Il rischio più grave per l'umanità è che una guerra nucleare si scateni per un incidente - a caso. Alcuni Stati detengono oltre 12.000 armi nucleari con un potenziale distruttivo equivalente a 5 miliardi di tonnellate di alto esplosivo. È molte migliaia di volte maggiore del potenziale di tutte le bombe della Seconda Guerra Mondiale - che uccisero oltre 40 milioni di persone. I sistemi di controllo degli arsenali nucleari sono ad alta tecnologia: complessi - e soggetti a guasti. Ci sono stati più di cento incidenti con bombe H disperse, precipitate a terra, bruciate --- finora senza deflagrare. La sicurezza è scarsa - e segreta. Neutralizzare tutte le armi nucleari è la sola salvezza. Non farlo è peccato grave di omissione. Non ne parlano politici, né intellettuali, né tecnologi, né capi spirituali: ciechi e irresponsabili! Tutti noi dobbiamo dire NO ALLA BOMBA.
Disseminate il messaggio: è vitale - è morale.
Condanniamo chi uccide o maltratta un solo essere umano. Peggio se le vittime sono milioni, come accadde nell’ultimo secolo. Invece nessuno menziona le colpe di omissione di chi mette a rischio la vita di miliardi di umani. Noi tutti potremo essere distrutti senza preavviso da una guerra nucleare non premeditata, scatenata per caso, senza odio.
Già nel 1959, nel suo libro La questione della difesa nazionale, Oskar Morgenstern, economista matematico, inventore con John von Neumann della teoria matematica dei giochi competitivi, scriveva: «Un giorno un’arma nucleare esploderà in modo puramente accidentale, senza alcuna connessione con piani militari. La mente umana non può costruire qualcosa che sia infallibile». Il rischio, secondo lo studioso, non era tanto quello di una guerra nucleare scatenata da guerrafondai perversi o folli, ma da malfunzionamenti tecnici casuali o da errori umani.
Possibilità reale o eccessivo allarmismo?
Certo è che nel 1971 Usa e Urss avevano ben presente il problema e firmarono un accordo per “ridurre il rischio dello scoppio di una guerra nucleare” che conteneva questa considerazione: «La stessa esistenza di armi nucleari, anche gestite con le più sofisticate procedure di comando e controllo, è ovviamente fonte di continua preoccupazione. Malgrado le precauzioni più elaborate, è concepibile che un guasto tecnico o un errore umano o un incidente frainteso o un’azione non autorizzata possa scatenare un disastro o una guerra nucleare».
Così, nel 1978, la Marina statunitense coniò il termine “freccia spezzata” (broken arrow) proprio per definire lo scoppio di un’arma nucleare che non implichi il pericolo di scatenare una guerra oppure un incendio o la perdita o il furto di un’arma nucleare e definì “lampo nucleare” (nucflash) l’incidente che causi un’esplosione termonucleare “tale da creare il rischio di una guerra fra Stati Uniti e Unione Sovietica”. Da allora è certo che il rischio è aumentato: oggi gli arsenali nucleari contengono migliaia di radar, computer e armi (con potenze distruttive equivalenti a milioni di tonnellate di alto esplosivo) che rendono complicato gestire i sistemi tecnologici di monitoraggio, di controllo e di comando.
Numeri e Stime.
Ma che probabilità ci sono che una guerra nucleare “casuale” si verifichi davvero?
Calcolarlo è arduo anche se, da mezzo secolo, i governi di molti Paesi ci provano. Fatti e dati, però, rimangono segreti. Le stime dell’Ufficio dell’Esercito americano per lo sviluppo di armi speciali non sono credibili. Nel 1971 indicavano una probabilità annuale di 1 su 100.000 per lo scoppio accidentale di una bomba H e di 1 su 125 per l’esplosione di una bomba A. Anche le stime delle possibilità di fusione del nucleo e di disastri conseguenti fatte nel 1975 da Rasmussen, erano troppo ottimistiche. Il direttore del Dipartimento energia nucleare dell’MIT sosteneva che un incidente tale da causare 100 morti si sarebbe verificato ogni 10.000 anni e uno tale da causare più di 1000 morti ogni milione di anni: ma 11 anni dopo ci fu Chernobyl: 64 morti per lo scoppio e oltre 4000 per le radiazioni.
Eppure, anche se nessuna arma nucleare americana, russa o di altri Paesi è mai esplosa, i militari statunitensi hanno riferito molti casi di bombe H danneggiate, bruciate o sganciate in mare o sul terreno (in North Carolina (1961), in Texas (1966), per esempio). Tre bombe H Mark 28 caddero a Palomares in Spagna dopo la collisione del B-52 che le portava a bordo con l’aereo cisterna che lo stava rifornendo di carburante. Gli americani dovettero disinquinare un’area di oltre due chilometri quadrati dove si era sparso plutonio. La quarta bomba cadde in mare e fu ripescata tre mesi dopo a 800 metri di profondità da una flotta con sottomarini e palombari. L’operazione costo 600 mila dollari.
La caduta della chiave inglese.
Il 18 settembre 1980 a Damascus, Arkansas, un tecnico lasciò cadere una grossa chiave inglese dall’altezza di 20 metri mentre faceva manutenzione nel silo del missile Titan II, con testata nucleare da 9 megaton. L’urto contro il missile provocò una fuga di carburante. Poche ore dopo l’ossigeno liquido e il carburante del missile esplosero provocando un incendio enorme. La porta di cemento e acciaio del silo, che pesava 740 tonnellate, si sfondò. La testata nucleare del missile fu proiettata a 200 metri di distanza e poi ritrovata intatta. Fra il personale, un morto e 21 feriti. Il libro di Eric Schlosser, Command and Control (Penguin, 2013), descrive in dettaglio questo incidente, in sé non tanto significativo ma elencato come l’ultima “freccia spezzata” in una lista di 32 pubblicata nel 1981 dal Dipartimento della Difesa americana (vedi The Defense Monitor 1981, pubblicato dal Center for Defense Information, gestito da ex alti ufficiali americani). È sconcertante che la US Air Force avesse in precedenza pubblicato una lista più lunga: 94 incidenti ad armi nucleari accaduti dal 1950 al 1957.
Ma le cifre, forse, sono superiori.
Da mie ricerche in rete ho trovato 121 “frecce spezzate” dal 1950 al 2003. Da allora non sono menzionati altri incidenti. Due all’anno in media per 53 anni e poi nessuno per 10 anni! È plausibile che la censura blocchi le informazioni perché, se fossero rese note, proverebbero che il rischio è maggiore di quanto finora stimato. Oltre ai difetti dei sistemi d’arma, anche i sistemi radar di difesa hanno fallito varie volte in modo clamoroso.
Il 9 Novembre 1979 il sistema radar americano Bmews (Ballistic Missile Early Warning System), mirato a individuare prontamente missili balistici sovietici, diede l’allarme di un attacco missilistico contro gli Stati Uniti. Iniziarono i preparativi di rappresaglia con missili intercontinentali e bombardieri. I satelliti, però, non confermarono l’allarme e poco dopo si capì che per errore era stato inserito nel sistema un nastro di prova con segnali che simulavano un attacco, normalmente usato per addestramento del personale.
Il 26 settembre 1983 un radar sovietico segnalò in arrivo cinque missili nucleari americani. Il colonnello Stanislav Petrov, che comandava la stazione radar vicino a Mosca, avrebbe dovuto dare l’allarme e scatenare la risposta nucleare russa. Pensò che un attacco americano con soli cinque missili non fosse credibile. Se avessero voluto attaccare, ne avrebbero sparati centinaia. Segnalò che si trattava di un falso allarme. Fu processato da una corte marziale per non aver seguito le regole e fu assolto. Aveva salvato il mondo.
Olocausto nucleare.
Fatti e dati, anche se contraddittori, dovrebbero stimolare una seria riflessione sull’eventualità di una guerra nucleare “casuale”. Eppure regna il silenzio, anche se oggi gli arsenali nucleari contengono 12.000 testate che hanno un potere distruttivo equivalente a 700 chilogrammi di alto esplosivo per ogni essere umano. Se esplodessero, distruggerebbero la maggior parte del mondo. Per evitare il rischio dell’olocausto nucleare scatenato per caso dovrebbero essere eliminate tutte le armi nucleari.
Ma la diplomazia internazionale è troppo lenta, i capi spirituali di religioni e di movimenti distratti. Invito quindi a divulgare un nuovo manifesto “Ban the bomb” (No alla bomba) per coinvolgere (senza frontiere) università, aziende, operatori web, sponsor pubblici e privati, movimenti spirituali e culturali, agenzie e mezzi di comunicazione di massa. È urgente. È morale.
Condivido in pieno, ma purtroppo da un punto di vista strettamente politico la tua posizione non troverà mai accoglimento.
Probabilmente dobbiamo rassegnarci al fatto che vivremo per sempre con questa minaccia. Forse l’unica cosa su cui potremmo sperare è il progrsso tecnico militare, che renda inutile tentare il lancio di un qualunque missile, speranza tanto assurda quanto foriera di contraddizioni.
Come dicevo il problema dell’arma nucleare è innanzi tutto di natura politica, solo successivamente tecnico, uno dei primi paradigmi di scienza politica (la scienza che studia il potere e le sue forme, non la politica intesa all’italiana) è che il potere innanzitutto tende a preservarsi, e questo vale nel piccolo come nel grande. I rapporti di potere sono sempre ben presenti fra di noi nella vita di tutti i giorni, invisibili perchè li diamo per scontati. Nessun uomo cederà mai una posizione di privilegio o di potere rispetto a un suo avversario, e questo vale anche per gli animali. Americani, russi, cinesi e compagnia “bella” potranno forse ridurre gli arsenali e monetizzare un costo in un guadagno, vendendo combustibile per centrali nucleari, ma non possiamo illuderci che rinuncino al loro livello nella scala gerarchica. Non riescono nemmeno a cedere la permanenza nel consiglio di sicurezza dell’ONU!!
Noi siamo ancora l’immagine geopolitica prodottasi dalla seconda guerra mondiale. Forse qualche evoluzione c’è, ma i rapporti fondamentali di potere non sono cambiati, e solo una lotta li può sconvolgere.
C’è inoltre un’argomentazione molto delicata da aggiungere, la questione della pace nucleare. Cioè la pace indotta dal reciproco pericolo nucleare. Un esempio su tutti lo è stata la guerra fredda, ma anche la ormai radicata posizione fra India e Pakistan. E’ senzadubbio una questione delicata e non di facile dimostrazione, ma nelle scienze sociali purtroppo non si possono fare esperimenti per controvertire le ipotesi.
Io dico che và tenuta presente e considerata, non illudetevi nel progresso a 360°, socialmente parlando non differiamo di una virgola da un secolo fa, e già domani riscoppierebbero guerre mondiali se non ci fossero minacce nucleari. Ancora nel 1910 c’era chi affermava che in Europa dopo le guerre napoleoniche non si sarebbero più generati conflitti estesi sul continente. Idem prima della seconda guerra modiale, stesse vane speranze.
La minaccia nucleare è una grana con cui l’umanità dovrà convivere per chissà quanto ancora, dal nostro punto di vista invece possiamo dire che con schiaccianti probabilità nessuno di noi vivrà abbastanza per vederla svanire.
Probabilmente…..
Il problema del disarmo è spesso presente come tema alle Nazioni Unite, ma mai è stato risolto, fondamentalmente perché non si vuole risolvere. L’influenza di alcuni stati è tale che più volte l’ONU è sembrata un’organizzazione inutile. Alla fine chi decide sono sempre le solite superpotenze.
Per un vero disarmo si dovrebbero verificare svariate condizioni, tra le quali un Presidente ONU fermamente convito ed i Presidenti delle superpotenze fermamente convinti che le armi nucleari potrebbero essere usate per errore.
Infatti è questo il punto chiave dell’articolo: l’errore umano! Sia a livello tecnico, e di esempi ne abbiamo avuti, che a livello direzionale, proprio per la pressione psicologica che una crisi nucleare può scatenare. Ricordate la baia dei porci e le decisioni di JFK aspramente criticate…. in quel momento sarebbe bastato dare un OK e forse oggi non ci saremmo più!
L’umanità interna dipende da un semplice OK, da un pulsante, vi rendete conto?
Ma non solo, bisogna considerare anche che un un sistema sicuro NON esiste, un margine di errore 0,00 % non esiste. Inoltre non bisogna dimenticarci nemmeno del paradosso dell’automazione del quale siamo sempre più sensibili col passare del tempo e delle automazioni tecnologiche.
NO NUCLEAR – NO WAR
Il problema, prima ancora di essere politico, è di tipo antropologico.
Per un errore dell’evoluzione un essere, l’uomo, ha raggiunto una capacità distruttiva enormemente superiore al suo livello di consapevolezza.
Il genoma umano è fermo da 100 000 anni. Questo significa che la sua capacità di comprendere l’ambiente che lo circonda è poco più che quello di una scimmia.
Le scimmie si sfidano per la supremazia sul branco a morsi. L’uomo con le armi.
Gli uomini PEGGIORI, coloro che sono spinti dalle pulsioni della scimmia più che gli altri al potere sul branco, controllano le armi più distruttive, come la scimmia dominante la clava più grossa.
Non vi è alcuna alternativa, nessuna possibilità che le cose cambino. Nulla che gli uomini più evoluti possano fare nei confronti delle scimmie al comando, che noi chiamiamo “politici”.
O l’evoluzione prosegue e tra 1 milione di anni, forse, la consapevolezza umana sarà arrivata a capire ciò che Vacca qui’ scrive, oppure la nostra razza distruggerà il Mondo conosciuto e se stessa. Se non con il nucleare, con l’inquinamento, con il riscaldamento globale o con qualcosa d’altro che sicuramente saprà ben sfruttare all’uopo.
Esistono comunque esseri fortemente immuni dalle radiazioni nucleari, ai cambiamenti climatici etc. quali alcune specie di scarafaggi. Essendo molto più adattabili di noi potranno, forse, ricominciare la linea dell’evoluzione e portare ad esseri sazienti di sicuro molto migliori di quelle scimmie mal riuscite chiamate uomini
Il ragionamento non fa una piega. Ma a ridurre le cose così ai minimi termini porta a una fredda visione dell’uomo e della sua civiltà, come un animale poi non molto diverso dagli altri, si, più intelligente, ma ancora soggetto agli istinti primordiali. Da questa prospettiva non restano che le leggi di natura, quelle che condividono tutti gli esseri viventi e allora è la legge del più forte a dominare e di conseguenza le guerre non sono che un fatto naturale.
Io voglio credere che l’uomo invece si sia evoluto, perchè la natura gli avrà anche dato delle capacità, ma nessuna conquista gli è caduta dal cielo, ma è sempre stata frutto della buona volontà e del sacrificio di pochi a beneficio di tutti. E’ in nome di quei pochi che oggi dobbiamo credere che ne usciremo in qualche modo. Dopotutto non ci sono solo le minaccie nucleari sulle nostre teste, ma anche quelle chimiche, batteriologiche, astrali e tutte appese al filo del possibile errore o del caso. Non illudiamoci di poter controllare tutto, è la vita stessa che ce lo impedisce, non è forse l’errore il padre dell’evoluzione?
Purtroppo non mi invento nulla. E’ la storia stessa a raccontarci che cos’è l’uomo. Esistono certamente moltissimi uomini all’altezza della propria condizione. Purtroppo questi non sono aggressivi, e di fatto lasciano il potere ai peggiori.
Guardate ad es. in Italia cosa è stato fatto in Puglia con l’ILVA, o in Campania. “terra dei fuochi” scrivono i giornali, “uomini scimmia” che tutto sacrificano al denaro ed al potere direi io.
Comunque è vero che l’evoluzione procede con l’errore. Vedremo che succederà tra 50 anni, quando Genova e Venezia e altre città saranno sommerse per lo scioglimento dei poli, affinchè politici e mafiosi possano continuare a prosperare
“Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta si combatterà con bastoni e pietre.”
Einstein la sapeva lunga, e ha avuto ragione su tante cose. Io spero solo che ci si possa risparmiare di verificare, a spese dell’umanità tutta, l’esattezza di questa tesi. Voglio continuare a sperare che l’umanità finalmente un giorno apra gli occhi e si renda conto di quello che sta facendo a se stessa e al proprio pianeta.
Vorrei ringraziare l’autore per aver portato in evidenza una questione spesso dimenticata, perché i telegiornali si ricordano di farci rabbrividire col pericolo atomico solo il 6 e l’8 agosto di ogni anno, o quando accade una tragedia come Fukushima. Io personalmente non ero a conoscenza di questi documenti in cui sono annotati incidenti del genere. Sembra che quegli arnesi vengano maneggiati come si stesse parlando di normali casse da consegnare. Non è possibile che al primo starnuto si rischi un disastro nucleare. Non possiamo continuare a permettere alle “scimmie più aggressive” di tenere in scacco in questo modo il mondo intero. E’ mai possibile che la storia non ci insegni mai nulla, suo malgrado? Questo disarmo è una priorità, e se proprio non vogliamo farlo per le generazioni odierne, io sono convinto che noi abbiamo il DOVERE di preservare le generazioni future e il mondo in cui vivranno. E ovviamente, come qualcuno ha scritto sopra, questo discorso è da allargare a tanti altri problemi che oggi rischiano di minare la sicurezza del mondo intero:la sola parola “guerra nucleare” fa certamente rabbrividire, ma una guerra “normale” non è certo meno spaventosa; né la fame, le malattie o l’inquinamento devono lasciarci indifferenti. Io voglio continuare a credere a tutti coloro, che non si vedono ma ci sono, che si opporranno sempre alla tendenza ad autodistruggersi che i paesi moderni sembrano avere, a causa della brama di potere e di supremazia.
L’autore mi trova particolarmente d’accordo sul messaggio.
Io sono un convinto pacifista, sicuro e determinato a continuare a considerare la guerra come un gioco demente che non possiamo mai più permetterci.
Se è per questo il problema più grande non è quante armi nucleari abbia un paese ma, per esempio, quali tipi di accordi militari abbia con i suoi alleati tutto intorno al mondo…
Basti pensare, per esempio, che nelle basi americane in Italia armi nucleari sono stoccate e depositate…
Comunque devo confessarlo: l’esempio della caduta della chiave inglese è semplicemente agghiacciante. Un semplice, piccolo, insignificante gesto compiuto durante un errore umano avrebbe potuto dare il via ad una tragedia di proporzioni veramente apocalittiche.