termico, poi, è effettivamente quello che va temuto di meno perché lo possiamo constatare, anche stimare… Diciamo che ce ne possiamo accorgere.
E’ il resto che deve preoccupare! Quello che non vediamo!
Mi fa piacere che ci siano dei centri che ricercano sui campi elettromagnetici, sul funzionamento, sui loro potenziali effetti ma non mi pare piuttosto strano che non abbiano dei risultati parziali…
Non foss’altro che uno dei motivi per cui il governatore Crocetta sta rischiando davvero tanto in Sicilia è l’argomento MUOS…
Sapete di che cosa si tratta, vero?
Gli americani hanno anche confermato che i livelli di esposizione alle radiazioni elettromagnetiche sarebbe superiore alle normative in quella zona se divenisse attivo ma hanno bollato la cosa come assolutamente ininfluente per il semplice fatto che nelle immediate vicinanze non esistono insediamenti abitativi…
Vi produrrò la fonte di questo non appena avrò il tempo di ricercarla ma vi renderete tutti conto da soli che questo non vuol dire che sia stato negato che l’esposizione faccia male…
Curiosamente si verifica un fenomeno per cui è vero che non esistono prove definitive del fatto che facciano male ma nessuno, a parte Veronesi s’intende, si azzarda a dire che le cose stanno davvero così…
Non vi sembra curioso?
Per quanto poi riguarda i dati che dimostrino o non dimostrino valori di incidenza, anche a valle dell’utilizzo di antenne direttive, in parte è vero.
In parte, però, è anche vero che fino a qualche anno fa Taranto moriva di tumore unicamente perché capitava…
Oggi siamo in grado di dire con assoluta certezza scientifica ed oltre ogni ragionevole dubbio che l’ILVA uccide.
Oggi siamo nelle condizioni di notare una straordinaria coincidenza: ci sono molti malati di tumore al cervello che vivono nelle immediate vicinanze delle BTS.
Oggi questa è una coincidenza, domani chissà…
Inoltre vorrei dire che non ho capito la domanda “che emissività è stata utilizzata per ricavare l’immagine?”…
Che vuol dire? Che significa questa domanda?
Io devo ammettere che sono moto infastidito dall’operato di alcuni negazionisti. NON mi riferisco a Nicola.Fabbri che ha esplicitamente espresso di voler sviscerare il problema mettendo in discussione alcune teorie… Mi riferisco a molti personaggi, a volte anche di spicco della medicina (leggi Veronesi) che esprimono, dall’alto della loro reputazione, giudizi a mio parere senza fondamento, pure opinioni che peró, proprio perché espresse da persone di fama, diventano fondate teorie scientifiche. Veronesi ha anche dichiarato, ad esempio, che gli inceneritori non fanno male…. C’é un esercito di persone che spesso negano l’evidenza a testa bassa e a mente chiusa, non sentono ragioni e argomentano senza sosta che non si puó sapere… non si puó dire… non ci sono dati a sufficienza….non si capisce perché lo facciano, a volte viene naturale pensare che abbiano interesse a farlo, é l’unica spiegazione… C’é anche un esercito di giornalisti, di comunicatori, di diffonditori di notizie, persone estremamente ignoranti, che non aspettano altro che l’occasione per riportare l’ennesima perla di saggezza del Veronesi di turno, con il solo scopo ri riempire testate e scalette che ormai non hanno piú contenuti attraenti per il pubblico. Queste persone sono consapevoli (ma se ne fregano) del peso che anche un semplice articolo su un giornale o servizio in tv hanno sulla gente comune, che assorbe l’informazione senza porsi domande, come del resto non se ne sono poste loro prima di riportare la notizia. Tutto ció mi irrita particolarmente, per fortuna c’é internet e gente che si sbatte per far sapere che le cose non stanno cosí o perlomeno esiste un serio margine di dubbio su cui bisogna riflettere. Impariamo a ragionare con la nostra testa e salvaguardare la nostra salute e la nostra vita indipendentemente da cio che dice la TV, i giornali e i vari Veronesi del momento… impariamo a capire, approfondire, riflettere per conto nostro, impariamo a cogliere ció che é buono da chi cerca di farcelo sapere!!
Ciao!
Ribadisco infatti che la mia è una “provocazione” per cercare di fare riflessioni insieme, cercando di essere solo pro o solo contro.
Ci sono emeriti studiosi pro e altrettanti contro, quindi per me è importante cercare di capire se è possibile individuare punti certi, e comunque ribadisco che il principio di precauzione è il punto di partenza! Le mie perplessità sugli aspetti legati al riscaldamento vengono da considerazioni pratiche, provate ad esempio a mettere un ora il cellulare in trasmissione (ricarica permettendo..) sopra un bicchiere d’acqua e a misurare la temperatura al termine, la differenza se c’è e minima, ed è acqua che in teoria deve assorbire tutta la radiazione, ed è una quantità minima rispetto al nostro corpo.
Sospetto che se una interazione con le cellule esista debba essere ricercata in altri meccanismi, ma ribadisco che è una mia considerazione fatta sulla base di quello che so.
E’ un parametro che varia da 0 a 1, 1 è per il corpo nero, 0 per uno specchio perfetto, serve alla termocamera per capire la temperatura dato che si basa sulla misura delle radiazioni emesse. Era solo curiosità, una TC non fornisce un valore corretto di temperatura se l’emissività non è corretta.
Hai ragione, avevo semplificato troppo, questo è l’effetto che provocava danni alla cataratta ai tecnici che riparavano i radar. Idem per i genitali, sono esterni perchè gli spermatozoi temono il surriscaldamento (passatemi il termine poco medico..) e quindi un innalzamento di temperatura non fa benissimo.
Concordo sulla precauzione, è veramente importante.
Però si deve dare anche una prova di un meccanismo di azione che sia riproducibile. Mi spiego, io uso il telefono 30 minuti al giorno, senza auricolare, e bevo 4 caffè (perchè mi trattengo).
Allora, i CEM e il caffè sono entrambi nella stessa categoria di rischio per l’OMS, quindi non saprò mai cosa mi fa peggio o cosa incolpare qualora (e qui mi tocco) mi succedesse qualcosa.
L’aspetto che non vorrei trascurare è solo quello dei grandi numeri, ovvero le evidenze statistiche sono sempre verificate su un campione grande, se consideriamo che nel mondo ci sono milioni o miliardi di cellulari, anche in popolazioni che non hanno altri tipi di inquinamento (vedi africa), si dovrebbe avere una evidenza numerica decisamente più marcata. Questa è la mia sola estrapolazione personale in base a quanto leggo. Ma ribadisco non nego che si debba fare qualunque tipo di ricerca per trovare se ci sono e come avvengono eventuali interazioni con il corpo umano.
Sino a quando i meccanismi non sono noti non possiamo dirci “tranquilli”.
Ok, però parliamo del CEM, e sul fatto che da un secolo sono usati diciamo più o meno intensamente, con frequenze e potenze decisamente variabili rispetto ad oggi. Hai delle statistiche reali sui casi di malati di tumore che vivono vicino a ponti radio o altre installazioni? Che fonti?
Sai cosa mi piace?
Lanciare i sassolini negli stagni…
Mi piace guardare le onde per pagarsi come l’effetto di quello che ho fatto io. Una piccola azione con grandi conseguenze…
Ecco, adesso lancio un sassolino:
http://www.ehow.com/list_7352210_hazards-mobile-tower.html
Vediamo che succede!
Che idiota!
Ma certo…
Domando scusa.
Dunque, come giustamente evidenziato, normalmente gli oggetti presentano emissività che va da 0,1 (uno specchio) e 0,95.
La pelle umana ha una emissività molto vicina ad 1 e pertanto abbiamo utilizzato questo valore (il più alto possibile).
La pelle, d’altronde, è la regione che più ci interessava tenere sotto controllo…
In questo la prova forse può essere considerata parecchio deficitaria visto che le condizioni ambientali non erano, in tal senso, ottimali.
Ma d’altronde l’abbiamo definita una “prova” e non già un “test”.
Come direbbe Nanni Moretti: ” Le parole sono importanti!” 🙂
E su questa conclusione, direi che ci siamo 😀
Quello che vorrei farti capire, però, e su cui mi preme focalizzare l’attenzione in maniera importante, è che la statistica è quella scienza per cui se uno mangia 2 polli ed un altro muore di fame, in realtà, in media, tutti stanno mangiando una volta al giorno.
Poco? Troppo? Non importa.
Diventa una valutazione da fare successivamente.
Il punto è che gli economisti, con questa “teoria” concludono qual è il benessere di una nazione.
E così per il reddito pro-capite, il numero stesso dei telefonini in circolazione, il PIL di un paese, le ore trascorse su internet, il numero di sms che ognuno di noi manda ogni giorno..
Nelle medie, e nella legge dei grandi numeri, il caso particolare muore, o meglio… viene nascosto.
Un po’ come la cenere sotto il tappeto.
Mi domando, allora: invece di utilizzare la statistica come una scienza assoluta che dà risposte incontrovertibili, non sarebbe meglio prenderla con le pinze, usarla solo per istruire uno studio e poi particolareggiare?!
No perchè se ci pensiamo, secondo me, la cosa è molto simile al discorso degli effetti delle radiazioni…
Siccome globalmente si riscalda poco (che poi andrebbe ben quantificato), allora “chissene”…
E NO!
Non ci siamo.
Si riscalda poco, (diciamo) va bene.
Ma dove? Come? Quanto? C’è un gradiente? E quanto è grande? E quanto pesa? E qual è il limite sostenibile? E quanto è il massimo a cui si arriva? E questi valori sono confrontabili?
E se si, che effetti hanno?
E queste domande, solo per la temperatura…….. poi c’è da studiare, ripeto, gli effetti non termici!! 😀
Comunque ti consiglio di andarci piano col caffè… non è esattamente una bevanda salutare, specie a stomaco vuoto.. 😉
salve, non ho finito di leggere tutti i commenti ma mi permetto di segnalare che se volete fare un articolo che abbia credibilità dovete anche essere sicuri di quanto scrivete. Ad esempio il consiglio di spegnere wifi e bluetooth può essere corretto ma citare anche il gps tra i dispositivi “pericolosi” è assolutamente errato. Si tratta di ricevitore gps, quindi nessuna emissione in radiofrequenza.
Il GSP è un ricevitore, quindi non emette, ed infatti in quella parte di articolo di parla di “risparmio energetico”.
L’articolo si basa su una ampia bibliografia, consultabile qui:
http://it.emcelettronica.com/tag/radiazioni-cellulari
ma soprattutto qui:
http://it.emcelettronica.com/tesi-di-laurea-sullo-studio-sugli-effetti-delle-radiazioni-sul-corpo-umano-conclusione-e-bibiografia
Effettivamente, rileggendo il periodo, forse questo utente ha ragione…
La frase potrebbe essere fuorviante, anche se è specificato, come fa notare Emanuele, che lì stiamo parlando di consigli ambivalenti (e questo è esplicitamente scritto :D)!
Domando scusa.
Detto questo, comunque, vorrei solo fare una domanda: la credibilità di questo articolo, dell’intero articolo, viene davvero messa in discussione ed in crisi solo per questo piccolo “fraintendimento”?
Si, infatti… 🙂
Serve ancora l’intervento di Emanuele, allora… 🙂
Ovviamente la richiesta era di Antonello, scusami 🙂
Stavo rispondendo a Boris in un altro tread 🙂
Ho letto con grande attenzione questo articolo e questa discussione…
è tanto che seguo questo sito e questo argomento ed avevo letto alcuni dei vostri riferimenti, solo alcuni però.
Ho letto con attenzione anche i commenti e sono contento che si siano individuate alcune cose che possono (e devono!) cambiare perchè si riprenda il cammino verso la verità.
Quelle simulazioni riportate nella tesi sono, comunque, un po’ diverse da quelle che bisognerebbe fare, o mi sbaglio?
Voglio provare a riflettere insieme per cercare delle domande per andare avanti, per continuare a ragionare su questa cosa.
Adesso scrivo le prime che mi vengono in mente.
La domanda che dovremmo farci, penso, è: esiste un modello tridimensionale realistico, credibile almeno per impostare lo studio dal punto di vista delle simulazioni?
Prima di mettere un umano all’interno di uno scenario di analisi penso sarebbe il caso di stabilire cosa potrebbe succedere e poi chiedere il consenso…
Non trovate?
Quelle disomogeneità, sono effettivamente già realizzate e caratterizzate?
C’è la possibilità di condurre dei test almeno in simulazione?
Che altro ci sarebbe da fare poi?
Come si dovrebbe andare avanti?
Chi bisognerebbe contattare oppure che tipo di squadra bisognerebbe mettere insieme per poter andare avanti?
Della serie, se nessuno lo fa, perché non lo facciamo noi?
Allora, innanzitutto grazie per essere intervenuto.
Io provo un grande piacere a parlare con le persone specialmente di cose che mi appassionano.
Le simulazioni che sono state riportate alla tesi sono certamente perfettibili…
Innanzituttoi segnali andrebbero adattati e rivisti.
Ma poi anche il modello, che è soltanto bidimensionale; per non parlare del fatto che l’approssimazione della superficie (piatta) è notevole… Quindi da migliorare ce n’è eccome…
Poi c’è anche il discorso che, anche se uno le simulazioni le volesse fare bidimensionali ma dell’intera testa, come le ho fatte, ci sarebbe sempre la questione del modello…
Quindi in pratica buona parte del problema oggi si riduce nello studiare un modello della testa (ma va esteso all’intero corpo ed alle mille posizioni, ambienti e così via dicendo!) attendibile e completo, che tenga conto delle sue più svariate componenti: servirebbe una modellizzazione precisa della pelle, del cervello, di tutti gli strati intermedi…
Ad essere precisi su questa cosa c’è davvero tanto da fare…
Quindi costruire un modello valido è certamente una cosa fondamentale!
Per questo, necessariamente, servirebbero almeno un medico, un esperto di modellazione tridimensionale, attrezzatura ad hoc ed un mesetto buono di lavoro…
Dicevo l’attrezzatura; dovrebbe essere tale da supportare i test. Io personalmente ho lavorato al Politecnico di Bari su una macchina non esattamente da salotto per alcune simulazioni (non quelle riportate nella tesi) e per lavorare su un modello tridimensionale sono arrivato ad occupare fino a 24 GB di RAM!
Per quanto riguarda, invece, la caratteristiche dei tessuti, c’è un’ampia letteratura disponibile, parte della quale è stata richiamata nella tesi.
Voglio comunque rassicurare sul fatto che i parametri che servono, tra cui conducibilità, permeabilità e permettività, sono modellati secondo l’equazione di Debye ed è certamente possibile conoscerle in maniera deterministica.
Se interessati, posso scrivere al riguardo.
Una volta, quindi, raggiunto il primo traguardo, si userebbero i valori già noti come richiamato e mancherebbe soltanto di utilizzare un’antenna progettata ad hoc ricalcando, più o meno, quelle che già sono inserite all’interno dei telefoni più diffusi.
Da quel momento in poi, ci sarebbe soltanto da leggere i risultati dei test, effettuare delle nuove verifiche questa volta su soggetti che si mettano a disposizione e poi…
Trarre le giuste conclusioni!
Questo è come me la sono immaginata io, come lo farei, qual è l’iter…
La domanda finale è quella alla quale io personalmente vorrei dare corso… Farlo noi sarebbe molto bello, davvero molto bello!
Io sono qui. 🙂
Addirittura… Davvero notevole!
Grazie per il tuo punto di vista.
Sarebbe un lavoro molto interessante anche per me.
Comunque, non certo per cambiare discorso ma piuttosto per fare una riflessione, volevo farti notare una cosa, che mi è venuta in mente rileggendo l’articolo: se il valore del SAR non viene riportato sull’etichetta del prodotto, all’esterno, come informazioni al cliente, l’unica, prima di comprarlo, è leggere il manuale (se uno volesse dare una conferma a quanto verificato da solo.
L’unica cosa è che i cellulari vengono venduti in confezioni sigillate e sul sigillo c’è scritto chiaro e tondo che se il cliente si accorge che il sigillo manomesso, il cliente è tenuto a rifiutare la vendita.
Come si fa in questo caso?
Non c’è una norma che obblighi i venditori ad esporre questo valore! Mi domando, questo punto: dovrebbe esserci? Potrebbe essere un’altra cosa da fare?
Non dovrebbero essere loro stessi in qualche modo responsabilizzati del fatto che hanno dato informazioni incomplete e il cliente non è stato messo solamente nelle condizioni di scegliere in maniera consapevole e completa?
Indubbiamente sarebbe una parte considerevole della soluzione al problema.
Dopodiché ci tengo a precisare una cosa: anche costringere un venditore ad esporre un dato, pena sanzioni gravissime oppure anche revoca della licenza, non risolve il problema.
Il problema più grande ed oggettivo che noi abbiamo è, prima di tutto, capire la portata del fenomeno, l’importanza che tutto quello di cui stiamo parlando ha realmente.
Tutte le implicazioni concrete delle nostre paure.
Certo, nel frattempo potremmo anche pensare a questo ma sarebbe un palliativo, un rimedio temporaneo ed anche un po’ ipocrita perché non sappiamo dire effettivamente quanto servirebbe.
Certo, lo stato attuale suggerisce che solo più importanza potrebbe avere sapere, non meno.
Ma, per essere completamente onesti e trasparenti, c’è bisogno di ammettere che la portata di questo “più” a noi è ancora parzialmente sconosciuta.
Salve
vorrei segnalare una app per android che cerca di incoraggiare, tramite vibrazioni e avvisi, l’utilizzo degli auricolari in situazioni
considerate a rischio, come per per esempio quando si guida.
https://play.google.com/store/apps/details?id=com.greenmobile&feature=search_result#?t=W251bGwsMSwyLDEsImNvbS5ncmVlbm1vYmlsZSJd
Saluti
Antonio
Credo che questa sia una segnalazione importante…!
Non ho ancora provato l’app (mi riservo di farlo) ma letto la sua descrizione ve la riporto:
“Il tuo smartphone è un dispositivo che usi ogni giorno e che, probabilmente, userai per tutta la vita. Esso emette radiazioni che, secondo diversi e autorevoli studi ed in ultimo la Corte di Cassazione Italiana, possono essere dannose, provocando tumori della testa e del nervo acustico. Questa app esegue due compiti molto importanti: innanzitutto spiega, nella sezione di impostazione allarmi, quali sono le buone pratiche per ridurre le esposizioni inutili a radiazioni nell’uso dello smartphone ed inoltre consente di impostare dei segnali di allarme a piacimento che consentano di ricordare queste best practices. Per esempio, se si è in macchina, un allarme ricorda di mettere gli auricolari; se si sta chiamando, un allarme avverte quando si può portare lo smartphone all’orecchio perché il segnale è stato agganciato senza assorbire inutilmente radiazioni. Un timer ricorda di non effettuare conversazioni quotidiane di oltre 15 minuti, e altri accorgimenti che si possono attivare o disattivare permettendo di impostare il proprio personale livello di protezione. La salute è una cosa seria.
Installa l’app ORA, iniziando così un uso più controllato del tuo smartphone, eviterai di avere seri problemi tra DIECI ANNI.
http://www.youtube.com/watch?v=hQg_3vanTaw”
Specialmente guardate il video!
Una segnalazione importante, questa!
Una realtà fatta di piccoli (per modo di dire) indizi che indicano una verità che ogni giorno arriviamo a svelare!
ciao a tutti,
vorrei soffermarmi sul SAR, premesso che è palese che tali valori sono diminuiti a mio modesto avviso non è proprio un bene perché se le antenne dei cellulari sono diventate più piccole* sono automaticamente meno performanti; se queste guadagnano meno vuol dire che è aumentata la potenza dei trasmettitori (telefoni) ma se fosse così, andrebbe comunque ad influenzare il SAR quindi peso sia indubbio che si è moltiplicata la presenza di ponti ripetitori magari migliorati in altezze\location.
Conclusione? abbiamo sicuramente meno potenziali malati (il telefono lo usano tutti)ma invece, abbiamo un sacco di gente che vive\lavora entro 70 metri dalla direzione di trasmissione del ripetitore fortemente a rischio.
* E’ anche vero che più la frequenza è alta più le antenne sono piccole
ciao vi invito a visitare https://www.facebook.com/Esmog.it oppure Esmog.it (da poco on line)
Salve a tutti
mi permetto di aggiungere una riflessione sull'argomento, da sempre di grande interesse per il sottoscritto, che non ho visto menzionata nell'ottimo articolo di Piero.
Nelle best practices, ovvero nei dieci consigli sull'utilizzo dei cellulari, aggiungerei l'undicesimo consiglio, ovvero che l'utilizzo del cellulare andrebbe limitato il più possibile e solo alle situazioni di emergenza mentre l'automezzo è in movimento (ma non solo).
I motivi sono molteplici:
1) l'interno dell'abitacolo è assimilabile a una gabbia di Faraday, ergo le onde EM fanno molta fatica a uscire e rimbalzano molte volte all'iterno dell'auto (e ovviamente contro e attraverso i suoi occupanti) prima di uscire
2) Deriva dal primo punto: se le onde faticano ad uscire, il telefono (smart o normale che esso sia) tende ad aumentare la sua potenza in trasmissione appunto per superare l'"ostacolo". Ergo, gli occupanti sono maggiormente bombardati dalle onde EM
3) Per permettere una comunicazione continua in movimento (ovvero durante la guida) il telefono è costretto a negoziare di continuo la trasmissione e la ricezione dei dati da una cella all'altra (tecnicamente si chiama handover). Di fatto, il terminale continua a fare uno screening delle celle disponibili sul territorio e sceglie quella più vicina (scelta legata a motivi di risparmio energetico, necessitando di fatto minore potenza). Passando da una cella A a una cella B, il telefono rimane collegato alla cella A fintanto che essa non si trova più distante della cella B. A questo punto il terminale commuta da A a B mediante procedura di handover in modo del tutto trasparente per l'utente e senza che quest'ultimo ne risenta. In queste condizioni, è richiesto molta più potenza in trasmissione e ricezione rispetto ad un funzionamento da fermo che sommato al primo e al secondo punto porta il terminale a funzionare vicino al suo limite massimo bombardando il conducente e gli altri viaggiatori.
Quindi in sostanza io durante la guida in auto tendo a lasciare il terminale in modalità "aereo" e al massimo lo connetto all'autoradio e ascolto un po' di musica.
E aggiungo, faccio lo stesso anche in treno!!!!! e sono propenso a cominciare ad attaccare volantini in giro nei treni chiedendo di fare altrettanto.
saluti a tutti
Mi permetto di aggiungere un altro commento alla questione.
Non mi sembra di averlo letto ne nell'articolo ne nei commenti ma di fatto l'ottimo consiglio di tenere il terminale il più lontano possibile dal corpo e il consiglio di telefonare dove il segnale è maggiore sono dati dal fatto che la potenza in ricezione è direttamente proporzionale alla potenza in trasmissione e inversamente proporzionale al quadrato della distanza dalla sorgente:
Pr = Pt / r^2
Quindi, per limitare al massimo l'assorbimento a livello del corpo delle radiazioni EM è preferibile stare in una zona dove è disponibile un'ampia copertura e con il terminale il più distante possibile dal corpo (quindi anche dalle mani!!). Ognuno poi decida se preferisce usare il vivavoce o l'auricolare a filo.
Ovviamente, il commento è d'obbligo, stare in una zona di ampia copertura non significa attaccarsi alle celle: le celle infatti, dovendo coprire zone geografiche piuttosto ampie, trasmettono a potenze superiori rispetto a quelle dei terminali tipici (smartphone, cellulari, ecc) e a quel punto l'esposizione maggiore di onde EM si avrebbe da parte della cella.
Lancio un ulteriore sassolino nello stagno: dove tenete il router wireless a casa? sulla scrivania? o lontano da persone e camere da letto? Lo spegnete di notte come fate per il cellulare?
Anche per i router wireless vale la stessa regola. Più distante è e meno si è soggetti alle onde. E anche i router wireless continuano a lanciare segnali nell'etere durante il loro funzionamento sia che ci siano o che non ci siano terminali o computer connessi.
Io a casa uso la cara vecchia ethernet 🙂
Ciao Pietro,
scusami se ritorno su un argomento “vecchio”. Ma avevo dei dubbi che non ho risolto leggendo l’articolo, la tua tesi e le discussioni. Su quest’ultime in alcuni casi (forse perché le ho lette da cellulare) ho un po’ perso la sequenza, ma non ho trovato due cose (correggimi se sbaglio per una mia svista).
– La potenza media.
– La risonanza precisa.
Mi spiego meglio, nel primo caso non ho trovato riferimenti alle varie potenze in funzione dei vari sistemi usati. Nel senso, la tua tesi si basava sul GSM (giusto?), poi si parla di UMTS, WiFi e BlueTooth. La domanda è: Ma non entrano pesantemente in gioco le differenti tipologie di modulazione e, soprattutto, il fatto che all’inizio si trasmetteva con un’unica frequenza per trasmissione, ora sono più o meno tutti sul tipo SpreadSpectrum?
Quando hai parlato di risonanza dell’acqua (che quindi interessa i tessuti e gli organi che ne contengono di più), ma non ha un valore ben preciso? Se non erro hai detto 2,4GHz. La domanda é: Ma, essendo un fenomeno preciso, non entrano in gioco quindi solo le frequenze esatte ed eventualmente i sottomultipli con le loro armoniche di maggior potenza?
Poi però ci sono altri effetti che non sono così strettamente legati alla frequenza precisa di risonanza della sola acqua, che mi confondono un po’.
Per spiegarmi meglio, faccio riferimento alla vecchia MagnetoTerapia. Leggendo più o meno le specifiche a suo tempo degli apparati professionali, e vedendo poi le realizzazioni amatoriali (vedi NuovaElettronica) ricordo che si basavano su una portante molto molto bassa (27 MHz) e poi con un onda “sporca”, tipo una quadra, sfruttavano il fenomeno che prima o poi qualche armonica avrebbe “beccato” la frequenza di risonanza di particolari elementi del corpo. E quindi come tale era la panacea per molte malattie/patologie/sintomi in particolare, sempre a memoria, perché “smuoveva” soprattutto il sangue, lo agitava quindi, e questo favoriva deflussi e per effetti di tipo antalgico vario, e, addirittura, per la ricostruzione ossea o la ridistribuzione di edemi…
In questo caso però non era l’acqua a “risuonare” ma molecole più grandi.
Grazie in ogni caso per una analisi così approfondita su di un argomento sul quale c’è molta confusione,
Carlo