Stanno talmente andando in voga, che nessuno pensa alle conseguenze ambientali di questo nuovo prodotto che sta letteralmente invadendo il mercato dei device elettronici.
Le cuffiette wireless, rese note soprattutto grazie ad Apple, per quanto comode possano essere, stanno per diventare uno dei nemici numero uno per l'ambiente.
Il loro grado di recupero dei componenti e riparabilità è prossimo allo zero!
Nemmeno iFixit, la grande azienda di riparazioni nota in tutto il globo è riuscita a ripararle.
https://www.ifixit.com/Teardown/AirPods+Pro+Teardown/127551
A volte la tecnologia sembra aiutare a risolvere problemi , ma come in questo caso ne provoca, che problema ci sarebbe a creare dei dispositivi con la possibilità di effettuare un semplice cambio batteria ? Io penso che il profitto ci sarebbe lo stesso, però a volte i costruttori pensano solo alla vendita di un prodotto per uso e getta, senza pensare al possibile inquinamento
Purtroppo molti prodotti sono quasi irreparabili, io da sempre ho fatto riparazioni e ho sempre cercato di aggiustare qualsiasi cosa non funzioni, è dovrebbe essere sempre così, è come l’elettronica open source, che permette a tutti di sperimentare e condividere , così dovrebbe essere anche se si vuole riparare invece di buttare.
E’ fondamentale occuparsi dello smaltimento dei rifiuti elettronici e fare in modo che avvenga correttamente, ciò che conta non è solo garantire prodotti e dispositivi altamente performanti, ma anche la sostenibilità ambientale di un progetto.
Un altro aspetto dei dispositivi elettronici da non sottovalutare assolutamente. Spesso noi consumatori ci soffermiamo solo sull’utilità e sulla funzionalità trascurando l’aspetto ambientale.
anch’io come Santelectronic cerco sempre “il recupero” prima di andare a buttare via un prodotto..cerco sempre di dare una seconda vita alle cose, sia per un discorso di risparmio (anche se a volte si perde + tempo a riparare le cose che non a gettarle e comperarle nuove) ma soprattutto per un disorso “etico-ambientale”, per ridurre l’inquinamento.
pensiamo ai nostri nonni, ma anche ai nostri genitori che negli anni 50/60/70 non possedevano tutte le cose che abbiamo oggigiorno, e le poche cose che possedevano le sfruttavano fino alla fine. pensiamo ad un paio di scarpe, una volta esisteva il calzolaio dove si poteva andare ad aggiustare le scarpe, e si tirava avanti con “il tacon”; ma in quel modo oltre ad un primo risparmio si evitava pure di buttarle via e quindi andare a produrre rifiuto in molti casi inquinante (dato che anni addietro non c’era nessuna logica di riciclo/recupero ed esistevano quasi esclusivamente le discariche a cielo aperto dove veniva scaricato di tutto e poi veniva coperto….se non proprio dato a fuoco…. 🙁 ) pensate a quanta plastica/gomma c’è in un paio di scarpe e moltiplicate per nmila persone che le gettano quando rotte….
so che sarebbe difficile, quasi utopia, ma si dovrebbe arrivare ad un punto in cui le aziende che producono qualsiasi oggetto ne prevedano sin dalla progettazione dello stesso anche dei sistemi di semplice e poco costosa riparazione, o semplice e poco costoso smaltimento, pena la non concessione a produrre ed immettere nel mercato.
purtroppo siamo arrivati anche ad un punto in cui le riparazioni su certe categorie di prodotti non sono per nulla convenienti…basti pensare alle classiche stampanti a getto d’inchiostro (o le multifunzione stampante/scanner/fax) di bassa categoria…quasi quasi conviene cambiarle ogni volta che si finiscono le cartucce…io ho una multifunzione epson presa qualche anno fa in offerta a 39 euro comprensiva del primo kit di cartucce inchiostro. attualmente il kit completo di inchiostro mi costa quasi 60 euro (salvo offerte, ma di pochi euro…), la cartuccia singola mi costa attorno ai 16 euro…
ogni volta che vado a comperare il kit cartucce mi vien voglia di prenderla nuova con già l’inchiostro….
se si rompe una stampante del genere solo un pazzo andrebbe a farla riparare…si fa prima a buttarla e prenderla nuova…tranne il sottoscritto che quasi sicuramente si metterà a smontarla, cercare in rete un qualche video/tutorial/consiglio e cercherò di sistemarla…
Parlando di rifiuti elettronici che potrebbero essere ridotti annovererei anche gli alimentatori che sono forniti con ogni cellulare. Credo che chiunque ne abbia casa almeno tre o quattro che si accumulano. Tra l’altro mi sembra se qualche anno fa si era parlato appunto di non fornirlo più proprio per ridurre sia il costo che il rifiuto. Tra l’altro credo che molti abbiano acquistato uno di quei caricatori con uscita multipla per caricate più dispositivi da un’unica presa.
Per cui molti alimentatori sono ancora nella scatola dello smartphone inutilizzati.
Personalmente, cerco di non buttare il meno possibile in discarica, ma cerco di tenere oggetti anche per il legame affettivo che posso avere nel ricordo del loro utilizzo…. ma qui rasentiamo forse la malattia (!?)… mi piacciono orologi a parete dell’800 completamente meccanici e precisi, auto d’epoca e così via. Ma ripensandoci, il problema sollevato da Lorenzo Neri, io ce l’ho da prima degli AirPod; infatti io sto già utilizzando il terzo kit di cuffiette con ricarica di Jabra. Però non mi sono mai proposto di smontare i precedenti per sostituire le batterie, che in effetti riducono drasticamente la loro autonomia in 3-4 mesi. Se farò il tentativo di sostituzione delle batterie con successo, Vi farò sapere….così almeno potremo pensare di dirottare gli acquisti non secondo a moda, ma secondo il miglior impatto ambientale.
@ DOC77: sono d’accordo con te: in passato, avendo un negozio di informatica, ho venduto migiaia di stampanti ed ho sempre privilegiato le stampanti più costose, ma che ricambiassero con un costo copia più vantaggioso: l’impatto ambientale si misura non solo sullo smaltimento, ma anche sulla resa delle cartucce di inchiostro: quanta plastica (intesa come cartucce o toner esausti) buttiamo nel corso di vita di una stampante? Le utlime volte ho fatto ricaricare i toner senza buttare nulla!
È purtroppo un problema connesso con la miniaturizzazione sempre più spinta dell’elettronica. Le cuffie sono davvero un esempio evidente e significativo anche perché la loro diffusione è aumentata in maniera vertiginosa. Io stesso ne possiedo un paio e a questo punto vivo due sentimenti contrastanti: da un lato sarei portato a seguire il protocollo ufficiale per lo smaltimento dei rifiuti elettronici regolarmente predisposto dal Comune, chiamando il mezzo apposito per la raccolta; dall’altro sarei tentato di tenerle per me così come sono, anche dopo la loro “morte”, a tempo indeterminato, in modo da non rischiare che, pur affidandole ad un canale ufficiale, finiscano in un qualche circuito di smaltimento “irregolare” visto che è impossibile riciclarne le parti.
Apple ha fatturato oltre 6 miliardi di dollari con i soli AirPods nel 2019 e puntano a raddoppiare tale cifra quest’anno; insomma le cose non possono che peggiorare.
Si tratta di un elemento che ha avuto, e avrà, un impatto straordinario sul mercato e che ha portato con se un mare di imitazioni di qualità (anche) discutibile.
Per me dovrebbe essere garantita per legge la riparabilità/sostituibilità di alcuni componenti critici (vedi batterie, ma non solo) in tutti i dispositivi elettronici, visto che al momento il peso per l’ambiente non viene considerato granchè dai produttori.
Sono perfettamente d’accordo, la preservazione dell’ambiente dovrebbe essere un tema primario per i nostri governi. E secondo me alla lunga sarebbe anche un ottimo biglietto da visita per i produttori. Che dovrebbero imparare da Roomba, i suoi robot aspirapolvere sono così modulari che si può sostituire praticamente tutto senza dover buttare via l’intero robot al primo guasto.
Devo ringraziare l’autore dell’articolo e quelli che hanno commentato prima di me, perché mi hanno aiutato a riflettere su un aspetto che, pur interessandomi di elettronica, non avevo considerato mai approfonditamente. In effetti io non ho AirPods o loro imitazioni, ma ho già accumulato tre braccialetti fitness di bassa qualità, molto compatti, che sono arrivati al loro fine vita. Sinceramente non vedo la possibilità per la maggior parte delle persone di pensare a sostituire batteria o componenti, visto il costo basso del dispositivo e la miniaturizzazione spinta, per cui in effetti sarebbe bene riflettere a livello legislativo su come imporre un ‘prezzo’ da pagare per chi vuole produrre dispositivi praticamente ‘usa e getta’. Saluti.