P.R.N.A. vs M.A.D.: l’apocalisse non è inevitabile

I più recenti studi sulle conseguenze dei conflitti nucleari su scala regionale evidenziano come i danni di tali esplosioni siano nefande anche su scala planetaria. La teoria dei giochi ci aiuta ad evidenziare i comportamenti politico-militari che potrebbero limitare i danni di un evento di tale portata.

Le recenti quanto allarmanti vicende riguardanti l’altissima tensione che, da mesi, caratterizzano i rapporti tra Nord Corea e Sud Corea mi hanno indotto a fare alcune riflessioni. La prima riguarda la quasi totale assenza di informazione a riguardo da parte dei mass-media. Una disinformazione che, in questo come anche in altri campi, ha raggiunto ormai livelli più che allarmanti. Ed è proprio questa disinformazione che fa sì che troppe persone non sappiano, o sappiano molto vagamente, di cosa parliamo quando affrontiamo il problema dell’uso di armi nucleari. E’ qui comincia la mia seconda riflessione cui seguirà una proposta.

Chi scrive ha avuto la fortuna di vedere, alle elementari, il film “The Day After. Il giorno dopo” un film del 1983 che ha lasciato in me un’impronta indelebile su ciò che la follia umana potrebbe giungere a fare. Un ricordo, dicevo, quello del film che assomiglia spaventosamente alla situazione della penisola coreana. Brevemente, il film presenta una situazione ipotetica che porta ad una guerra nucleare tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. La cronologia degli eventi che conducono alla Terza Guerra Mondiale (contro cui nessuno sembra in grado di opporsi) è dipinta interamente attraverso i notiziari dei mass-media (al contrario della realtà odierna). In questo scenario ipotetico l'U.R.S.S. ha avviato un riarmo militare in Germania Est, con l'obiettivo di intimidire gli Stati Uniti per farli ritirare da Berlino Ovest. Gli Stati Uniti decidono di non indietreggiare, dando il via ad un’escalation inarrestabile in cui stessi U.S.A. lanciano tre bombe nucleari, a basso potenziale, contro le truppe sovietiche. L'Unione Sovietica, per tutta risposta, lancia un attacco nucleare contro il quartier generale NATO a Bruxelles. A questo punto, gli Stati Uniti mettono in atto la loro politica "strike on warning": lancio di un attacco nucleare su vasta scala contro l'Unione Sovietica non appena ricevano l'indicazione che l'Unione Sovietica si prepara a lanciare un attacco nucleare. Quasi contemporaneamente, centinaia di ICBM russi (acronimo dell'espressione inglese Intercontinental Ballistic Missile), vengono lanciati contro gli Stati Uniti. In termini tecnici, gli analisti militari direbbero che i 2 paesi hanno messo in pratica la M.A.D. (Mutual Assured Destruction, ovvero la Distruzione Mutua Assicurata). E’ proprio contro questa tragica eventualità che più avanti formulerò una proposta tendente a scongiurarla. Il film continua, poi, col mostrare le sofferenze dei sopravvissuti; sofferenze e scenari, quelli mostrati nel film, che gli esperti ritennero, all'unanimità o quasi, corrispondenti, in tragicità, ad un millesimo delle previsioni circa una situazione reale. Dalla trama del film alla realtà odierna il passo non mi sembra enorme; basta spostarci da Berlino a Pyongyang e Seul e mi pare che gli ingredienti iniziali ci siano tutti. Ma non bisogna aspettare che da un conflitto locale il contenzioso si allarghi via via ad altre nazioni (per dovere di cronaca, ricordo che negli anni della Guerra Fredda anche l’Italia aveva il suo carico di distruzione da usare al momento opportuno in quanto, in caso di conflitto atomico, noi avremmo avuto il compito di distruggere Praga e Budapest) per giungere alla catastrofe globale. Infatti, anche un conflitto nucleare locale avrebbe gravissime ripercussioni a livello planetario. I punti caldi odierni sono sicuramente le due Coree ma anche India e Pakistan. Se prendiamo, ad esempio, il potenziale nucleare legato ai test nucleari di India e Pakistan, sappiamo che la potenza delle loro testate corrisponderebbe a 15 chilotoni (15000 tonnellate di tritolo, simile a quella della bomba sganciata su Hiroshima). Nel caso di una degenerazione dei rapporti tra questi due stati, è presumibile che il Pakistan, essendo più piccolo e temendo di venire rapidamente sopraffatto in un conflitto convenzionale, potrebbe considerare l’uso immediato di tutto il suo arsenale nucleare (60 testate) prima che l’India travolga le basi militari pakistane utilizzando solo armi convenzionali. Ad un attacco di questo tipo, l’India risponderebbe lanciando le sue 50 testate nucleari. Sarebbe il trionfo della M.A.D.

CONSEGUENZE GEOFISICHE

L’energia liberata da queste enormi esplosioni produrrebbe una quantità immane di fumo (circa 7 teragrammi di fumo dove un teragrammo corrisponde ad un milione di tonnellate). Va da sé che analoghe considerazioni le potremmo fare per un conflitto nucleare riguardante le due Coree o altri paesi ancora. Il numero delle vittime, nelle zone interessate dalle esplosioni, ammonterebbe a circa 20 milioni e l’immane quantità di fumo, liberata dagli incendi successivi alle esplosioni, avrebbe ripercussioni su tutto il globo in quanto:

  1. Dopo 2 giorni il fumo arriverebbe negli strati alti della alla troposfera (12 Km).
  2. A quel punto il sole riscalderebbe le particelle di fumo, portandole ancora più in alto, fino agli strati alti della stratosfera (50 Km). Qui le precipitazioni sono assenti, e le particelle impiegherebbero circa 10 anni per depositarsi sulla superficie terrestre.
  3. Dopo 50 giorni le particelle ricoprirebbero la Terra abitata, bloccando la luce del sole al punto che il cielo sarebbe coperto ovunque.
  4. Questa oscurità perenne ucciderebbe le piante in ogni parte del mondo, annientando le nostre fonti alimentari. Le temperature raggiungerebbero valori invernali anche in estate.
  5. A livello della stratosfera, invece, si avrebbe un riscaldamento di oltre 50 gradi in quanto il fumo, essendo scuro, presenterebbe un albedo tendente allo 0 e quindi assorbirebbe gran parte dei raggi solari. Questo riscaldamento, a sua volta, modificherebbe i venti nella stratosfera, che porterebbero negli strati più alti gli ossidi di azoto che distruggono l’ozono. Come conseguenza, il buco nell’ozono, che si registra ogni anno sopra il Polo Sud, diventerebbe un fenomeno globale e livelli pericolosi di radiazione ultravioletta colpirebbero tutta la superficie terrestre.
  6. Meno insolazione e precipitazioni, ondate di freddo, stagioni di crescita più brevi e più radiazioni ultraviolette, tutte insieme, ridurrebbero o eliminerebbero la produzione agricola. La quantità complessiva di cereali immagazzinata oggi sul pianeta nutrirebbe la popolazione mondiale per appena due mesi. Di conseguenza, un miliardo di persone, che oggi ha quantità di cibo appena sufficienti potrebbe morire di fame per il susseguente collasso dell’agricoltura.
  7. Probabilmente, anche in un conflitto nucleare localizzato, la componente ionizzata dell'atmosfera renderebbe difficoltoso o impossibile la trasmissione di onde radio che normalmente rimbalzerebbero sulla ionosfera. L’umanità, potrebbe dire addio alla possibilità di trasmettere informazione a distanza.

I più ottimisti tra gli analisti, avendo un’idea meno catastrofica, continuano a sostenere, a dispetto dei modelli fisico-climatici degli anni ‘80, che in questi casi andremmo incontro ad un “autunno nucleare” invece che ad un “inverno nucleare”. Eppure, grazie all’elevata potenza di calcolo dei computer attuali, si è dimostrato (“Nuclear Winter Revisited with a Modern Climate Model and Current Nuclear Arsenals: Still Catastrophic Consequences.”, Robock A., Oman L., e Stenchikov G. L., in "Journal of Geophysical Research", Vol. 112, luglio 2007) che le idee degli anni ‘80 non solo erano giuste ma addirittura ottimiste.  I modelli attuali di guerra atomica non prevedono un autunno nucleare, bensì un inverno nucleare.

SITUAZIONE ODIERNA

Le nazioni che oggi possiedono testate nucleari sono Russia (con circa 15000 missili), USA (con circa 9900 missili), Francia (con circa 350 missili), Cina e Regno Unito (con circa 200 missili), Israele (con circa 80 missili), Pakistan (con circa 60 missili), India (con circa 50 missili), Corea del Nord ed Iran (di cui non si hanno dati precisi). Il potenziale distruttivo attuale è enorme se si pensa che in realtà persino le testate a bordo di un singolo sottomarino cella classe americana Ohio o Trident I (così come i coevi Typhoon russi) potrebbero generare abbastanza fumo da creare un disastro ambientale globale.

P.R.N.A.

In base a quanto fin qui detto, ho formulato una proposta che prende spunto da alcuni postulati espressi dall’analista americano Robert McNamara (Segretario della Difesa degli Stati Uniti sotto i presidenti John Kennedy e Lyndon B. Johnson). Uno di questi postulati dice che “La razionalità non ci salverà”. Non sono completamente d’accordo, forse sarebbe più giusto dire che la razionalità è una condizione necessaria ma non sufficiente, ma pur sempre necessaria affinché l’umanità possa salvarsi. Questa mia puntualizzazione è ciò su cui mi baso per formulare quanto segue.

Immaginiamo che lo stadio perfettamente razionale (ovvero lo smantellamento totale delle testate nucleari) sia ancora lontano. Immaginiamo che il numero crescente di nazioni nucleari aumenti la possibilità che scoppi per scelta, o accidentalmente, una guerra termonucleare. In questa riflessione prendo spunto dalla teoria dei "decisori razionali interagenti" (comunemente nota con la più popolare dizione "teoria dei giochi), teoria in cui un decisore (giocatore) ha di fronte un altro decisore ed in cui è centrale il concetto di soluzione. Quest’ultima corrisponde ad una descrizione sistematica dei risultati che possono emergere in un determinato tipo di gioco, compatibili con le ipotesi di intelligenza e di “razionalità” dei giocatori. Semplificando un po’, si può dunque dire che la teoria dei giochi si propone di suggerire soluzioni ”ragionevoli” e ne analizza le proprietà.

Nell’assumere che i due giocatori (in questo caso le due Coree o India e Pakistan) siano intelligenti e razionali dovremmo tentare di far capire loro che un conflitto nucleare non rientra in quel particolare tipo di giochi che va sotto il nome di “giochi a somma 0” in cui la vincita di un giocatore (+1) implica necessariamente la perdita dell’altro giocatore (-1) (es.: testa o croce, come si vede: +1 + (-1) = 0, di qui il termine “giochi a somma 0”).  In questa categoria di giochi non esiste il caso in cui i giocatori vincono entrambi o perdono entrambi. Giocatori razionali e intelligenti si accorgerebbero, da quello che abbiamo visto sin qui sulle conseguenze di un conflitto nucleare, che in caso di guerra atomica locale il “gioco” si ridurrebbe, invece, ad un gioco a somma negativa (-2).

In caso di attacco nucleare locale, lo Stato vittima del primo attacco subirebbe danni enormi ma rispondere a tale attacco implicherebbe altri due effetti ancora peggiori:

  1. Far sì che il conflitto nucleare da locale diventi globale, con conseguenze apocalittiche ed inimmaginabili nella loro totalità;
  2. Ammesso che non si verifichi il punto 1, tale risposta comporterebbe comunque  la M.A.D. locale dei due giocatori (gioco a somma negativa): gli Stati perderebbero entrambi. Oltre ai danni irrimediabili, subiti col primo attacco, lo Stato aggredito vedrebbe sommati i danni (di cui sopra), che nel medio e lungo termine subirebbe, a sua volta, come conseguenza dell’aver reagito in maniera proporzionale all’attacco subito. Per questo non possiamo applicare un altro postulato di McNamara secondo cui “La proporzionalità dovrebbe guidare le azioni di guerra”.

In base a queste due considerazioni lo Stato colpito dovrebbe avere la forza razionale e morale di attuare quella che chiamo P.R.N.A. (Passive Response to Nuclear Attack, ovvero Risposta Passiva ad Attacco Nucleare). Affinchè questa sia attuabile dobbiamo supporre che almeno uno dei due Stati (giocatori) sia dotato di una lungimirante razionalità.  Infatti, nel caso in cui la vittima rispondesse all’attacco ricevuto, il danno totale subito sarebbe dato da:

Nel caso in cui decidesse di rispondere in modo passivo il danno totale subito risulterebbe dato  da:

Mentre, sempre in tal caso, il danno subito dallo Stato aggressore sarebbe dato da:

Lo Stato colpito perderebbe in quanto:

Il primo termine della diseguaglianza comporta inevitabilmente anche una componente di danno di ritorno mentre il secondo termine della diseguaglianza non comporta mai una componente di danno diretto subito. Ma così facendo lo Stato vittima perderebbe meno di quanto accadrebbe se rispondesse in maniera proporzionale all’attacco. In aggiunta lo Stato aggressore sarebbe caratterizzato da una “vincita” che, molto probabilmente, in una sola volta gli costerebbe più vittime di quante non gliene siano costate tutte le guerre precedenti che l’hanno visto coinvolto.

Lo Stato aggressore, però, a questo punto dovrebbe subire pesantissime sanzioni internazionali in modo tale che la sua vincita ne risulti fortemente ridimensionata (o annullata).

In questo caso lo Sato aggressore subirebbe i seguenti danni:

Infine, come conseguenza dell’applicazione della P.R.N.A. avremmo questi due scenari:

per lo Stato aggredito

per lo Stato aggressore

 

Alla fine lo Stato aggressore, nel medio-lungo termine, subirebbe un danno tanto maggiore quanto maggiore è stata la sua vincita nel breve. Questo sembrerebbe sempre più “un gioco a perdita mascherata da vincita totale”.

Come ho avuto modo di affermare in questo articolo, basterebbe molto meno di quanto è accaduto nel film “The Day After” per causare danni enormi all’ambiente in cui viviamo. Eppure, ancora nel 2012, l’orologio dell’apocalisse è stato impostato a 5 minuti all’ora X.

Qualcosa mi dice che nei prossimi mesi, continuando di questo passo, verrà spostato ancora più avanti.

Quando facevo le elementari non esistevano internet, i tablet, i cellulari  ma forse avevamo più informazioni sulle implicazioni di una catastrofe nucleare di quante non ne abbiamo oggi. Giustamente Rita Levi Montalcini diceva che noi abbiamo due cervelli: uno arcaico che ha salvato l'australopiteco quando è sceso dagli alberi permettendogli di far fronte alla ferocia dell'ambiente e degli aggressori; l’altro cervello è quello cognitivo, nato con il linguaggio e in 150 mila anni ha vissuto uno sviluppo straordinario, specialmente grazie alla cultura. Questa è la nostra parte razionale e se la alleniamo potremo far sì che il cervello arcaico non ci conduca all’autodistruzione. Ma per far questo abbiamo un tremendo bisogno di informazioni vere e non di surrogati mediatici della realtà. La posta in gioco è davvero molto alta…

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19 Commenti

  1. Avatar photo gfranco78 8 Maggio 2013
  2. Avatar photo Emanuele 8 Maggio 2013
  3. Avatar photo Daniele Bertaggia 8 Maggio 2013
  4. Avatar photo Daniele Bertaggia 8 Maggio 2013
  5. Avatar photo Ivan Scordato 8 Maggio 2013
  6. Avatar photo Piero Boccadoro 8 Maggio 2013
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  17. Avatar photo Luigi Francesco Cerfeda 21 Maggio 2013
  18. Avatar photo Daniele Bertaggia 22 Maggio 2013
  19. Avatar photo Giorgio B. 24 Maggio 2013

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