In questo aggiornato Generatore di Corrente Costante, abbiamo un'alimentazione di 16Volt circa ricavata da un trasformatore da 12V 2A. Essa viene stabilizzata dall'integrato 78L12 e serve per alimentare tutti gli integrati, mentre quella di 16V va direttamente al darlington BDX53 che a sua volta alimenterà LM317 (lo stabilizzatore in corrente).
Sebbene questo progetto non sia una novità assoluta in quanto da me pubblicato su riviste ed altri link simili a questo, ritengo sia di interesse per molti e quindi lo ripropongo anche in questo sito con gli aggiornamenti e le varie migliorie. E' notorio che tutte le batterie si caricano con la formula 10% della capacità per 14 ore anche se molte versioni adoperano una carica piu' veloce e con corrente piu' alta. Questo carica batterie, che è un generatore di corrente costante, provvede a selezionare le varie possibilità di carica e di tempo rispondendo a tutte le varie possibili esigenze.
In questo aggiornato Generatore di Corrente Costante, abbiamo un'alimentazione di 16Volt circa ricavata da un trasformatore da 12V 2A. Essa viene stabilizzata dall'integrato 78L12 e serve per alimentare tutti gli integrati, mentre quella di 16V va direttamente al darlington BDX53 che a sua volta alimenterà LM317 (lo stabilizzatore in corrente). Il primo integrato CD4060, provvede a generare un'onda quadra attraverso i pin 9 - 10 -11 e nel contempo dividerà per 16384 (uscita pin 3). Tale conteggio puo' essere visualizzato sul pin 1 che divide per4096, con un lampeggio del led giallo ogni 3 secondi circa. Questo è utile per vedere il corretto conteggio e l'avanzamento del conteggio. Tale frequenza viene inviata ad un secondo CD4060 (pin 9 - 11) che ha sua volta dividerà ancora per 1024 volte (avendo scelto per uscita il pin 15). Attraverso il potenziometro del primo 4060, si avrà la possibilità di scegliere la frequenza di uscita che va da un minimo di 1 ora (trimmer a zero), 1,30 con il trimmer a 5K circa e 2 ore con il trimmer a 10K.
Questi tempi vengono divisi ancora per 1 .... 10 passi, attraverso il divisore CD4017. questo permetterà di selezionare l'uscita del relativo tempo impostato. ES. se si è impostata 1,30 ore, al pin 2 verrà visualizzata dopo 1,30 ore, al pin 2 dopo 3 ore, al pin4 dopo 6 ore.... fino ad un massimo di 15 ore (pin 12). Il led rosso ovviamente vsualizzerà la tensione in uscita. Appena l'uscita del 4017 selezionata, passerà al livello logico 1 (12 volt), immediatamente il transistor BC 237 collegato alla base del BDX53, porterà a massa la stessa base interdicendolo e contemporaneamente farà accendere il led verde di STOP conteggio.
Il centrale del commutatore del tempo andrà anche a bloccare il timer del primo CD 4060 appena riceverà la tensione di uscita selezionata e tutto si blocca. Per regolare la corrente di uscita vedere apposita tabella del LM317. Per impostare i tempi delle varie ore, vedere tabella uscite. Questo circuito è stato provato e testato quindi, garantito. Chi volesse apportare ulteriori modifiche, ad esempio portare i tempi fino alle 24 ore, dovrà modificare la frequenza di base e/o aggiungere magari un secondo CD 4017, solo nel caso volesse avere varie opportunità di uscita e usare il circuito come timer. Per il resto sono sempre a disposizione di ulteriori info.
Per il resto sono sempre a disposizione di ulteriori info, potete contattarmi tramite il modulo contact del mio profilo: metafisico46
Interessante realizzazione in logica discreta. Oramai con l’avvento dei microcontrollori e con l’uso che se ne fa degli stessi sempre più massivo, vedere circuiti realizzati in mera logica cablata con i mitici IC della serie 40xx è sempre più raro ma fa sempre piacere riscoprire gli albori dell’elettronica digitale. Oltre alla componente digitale, abbiamo la componente puramente analogica e in particolare l’attenzione credo sia giusto volgerla verso l’LM317 utilizzato come generatore di corrente per ricaricare la batteria al piombo. In pratica, tutto il circuito, rappresenta un caricabatteria con tempo regolato tramite una logica puramente cablata la quale va a pilotare il darlington bdx53 che porta la corrente verso l’ingresso del LM317. Con un microcontrollore, tutto questo schema si sarebbe ridotto ad un IC magari ad 8pin (il minimale) e allo stadio di potenza vero e proprio, cioò il complesso bdx+lm317. Nonostante questo, continuo a ripetere che è sempre bello ed emozionante ragionare su come mettere insieme le varie parti discrete di un circuito per arrivare a vedere funzionare il sistema finale. La cosa essenziale dello schema è che utilizza IC davvero comuni e facilmente reperibili, quindi lo reputo ottimo per chi vuole muovere i primi passi verso questo mondo di vera e propria elettronica digitale / analogica!
Per fortuna, “elettronica” non significa solamente microcontrollori, arduino e kit di sviluppo!
Sarò anche un nostalgico, ma credo sia molto più interessante anche solamente capire un circuito “cablato”, come dici tu , che compilare qualche riga di C scopiazzata su qualche forum o libreria open source.
Che dire, un progetto di sicuro interesse e dal funzionamento assicurato. Certo, un pò di nostalgia viene anche a me, pensando ai tempi in cui le logiche programmabili e i microprocessori non erano alla portata di tutti. Se non altro, i progettisti (soprattutto quelli in erba) erano costretti ad ingegnarsi e a cavare il ragno dal buco usando solo componenti discreti. Ricordo i tipici circuiti in logica combinatoria con una valanga di integrati 74xx (con un assorbimento mica da ridere, alla fine) che si progettavano e costruivano negli anni 80. Ora si fa tutto con un semplice microcontrollore alimentato da una piccola batteria. La nostalgia comunque rimane…
Concordo pienamente con il tuo pensiero…il gusto di passare ore e ore a progettare ma anche a montare quella miriade di IC in logica cablata su millefori (piastre da prototipo) o su breadboard e il tutto per fare un contatore o un orologio digitale. Oggi è tutto governato da un firmware in un microcontrollore. Il bello della logica discreta è che se ne può apprendere il funzionamento guardando al circuito, ricercando le funzioni logiche dei singoli IC e aguzzando la mente per fantasticare su come tutti quei piccoli millepiedi di silicio possono essere messi insieme per dare vita a qualcosa di più complesso. Anche le riviste di una volta, nel pubblicare i progetti, erano molto più ricercate dagli hobbisti i quali , dalle realizzazioni pratiche, traevano spunto per possibili progetti futuri. Oggi invece, la maggior parte delle riviste pubblicano progetti basati su microcontrollori senza però esplicitare o commentare adeguatamente il firmware costringendo il lettore che vorrebbe realizzare un certo progetto ad acquistarlo in scatola di montaggio a nome della rivista stessa. E’ questo ciò che si è perso con l’avanzare della tecnologia, lasciando a noi elettronici vecchio stampo la nostalgia di un’epoca storica che non ternerà mai più…
Pure io seguo da anni questo tipo di elettronica, nonostante devo ammettere di aver ceduto alla tentazione di usare i pic. Comunque è interessante a riguardo la robotica BEAM, e a proposito ho terminato da poco un piccolo robot che evita gli ostacoli, “programmabile con componenti discreti”. Spesso è interessante cercare una soluzione più semplice, anche se meno evoluta, credo che faccia meglio capire i passi che hanno portato allo sviluppo.
Anche io, non essendo un nativo digitale, leggo con nostalgia questo schema elettrico!
E’ come il fascino dei vecchi Game Arcade oppure del Commodore64.
Realizzare uno schema elettrico era come un’opera d’arte dove ogni blocco aveva una funzione specifica e si cercava di ottimizzare le porte logiche per non sprecare quel flip-flop o quella nand.
Poi sono arrivati i microcontrollori e tutto è cambiato, ma avere una base analogica penso sia fondamentale per poi risolvere tutte quelle problematiche dove il micro magari non arriva, come ad esempio la gestione della potenza (anche se con l’integrazione dei sistemi, i vari SOC le cose sono semplificate anche qui)
Fatta questa premessa concluderei con una frase che mi disse un Ing. della Texas Instruments ormai 15 anni fa:
quello che non c’è non si rompe
e questa credo sia la frase che dovrebbe tenere a mente ogni progettista elettronico
Una mia piccola aggiunta –> “Quello che non cè non si rompe, funziona benissimo e in genere costa poco” Questa è anche la mia filosofia di progettazione, ormai da anni!! 🙂
mi piace la tua filosofia…:D
Stavo cercando un generatore di corrente costante per caricare la batteria dell’auto da usare per un UPS, questo circuito è ad ok per quello che volevo fare, inoltre già temporizzato per staccarsi dopo un certo numero di ore, però dovrò cambiare lo stadio di potenza, poiché dovrò dare più corrente dell’ordine di 5A, mente per il rimanere circuito resterà così com’è. Proprio un ottimo circuito!