L'evoluzione dell'elettronica negli anni ha permesso un graduale aumento della semplicità circuitale, per i progetti degli hobbisti, consentendo a questi ultimi la realizzazione di sistemi sempre più sofisticati e affidabili.
I più giovani probabilmente non lo sanno, ma anni fa, per realizzare un progetto funzionante di un antifurto, ad esempio, occorreva assemblare uno schema estremamente sofisticato. Porte logiche, flip flop, contatori, transistor, circuiti RC per le temporizzazioni e quant'altro contribuivano attivamente al funzionamento del dispositivo. La sua concezione risultava una vera e propria arte e la percentuale di riuscita era spesso alquanto bassa. Spesso, per realizzare semplici circuiti occorreva approntare enormi schede e circuiti stampati, stracolmi di componenti elettronici, collegati tra loro ad arte. Un eventuale guasto era difficile da trovare, occorreva ripercorrere manualmente le strade dei vari segnali.
Oggi non è più così, la realizzazione di un circuito elettronico, seppur estremamente sofisticato, è cosa agevole e semplice per tutti. Una scheda di sviluppo leggera e compatta come, ad esempio, il nostro ESPertino, mette a disposizione tutto ciò di cui un progettista ha bisogno, in pochissimo spazio. La logica di funzionamento è basata non più sull'interazione complessa tra i vari componenti elettronici ma su un firmware appositamente creato. E' anche possibile realizzare un differente progetto dalle finalità diametralmente opposte senza toccare un solo componente elettronico ma semplicemente riprogrammando il tutto.
La tecnologia aiuta sicuramente gli hobbisti, alleggerendoli molto dallo sviluppo dell'hardware
Eh si, oggi i giovani progettisti hanno la vita estremamente comoda e i prototipi che essi creano sono dei veri e propri capolavori. Ma la realizzazione di un progetto elettrico a componenti discreti, senza l'ausilio di processori o MCU, inculca maggiormente il concetto di elettronica. E consente di comprendere a fondo il ruolo dei diversi stadi di un circuito, di capire la migliore soluzione di ottimizzazione da adottare e di creare da sé un dispositivo complesso ma funzionante in tutte le sue parti.
E' meglio ieri oppure oggi? Penso entrambi i periodi. Il progettista deve conoscere l'arte di costruire circuiti alla vecchia maniera, pur sapendo programmare i microcontrollori. Il bagaglio culturale deve essere completo. Non basta saper a menadito tutte le istruzioni dell'Esp32 se poi non si sa realizzare un lampeggiatore a transistor.
Sarebbe opportuno che i ragazzi e gli studenti di oggi approfondiscano molto questo settore dell'elettronica ma sarebbe anche utile che gli appassionati più "datati", spesso titubanti e contrari ai nuovi metodi, entrino in contatto con questa meravigliosa tecnologia elettronica, fatta di software e di programmazione.
Lancio una sfida a chi si voglia mettersi in gioco. Si provi a realizzare, anche solo come idea di progetto e schema, un sistema che inneschi un allarme quando due porte vengano aperte contemporaneamente. Lo stesso si concepisca in due versioni differenti: la prima usando solo ESPertino, la seconda disegnando lo schematico a componenti discreti. Sarebbe interessante leggere le vostre riflessioni. A presto.
Gli istituti tecnici dovrebbero affiancare la programmazione di Arduino con la progettazione e la realizzazione di sistemi, anche complessi, a componenti discreti. Il bagaglio culturale sarebbe, in questo modo, più completo.
Considera che Arduino, sotto certi aspetti, viene utilizzato anche in ambito universitario.
Arduino e’ sicuramente una buona scelta, ma io ricordo le sessioni di Z80 col NanoComputer quando facevo l’ITIS in informatica. Io credo che dipenda dal tipo di istituti tecnici. Chi fa informatica ha bisogno di una conoscenza piu’ profonda dei micro e, personalmente, trovo Arduino molto da hobbista e che nasconda molti dei dettagli che invece uno studente dovrebbe conoscere (questo e’ ovvio: il target di Arduino e’ di semplicare la vita e di nascondere dei dettagli che scoraggerebbero gli avventori).
Io credo che per altri istituti possa andar bene Arduino (elettronici etc), ma per gli informatici io suggerirei senza dubbi almeno la Raspberry PI. Questo perche’ e’ gia’ una piastra semiprofessionale che preparebbe gli studenti al mondo del lavoro, dove le piastre-INO non sono pressoche’ utilizzate.
Infatti, esso è adottato da tutte le realtà didattiche. In ogni caso, con esso, più che l’elettronica, viene approfondita la programmazione, a meno che si tratti di grossi progetti con tanta elettronica e tanto software.
Programmare in C e’ un’altra cosa che scrivere uno sketch con 2 funzioni “setup” e “loop”, secondo e.
Va sicuramente bene come inizio, ma solitamente negli sketch non si usa nemmeno l’allocazione dinamica e chi usa Arduino non sa la differenza fra heap e stack, fondamentale poi per applicazione professionali nel mondo del lavoro.
All’ITIS dove andavo io, di informatica, ancora usano il NanoComputer Z80 e non Arduino. questo perche’ un linguaggio Assembly, anche se a 8bit e vecchio come il mondo, offre una conoscenza molto piu’ profonda di qualsiasi sketch Arduino.
Non credo che Arduino possa essere di alcun insegnamento “profondo” della materia, meno che mai didatticamente. E’ nato per gli hobbisti che non hanno 1 background di informatica ed e’ questo il suo successo.
La storia è una materia molto importante, anche applicata all’elettronica. In questo caso si potrebbe parlare di passaggio dalla logica cablata ai microcontrollori dei tempi nostri. Nel primo caso bisognava avere maggiori nozioni hardware che si sono via via perse nel tempo.
Oggi i giovani non sanno più neanche usare il saldatore e connettono i modulini arduino (Breakout Board) con fasci di lunghi fili. Non sanno neppure disegnare uno schema, preferendo usare programmi tipo Fritzing, utili per il cablaggio ma che non fanno capire il funzionamento dei circuiti.
Concordo Giovanni. Io ho un background informatico e sicuramente l’approccio “Lego” degli hobbisti attuali non aiuta a conoscere il funzionamento. Proprio come “pigiatasti”, con conoscenze forse troppo teoriche di Elettronica, cerco sempre di tenermi aggiornato e fare dei progettini per andare oltre.
Ma questo approccio a shield e’ sicuramente preoccupante dal punto di vista della conoscenza profonda. Ecco perche’, come ho scritto nel post sopra, va benissimo per gli hobbisti ma non dal punto di vista educativo, secondo me.
È anche vero, che la tecnologia di oggi aiuta ad avere un approccio più “user friendly” con l’elettronica. Come esempio, prendo la mia storia personale: ai tempi delle superiori odiavo l’elettronica perchè, con gli strumenti di allora, non era possibile realizzare un primo circuito “Hello World” con la stessa semplicità di oggi (per questo preferivo i linguaggi di programmazione: lo sviluppo era immediato).
Con questo voglio mettere in evidenza che le board o i microcontrollori, oltre ad attrarre l’interesse di qualche informatico, possono essere un punto di partenza per incoraggiare allo studio dell’elettronica, magari successivamente approfondirla alla vecchia maniera (se si ha voglia).
Sono d’accordo con Riccardo, Arduino è sicuramente uno strumento che avvicina molta gente all’elettronica. Ripetere un progetto basato sulle shield o breakout board e scaricare lo sketch è una cosa divertente. Ma, nelle maggior parte delle persone, si rimane in superficie e la creatività è nulla. Quindi il giochino viene presto messo da parte.
Comunque esistono, per fortuna, dei casi in cui il gioco affascina e stimola un approfondimento della materia fino a sceglierla come futuro studio e lavoro. Il Festival della Scienza che si tiene a Genova ha proprio questo scopo.
E’ assolutamente vero Giovanni. Il merito di Arduino, lungi da me negare una cosa del genere, e’ proprio di “stimolare” gli animi che sono propensi per essere stimolati. Il colpo di genio di Benzi & Co secondo me non sta nella piastra in se’. Prima di Arduino esistevano molti progetti meno “hobbiest friendly”, quali l’AVR Butterfly o altri, che permettevano di entrare in contatto col mondo della programmazione in modo molto piu’ creativo della Arduino.
Il vero colpo di genio, dicevo, sta invece nell’essersi inventati un ambiente molto user friendly come l’IDE di Arduino che, come dici tu, permette con un bottone di flashare giu’ lo sketch.
Sotto poi c’e’ tutto un’architettura molto ben studiata, con tanto di gcc etc etc. Ma e’ sicuramente l’DE che ha permesso tutto questo.
Quindi, tanto di cappello, a Benzi & Co (che si trovavano appunto a un bar vicino a dove lavoro, a Ivrea, omonimo della scheda) principalmente per aver attirato piu’ gente verso la programmazione. Il rovescio della medaglia, purtroppo, e’ che tutto questo “ready out of the box”, crea un possibile assopimento mentale, per chi non voglia andare oltre a questo.