Usare le onde dei cellulari per curare l’Alzheimer

Da anni, ovvero da quando i cellulari si sono diffusi con un boom sconvolgente fino a diventare parte integrante della nostra quotidianità, e di quelle delle persone di quasi ogni angolo del mondo ormai, ci sentiamo ripetere quanto le radiazioni dei telefonini sia dannose esponendo l’uomo ad un maggiore rischio di cancro: la scienza, o almeno questo è lo studio di alcuni ricercatori americani, si pone ora da una prospettiva diversa annunciando addirittura che le radiazioni dei cellulari sarebbero in grado di prevenire l’Alzheimer.

Le onde elettromagnetiche causano il cancro al cervello o curano l’Alzheimer? Fino a poco tempo fa non avremmo avuto dubbi sulla risposta ma ora le cose potrebbero cambiare. Questa prospettiva alternativa è stata ufficializzata pochi giorni fa ma già desta particolare interesse per i possibili risvolti che ne potrebbero conseguire.

L’articolo è stato pubblicato il 6 Gennaio su una rivista specializzata nello studio di questa malattia, Journal of Alzheimer Disease. Stando alle dichiarazioni in proposito dell’autore Gary Arendash, professore universitario in Florida, i risultati di questa ricerca hanno un grosso potenziale e aprono la possibilità allo sviluppo di un trattamento non invasivo e senza uso aggiuntivo di sostanze farmaceutiche per la cura dell’Alzheimer.

L’esposizione a lungo termine ad onde di tipo elettromagnetiche, come quelle tipiche dei telefoni cellulari, potrebbe alterare geneticamente lo sviluppo di questa malattia e allo stesso tempo migliorare l’abilità nei test di logica e in generale lo stato di salute.

Lo studioso ammette che le aspettative iniziali non erano così ottimistiche e anzi si tendeva a credere che l’esposizione alle onde dei telefonini avrebbe incrementato l’avanzare dello stato di demenza.

L’esperimento nella pratica

Il team di lavoro, capitanato da Arendash, ha creato artificialmente un ambiente in cui l’esposizione alle onde elettromagnetiche fosse pari a quella causata da un cellulare premuto contro la testa di una persona per due ore ogni giorno per sette o nove mesi consecutivi.

Sono stati usati topolini da laboratorio, nei quali era stato iniettato il morbo in esame. Passato questo tempo, gli studiosi hanno rilevato che l’esposizione alle onde dei cellulari aveva ridotto sensibilmente la percentuale di beta amiloide, una proteina che si deposita tra i neuroni, agendo come una specie di collante ostacolando il neurone nella normale trasmissione degli impulsi nervosi.
I topolini dimostrano uno stato della demenza migliorato e un’inversione di tendenza dell’evolversi della malattia.

Se si riuscisse a dimostrare che l’esposizione alle onde elettromagnetiche sia in grado di impedire l’aggregazione di tali proteine nocive a livello celebrale questo aprirebbe una strada del tutto nuova alla neuroscienza per affrontare la cura dell’Alzheimer.
Arendash ha affermato che il suo team sta cercando di modificare l’esperimento perfezionandolo, in modo da tentare di velocizzare la produzione di risultati e applicare il test sugli esseri umani. Nonostante la diffusione su larga scala del morbo, e decenni di studi in proposito, ci sono infatti solo pochi trattamenti che sono considerati effettivi e non esiste una cura sicura al 100% per l’Alzheimer.

Secondo l’Associazione dei malati di Alzheimer ci saranno in tutto il mondo durante il 2010 più di 35 milioni di persone affette da questa demenza. Questo esperimento porterebbe ad una prospettiva diversa verso le onde dei cellulari, da tempo accusate di aumentare le probabilità di cancro al cervello. Come prevedibile per il momento diverse associazioni contro il cancro si stanno opponendo all’attendibilità di questa nuova teoria. Non resta che aspettare conferme o smentite..

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