iCub è un progetto di androide bambino (cub in inglese significa cucciolo): questo rivoluzionario robot si deve all’Istituto Italiano di tecnologia (Genova).
La somiglianza fisica con un bambino è impressionante: alto 1.04 metri per 22 kg di peso (più o meno le misure di un bimbo di 3 anni). La pelle ricoperta di microfibra grigia conferisce un aspetto ancora più realistico.
Lo scopo di iCub è quello di permettere di approfondire i modelli comportamentali infantili. Tra le applicazioni possibili infatti si valuta quella in campo neuropsichiatra per il trattamento di pazienti autistici.
Il progetto della piattaforma è Open Source sia per la componente software (il programma è disponibile gratuitamente e non criptato e sul sito www.icub.org c’è anche un simulatore grafico, con il video dell’intero robot) che per quella hardware, con parti facilmente reperibili sul mercato. Questo permette agli sviluppatori di tutto il mondo di apportare idee al progetto via web.
Il papà di questo bimbo meccanico si chiama Giorgio Metta ed è un “cervello di ritorno”, che agli Stati Uniti ha preferito Genova.
Ma le potenzialità, una volta “staccato il cordone ombelicale” (ovvero la presa elettrica) a iCub sono molteplici. Robot di questo tipo in serie potrebbero assistere gli anziani come badanti, fare le faccende di casa come colf etc. Ci vorrà comunque ancora qualche anno prima che le potenzialità cognitive di questo robot siano ottimizzate e quindi di poter pensare concretamente ad applicazioni in tutti questi campi.
Come funziona la tecnologia di iCub
In questo video
possiamo guardare il robot mentre afferra un oggetto. L’umanoide ha i tratti talmente familiari che l’azione sembra quasi naturale. E invece la tecnologia che sta dietro a questa capacità molto elaborata.
Il cervello di iCub è composto di due sistemi che interagiscono tra di loro: nella testa si trova la memoria unitamente ai software specifici per comunicare. Nel cloud dell’Istituto si trovano, invece, i programmi che permettono al robot di riconoscere gli oggetti, parlare e sentire.
Guardando iCub prendere un oggetto vien da pensare che sia un’operazione naturale: dietro ci sono invece 800 mila righe di linguaggio C++ e sistemi binari
Le articolazioni sono gestite da 56 motori distinti, che funzionano insieme per riprodurre il movimento dei legamenti umani. Per questo motivo braccia e gambe si muovono senza scatti, in maniera continua. E questa potenzialità senza dubbio troverà applicazione nel settore medico per la produzione di protesi. Per adesso iCub gattona in maniera simile ad un cucciolo d’uomo ma in futuro i suoi fratelli saranno in grado di camminare. Proprio come gli umani: forse troppo come gli umani? Ma è davvero questa la direzione giusta verso cui dovrebbe muoversi la scienza robotica? Lo spunto di riflessione ci porta ad approfondire questo ragionamento, senza nulla togliere alla portata rivoluzionaria di questa invenzione.
Robot sempre più umani: perché ripetiamo in loro le nostre debolezze?
Si parla spesso dei robot che prenderanno il posto degli umani ma quello che stupisce è: se gli umani sono così imperfetti allora perché i robot gli somigliano sempre di più? Eppure la forma fisica umana non è quella ottimale: pensiamo ad un dispositivo con otto braccia o una coda prensile. Sarebbe innegabilmente più efficiente per i lavori manuali. L’ uomo, dal punto di vista prettamente fisico, non è certamente una macchina perfetta. Pensiamo anche al fatto di avere una testa, centro nevralgico di molte funzioni, che si regge su un sostegno fine come il collo. Ma evidentemente il nostro bisogno di umanizzare le cose ci spinge a fare macchine somiglianti a noi, forse per subire meno l’impatto della sostituzione e accettare meno traumaticamente di essere soppiantati. O forse la spiegazione più scientifica a questa tendenza alla robotica antropomorfa va ricercata leggendo quest’ultima come naturale evolversi delle protesi artificiali e robotizzate applicabili agli umani in caso di amputazioni.
Bello, sono affascinato da questa tecnologia.
L’uomo non ha le capacità cognitive per sapere cos’è la vera perfezione, essendo imperfetto, per cui per quanto potrà impegnarsi, non sarà mai in grado di creare qualcosa di “scientificamente” perfetto. Ma non credo che sia un problema, anzi. Se esistesse un robot perfetto, nel senso che la scienza intende, questo con il tempo distruggerebbe l’uomo in quanto creatura imperfetta. Quindi benvengano le imperfezioni!!! Poi se è vero che questo iCub ha tra le possibili applicazioni quelle di studi nel campo della neuropsichiatria, e in generale nell’ambito medico, allora la somiglianza con l’uomo diventa quasi una necessità: riproduciamo un uomo artificiale, così su di lui possiamo fare esperimenti.
Insomma, come al solito, se verrà usata coscienza nell’utilizzo e nelle scelte di evoluzione del robot, potremmo averne dei vantaggi. Spero solo che l’imperfezione “morale” dell’uomo non prenda il sopravvento!!!
non posso che concordare con te. quello che hai scritto è, secondo me, maturo, responsabile e completo, oltre a riassumere perfettamente il mio punto di vista.
una domanda,però, mi preme fare a te e a tutti noi: non sarebbe forse opportuno pensare ad un sistema di regole e leggi che guidino e limitino, quando e se necessario, all’uso improprio di questa tecnologia?
infondo noi non multiamo gli automobilisti prima che partano ma li istruiamo perché non superino certi limiti…
Certamente, sarebbe la cosa migliore. In questo periodo di difficoltà del paese, probabilmente le priorità sono altre (campagna elettorale, fare gli interessi delle banche, litigare in parlamento … scusate la piccola polemicuccia…) ma sarebbe davvero importante farlo ora che sta germogliando questo mondo nuovo prima che sia veramente complicato poi da gestire. Anche perché sperare nel fatto che il tutto venga fatto SOLO con l’obiettivo di fare del bene è una speranza un po’ poco realistica 🙁
Come darti torto, guarda…
Ricordo una polemica simile anche quando ci fu la vicenda della pecora dolly… tutti cominciarono a parlare del fatto che unire la clonazione alla selezione genetica era uno scenario talmente pericoloso e raccapricciante che la clonazione doveva essere vietata. e subito.
In effetti ci sono dei casi in cui negare il permesso è l'unica strada.