Un comportamento che si sta sempre più affermando in una società dove è d’obbligo svolgere un numero crescente di compiti nel minor tempo possibile è: il multitasking. Comportamento che è cresciuto con l’evoluzione della tecnologia e la nascita di nuovi dispositivi con funzionalità in costante aumento e perfezionamento. Ci sono aree del cervello specifiche che mettiamo in moto quando svolgiamo più attività contemporaneamente usando più device: pc, tablet, e-book reader, smartphone etc. Tantissime sono le ricerche scientifiche sul multitasking, alcune pro e altre contro, perché è un fenomeno attuale e di grande fascino, anche scientifico, dove c’è ancora molto da scoprire, specie per le sue implicazioni a livello cerebrale. C’è chi sostiene addirittura che siamo di fronte a un vero e proprio cambiamento antropologico e chi invece ribatte affermando che la nostra capacità di comprensione si riduce a dismisura a causa di alcune caratteristiche proprie del multitasking.
INTRODUZIONE: IL CERVELLO
Le aree del cervello, di seguito analizzate, sono quelle che attiviamo quando usiamo le nuove tecnologie: dai pc agli smartphone, dai videogiochi agli e-book, dai tablet alle fotocamere e via dicendo.
Il cervello umano è costituito essenzialmente da tre “strati”. Il primo, quello in assoluto più antico, è il tronco encefalico, detto anche cervello rettilineo (questa denominazione è dovuta al fatto che la sua funzione è molto simile a quella del cervello dei rettili); il secondo, invece, è il sistema limbico, o cervello medio, comune ai mammiferi; la terza e ultima parte è costituita dalla neocorteccia, la famosa “materia grigia”. Di volta in volta, in base al prevalere dell’uno o dell’altro strato, adottiamo un ben determinato comportamento. Pare proprio che i concetti di crescita, miglioramento e creatività, siano del tutto estranei alle prime due parti. La prima si aziona, ad esempio, quando siamo in preda ad “attacchi” di fame o alla passione sessuale: a funzioni, insomma, “istintive” e necessarie per la sopravvivenza. La seconda area, invece, si attiva quando siamo immersi in forti emozioni dettate dalla paura o dal desiderio.
È la terza parte quella in cui risiedono crescita, miglioramento e creatività. La corteccia cerebrale costituisce ben il 90% del nostro cervello ed è la parte più esterna, quella che si è formata più recentemente, ed è proprio costituita da una sostanza grigia ricca di neuroni. Dato che è la parte più evoluta, è anche quella adibita alle azioni più complesse del sistema nervoso come:
- la risoluzione dei problemi,
- la pianificazione di azioni,
- il controllo degli schemi di comportamento (le reazioni a determinati eventi provocati da determinati stati d’animo).
Infine, alla corteccia del lobo prefrontale (cioè di quella parte del lobo frontale situata davanti alla zona motoria) spettano funzioni di regolazione e di controllo dell’equilibrio e in essa vengono elaborate attività psichiche complesse: qui si realizza l’integrazione tra le funzioni puramente intellettive e quelle istintivo-affettive.
La corteccia riveste interamente i due emisferi (destro e sinistro) del cervello. Essi sono suddivisi a loro volta in quattro lobi ciascuno (frontale, parietale, occipitale e temporale). Il più affascinante di tutti è certamente il lobo frontale, che si trova in corrispondenza della nostra fronte e, in pratica, è il “direttore d’orchestra” del cervello. È questo il luogo in cui vengono elaborati i nostri pensieri e le nostre idee. Il lobo frontale riesce a calmarci, acquietando le nostre ansie e le nostre paure, perché per “lui” la priorità non è la sopravvivenza, ma la crescita, raggiungere livelli superiori dell’esistenza. Musica, letteratura, design, ricerca della bellezza e dell’armonia e naturalmente anche la tecnologia hanno poco o niente a che fare con il concetto di “sopravvivenza”.
Nel lobo temporale si trova un'area molto importante: l'ippocampo. Le sue funzioni principali sono: la gestione delle emozioni e la selezione delle informazioni da far entrare nella memoria a lungo termine. Da queste due funzioni si capisce come l'apprendimento, che è proprio la capacità di trasferire informazioni dalla memoria a breve a quella a lungo termine, sia influenzato dalle emozioni: se una materia non piace si incorrerà a maggiori difficoltà nell'apprenderla.
Altre due parti del cervello che, qui, interessano sono: il talamo e l’ipotalamo. Si trovano nella parte centrale del cervello, nella struttura denominata diencefalo.
- Il talamo: poiché il volume di traffico che arriva al cervello, in termini di segnali dai recettori, è molto elevato (oltre 100 al secondo), è necessario un dispositivo, una specie di centralino, in grado di filtrare i segnali e decidere quali sono quelli importanti, che devono essere smistati alla corteccia cerebrale dove ha sede il nostro conscio. Questo centralino è il talamo che impara da ogni nostra esperienza.
- L’ipotalamo: controlla le funzioni viscerali e l’attività delle ghiandole mediante il rilascio di ormoni. L’ipotalamo è la sede della memoria a lungo termine ed è il custode delle registrazioni del passato.
DA DOVE DERIVA IL TERMINE MULTITASKING?
Deriva dall’informatica, dove indica quella tecnica dei sistemi operativi, chiamata anche multiprocessualità, con cui la CPU si dedica a più processi (nota anche con il termine di time- sharing): permette di eseguire più programmi contemporaneamente.
È ormai un termine di uso comune e indica la capacità di fare più cose contemporaneamente.
Solo per curiosità, indovinate chi eccelle in questa “difficile arte”, tra uomini e donne? Spiccano le donne che lavorano, mandano avanti la casa, fanno la spesa, allevano i figli etc.
Qui, però, le attività analizzate sono altre e tutte legate alle tecnologie: mandare messaggi mentre si guarda la tv e si sta facendo una ricerca sul tablet e magari si sta curiosando su Facebook dal computer fisso o portatile. Pensiamo a tutte quelle azioni che quotidianamente facciamo in contemporanea con smartphone, portatili, tablet e computer: mail, messaggi, musica, video, foto, ricerche, tweet, tag, hashtag etc.
SIAMO DI FRONTE A UN VERO E PROPRIO CAMBIAMENTO ANTROPOLOGICO?
La risposta è si per il Ricercatore Wim Veen e il Professore Ben Vrakking dell’Università di Delft, in Olanda. Parlano del passaggio dall’homo sapiens all’homo zappiens (da zapping, termine che indica il cambiamento nevrotico da un canale ad un altro). Infatti, è proprio dalla televisione che parte questo cambiamento strutturale dell’uomo, che è ancora tutto da maturare. Questo “homo nuovo” sviluppa nuove abilità mentali: dalla capacità di pensare in modo non sequenziale e di individuare gli elementi essenziali in un magma d’informazioni, alla tendenza a sostituire il bagaglio della [...]
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Però c’è da dire che quello umano non è un vero e proprio multitasking, nel senso di svolgimento contemporaneo di compiti, ma il passaggio istantaneo da un attività ad un altra e così via, in spazi di tempo molto brevi. I bravi multitasker sono quelli in grado di fornire la massima concentrazione ad ogni singola attività anche di durata inferiore al secondo (lettura, comprensione, decisione). Bravi o non bravi, il multitasking aumenta la probabilità di errore. Per quel che mi riguarda, non essendo un vero e proprio “nativo digitale” ho notato da qualche anno un generale calo di attenzione (ad ogni singola attività) e a volte una ricerca quasi spasmodica di attività da svolgere simil-contemporaneamente. A volte costringo me stesso a fermarmi, valutare le attività prioritarie e cercare di azzerare tutto il resto, ignorando mail, tweet, whatsapp, etc almeno per qualche ora. Non è comunque facile riuscirci.
Concordo ed aggiungo che nemmeno le cpu sono multitasking reali a meno che non abbiamo periferiche dedicate.
Purtroppo al giorno d’oggi siamo bersagliati da interrupt, dall’sms alla notifica di Facebook etc. e quindi la concentrazione è diventata un bene prezioso e sempre più raro, che non deve essere sottovalutato e nemmeno sottopagato direi anche 😉
La rivista “Vivi Zen”, ad esempio, si schiera nettamente contro il multitasking per queste ragioni:
“1- Il Multitasking non è efficiente, per il semplice motivo che implica un costante cambio di attenzione da un’attività all’altra.
2- Il Multitasking è più complicato, più facilmente può indurre all’errore e portare allo stress. Il frenetico e impulsivo passaggio da un’attività all’altra ti impedisce di rilassarti e di ricaricare le energie mentali.
3- Il Multitasking è più superficiale. Dedicarsi a più attività allo stesso tempo implica dispersione, riduzione drastica della qualità.
4- Il Multitasking può farti impazzire, rendendo tutto più caotico di quanto in realtà effettivamente sia.
Del resto “Vivi Zen” segue una linea editoriale improntata allo “zen”: insegnare a vivere in serenità
con se stessi, con calma e soprattutto senza essere stressati. Il multitasking per la loro redazione è
uno dei fattori principali dello stress: meglio fare una cosa per volta ma con il massimo della
concentrazione. Fanno una lista delle cose che bisognerebbe fare per non andare incontro allo stress dovuto al multitasking fra cui quella di spegnere il cellulare.
Una bella filosofia di vita, ma molto difficile da mettere in pratica nella società attuale dove è quasi
d’obbligo fare più di una cosa alla volta, la frenesia è all’ordine del giorno e di spegnere il cellulare,
soprattutto per i giovanissimi ma non solo, non si parla neanche per scherzo.
Sono perfettamente in accordo con quanto evidenziato nell’articolo. Non siamo nati per essere multitasking ma per fare le cose sequenzialmente. Nella sfera professionale, noto spesso che chi fa tante cose insieme, le fa anche male. Chi invece si dedica ad una cosa, una cosa soltanto, la farà quasi sicuramente bene. Chi mi ha seguito al discorso che ho tenuto al TEDx di TorVergata sa bene come la penso su “Una cosa sola!”
Allora sei concorde con quanto sostenuto dalla psicologa americana Elizabeth Poposki:
«Il cervello umano non è in grado di fare due cose contemporaneamente. In realtà quando facciamo più cose insieme non facciamo altro che passare rapidamente da una cosa all’altra e viceversa, un po’ come un computer che fa avanti e indietro tra programmi diversi»