Le bobine sono componenti elettronici da autocostruire, poiché sul mercato difficilmente si trovano esemplari che soddisfino esattamente le esigenze del progettista. In questa guida vedremo come realizzare facilmente, e in modo preciso, gli induttori con nucleo ad aria, avvolte su un singolo strato di filo. Vedrete che, in definitiva, per la realizzazione di una bobina occorre più matematica che lavoro fisico.
Introduzione
Quando ero ragazzino, durante un viaggio a Roma, comprai in una bancarella il famoso libro di Ravalico, dal titolo "Primo avviamento alla conoscenza della radio" (vedi figura 1). Parliamo di circa quarant'anni fa, ne rimasi fulminato e, man mano che sfogliavo le pagine, la voglia di iniziare a ricevere i primi segnali dall'etere aumentava a dismisura. Ero ancora alle prime armi e le mie conoscenze sull'elettronica erano minime. Mi soffermai, ovviamente, alla realizzazione del primo progetto proposto nel volume, il più semplice, che prevedeva la costruzione di un ricevitore a cristallo, ovviamente da zero.
Mi procurai, dunque, i primi componenti elettronici: cuffia ad alta impedenza, condensatore variabile, fili elettrici, diodo al germanio; sembrava tutto filare liscio per il reperimento dell'occorrente quando mi bloccai per la bobina: un grosso tubo dal diametro di 5 cm. e lungo 20 cm. Mi recai presso la rivendita di componenti elettronici e, mostrando l'illustrazione dell'induttore al venditore, chiesi se era disponibile. L'uomo mi guardò con uno sguardo tra lo stupito e il tenero e mi disse che queste tipologie di componentistica non esistevano sul mercato e dovevano essere realizzate in casa.
Ovviamente fui preso dallo sconforto: pur seguendo i consigli del libro capii subito che un valore induttivo non poteva essere ottenuto da un numero aleatorio di spire intorno al tubo ma che, invece, ci sarebbe stata dietro una legge matematica (avevo già da piccolo la passione per i numeri). Il volume di Ravalico non faceva un minimo accenno a equazioni e formule ma si limitava a riportare il numero di giri di filo elettrico, dal diametro di un certo valore, intorno ad un tubo di cartone o plastica.
Se avessi avuto le conoscenze che ho adesso, tutto sarebbe stato più semplice e avrei realizzato la mia radio con cognizione di causa, e invece mi toccava seguire ciecamente le istruzioni imposte, senza ottenere alcune motivazioni sulla scelta dei componenti e relativi valori. Inoltre, a quei tempi, non esisteva Internet come lo conosciamo oggi e l'accesso a una documentazione tecnica era alquanto difficoltosa. Purtroppo non disponevo ancora di un induttanzimetro e non sapevo neanche il valore necessario posseduto della bobina (in microHenry) poiché il libro non lo spiegava.
Le mie domande erano, dunque, sempre le stesse: "Se aumento o diminuisco il valore del condensatore variabile, devo modificare quello della bobina?", "Esiste un nesso tra capacità e induttanza?", e così via. All'età di 10-12 anni queste domande non erano ascoltate dai "grandi" e, come detto prima, i mezzi per reperire le informazioni tecniche erano alquanto scarse (parliamo degli anni 1975-80).
La bobina autocostruita
Il presente articolo tratterà di bobine autocostruite su un nucleo d'aria e composte da un solo strato di avvolgimento (vedi figura 2). Si vedrà come alcune formule matematiche, ben precise, governeranno tutti i parametri iniziali e finali. Si vedrà, soprattutto, come le varie grandezze e i parametri coinvolti nella realizzazione siano strettamente connessi tra di loro ed è sufficiente la modifica di un [...]
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In linea teorica sarebbe possibile costruire da soli, in casa, i componenti passivi (resistenze, condensatori e induttanze). C’è pure chi si realizza da se’ le valvole.
Complimenti per l’articolo , davvero interessante e particolare.
Ciao, ho trovato casualmente questo sito alla ricerca di componentistica elettronica hobbistica che un tempo era molto diffusa.
A proposito dell’articolo sulle bobine, ho avuto anch’io i miei problemi quando, da piccolo (mi riferisco all’età di 9-11 anni nel lontanuccio 1949 (io sono del ’39) mio Padre, tornato dall’Africa in Libia dopo la II guerra mondiale, mi insegnò a costruire la prima radio a galena alloggiandola in una scatola in bakelite da lucido da scarpe con fuori le boccole e la bobina (a nido d’ape). Comprai il solo detector a galena. E salii sul tetto a stendere un filo d’antenna di sette-otto metri rischiando molto, a quell’età.
E funzionava benissimo, ovviamente in cuffia regalatami da altro appassionato.
Mi dilettavo già di fisica elementare di tutte le branchie, ma acquistai nel 1953 il “Primo avviamento alla conoscenza della RADIO” dodicesima edizione di D.E.Ravalico , Hoepli editore e che mi è molto servito e che possiedo ancora adesso nel 2020. Imparai cos’era la FM -modulazione di frequenza e mi costruii un’antenna dipolo di un paio di metri(quasi) e nel 1954-55 comprai la prima radio(già fatta) FM.
Valvole, condensatori, resistenze, e variabili sono state la mia passione, ma senza soldi non riuscivo a fare che poco. Anche una trasmittente con 400 w e altre piccole radio. Ragazzi, la guerra era finita da pochi anni e la passione per queste cose imperava. Ricordiamoci che l’elettronica vera(transistor, diodi, ecc.) non si conosceva. Tutto a fili e saldature e fai da te.
Grazie per avermi ascoltato.
Pier Giorgio-Faenza, Em-Rom-Italia
Grazie Pier Giorgio per la sua preziosa testimonianza. In epoca bellica le trasmissioni radio erano oggetto di ricerca e sperimentazione finalizzate al potenziamento degli arsenali militari. Pensiamo ad esempio alle Officine Marconi in Italia. Se pensiamo che oggi è possibile costruire una radio FM con la scheda Arduino, qualche altro componente a basso costo e un po’ di programmazione, ci rendiamo conto di quanto si sia evoluta l’elettronica. La invitiamo a continuare a seguire il blog perché di contenuti interessanti ce ne sono davvero molti.
Mio nonno in tempo di guerra, autocostruiva ricevitori a galena, per la ricezione di trasmissioni radio in AM, Ancora oggi sono in possesso del suo provavalvole, sempre autocostruito tramite corsi di corrispondenza ancora prima dell’esistenza della scuola Radio Elettra, Per la sperimentazione si costruivano bobine di diversi tipi per la ricezione a onde medie e corte.
Da poco ho realizzato un ricevitore a reazione AM e OC , la difficoltà è stata reperire il filo di rame e i supporti dove avvolgere le bobine.
Ci credo nella difficoltà di reperire materiali per costruire o riparare cose di un tempo. Però se uno è ficcanaso e raccattone curioso e denigrato dai m oderni consumisti….bèh se ne va dal meccanico o elettrauto di fiducia(meglio amico) e pesca nella camera dei rifiuti ; trova d tutto, vecchie bobine d’accensione, alternatori, motorini elettrici avviamento, tergicristallo, ecc. e disfa pazientemente. Oppure alle discariche di “Mani Tese” o altro e lì trova vecchie radio e tv a valvole, motori da lavatrice, pompe da acqua, ventole da cappe aspiranti, …basta cercare e con pochi euro si prendono o te li regalano. Si possono smontare vecchi frullatori, trasformatori, ma mai un vecchio autocostruito”rocchetto di Ruhmkorff” (da tenere).
Per i supporti si può usare qualsiasi cosa…basta aver passato una vita a tenere conservato tutto….potendo e non essere cacciati di casa.
Grazie anche a Giordana Francesca Brescia per il commento.