Nell'epoca dei grandi telescopi spaziali ha ancora senso costruire gigantesche strutture sulla Terra per osservare lo spazio? Sappiamo bene che il cielo è volubile, il tempo cambia spesso e l'inquinamento luminoso è sempre più importante. Inoltre, non possiamo osservare tutte le lunghezze d'onda a causa dell'atmosfera. Quindi, qual è il vantaggio dell'osservazione da terra? Possiamo riuscire ad avere la stessa risoluzione e gli stessi ingrandimenti di un telescopio spaziale come l'Hubble Space Telescope con telescopi come il Very Large Telescope? In questo articolo analizzeremo le caratteristiche delle ottiche adattive, che permettono a telescopi terrestri di uguagliare in rendimento quelli spaziali, con un costo decisamente inferiore.
Introduzione
Il primo test sulle ottiche adattive realizzato con successo ha portato, nel 1989, un telescopio di 1,5 m di diametro a raggiungere il limite di diffrazione nel vicino infrarosso. Qualcuno sottovaluta questo passo, ma per gli astronomi si tratta di un sogno diventato realtà: finalmente era possibile ottenere buone immagini anche in caso di seeing imperfetto! A causa, infatti, di celle di aria a diversa temperatura, densità ed indice di rifrazione, le immagini astronomiche catturate da terra presentano diverse problematiche. Generalmente si cerca di mitigare questi effetti costruendo i grandi telescopi sulle cime delle montagne e lanciando strumenti nello spazio. Ma già nel 1953 l'astronomo Horace W. Babcock aveva intuito che potendo misurare continuamente la deviazione dei raggi luminosi, saremmo stati in grado di correggere il fronte d'onda. Da allora, ovviamente, la tecnologia è notevolmente migliorata, oltre ad un miglioramento nella banda del vicino infrarosso, si è sviluppata la stessa tecnica per la banda ottica. In alcuni casi, come per l'Osservatorio sul Monte Palomar, si è riusciti a raggiungere il limite di diffrazione.
Il seeing o aberrazione atmosferica
Un altro problema è dato dagli strati a diversa temperatura e densità che influiscono sul fronte d'onda generando aberrazioni variabili temporanee, questi strati creano effetti di microlensing sui raggi luminosi e creano effetti di diffrazione multipla. Si tratta di due tipi di turbolenza che possono generarsi in qualunque punto del percorso nell'atmosfera e hanno due caratteristiche sulle quali si può influire impiegando le ottiche adattive, cioè velocità di variazione e disomogeneità di campo.
Velocità delle variazioni
Disomogeneità di campo
Per ovviare a questo problema gli apparati di ricerca più all'avanguardia, come quello del VLT, che vediamo in Figura 3, usano un laser che genera una stella artificiale che punta nelle vicinanze della sorgente di interesse, che permette di valutare lo scattering Rayleigh fino a 30 km dal suolo e la risonanza di fluorescenza di atomi di sodio, che sono concentrate in uno strato a circa 90 km di altezza. Nonostante il laser appaia come una sottile linea di luce, in realtà la luce della sorgente si espande in un cono, questo ci dà la possibilità di analizzare le turbolenze atmosferiche in una zona più ampia di cielo. Tuttavia, questo effetto genera problemi di sicurezza in caso di voli aerei nel raggio di 3km, ed è per questo che ne è previsto l'utilizzo solo in aree distanti dal traffico aereo. Bisogna, inoltre, considerare che il laser disturba gli altri telescopi nelle vicinanze, ed è quindi necessario coordinare le osservazioni.
Funzionamento
Un sistema di ottiche adattive professionali, come vediamo in Figura 5, è costituito, in genere, da almeno tre elementi: correttore (solitamente uno specchio deformabile), sensore di fronte d'onda e ricostruttore. [...]
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