
Linear Technology ha recentemente introdotto sul mercato i transceiver multiprotocollo LTC2870 e LTC2871, entrambi dotati di terminazione di linea integrata e commutabile per dispositivi con tensione di alimentazione di 3,3 V e 5 V.
LTC2871 - Descrizione
I dispositivi LTC2870 e LTC2871 rappresentano una coppia di transceiver multiprotocollo robusti e configurabili a livello di pin, in grado di operare con tensioni di alimentazione comprese tra 3V e 5.5V. I protocolli di comunicazione seriale supportati sono: RS232, RS485, e RS422. In particolare, l'LTC2870 può essere configurato o come doppio transceiver RS232 di tipo single-ended, oppure come singolo transceiver RS485/RS422 di tipo differenziale, condividendo le stesse line di I/O. L'LTC2871, invece, non utilizza linee condivise, bensì indipendenti. Con questo modello è pertanto possibile avere un controllo indipendente e simultaneo su due transceiver RS232 e su un transceiver RS485, ciascuno dotato di linee di I/O dedicate. Entrambi i dispositivi riducono il numero di componenti delle reti multiprotocollo e sono immediatamente configurabili. I dispositivi sono dotati di resistori integrati con funzione di terminatori di linea, il che agevola enormemente la riconfigurazione delle interfacce, e non richiede la presenza di resistori esterni e relè di controllo. Ricordiamo che le terminazioni di linea sulle estremità del bus di comunicazione sono rischieste dai sistemi RS485 al fine di ridurre al minimo le riflessioni di segnale. Un alimentatore logico opzionale da 1,7 V a 5,5 V fornisce un’interfaccia digitale conveniente e un convertitore boost DC/DC integrato (comprendente un piccolo induttore ed un condensatore) rende superfluo l’utilizzo di più alimentatori per pilotare i diversi livelli di tensione previsti dallo standard RS232. I driver ed i ricevitori possono essere disattivati singolarmente e lasciati in uno stato di alta impedenza con consumo di soli 9 µA in modalità di spegnimento a bassa potenza. Oltre alla selezione automatica della terminazione, entrambi i dispositivi forniscono la commutazione half-duplex e full-duplex dell’RS485 e supportano il funzionamento in modalità di loopback logico per l’indirizzamento degli ingressi del driver alle uscite del ricevitore allo scopo di eseguire il debug ed i test automatici di diagnostica.
Nell'immagine seguente è mostrato il pin layout relativo al componente LTC2870, nel quale le linee di I/O relative ai vari segnali per gli standard RS232 e RS485 sono condivise. Si noti in particolare la presenza del segnale 485/232 che quando alto seleziona il protocollo 485, mentre basso seleziona l'RS232. La selezione delle resistenze di terminazione viene eseguita automaticamente dal dispositivo a seconda della selezione effettuata.
Quest'altra immagine mostra invece due tipiche applicazioni dell'LTC2871 e dell'LTC2870. A sinistra è visualizzata una configurazione dell'LTC2871 con due porte RS232 ed una RS485, mentre a destra una configurazione, attuabile su entrambi i modelli, che prevede la selezione dell'half o full duplex per l'RS485.
LTC2871 - Riepilogo delle caratteristiche
Le caratteristiche del componente possono essere riassunte nel modo seguente:
- doppio transceiver RS485 e singolo transceiver RS232
- tensione di alimentazione compresa tra 3V e 5.5V
- velocità del transceiver RS485 fino a 20Mbps e fino a 500kbps per il transceiver RS232
- selezione automatica delle resistenze integrate di terminazione di linea (120Ω per l'RS485 e 5kΩ per l'RS232)
- RS485 in modalità half e full duplex
- modalità di loopback logico
- elevata protezione ESD: ±26kV HBM per il modello LTC2870, e ±16kV HBM per l'LTC2871 sui pin di I/O del bus sia spento che in funzione; ±24V HBM su tutti gli altri pin. E' inoltre presente una funzione di protezione di shutdown termico che disabilita i driver, i ricevitori, e le terminazioni RS485 in caso di eccessiva dissipazione di potenza
- interfaccia logica da 1.7V a 5.5V
- supporto per fino a 256 nodi RS485
- ricevitore RS485 con funzionalità fail-safe completo per ingressi con oscillazioni, cortocircuiti o terminazioni che permette di evitare l’installazione di resistenze di polarizzazione di rete esterne e al blocco degli UART
- il modello LTC2870 è disponibile nei package QFN e TTSOP da 28 pin (4mm × 5mm), mentre l'LTC2871 è disponibile nei package QFN e TSSOP da 38 pin (5mm × 7mm)
Entrambi i modelli sono forniti in quantità di produzione, con un prezzo che parte da $5,00 cad. per 1.000 pezzi.
LTC2871 - Applicazioni
L’LTC2870 e l’LTC2871 sono ideali per un’ampia gamma di applicazioni, incluse porte di interfaccia multiprotocollo selezionabili via software, POS, telecamere di sicurezza, ripetitori cablati e convertitori di protocolli. Riassumendo:
- interfacce flessibili di tipo RS232/RS485/RS422
- porte di interfacciamento multiprotocollo selezionabili via software
- terminali Point Of Sale (POS)
- ripetitori di segnale
- traslatori di protocollo
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Qualcuno mi spiega che significa la porta logica con l’integrale doppio disegnato all’interno? =)
interessante componente della LT…in ambito industriale la conversione rs232 – rs485 è all’ordine del giorno, e disporre di un IC che integra al suo interno il necessario per questo tipo di conversione non è male…leggo tra l’altro che ha le terminazioni di linea integrate, quindi professionale e flessibile per tutte le applicazioni di comunicazioni che si possono immaginare
La Linear sforna sempre dei bei prodotti, questo dispositivo multiprotocollo garantisce la compatibilità con svariati dispositvi, peccato il package non proprio per hobbysti, sarebbe da proporre per chi vuol sperimentare un diverso package, in modo da approfondire in campo questi dispositivi.
che forte, proprio un integrato come questo cercavo qualche mese fa… alla fine mi sono arrangiato semplificando un pò le cose e facendo funzionare il sistema in half duplex, però è davvero forte quello che fanno questi dispositivi… semplificano di moltissimo il lavoro del progettista, realizzando in un solo dispositivo un sacco di cose che altrimenti occuperebbero anche molto spazio sullo stampato
Questo componente molto interessante già per il fatto che integra i due protocolli più usati nell’industria per le comunicazioni tra dispositivi e computer, RS485 che chiaramente è molto interessante tra dispositivi industriali e RS 232 che permette il dialogo attraverso seriale di un computer.
Questo componente lo trovo molto indicato per le sue caratteristiche di avere due trasferire integrati così da potere in un minimo spazio avere le tue possibilità di condizioni più comuni.
un’altra cosa interessante che questo tipo di componente e anche disponibili in un Packaging TSSOP quindi anche disponibili per chi fa elettronica di tipo hobbystca.
L’ultima cosa che trovo molto importante è il fatto che non necessita di componente che deve essere affiancati come condensatori nel caso del convertitore Max232.
Il suo più grosso difetto è il suo prezzo che di 6 a 7 $ che non lo rende componente buon mercato
Secondo me 6-7€ di prezzo non sono eccessivi, considerando che esistono delle versioni di max232 che costano più di 6 euro, ma che svolgono solo una funzione… Se consideriamo che questo integrato praticamente non necessita di componentistica esterna, e svolge più funzioni egregiamente, direi che il prezzo è giusto, pur non essendo molto economico
Spettacolo di transceiver. la LT non si smentisce davvero mai. Con un solo integrato, anche se dal package sufficientemente probitivo per un hobbista, si riescono a fare conversioni RS232 – RS485 in maniera bidirezionale senza necessitare di ulteriore componentistica esterna. Addirittura le resistenze di terminazione integrate e programmabili secondo le specifiche. Insomma, un oggetto da tenere sicuramente in considerazione per progetti in cui il semplice level shifter non può proprio competere per l’applicazione, dati a volte gli spazi non così irrisori occupati dalla cisrcuiteria necessaria. Sicuramente a livello industriale, questo componente si candida a fare la differenza nella gestione dei bus.
In realtà quel simbolo non è un integrale doppio, ma rappresenta schematicamente la curva di isteresi di un trigger di schmitt, infatti quei simboli stanno proprio a rappresentare dei trigger.
Un dispositivo di questo tipo è un sistema a controreazione positiva. In pratica si occupa di discriminare valori logici alti da valori logici bassi, fornendo un apprezzabile soppressione del rumore. Perché? Immagina che hai un bus logico che ha l’uno a 5V e lo zero a 0V. Tutti i bus sono soggetti a rumori esterni, che possono essere accoppiamenti, picchi di assorbimento, ecc. Quindi in un ambiente soggetto a rumore possono verificarsi dei picchi positivi o negativi sulla tensione della linea che in teoria dovrebbe essere 5V. Il trigger puoi vederlo grossomodo come un amplificatore digitale particolare. Un amplificatore di tipo inverter CMOS si comporta in questa maniera: dato un ingresso maggiore di 2,5V mette l’uscita a 0V, e dato un ingresso minore di 2,5V mette l’uscita a 1 (è un’inverter, quindi è normale che cambia il valore logico). In un ambiente rumoroso può succedere per un’istante che la tensione di 5V che dovrebbe essere presente teoricamente sul bus scenda a meno di 2,5V. A quel punto l’inverter commuta temporaneamente lo stato di uscita, fino a quando non viene ristabilita una tensione sufficientemente alta. Questa cosa molto probabilmente non è né comoda e né utile al funzionamento del dispositivo, perchè immetterebbe errori nel segnale. Allora si è pensato di costruire un amplificatore particolare, che sia più immune ai disturbi esterni: il trigger di Schmitt. Questo funziona così: immagina come tensione di ingresso zero volt e in uscita pure (mettiamo che non inverte). si fa in modo che l’uscita commuti solo se la tensione di ingresso supera una soglia minima, che però non è necessariamente la metà della dinamica, ma può essere di più… mettiamo 4 volt. Il mio segnale quindi può essere affetto da disturbi molto maggiori, infatti fino a quando non supera 4 volt, lo stato non cambia. Superati i 4 volt lo stato cambia, e in uscita ci sono 5V. Ora steso discorso: Fino a quando l’ingresso non scende a meno di 1 volt lo stato non cambia, e ci sono sempre 4 volt di disturbo ammissibile.
In questa pagina
http://it.wikipedia.org/wiki/Trigger_di_Schmitt
guarda la figura della sezione ciclo d’isteresi. Immagina che sull’asse orizzontale hai l’ingresso del trigger, e su quello verticale hai l’uscita. Se segui le frecce ti rendi conto che l’ingresso deve superare sempre una certa soglia per riuscire a commutare l’uscita. Circuiti di questo tipo non sono usati solo in elettronica “classica” ma anche in apparecchi come frigoriferi, congelatori o forni. Infatti se immagini che un frigorifero venisse settato ad esempio a 5°C, mentre sta intorno a 5°C usando un amplificatore di segnale normale, potrebbe succedere che il motore venga acceso e spento a ripetizione mentre si è in quell’intorno. Invece usando un trigger il frigo può ad esempio accendersi a 5,5°C e spegnersi a 4,5°C migliorando l’efficienza, i consumi e la vita del motore. Puoi vedere bene questo anche nella prima immagine della pagina di wikipedia che ti ho linkato. Un segnale molto rumoroso diventa bello pulito senza troppi problemi.
Potresti diventare un docente univeristario per come mi hai spiegato questo trigger. Ti ringrazio. Questo posto me lo salvo perchè è davvero una bella spiegazione. =)
ti ringrazio teo 🙂
comunque in futuro, proseguendo con gli studi, ti renderai conto che avere una buona dimestichezza con le cose di base (il trigger, almeno in elettronica è una cosa di base) ti permette di affrontare molto più serenamente i problemi più complicati, ad esempio nello studio di un circuito se sai riconoscere al volo il simbolo del trigger (e di altre cose ovviamente) e sai come funziona, potresti capire al volo il circuito, cosa impossibile da fare se le basi devi acquisirle durante l’analisi.
ti faccio un esempio che forse ti è più vicino: Se vai a fare analisi 2, dove spiegano equazioni differenziali e simili, dopo aver passato copiandolo l’esame di analisi 1, ti metti le mani ai capelli perchè non sai che pesci pigliare!
Ho degli amici che hanno copiato in blocco l’esame di analisi 3, e ora che stanno affrontando campi elettromagnetici stanno piangendo sangue, spero di aver reso l’idea… Da quello che ho capito hai cominciato da non molto gli studi, e l’unico consiglio che ti posso dare è quello di non puntare al 18, ma puntare al 30. anche se non lo prendi, la conoscenza di tutti i dettagli di un argomento, e una buona dimestichezza con essi, può solo aiutarti!
Sai quanto ti capisco..io ho da dare l’esame di analisi 2 tra non molto. E capisco perfettamente cosa intendi. Soprattutto le ultimi righe. Anche se io la vedo un pò così: non mi importa molto se 18 o 30, alla ine ciò che conta è quello che mi resta dopo aver passato l’esame. E’ inutile che mi imparo a risolvere gli esercizi del temino d’esame se tre giorni dopo averlo passato ho dimenticato tutto..Preferisco prendere 12 magari dopo tre appelli ma aver appreso e capito qualcosa che mi resti in testa e mi sia utile in futuro…
Certo, non è la strategia migliore e infatti per alcuni esami mi adeguo e imparo solo il necessario =)
Ma tutto sommato la penso così come ti ho scritto =)
Anche io la pensavo così quando sono entrato università ,
che in questo luogo si imparasse per il piacere di imparare ,
ma dopo un anno ho capito che qui è peggio che alle scuole superiori ,
si deve imparare per passare l’ esame quindi va studiato solo quello e nient’altro ,
È l’unico metodo se uno vuole finire l’università prima di suoi 50 anni ,
per cosa riguarda analisi 1 , 2 e 3 ho avuto la fortuna di non dovermi imparare tutte le dimostrazioni visto che ho potuto far passare il fatto che ero inoltre di essere dislessico anche fortemente discalculia .
Gli esami di analisi sono stati una passeggiata .
Analisi è una passeggiata se ce l’hai in testa dalla scuola superiore, altrimenti…
Probabilmente anche io cambierò idea perchè altrimenti non la finisco più.. Però, a me piace imparare.
Quando mi dovrò cercare un lavoro verificheranno le mie competenze, solo poi guarderanno il voto dell’esame.
Almeno, questo è quello che fanno le aziende serie.
mi sa che non è proprio così! in genere molte aziende, chiedono tra i requisiti un certo voto di laurea… per tornare al discorso degli esami io ad esempio ho avuto problemi, pur proveniendo da un liceo scientifico, con analisi! (mentre altri colleghi non ne hanno avuto) …mi sono dovuto fare un sacco di cose da solo! e poi devo dire la verità, non ero proprio abituato a studiare in generale.. poi sono uno studente fuori sede, quindi anche il cosiddetto adattamento ha giocato il proprio ruolo.. vabè.. comunque a me piace studiare e capire bene! non studiare tanto per passare l’esame, si perde un po di tempo.. ma almeno per quanto riguarda gli studi ti accogerai che è servito… un professore mi disse che comunque è meglio fare prima e quindi laurearsi in meno anni, piuttosto che prendere 110
Ti racconto una cosa, detta dal mio professore di elettronica, quindi potrebbe interessarti.
La intel, famosissima azienda dell’ICT, in cui credo anche tu aspiri ad entrare, fa i colloqui come segue, o meglio così li ha fatti al collega del mio professore.
Laureato con specialistica in elettronica, credo con 100 [su cento perchè è successo ancora ai tempi in cui il centodieci non esisteva] viene chiamato a casa dal personale della Intel con sede negli usa. La intel gli fissa un appuntamento in videoconferenza per un dato giorno a una data ora per un colloquio. Ebbene quel colloquio è stato un ora di videoconferenza dove il personale intel ha fatto risolvere esercizi di elettronica al ragazzo che voleva assumere. Un’ora di esercizi, non gli ha chiesto altro. Al termine gli viene riferito che avrebbe ricevuto una lettera a casa con il risultato del colloquio.
Dopo una settimana trova nella posta una lettera proveniente dalla intel degli stati uniti con dentro un biglietto aereo e un hotel pagato e con scritto l’ora e il giorno in cui il ragazzo doveva presentarsi alla sede americana dell’azienda.
Arriva quel giorno, il ragazzo si presenta e viene sottoposto a un colloquio di otto ore, otto. 45 minuti di domande ed esercizi relativi alle sue conoscenze e 15 minuti di pausa. al termine cambiava la persona che faceva il colloquio e si ricominciava per un altra ora.
Otto persone diverse per otto ore. Evidentemente a questi qui del voto gli fregava poco. O forse vediamola così, era solo un indicatore relativo.
Ora, lo stesso professore mi ha detto che il cento di dieci anni fa valeva davvero con un cento. Era l’eccellenza. Oggi come oggi, con il cambio degli ordinamenti e il disfacimento delle nostra istruzione, un centodieci non vale più così. Le aziende tentano di verifica le competenze e le conoscenze che uno ha. E mi sembra giusto. Io spero e mi auguro facciano così. Così sarebbe un sistema efficiente. Non entra il merito, non entra il dottore che ha scritto cento su un misero foglio di carta ma entra quello che il cento ce l’ha in testa.
Io, ci credo. Spero vivamente funzioni così..per il resto mi pare di avere capito di essere circa al tuo livello di studi, quindi ne so quanto te… =)
Anche io più nemmeno sto nella stessa fascia di studio vostro ,
per cosa riguarda il voto finale non faccio più di tanto in unione che servirà a qualcosa ,
Un’idea mia e che il lavoro non lo trovi sicuramente visto la fase di questi ultimi 10 anni con titoli di studio o almeno non solo con quelli , La competenza come dici non è per forza in relazione con il voto che hai infine sul tuo diploma , ormai lo studio è sempre più mirato al raggiungimento dell’esame e non a sapere proprio le cose.
Io sono in idea che in realtà i diritti a fare le conoscenze professionali dall’inizio dell’università ,Incominciare a introdurti in un ambito che ci piace di più vedere quali aspetti si celano di quella fascia di mercato interessati alle aziende che navigano in questo settore , perché uno studente che già da 2 – 3 anni che si interessa di un determinato ambiente a dove rivolgersi in ciò non si vuol essere assunto e sa che strategie in via quella ditta e conosce già il mercato , quindi qualsiasi ditta avrà più facilità a assumere tale persona .
per cosa riguarda il livello scolastico generale ormai siamo ai minimi storici , l’ascolano esegue suo ruolo primario quello di dare alcune conoscenze di base e assicurarsi che quelle sono assimilate in un determinato tempo , io mi rendo conto che nel mio settore che comprende la dislessia stiamo attualmente di Vivendo una situazione tragica non perché i casi dislessia aumentano perché quelli sono stabili visto che in media 1.7 % nei casi dove l’intervento didattico è essenziale con sostegno alla lettura scrittura intensa e con Più larga scala siamo al 3 – 4 % .
questi ultimi tempi si stanno partecipando gentilmente tutta una serie di casi dove a prima vista sembrano dislessici a tutti gli effetti e spesso passano da quelli , dopo un’analisi più meno approfondite ci rendiamo conto che sono alunni che semplicemente non hanno il suo problema a livello neroarchitetturale come presente nei dislessici , è semplicemente non hanno mai imparato a leggere per i motivi più svariati ,
e il primo sull’elenco il professor dell’elementare non si è mai interessato a spiegarmi come si leggesse .
Questo problema non è specifico alla dislessia ma tutto il settore scolastico ,
ormai non si segna più niente ma la cosa grave è che prima se non sapevi qualcosa che prende di un’insufficienza o eri bocciato l’esame universitario ma ormai anche per i professori è una cosa naturale che gli alunni non sanno un tubo , e si mettono a livellare verso il basso quindi verso l’ignoranza .
Penso una frase che c’è detto la professoressa d’analisi il primo giorno che ci ha fatto lezione,¨¨
” ormai abbiamo fatto il lutto che non sapete nulla in matematica anche chi proviene dal liceo scientifico ” ,
” Non fateci fare anche il lutto perché non sapete più scrivere ” ,
questa cascata dalle nuvole quando io spiegato il mio problema .
se non mi ricordoun altro professore chi insegna statica ,
” Ormai gli studenti di questa generazione non sanno più nulla ” ,
” per fortuna che sono l’anno prossimo in pensione , non so più obbligato a leggere le vostre cretinate dei compiti vostri , che se io l’avrei scritto all’epoca mia ma avrebbero presa a calci nel culo “
anche io accetto tutti i voti e non me ne importa del voto finale, ma quando leggo annunci di lavoro che richiedono voto minimo 105 o 107 ci penso un pò.. non so se sia vero ma credo che pisa sia famosa per essere difficile, il 18 lo prendi se sai tutto, se sai tutto e benissimo prendi 30 e lode. Non è facile copiare, si è controllatissimi!
vado fiero di questa cosa.
I professori universitari insegnano veramente, e gli piace quello che fanno in genere. Diverso è invece per gli insegnanti nelle scuole inferiori e superiori che magari insegnano perchè non avevano altro da fare e non per passione e spesso sono incompetenti! ne ho le prove!
i veri insegnanti sono quelli a cui piace insegnare e gli alunni imparano senza saperlo!
fra 4 giorni devo fare un esame, l’ho già fatto una volta a fine febbraio, ma su 20 persone presenti il prof ha promosso solo uno con 18. E in genere fa sempre l’orale (che dura tra 2 e 5 ore). Io ho visto l’andazzo e mi sono ritirato prima di fare l’orale 😐 (anche perchè la bocciatura la verbalizza pure)
Non credo in queste sostanziali diversità tra docenti universitari e docenti delle scuole superiori o inferiori, nella mia vita ho conosciuto bravi insegnanti universitari e bravi insegnanti delle scuole medie superiori che oltre la materia ti insegnavano a vivere.
Non posso dimenticare un amico, giovane ricercatore universitario che mi disse che bocciavano molti agli scritti per non avere molti discenti agli esami orali, confermandomi che a volte la selezione avviene non per merito ma per calcolo di percentuali. Senza contare che diverse volte, vi sono anche professionisti e politici che hanno assegnate delle cattedre universitarie che sostanzialmente vedono l’insegnamento come un arrotondamento del loro lauto stipendio, trattano male l’utente o lo inducono a rinunciare agli studi, non trasferendogli i loro saperi, ma pensando alla loro professione medica, o da progettista o da giornalista o politica.
Si può anche verbalizzare la bocciatura ?
che conseguenze implica una tale cosa ?
Da me non ho mai sentito qualcuno che avesse verbalizzato la bocciatura ,
Se proprio non non superi l’esame ti manda a casa senza più artifici .
che esame devi superare per essere così difficile
da noi la bocciatura viene verbalizzata come un 17. in genere non lo fa nessuno, ma questo qua ha deciso di farlo. Dicono che non dovrebbero esserci conseguenze, poi boh…
L’esame è teoria dei sistemi (a volte chiamato controlli automatici 1). non è tanto difficile, se devo dire la verità è uno degli esami che mi sono piaciuti di più… quando l’ho studiato ero capace di stare dalla mattina alla sera sui libri quasi senza sosta per come mi piaceva (non sto scherzando). Il problema è che il prof boccia tutti… se vuole può farti una domanda che gli pare su un paragrafo a caso, e se non gli dici il dettaglio preciso ti può bocciare. Certo, uno se ha capito le cose non dovrebbe avere difficoltà, ma sai com’è…
Comunque finora l’ho fatto solo una volta, non è che vado così, giusto per provare a farlo
Mai sentito della verbalizzazione della occiatura..mi è una cosa davvero nuova! Anche io ho settimana prossima da dare un esame simile al tuo! Ma il mio docente sembra essere molto più magnagnimo 😉
E anche a me è piaciuta una sacco, anche se a tratti difficile!
nemmeno io avevo mai sentito questa cosa della verbalizzazione con 17… comunque io ho avuto un professore simile per elettrotecnica… gente che è stata 2 anni inseguendo un maledetto 18 … era un prof vecchio stampo che si lamentava che oggi gli istudenti non sanno nulla e che ci son dei concorsi pubblici in cui c’è gente che non sa nemmeno scrivere… vabè, comunque tornando al discorso alcuni miei amici hanno cambiato facoltà a causa di questo esame, e poi si son laureati in tutta tranquillità, in particolare a uno di questi gli ho chiesto: “ma come mai hai cambiato?” e lui: “ho visto che studiando non si passava l’esame e quindi…” ..il problema era fondamentalmente la valutazione dello scritto; era di zero facile, bastava sbagliare un segno..
Questa mi torna davvero nuova! Una bocciatura verbalizzata con un 17?!?!? Da noi, come penso avvenga nella maggiorparte delle università italiane, se si viene bocciati è come se l’esame non sia mai stato sostenuto, al massimo qualche professore impone il salto d’appello… è come dire che su 6 possibili date disponibili, 3 sono sostenibili per superare l’esame! Questo lo fanno essenzialmente per eliminare dalle liste di studenti iscritti ad un esame tutti coloro che vanno all’esame giusto per provarlo, facendo perdere tempo ai professori.
Inoltre, mi trovi totalmente d’accordo sul discorso di puntare sempre al massimo, al 30, perchè anche se non si dovesse riuscire a prendere quel voto, almeno le cose studiate restano come basi salde per gli esami successivi e in generale per la professione con cui un giorno ci si dovrà confrontare…A volte il voto dipende esclusivamente dal professore…ci si può svenare nello studiare l’esame o ci si può mettere tutta la passione che si vuole, ma se il professore quel giorno ce le ha girate o se è particolarmente esaltato e ricco di manie di grandezza, il 30 te lo puoi pure scordare. Non importa alla fine il voto sul libretto, l’importante è che nello studio si punti sempre al massimo. Il mio prof di misure diceva: ” non è il voto quello che conta, ma ciò che conta è la preparazione che l’esame vi lascia”…
Anche al politecnico di torino si verbalizza il 17 ma non tutti lo fanno, per rispondere un po’ a tutti studiare e capire le cose è importante ma anche riportare una discreta votazione finale puo’ aprirvi delle porte che altrimenti resterebbero chiuse, molte aziende ragionano ancora in termini di voti, poi in realtà lavorando possono scoprire quanto vali ma per entrarre in certi posti devi avere delle votazioni di eccellenza ottenute in scuole di eccellenza come il Politecnico di Torino, quello di Milano, Pisa e pochissime altre università italiane.
é naturale che il 30 è differente al 18, come un 110 e lode differisce notevolmente da un 80, ad esempio, ma ciò che si diceva sopra è che non è raro trovare studenti che studiano giusto giusto per il 18, perchè il loro unico scopo è sbrigarsi con l’università e non perdere tempo, ma alla fine che ti rimane di quell’esame? niente, anzi addirittura ci si ritrova a partire carenti di basi per superare esami successivi, e quindi il tempo che si “risparmia” oggi lo si perde con un fattore 2 (minimo) quando si dovranno andare a riprendere gli argomenti in cui si è carenti per cercare di capire concetti nuovi.