Quello che segue è un articolo che parla della mia tesi di Laurea dal titolo “Studio sulle interazioni e sugli effetti dell’esposizione alle radiazioni non-ionizzanti sul corpo umano” con lo scopo di intervenire nel dibattito sui potenziali effetti dannosi dell’utilizzo dei telefoni cellulari nato di recente su queste pagine.
Scrivendo questo articolo mi sono reso conto che questo contributo non può essere esaustivo dell’intero panorama delle tematiche affrontate in sede di presentazione ma propone il mio personale punto di vista ed il metodo con il quale ho affrontato lo studio per fornire spunti di discussione.
Col termine “Compatibilità Elettromagnetica” si indicano i fenomeni che derivano dalle interazioni tra campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e l’ambiente circostante, in particolar modo se indesiderate. L'attenzione è posta alle funzioni di generazione, trasmissione e ricezione non intenzionale di energia in relazione agli effetti indesiderati che queste possono comportare. L'obiettivo è garantire il corretto funzionamento di quegli apparati che coinvolgono, impongono, comportano od implementano il verificarsi di fenomeni elettromagnetici in prossimità di materiale biologico.
Gli apparati elettronici qui in esame sono le stazioni per la telefonia mobile e gli stessi dispositivi cellulari. Le radiazioni che utilizzano per funzionare, e cioè radiazioni alle microonde, possono essere ritenute responsabili di una serie di effetti biologici.
Per effetto biologico si intende la risposta dell’organismo umano ai campi elettromagnetici. Essa è sensibilmente dipendente dalla frequenza degli stessi. I meccanismi di interazione con i tessuti biologici e con gli organi variano sostanzialmente nelle diverse regioni dello spettro elettromagnetico, in relazione alle caratteristiche e alle proprietà costitutive degli stessi tessuti. Gli effetti biologici chiaramente documentati non sono necessariamente nocivi: alcuni possono essere benefici, altri non avere conseguenze dannose ed altri, infine, provocare danni alla salute, traducendosi, così, in effetti sanitari, ovvero quelli che vanno analizzati.
La definizione di effetto sanitario si può ricondurre al verificarsi dell'insorgere di una condizione patologica acuta. Nel caso specifico, questa eventualità può essere conseguenza diretta dell'esposizione, soprattutto se cronica, a campi elettromagnetici.
Le radiazioni di cui si sta trattando si trovano, osservando lo spettro elettromagnetico, molto “in basso”, ovvero corrispondono a valori di frequenza non particolarmente elevati. Ciò comporta che, rispetto ai raggi gamma, ai raggi X o alle radiazioni cosmiche, quelli in esame non contengano sufficiente energia per rompere, od inficiare, i legami che tengono unite le molecole delle cellule; questa impossibilità a produrre ionizzazione, conferisce loro il nome di radiazioni non-ionizzanti.
L'intento della mia tesi di laurea è stato quello di analizzare gli effetti derivanti dalle interazioni tra le radiazioni in oggetto ed il corpo umano in generale, entrando nello specifico degli apparati genitali ed eventuali danni causati prima e dopo il concepimento.
L'idea per questo studio nasce dall'osservazione di un fenomeno quotidiano: mi sono reso conto di riporre il cellulare nella tasca dei pantaloni. Lo scopo è porre l'accento su quali danni possano derivare da questo insignificante, piccolo gesto abituale e a quali rischi siamo sottoposti giornalmente non solo per effetto delle nostre azioni ma per diretta conseguenza di uno dei più eclatanti fenomeni di massa, di moda e di mercato, quale indubbiamente è la diffusione dei dispositivi di telefonia mobile.
Inoltre, particolare attenzione è stata posta nei confronti delle modificazioni che possono occorrere a livello cellulare ad opera delle onde elettromagnetiche. Per analizzare compiutamente tutto questo, in tutti i molteplici aspetti di cui si compone questo studio, è stato necessario analizzare il corpo umano ed i meccanismi che permettono la regolazione della temperatura per passare, poi, ad un’analisi morfologica e funzionale degli apparati genitali. Dal punto di vista biologico e dell’anatomia umana è stato necessario identificare con certezza quali e quanti meccanismi ed organi del corpo umano fossero completamente specificati nel loro corretto funzionamento. Ciò allo scopo di poter più facilmente dedurre, da un funzionamento anomalo dello stesso, delle possibili connessioni con l’esposizione agli stimoli qui in esame.
Uno dei primi organi e sistemi che avrei desiderato poter analizzare è l’encefalo ma, visto che esso continua tuttora a celare alcuni misteri non già morfologici ma funzionali, il che lo rende parzialmente inesplorato, è stato necessario escluderlo come possibile oggetto di indagine. Mi sono, pertanto, concentrato su ciò che accade all’interno dell’organismo, in generale, in merito al sistema termoregolatore, e a ciò che è causa di variazioni dell’equilibrio termoregolatorio.
Per poter comprendere a pieno i meccanismi ed i fenomeni di natura elettrica che effettivamente interagiscono con le onde elettromagnetiche, e la cui interazione sostanzia il problema, è da ritenersi rilevante anche la riposta bioelettrica della cellula e la composizione e costituzione dello stimolo elettrico nel corpo umano. Sono stati trattati gli apparati genitali, che sono risultati decisamente versatili in relazione a questo studio, in quanto completamente noti dal punto di vista funzionale. Studiare questi organi, capire il ruolo centrale giocato dalla temperatura nel loro funzionamento sono state fasi fondamentali dell’analisi. Un ulteriore spunto di riflessione è stato fornito dai sistemi attraverso i quali i genitali sono protetti da cause occasionali di variazione incontrollata della temperatura.
Indiscutibilmente sfaccettata, variegata e certamente complessa, la materia della compatibilità elettromagnetica è ben più grande dei soli telefoni cellulari e delle apparecchiature necessarie al loro funzionamento ma perché questo studio potesse essere compiuto ed esaustivo, è stata fatta la scelta di circoscrivere i fenomeni e le apparecchiature discusse a questo particolare ambito. Perché questa analisi potesse dirsi completa, inoltre, è stato necessario investigare quali tipi di apparecchiature, quali metodologie operative e tecniche di trasmissione, modulazione, ricezione vengono impiegate perché il sistema GSM funzioni, dato che la sua diffusione si candida ad essere sempre più globale e capillare.
Il passo successivo è stato individuare e descrivere delle metodologie operative e dei metodi computistici per l’analisi del problema ed il prosieguo della ricerca in merito. A valle, è stata proposta una serie di studi che si sono susseguiti negli anni, e che costituiscono lo stato dell’arte sulla ricerca in materia, in modo da quantificare e qualificare le interazioni tra materiale biologico e radiazioni elettromagnetiche, verificando se e quanto il grado di apprensione è legittimo o meno.
Per poter studiare situazioni “controllate”, ovvero caratterizzate in modo preciso, che fossero ben rappresentative della realtà di tutti i giorni, è stato necessario creare dei modelli matematici a cui potesse, poi, corrispondere una seria e circostanziata rilevanza. In particolare, l’utilizzo delle equazioni di Maxwell, applicate al caso di interesse, ha portato alla possibilità di descrivere e caratterizzare il problema della propagazione con precisione. Come tutti i metodi numerici, esistono, chiaramente, dei limiti che sono, però, del tutto trascurabili in quanto parliamo di gradi di precisione numerica assolutamente non indispensabili e dei quali trascuriamo l’esistenza senza che questo possa invalidare i risultati ottenuti. Il metodo FDTD ed il BEM si sono dimostrati un valido ed efficace strumento di indagine e di impostazione del problema, non già perché semplicemente precisi ma perché molto versatili. Sebbene, infatti, questi siano utilizzati da tempo per applicazioni diverse dai problemi di elettromagnetismo e compatibilità elettromagnetica, dimostrano di adattarsi perfettamente a fenomeni di questa natura.
È importante notare, e costituisce un prerequisito perché la discussione abbia un senso, che è nella natura delle cose umane che ci si accorga del potenziale danno arrecato all’universo che ci circonda solo a valle del compimento di una umana azione ed è per questo che i timori che si possa arrecare danno alla salute pubblica, ovvero effetti biologici, nasce fisiologicamente, anche visto che lo sfruttamento sfrenato delle risorse, naturali e non, ai fini del profitto, ha caratterizzato da sempre lo sviluppo economico a livello mondiale, e ciò è avvenuto, in particolare, negli ultimi 60 anni. Evidentemente, quindi, gli apparati di cui è fatta oggetto la mia tesi sono strumenti di una società intera a ed è giusto e legittimo che l’opinione pubblica metta sempre e costantemente alla prova la comunità scientifica tutta, perché fornisca risposte in merito alla pericolosità di tutti quei dispositivi che permeano la nostra vita quotidiana e che devono essere fonte di soluzioni e non di ulteriori problemi.
Peraltro, tutti gli effetti sanitari accertati dei campi a radiofrequenza sono chiaramente legati al riscaldamento.
A livelli che sono troppo bassi per produrre un qualsiasi significativo, l’energia a RF può ancora interagire coi tessuti corporei ma nessuno studio ha dimostrato che siano possibili effetti deleteri e nocivi quando questa esposizione sia controllata e comunque al di sotto dei limiti normativi imposti ed attualmente vigenti. Quando, invece, questi limiti vengono superati, diverse sono le evidenze di danni non solo funzionali ma addirittura strutturali a cui vanno incontro i tessuti biologici e ciò deve giustamente far temere per la salute pubblica. Che vi siano limiti imposti e che vengano fatti rispettare deve diventare una priorità giornaliera di tutti i soggetti e degli individui che appartengono alla società.
Per quanto concerne le evidenze attualmente disponibili, il ruolo cruciale della temperatura nell’attività spermatogenica e gametogenica porta a concludere che l’esposizione alle radiazioni dei cellulari comporti effettivamente una diminuzione di tali funzionalità. L’infertilità risulta effettivamente causata da un’esposizione eccessiva alle radiazioni non-ionizzanti.
Per quanto concerne gli effetti teratogeni, sebbene sia ragionevole supporne l’esistenza a seguito dell’esposizione, l’analisi citata ha dato esito negativo. L’allargamento del campione, la conseguente rilettura dei risultati ha, infatti, reso praticamente nulla l’influenza di quei casi che erano risultati positivi. Molti sono gli studiosi che si sono occupati dell’analisi di questa tematica e tanti altri studi sono in corso. Se alcuni di questi scienziati, tra cui Henri Lay, hanno fatto notare che il limite dettato dalla FCC, pari a 1,6 W/kg è solo di poco inferiore a quello che ha dimostrato di causare l’insorgere di effetti dannosi sugli animali, ovvero 4 W/kg, è anche vero che molti studi hanno dato esito negativo.
Si era ipotizzato, infatti, per esempio, che l’uomo fosse sensibile, in maniera conscia, allo stimolo elettromagnetico e che potesse essere in grado di discernerli. È da escludere la possibilità di poter utilizzare l’ipersensibilità ai campi elettromagnetici come diagnosi perché non esiste alcuna prova scientifica che sia in grado di collegare questa ai sintomi, al momento.
Ulteriori studi hanno investigato sulla possibilità che l’utilizzo del cellulare aumentasse la possibilità di formazione di tumori all’interno del cervello e finora, per un utilizzo anche massimo ma circoscritto a 5 anni di osservazione, tale ipotesi è da ritenersi scongiurata. Non vi è alcuna prova che sia verosimile che l’utilizzo del cellulare porti ad una diminuzione delle capacità uditive o ad un incremento nella formazione di tumori del tratto del condotto uditivo.
Tra le organizzazioni internazionali che si occupano dell’argomento, vi sono: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha condotto una revisione di studi denominato “Progetto Internazionale CEM”, l’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) il National Institute for Environmental Health Sciences (NIEHS), autore, tra gli altri, di uno studio di progetto, promosso dal congresso americano, denominato RAPID (Research And Public Information Dissemination), l’Associazione Internazionale di Epidemiologia, l’Advisory Group on Non-Ionising Radiation (AGNIR) e la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP).
Le ultime esperienze analizzate suggeriscono che siano tante e anche molto diverse fra loro, ancora, le possibili situazioni in cui studiare il fenomeno ed approfondire gli studi. Le evidenze epidemiologiche e gli studi in merito sono ancora ben lungi dall’essere conclusi. Alcuni studi hanno dimostrato come il tasso di assorbimento specifico sia piuttosto alto, dopo circa 6 minuti di conversazione, nella regione del cervello limitrofa all’apparecchio cellulare. Alcuni risultati sperimentali hanno investigato i possibili danni della propagazione dei campi connessi alle radiazioni cellulari in campi non aperti, come per esempio all’interno di un’automobile, posizionando il modello umano ed il cellulare in diverse mutue posizioni, dimostrando che l’influenza di tale posizionamento sul tasso di assorbimento specifico è, talora, rilevante, sebbene mai eccedente le misure standard.
In conclusione, che lo studio in questa materia sia sempre in espansione non è solo sintomo di attenzione e responsabilità. Si tratta di un indispensabile elemento di garanzia e di massima validità scientifica delle norme attuali e future. Ecco perchè è fondamentale che alcuni degli aspetti della tematica qui citati, e altri futuri, vengano approfonditi sempre più. La ricerca è vita!
Riferimenti bibliografici
[1]Gabriel Anzaldi, Ferran Silva, Mireya Fernández, Marcos Quílez, Pere J. Riu*, “Initial Analysis of SAR From a Cell Phone Inside a Vehicle by Numerical Computation”, IEEE, 2007
[2]Yutaka TANAKA1,2, Soichi WATANABE',', Yukio YAMANAKA', Masao TAD3 and Masahm TAKAHASHI', “Study on Effective Area of Ankle Cross-Section for Estimation of Ankle SAR with Induced Foot-Current of a Human Body Standing on Ground Plane”, 2003
Trattandosi di un blog a carattere tecnico scientifico ritengo che tanto il livello dei contenuti quanto quello dei commenti dovrebbe mantenersi nell’ambito specificato.
Già solo l’incipit del commento di Antonio_m risulta, a mio avviso, quantomai denigratorio ed inadatto al contesto. Se si è certi dei proprio dati, è sufficiente esporli senza denigrare il lavoro altrui. Il confronto è sempre ben accetto ma inteso al confronto dei dati e della relativa analisi, non sul piano personale, in un clima di generale cortesia e rispetto reciproco. Venendo a mancare anche solo uno di questi fattori, il commento non s’addice al contesto e non merita attenzione o seguito per quanto mi riguarda.
Nel caso in cui il contenuto ed il tono del commento risultassero non confacenti al contesto, sarei pro censura.
Nel caso in cui, come quello in questione, il contenuto sia pertinente (anche se discutibile, del resto si vuole fare un confronto, nessuno detiene la verità) ma esposto in modo inopportuno poiché offensivo, sarebbe il caso di segnalare il commento come “inadatto” invitando, se possibile, l’autore a rivederne la forma.
Mi complimento con l’autore dell’articolo per il lavoro svolto.
Abbiamo pubblicato volentieri questo estratto dalla tesi di Piero, sia per il suo valore scientifico (v. i riferimenti bibliografici) che per ribadire ancora una volta che le onde dei telefonini possono far male.
Ognuno farà poi la propria scelta d’uso del telefonino. Al tempo stesso speriamo che gli studi della comunità scientifica ci diano delle risposte CERTE.
Noi vogliamo solo avvisare della possibilità di un problema, forse molto serio.
Penso che nell’ultimo mese abbiamo prodotto più documentazione sull’argomento noi che qualsiasi altro ente proposto o media…. e questo non è un bene
(dove sono i giornalisti d’assalto di Report?)
E se domani vostra figlia si addormenta con il telefonino sul cuscino…. convincetela almeno ad appoggiarlo un paio di metri di distanza la notte mentre dorme, forse un giorno vi ringrazierà anche per questo!
Avevo già letto con molto interesse lo studio portato avanti da Piero Boccadoro in occasione della pubblicazione dello stesso nel forum di EOS. Successivamente volevo riprenderne la lettura ma ho visto che l’articolo era stato tolto dal forum molto probabilmente per integrarlo nel blog, e in effetti eccolo qua. Scritto davvero con competenza, mette in luce ulteriori effetti delle radiazioni non-ionizzanti (quali quelle emesse dai telefoni cellulari)sul corpo umano. Sugli altri articoli riguardanti la pericolosità per il corpo umano delle emissioni a microonde a breve distanza ci si è concentrati sugli effetti di tali onde a livello cerebrale quando accostiamo all’orecchio un telefono cellulare in trasmissione. L’articolo in questione, evidenzia gli effetti su altre parti del nostro corpo sensibili all’aumento di temperatura dovuto alla continua e prolungata somministrazione di radiazioni non-ionizzanti. In particolare vengono presi in considerazione gli apparati genitali, funzionalmente più conosciuti rispetto al complesso cervello umano. Ne consiglio vivamente la lettura per cercare di aprire le coscienze su quelli che sono alcuni dei nostri comportamenti quotidiani, altamente dannosi per la nostra salute (come tenere in tasca il proprio cellulare, a distanza minima dai genitali), che forse l’ignoranza in questione fa si che ne vengano ignorate le conseguenze purtroppo tardive (le conseguenze si vedono a distanza di anni, se fossero istantanee certamente tutto sarebbe diverso).
Ciao DJ Palmis,
è vero gli hot spot sono presenti in molti luoghi (anche nelle nostre case) e la loro diffusione sarà esponenziale nei prossimi anni, ma la potenza in gioco e la vicinanza con il corpo umano non è paragonabile al telefonino….
quale è la tua teoria sugli hot spot?
Faccio i miei complimenti all’autore dell’articolo.
E’ un piacere vedere giovani che con competenza e, con dati alla mano, cercano di studiare le problematiche inerenti alla compatibilità elettromagnetica.
Mi dispiace non abbia parlato degli “hot spot” che, secondo le mie conoscenze, sono il vero “pericolo”.
Scusatemi ma credevo fosse un termine comune in letteratura, ma effettivamente, cercando in rete, non ho trovato nulla a tal proposito.
Perciò vado di ricordi universitari (e la memoria non è il mio forte).
Per Hot Spot intendo zone che si surriscaldano all’interno del corpo umano (organismi in genere).
Nel momento in cui, ad esempio, si è al telefonino le radiazioni elettromagnetiche surriscaldano NON uniformemente il nostro cervello.
Ed è proprio il “non” uniformemente a creare problemi!
Non sono un medico, ma questa differenza di temperature in zone ben localizzate crea, a mio parere, dei danni.
Chi non ha mai notato un “fastidio” in prossimità dell’orecchio!
Quando ho studiato questa materia ho maturato questa opinione. Dico “opinione” non perchè non sia un dato di fatto che la materia organica subisca un surriscaldamento non uniforme ma solo perchè non conosco gli effetti sul corpo umano di un riscaldamento localizzato all’interno di un organo. Di certo, senza essere un chirugo, immagino che l’organismo cerchi di correre ai ripari creando qualche disagio.
Io, di certo, cerco di muovere il più possibile il telefonino proprio per non creare zone di “cottura” (lasciatemi passare il termine)… Proprio come nel microonde..
Speravo che l’autore dell’articolo parlasse di questo argomento, visti i miei vaghi ricordi.
C’è stato un misunderstanding,
pensavo ti riferissi ai potenziali danni che i vari hot-spot-wi-fi in giro per le città possono provocare. Praticamente siamo 24h su 24 esposti alle onde del wi-fi, anche se a bassa potenza, come dicevo sopra.
Invece intendevi il riscaldamento NON omogeneo provocato da tale esposizione.
Si, ne ho parlato qui
http://it.emcelettronica.com/radiazioni-dei-cellulari-quando-telefoniamo-%E2%80%98cuociamo%E2%80%99-nostro-cervello-microonde#comment-16273
Comunque sono tutte ipotesi, ma sicuramente valide motivazioni per avere delle accortezze.
Domani a tal propositio pubblichiamo un articolo con dei consigli per limitare l’esposizione (molto semplice, non scientifico, adatto alla portata di tutti)
Ciao DJ Palmis.
Innanzitutto ti ringrazio per i complimenti.
Volevo poi fare una precisazione: nella tesi, per intero, c’è un primo capitolo inerente all’anatomia in cui si parla di un serie di fenomeni, tra cui l temperatura intesa come apparato di regolazione e cause, interne o esterne (quindi anche ambientali), di modificazione della stessa. Nel quarto capitolo, peraltro, si parla di tutti gli studi che dimostrano come il riscaldamento localizzato sia causa comprovata di problematiche.
Proverò a scriverne più approfonditamente nei prossimi giorni.
Piero,
quoto pienamente il tuo commento!
Per quanto riguarda il discorso dei provvedimenti posso risponderti che ho sempre combattuto la censura e che quindi pubblichiamo anche commenti odiosi o di troll.
Sai tempo fa anche io me la prendevo molto ma poi ho capito che la community è l’unico vero arbitro e che la figura dell’ignorante la fa sempre chi commenta con commenti…
da ignorante.
Qualsiasi lettore attento è in grado di comprendere la veridicità della tua tesi e, allo stesso tempo, un commento del genere può servire solo a scaturire la tua risposta, ulteriore conferma della tua ricerca e dell’inadeguatezza (o disagio) dell’anonimo commentatore Antonio_m (non verificato)
Di solito, per formazione, per cultura e per educazione ricevuta in famiglia, tendo ad evitare di accettare provocazioni così esplicite e maldestri tentativi di discredito da parte di chiunque.
Ma in questo caso farò un’eccezione per proporre solo alcuni consigli.
Innanzitutto, all’autore di quest’ultimo “commento” consiglio la consultazione di alcuni link, tra cui:
http://tv.repubblica.it/tecno-e-scienze/allarme-oms-cellulari-potenzialmente-cancerogeni/69751/68127
http://www.retelombardasalute.com/2011/06/loms-piu-tumori-con-i-cellulari-i.html
http://www.gds.it/gds/sezioni/commenti/dettaglio/articolo/gdsid/160587/
Così… giusto per avere, prima di farsi prendere dalla fregola di dimostrare di saper usare una tastiera, un’idea di ciò di cui si parla e per rendersi conto che se PERFINO l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta rivedendo dopo anni la posizione sull’argomento, sarebbe il caso di muovere delle critiche o delle obiezioni quantomeno argomentate.
Consiglierei, sempre al suddetto figuro, di proporre CON UMILTÀ delle tesi alternative, solo a valle della consultazione dell’intero lavoro di tesi.
In particolare, ribadisco qui che ciò che stiamo commentando è un sunto di una parte del lavoro di tesi che è, peraltro, ben più ampio e decisamente, infinitamente e molto più compiutamente argomentato.
Per una banale e semplice ragione di onestà intellettuale, credo che tutti gradiremmo che il generico lettore ambisca a farsi un’opinione reale e pertinente solo a valle di una consultazione REALE di un lavoro di tesi completo o di un compiuto argomento. Così, giusto per non giocare a fare il Maurizio Mosca di turno ma avvicinarci all’idea di un critico non necessariamente competente ma almeno onesto e disponibile.
Mi sembra appena il caso, inoltre, di far notare che questo post non è offensivo solo nei miei confronti, dei quali mi interessa davvero molto poco, ma anche di una serie di persone che hanno collaborato, controllato, verificato, partecipato, censito e corretto ciò che è stato scritto.
Una comunità, invero, piuttosto vasta se consideriamo soltanto che le fonti bibliografiche del mio lavoro di tesi sono piuttosto diffuse nello spazio e nel tempo.
L’ultimo consiglio va a chi gestisce questo sito: molti come me, probabilmente, non partecipano a questa comunità per farsi insultare ma per dar un contributo e condividere opinioni ancorché per nulla condivise.
Ritengo, allora, o almeno così farei io, che ne confronti di certo tipo di atteggiamenti siano presi giusti, seri e rapidi provvedimenti.
Detto questo, ho concluso.
Saluto tutti molto cordialmente.
Se ti registri possiamo dare il tuo contatto a Piero