I condensatori elettrolitici, benché componenti passivi, sono tra i più interessanti e robusti. Con essi si possono eseguire diversi esperimenti di elettronica e di fisica. Ma se non sono utilizzati per molto tempo le loro caratteristiche elettriche decadono in maniera significativa. Vediamo assieme i circuiti e le metodologie per far riacquistare, a questi insostituibili componenti, l'originario vigore iniziale, in modo da farli quasi rinascere. Perché, come vedremo, il condensatore ha una "propria vita".
Introduzione
Quando si toglie la polvere da un antico ricevitore radio esso, al 90%, si ostina a non funzionare o a funzionare male. Il più delle volte la colpa delle anomalie è da attribuirsi ai condensatori elettrolitici, che sono i componenti con il più alto tasso di decadimento. Altre tipologie e modelli di condensatori presentano molto meno tale problematica. Spesso, la migliore soluzione è quella di non accendere subito l'apparecchio, che potrebbe addirittura esplodere; sarebbe meglio smontarlo e controllare preventivamente le sue condizioni elettriche. Le scuole di pensiero su tale argomento si separano, dando luogo a due correnti diverse:
- C'è chi preferisce gettare i vecchi condensatori e sostituirli con altrettanti recenti e di ottima qualità, dando nuova vita all'apparecchio;
- C'è, invece, chi ha il cuore più tenero e nostalgico e, come un restauratore professionista, preferisce tenersi i componenti, tentando la loro rigenerazione elettrochimica.
L'articolo che ci accingiamo a leggere si riferisce proprio a quest'ultima categoria di operatori. Un apparecchio radio che conserva ancora i componenti originali vale molto di più sul mercato del "vintage". Inoltre la rigenerazione è un'operazione invisibile che, se riesce, consente di lasciare intatto tutto il circuito elettrico, con tutti gli aspetti positivi del caso.
Il condensatore elettrolitico in breve
E' un condensatore a tutti gli effetti che utilizza un elettrolita per ottenere valori di capacità molto elevati. Solitamente l'elettrolita è un gel o un liquido con un'alta concentrazione di ioni. La maggior parte dei modelli è polarizzato e occorre rispettare il corretto verso della corrente, pena la distruzione. Essi sono molto usati negli alimentatori in fase di filtraggio. Non possono essere utilizzati a basse temperature poiché l'elettrolita congelerebbe.
I modelli più antichi (figura 1) erano immagazzinati con i due terminali in corto circuito per conservare l'integrità del componente.
Possono accumulare davvero tanta energia e se immagazzinano elevati valori di tensione e di carica, in caso di collegamento diretto dei due terminali, scaricano bruscamente, e in un istante, tutta la carica contenuta, generando una grande scintilla e uno scoppio rumoroso.
I metodi
Non esiste una "cura" sicura per rianimare i condensatori elettrolitici. Se essi, con l'adozione di diversi metodi, si rifiutano tassativamente di ritornare alle condizioni iniziali, o quantomeno simili, allora vuol proprio dire che è proprio arrivato il momento di gettarli. Del resto è normalmente prevedibile che dei componenti, non più utilizzati per decine di anni, perdano le caratteristiche chimiche. In ogni caso, la speranza è l'ultima a morire.
Delicatezza innanzitutto
Quando si decide di iniziare la cura di un condensatore elettrolitico, la prima cosa da ricordare è che esso, dopo tanti anni d'inattività, è estremamente fragile nei confronti dei seguenti eventi:
- Urti o cadute accidentali;
- Alte o basse temperature;
- Tensioni elettriche relativamente alte;
- Reazioni chimiche.
Un'improvvisa tensione ai suoi capi, infatti, potrebbe provocare una esplosione. L'elettrolita avrebbe alte possibilità di fuoriuscire dall'involucro.
Anche la sua "dissaldatura" dal circuito, se fatta in maniera grossolana, potrebbe distruggerlo fisicamente, con il definitivo distacco dei reofori.
Occorre, dunque, che il restauratore, mansione data a pieno titolo, agisca con la massima prudenza e delicatezza. E' come se si trovassero antichi reperti storici e archeologici da maneggiare con estrema cura e sensibilità.
Quando un condensatore va in vacanza per troppo tempo
Che cosa succede se gli elettrolitici restano inattivi per molto tempo? Sicuramente una lunga vacanza non giova agli stessi, come nel caso degli accumulatori e delle pile. Essi sono, a tutti gli effetti, contenitori chimici al cui interno si trova, oltre che alle armature, un dielettrico gelatinoso [...]
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Ho provato spesso i vari metodi descritti nell’articolo, con risultati prossimi al 95%. Raramente un condensatore elettrolitico è realmente morto, quindi ne vale proprio la pena tentarle tutte, specialmente se il dispositivo da riparare è antico e ha un certo valore di antiquariato.
salve,io ho dei condensatori in carta e olio da rigenerare ,dove e come posso fare?potete scrivermi a [email protected] non ho problemi a pagare grazie.
Articolo davvero curioso. Onestamente non conoscevo questi metodi di rigenerazione dei condensatori elettrolitici, Ne farò tesoro e soprattutto, alla prima occasione, proverò a metterli in pratica. Interessante anche l’idea di realizzare un sistema di “rianimazione” automatizzato con i cicli gestiti da un microcontrollore.
Davvero un bell’articolo!
Grazie Alessandro. Esiste anche un altro metodo, che puoi aggiungere a quelli che ho citato in articolo, che consiste nel sottoporre il Condensatore Elettrolitico a una lunga vibrazione. Essa potrebbe essere inoltrata per circa 24-48 ore, con spostamento alternato di circa 1-2 mm alla frequenza di 5-10 Hz.
Certo, meccanizzando tutti i processi con una CPU si potrebbe realizzare un dispositivo AUTOMATICO di rianimazione per questi fantastici e insostituibili componenti elettronici.
Ne avevo già sentito parlare, ma per ragioni di sicurezza nelle riparazioni delle radio a valvole, di solito i condensatori del circuito di alimentazione lavorano con tensioni di lavoro alte (300-400 Volt) , ho sempre preferito sostituirli con dei nuovi, Capisco anche il fatto che questi componenti sono anche difficili da trovare. e riuscire a ripararli è una gran cosa.
Rimettere per cosi dire in vita una vecchia radio a valvole è sempre emozionante,
Sono un appassionato di retrocomputing e più di una volta accendendo qualche macchina dopo anni di mancato utilizzo ho visto esplodere i condensatori dell’alimentatore. Ora so cosa fare, peccato soltanto che tutti i metodi richiedano lo smontaggio del condensatore dalla scheda madre o dal circuito stampato dell’alimentatore. Una cosa non sempre facile da fare, ma sempre meglio che perdere tutto per un condensatore.
Un articolo utilissimo, grazie!
Buongiorno Giovanni, ottimo articolo… utile anche a rinfrescare la memoria e devo dirti che c’è sempre da imparare, quasi tutti i metodi li conoscevo e li ho anche usati con un discreto successo il più delle volte, ma quello dell’acqua calda mi è nuovo, proverò anche quello !