Locky, il lucchetto per guadagnare con la tua bici

Locky è il nuovo lucchetto geo-localizzato per permettere a chiunque di guadagnare condividendo la propria bicicletta in modalità free-floating ma all’interno di un’area di utilizzo limitata da chi mette a disposizione il mezzo. Una nuova tipologia di condivisione dal basso che permette a tutti di creare un proprio business. Il mock-up del dispositivo è nato durante l'hackathon 2017 organizzato da EOS all’interno dell’evento internazionale Campus Party.

Sito Web: www.my-locky.com Facebook: fb.me/mylocky

La condivisione del mezzo green per eccellenza, la bicicletta, è una pratica sempre più diffusa nelle metropoli. I classici servizi di bike sharing permettono di condividere delle biciclette agganciate a delle colonne inserite in opportune isole di attracco e sbloccabili tramite procedure che usano tecnologie più o meno moderne (dalla classica chiave fino allo smartphone). Le aree sono distribuite in quelle zone cittadine dove è presumibile ci sia più necessità del servizio.

L’alternativa a questa modalità classica di erogazione del servizio è quella del free-floating, esportata in primis in Italia dai colossi cinesi Mobike e Ofo. In pratica le bici, prodotte a costi ridotti dai due player appena citati, sono dotate di un sistema geo-localizzato e connesso che elimina l’obbligo di riportare la bici nelle apposite isole e aggiunge la possibilità di parcheggiarle ovunque, nel rispetto dei limiti legislativi. Questa innovazione permette di estendere la fruizione delle bici a qualsiasi area urbana senza grosse limitazioni e non più solamente nelle vicinanze delle isole di deposito.

La modalità di fruizione del servizio è semplice, l’utente usando lo smartphone localizza la bici, la raggiunge, con la fotocamera dello smartphone inquadra il codice QR identificativo impresso sulla bici e avvia la procedura di sblocco del lucchetto. Da quel momento è libero di pedalare ovunque voglia.

I servizi di bike sharing, al di là della modalità di erogazione, sono a pagamento e applica una tariffa a consumo. Gli attuali servizi di bike sharing, fissi o free-floating, sembrano però essere limitati in alcuni aspetti.

Il primo è la mancanza di un parco bici eterogeneo, questi servizi infatti offrono una sola tipologia di mezzo. Il servizio non permette di andare incontro alle diverse esigenze degli utenti (dalla bici con il seggiolino per il genitore, a quella con rapporti corti per chi vuole andare veloce).

Il secondo limite è la centralità della gestione del servizio. Quest’ultimo è erogato da un solo operatore (o al più un paio) all’interno della stessa città risulta difficile offrire un’assistenza capillare per un servizio così diffuso. Molti sono i casi di bici abbandonate su passaggi per auto o gettate in canali o acquitrini.

Il terzo dubbio riguarda la robustezza della procedura di apertura, cosa succede infatti se qualcuno imbratta il QR Code?

Date queste premesse, io e Luca abbiamo pensato che era giunto il momento di realizzare un lucchetto intelligente che permettesse a qualsiasi bici di diventare “condivisibile”. Una nuova tipologia di “free floating” dal basso che, per come la vediamo noi, ha diversi vantaggi:

  • mette a disposizione diverse tipologie di bici (nuove, con cestino, con seggiolino), rendendo l’offerta su due ruote la più eterogenea possibile;
  • più persone mettono a disposizione la bici, più persone controllano le bici. La rete di sicurezza e di assistenza è quindi molto più distribuita;
  • chiunque abbia un parco bici fermo (rivenditori con bici invendute o utilizzate molto poco) può finalmente renderlo monetizzabile;
  • qualsiasi produttore di bici che voglia realizzare particolari flotte per il bike-sharing, potrà farlo con la piattaforma tecnologica del nostro nuovo progetto, senza doversi inventare nulla.
    Visti i buoni propositi, abbiamo colto l’occasione della hackaton organizzata da EOS sulla board ESPertino per dare uno sprint a questa idea e trasformarla, con la dovuta dose di caffeina, in un prototipo che permettesse la messa in strada della nostra tecnologia in tempi rapidi. La spinta motivazionale e adrenalinica che non ci ha mai abbandonati nei 3 giorni della manifestazione ha infatti dato i suoi frutti vedendo la nascita del primo lucchetto per bike sharing, Locky.
Locky - free your ride!

Il logo di Locky.

Locky team

Presentazione del mock-up di Locky al termine della Hackaton.

Come funziona

Il funzionamento è molto semplice, tramite l’app per smartphone e tablet è possibile vedere quali bici sono disponibili attorno a te permettendoti di raggiungere agilmente la più comoda. Quando si è vicini alla bici è possibile richiedere lo sblocco di quest’ultima selezionandola sul dispositivo mobile. L’utente a questo punto dovrà abilitare il bluetooth sul dispositivo per permettere il dialogo tra il telefono e il lucchetto stesso. Il lucchetto, dopo pochi istanti, potrà essere aperto e l’utente potrà usare la bici. Al momento dell’apertura inizia l’effettiva fruizione del credito disponibile.

Uno dei prototipi del dispositivo.

Architettura

Architettura locky

Schema funzionale dell'architettura.

Il sistema ha un’architettura formata da 3 attori principali: il lucchetto geolocalizzato, il sistema di cloud computing e l’applicazione per dispositivi mobili (cellulari e tablet).

Il lucchetto basa la sua logica di controllo sulla piattaforma WROOM-ESP32, alla base di ESPertino, per vari motivi: una buona connettività, bassi consumi e un’architettura a 32 bit che mette a disposizione una maggiore memoria di programma. Il microcontrollore ESP32 dialoga a sua volta tramite protocollo seriale con altri due moduli: modulo GPS e GSM. Il primo viene utilizzato per recuperare la posizione del lucchetto; il secondo viene utilizzato per lo scambio dati verso il cloud. Per la comunicazione diretta invece con l’applicazione utilizziamo il modulo bluetooth messo a disposizione da ESP32.

Il controllore ESP32 è poi connesso a sua volta con un attuatore progettato da noi che permette il rilascio della molla di apertura/chiusura del lucchetto.

Attualmente il sistema è alimentato tramite un classico pacco batterie commerciale. Stiamo ottimizzando il codice ed effettuando test per ridurre al minimo i consumi.

La sicurezza e la manutenzione

La presenza di più bike server, cioè chi mette a disposizione i mezzi, genera un meccanismo di sana concorrenza tra di loro: verranno infatti usate le bici con una manutenzione migliore.

Il sistema di sicurezza utilizza due tecnologie. La prima è quella GPS, che permette di capire se la bici è all’interno dell’area di utilizzo oppure no. Infatti il mezzo può essere messo a disposizione anche solo in un certo raggio d’azione. In questo modo si ha la possibilità di mantenere la bici all’interno di una zona controllabile dal manutentore.

Oltre alla sicurezza geo-localizzata, Locky implementa un sistema Token Reward che permette a qualsiasi utente di ricevere notifiche di sicurezza nel caso in cui o il GPS o i sensori di vibrazione o controllo scasso vadano a rilevare valori fuori soglia.

Sono inoltre presenti dei sensori a basso consumo per controllare vibrazioni e quant’altro (movimento viti) dovute ad un possibile tentativo di scasso.

La probabile effrazione viene comunicata a chiunque si metta a disposizione della rete di sicurezza e chi effettivamente previene un furto avrà dei crediti omaggio.

Chi siamo

Nicolò Boscolo, 32 anni, ha conseguito la laurea magistrale in Ingegneria Informatica nel 2012, presso l’Università di Padova. Durante la tesi, ha cominciato a collaborare con IASLab (Intelligent and Autonomous System Laboratory) dell’Università di Padova. Li ha sviluppato un sistema di collision-avoidance per sistemi multi-robot. Nel 2012 ha cominciato a lavorare nel mondo della robotica industriale come sviluppatore software, oggi occupa il ruolo di Product Manager.

e-mail: [email protected]

 

Luca Lissandrin, 31 anni, nel 2006 ha conseguito il diploma di perito informatico, fin da giovanissimo appassionato del mondo open-source, partendo con una vecchissima Linux Mandrake che ha acceso in lui una scintilla che difficilmente si spegnerà. Crescendo ha arricchito la propria passione per il mondo open lanciandosi sull’elettronica con Arduino grazie al quale ha potuto realizzare diversi strumenti di misura in ambiente chimico sia per l’impianto produttivo per che per il laboratorio. Dal 2006 lavora come responsabile tecnico presso un’azienda metalmeccanica dove veste anche i panni dello sviluppatore software avendo così la possibilità di programmare e lasciando più spazio nel proprio tempo libero per elettronica e piccole invenzioni.

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