La misura di una grandezza fisica è il punto di contatto tra il mondo reale e quello digitale. Dalla trasduzione del segnale fisico alla sua conversione in forma numerica, ogni fase del processo di misura richiede precisione, conoscenza dei principi fisici e un’adeguata gestione del rumore e degli errori.
Introduzione
Nell’era dell’Internet of Things, della robotica e dei sistemi di controllo autonomi, la misura non è più confinata a strumenti di laboratorio, ma pervade ogni oggetto intelligente del quotidiano. Il dato digitale nasce da un’interazione fisica con il mondo reale, e la qualità di quella misura determina la qualità delle decisioni prese dai sistemi che la utilizzano, per cui, comprendere il percorso che porta un fenomeno fisico a diventare un bit, diventa la chiave per progettare il futuro dell’elettronica di precisione e dell’Intelligenza Artificiale applicata alla realtà fisica. Misurare una grandezza fisica significa tradurre un fenomeno del mondo reale, come una temperatura, una forza o una tensione, in un’informazione numerica interpretabile da un sistema di elaborazione, un processo apparentemente semplice ma che nella realtà include una catena complessa di operazioni che coinvolgono sensori, circuiti di condizionamento, conversione analogico-digitale e successiva elaborazione dei dati. Ciascun passaggio introduce potenziali fonti di errore e richiede specifiche soluzioni tecnologiche per preservare l’integrità del segnale. L’obiettivo non è quindi il solo ottenimento di un valore numerico, ma la garanzia che tale valore rappresenti fedelmente la realtà fisica entro limiti di incertezza noti e controllati. Nel contesto attuale, in cui ogni sistema intelligente, dai dispositivi biomedicali ai sensori industriali, dipende da dati accurati, comprendere il modo in cui avviene la misura è fondamentale. Dietro ad ogni cifra visualizzata su uno schermo vi è un percorso che parte dalla trasduzione del segnale, passa attraverso la conversione analogico-digitale e termina con l’elaborazione digitale.
Dalla grandezza fisica al segnale elettrico
Il primo passo nel processo di misura è la trasduzione, cioè la conversione della grandezza fisica da misurare in un segnale elettrico. Poiché i sistemi elettronici elaborano tensioni e correnti, ogni fenomeno fisico deve essere tradotto in una variabile elettrica proporzionale, compito che viene affidato ai sensori e trasduttori, ovvero dispositivi in grado di trasformare energia meccanica, termica, luminosa o chimica in energia elettrica. Il principio di funzionamento di un trasduttore dipende dalla grandezza da misurare e dal materiale impiegato. Un termoresistore (RTD o termistore) varia la propria resistenza con la temperatura, un estensimetro modifica la resistenza in funzione della deformazione meccanica, un fotodiodo produce corrente proporzionale all’intensità luminosa. In tutti i casi, il sensore deve garantire linearità, sensibilità e stabilità nel tempo.
I segnali prodotti da questi dispositivi sono spesso di ampiezza ridotta e vulnerabili al rumore elettrico, per questo motivo, la trasduzione è quasi sempre seguita da una fase di condizionamento del segnale. Attraverso amplificatori operazionali, filtri analogici e circuiti di adattamento d’impedenza, il segnale viene adeguato in ampiezza e banda passante alle esigenze del convertitore analogico-digitale che lo seguirà. In questa fase si correggono anche gli offset, si compensano le derive termiche e si applicano eventuali calibrazioni. L’obiettivo è ottenere un segnale pulito, stabile e proporzionale alla grandezza reale, pronto per essere digitalizzato.
La conversione analogico-digitale
Una volta che il segnale fisico è stato trasformato in una tensione elettrica analogica, e opportunamente condizionato, il passo successivo consiste nel convertirlo in una forma numerica, un'operazione svolta dal convertitore analogico-digitale, comunemente noto come ADC (Analog-to-Digital Converter). Il principio di base è la discretizzazione in cui il segnale continuo nel tempo e nell’ampiezza viene campionato a intervalli regolari e rappresentato da un insieme finito di valori numerici.
Il processo di conversione si articola in due fasi fondamentali: campionamento e quantizzazione. Nel campionamento, il segnale analogico viene misurato a intervalli temporali regolari, determinati dalla frequenza di campionamento. In base al teorema del campionamento di Nyquist, tale frequenza deve essere almeno doppia rispetto alla massima frequenza contenuta nel segnale, secondo la formula:
fc≥2fmax
per evitare il fenomeno dell’aliasing, cioè la sovrapposizione di componenti spettrali, che altera l’informazione originale.
Durante la quantizzazione, ogni campione analogico viene associato al valore discreto più vicino tra un numero finito di livelli rappresentabili, e questo introduce un errore intrinseco, chiamato errore di quantizzazione, che dipende dal numero di bit dell’ADC, maggiore è la risoluzione, minore sarà la differenza tra il valore reale e quello digitalizzato. I convertitori ADC si differenziano per architettura e prestazioni. Gli ADC a successive approssimazioni (SAR) offrono un buon compromesso tra velocità e precisione, mentre quelli a delta-sigma garantiscono risoluzioni elevatissime, ideali per misure di precisione a bassa frequenza. In applicazioni ad alta velocità, come l’elaborazione di segnali radio o video, si impiegano ADC flash, capaci di conversioni in pochi nanosecondi ma con maggiori costi energetici e circuitali. Ogni scelta progettuale è un compromesso tra risoluzione, velocità e consumo energetico, e deve essere calibrata sulla base della grandezza da misurare e delle specifiche dell’applicazione.
Elaborazione digitale del segnale e interpretazione dei dati
Una volta che il segnale è stato digitalizzato, entra nel dominio del bit, dove può essere elaborato, filtrato e interpretato attraverso algoritmi matematici e statistici. L’elaborazione digitale del segnale (Digital Signal Processing, DSP) è il cuore dell’intelligenza dei moderni sistemi di misura. Grazie ai microprocessori e ai DSP dedicati, è possibile ridurre ulteriormente il rumore, estrarre parametri significativi e migliorare la risoluzione effettiva della misura.
La prima operazione eseguita sui dati digitali è spesso una forma di filtraggio numerico, che può essere progettato per eliminare rumori ad alta frequenza o interferenze di rete. I filtri digitali, a differenza di quelli analogici, offrono un controllo preciso della risposta in frequenza e possono essere adattati dinamicamente alle condizioni operative. Successivamente, il segnale può essere elaborato mediante tecniche di media, trasformate di Fourier o analisi statistica per estrarre informazioni come ampiezza, frequenza, fase o trend temporali. L’elaborazione non si limita alla correzione del segnale, ma include anche la gestione della calibrazione e la compensazione degli errori sistematici. Grazie alla potenza del calcolo digitale, i moderni strumenti di misura possono implementare modelli matematici complessi per correggere non linearità, derive termiche o accoppiamenti tra variabili. In ambito industriale o scientifico, questi algoritmi permettono di ottenere risultati affidabili anche in presenza di rumori ambientali e condizioni operative variabili. Infine, i dati digitali vengono archiviati, trasmessi o integrati in sistemi di controllo automatico, dove rappresentano la base per decisioni o azioni successive; in questo modo, la misura diventa parte integrante di un processo intelligente di interpretazione e controllo.
Conclusioni
La misura di una grandezza fisica è un processo complesso che unisce fisica, elettronica e informatica in un’unica catena coerente. Dalla trasduzione iniziale fino alla rappresentazione digitale, ogni fase contribuisce alla qualità del dato finale. Un sensore trasforma il fenomeno reale in segnale elettrico, il condizionamento ne ottimizza le caratteristiche, l’ADC lo converte in forma numerica e l’elaborazione digitale lo interpreta e lo perfeziona. Solo quando tutte queste fasi sono correttamente integrate è possibile parlare di una misura accurata e affidabile.



