Microchip ha lanciato il suo kit di sviluppo per accessori Android, che consente lo sviluppo per la piattaforma Android di Google.
In particolare, le versioni Android 2.3.4 e 3.1 e le versioni successive, includono un nuovo framework che consente alle applicazioni di comunicare direttamente con un accessorio collegato ad uno smartphone o ad un tablet, via USB.
Il kit di sviluppo per accessori Android consiste in una scheda di sviluppo e una library software, disponibile gratuitamente qui, che consente lo sviluppo veloce e semplice di accessori di un tablet o smarphone basati su un ampio portafoglio di microcontrollori PIC a 16-bit e 32-bit. Questi microcontrollori hanno connettività integrata e utilizzano la tecnologia eXtreme Low Power
Si possono sviluppare applicazioni: automotive (kit per auto, audio, GPS); casa (audio dock, telecomandi, backup dei dati); fitness/salute (misuratori di glucosio, attrezzi da fitness); business (terminali di carta di credito, proiettori).
Che Microchip non si adattasse al nuovo trend del momento per quel che riguarda i sistemi operativi, cioè Google e il suo Android, non poteva che voler dire restare indietro con il discorso interfacciamento. I microcontrollori sono progettati per lavorare in modalità stand-alone ma anche, e forse soprattutto, per implementare soluzioni hardware capaci di interfacciarsi con sistemi più ampi e complessi quali possono essere i PC. Gli smartphone e i tablet rappresentano una dimensione di complessità certamente superiore ad un’interfaccia collegabile esternamente, ma non superiore ad un PC di ultima generazione. Ormai siamo abituati a vedere schede connesse ai PC tramite porta USB, e leggendo un pò di storia sull’evoluzione dei micro, Microchip è stata una delle prime case produttrici che ha messo in piedi una gamma di microcontrollori (a 8 / 16 / 32 bit) con supporto nativo per USB rilasciando insieme a questi un Framework con il quale è possibile sviluppare applicazioni di tipo CDC, HID semplicemente apportando le giuste modifiche agli esempi di supporto. Se io che con i microcontrollori non ci mangio a colazione sono però riuscito in niente a mettere su un USB-RS232 converter utilizzando un 18F2550 e il framework di cui sopra, significa che dal punto di vista del supporto hardware / software / documentazione, microchip è davvero la numero uno nel suo settore. Per quanto riguarda le applicazioni dedicate ad Android, abbiamo visto che Google ha già presentato un hardware simil-Arduino che supporta il sistema operativo Android, ma penso che questo non sia il caso delle applaicazioni Microchip a cui si riferisce l’articolo. Credo che Microchip, un po’ come ha fatto per il supporto USB di cui ho riportato l’esempio sopra, si sia impegnata evidentemente nello sviluppare un Framework, ossia del software e quindi delle API da implementare nel proprio codice per rendere la propria interfaccia gestibile via Android, e quindi ottimizzate per lavorare con tablet e smartphone. Praticamente una serie di driver, sia lato microcontrollore che lato Sistema Operativo. Al contrario, la presentazione Google del suo hardware dovrebbe rappresentare tutto il necessario per installare Android on chip, quindi il sistema operativo vero e proprio che gestisce il tutto. Non oso immaginare minimamente il costo, e poi il supporto CPUcredo che sia è da parte di Freescale, o perlomeno un’architettura ARM / Cortex e non una MIPS a 32bit come prevede Microchip per i suoi micro. Chissà se può essere installato Android su una scheda a 32bit con architettura MIPS. Andrebbe testata seriamente questa cosa… Al momento credo che questo sia il primo passo compiuto da Microchip nel tentativo di adattarsi ai sistemi operativi Android, magari in un futuro non così lontano vedremo la casa produttrice di micro più famosa al mondo proporre dei kit di sviluppo utili per testare on chip le funzionalità di Android come sistema operativo per applicazioni Embedded, senza magari modificare l’architettura dei propri micro a 32bit, dimostrando che anche svincolandosi dalle ormai celeberrime architetture ARM / Cortex, si riesce ad ottenere sistemi realtime con buone prestazioni. Non dimentichiamo che Android è un sistema Open Source, quindi ben posto per lavorare come sistema RTOS (linux lo è diventato…perché non android?? )
dopo ATMEL (Arduino) anche microchip entra in questo mercato, a questo punto c’e’ da pensare che anche gli altri grandi produttori di micro si adatteranno al piu’ presto.
ciao…volevo dirti che oggi giorno è possibile creare applicazioni android per architetture MIPS vista l’evoluzione che ha avuto l’NDK in quest’ultimi mesi..per questo ti segnalo il seguente documento:
http://developer.mips.com/wp-content/uploads/2011/09/MD00885-2B-MIPSNDK-APP-01-00.pdf
in cui si discute un pò di come si può scrivere applicazioni tramite NDK e per architettura MIPS..puoi trovare anche un HelloWorld scritto in codice nativo e un esempio di debbug attraverso l’apposito e ben noto gdb..
Arrivati a questo punto di sviluppo per Android la domanda sorge spontanea..quand’è che si sente la forte necessità di dover scrivere un’applicazione in codice nativo, rispetto a scrivere un’applicazione direttamente tramite le tipiche metodologie “droidiane”(SDK->Eclipse->Java)?
E’ da un pò che sto cercando di chiarire quest’aspetto ma per ora ho ancora dubbi su ciò…è vero scrivendo in codice nativo si riesce ad adattare l’applicazione ad una determinata architettura..ma il gioco vale la candela? Chissà magari potremmo aprire un topic su questo..
Ciao