Con il passare degli anni, nella continua corsa alla miniaturizzazione e alla riduzione dei costi richiesta dal mercato, gli sviluppatori HW hanno dovuto sottostare ad una serie di compromessi progettuali, arrivando anche a peggiorare, in alcuni casi, le prestazioni dei loro circuiti in termini di emissione o reiezione di interferenze elettromagnetiche. Oggi, con le più recenti (e stringenti) disposizioni di Legge, è diventato più che mai necessario porre un rimedio a questa situazione.
Le Interferenze Elettromagnetiche, dette EMI (dall’inglese Electromagnetic Interefence), chiamate anche RFI (Radio Frequency Interference), sono tra le prime cause di disturbo in quello che è il normale funzionamento di un dispositivo elettronico. Sin dai primi giorni in cui i dispositivi a radio frequenza iniziarono la loro espansione nelle case del grande pubblico, in contemporanea ebbero inizio anche gli effetti collaterali di un mondo ricco di interferenze elettromagnetiche. Questa tipologia di disturbo ha un retaggio anche in ognuno di noi, poiché tutti almeno una volta, davanti alla TV analogica ci siamo alzati dalla nostra comoda poltrona per “sistemare” la ricezione muovendo l’antenna. Oggi viviamo in un mondo in cui il numero di dispositivi emettitori è triplicato rispetto a 10 anni fa, eppure i noti problemi che si riscontravano allora sono stati notevolmente ridotti. Questo grazie a una serie di “Regole” che le autorità hanno imposto ai produttori per limitare tali disturbi. In questo articolo ci concentriamo sugli aspetti a cui un progettista di PCB deve far attenzione per ridurre al minimo l’emissione e la ricezione elettromagnetica indesiderata. In Figura 1 è riportato un esempio di EMI, nella quale un dispositivo “emettitore o emittente” genera l’EMI, il segnale elettromagnetico si propaga attraverso l’etere raggiungendo il secondo dispositivo “vittima”, il quale sarà soggetto ai disturbi elettromagnetici.
Con lo scopo di studiare e ridurre tale fenomeno, è nata una branca dell’ingegneria che si occupa appositamente della “Compatibilità Elettromagnetica”, detta EMC. Due sono le problematiche che si cerca di migliorare:
- La problematica di emissione: dove lo scopo ultimo è quello di ridurre la generazione non intenzionale di radiazione elettromagnetica, impedendone la trasmissione
- La problematica di suscettibilità: ovvero quanto il corretto funzionamento di un dispositivo elettronico è soggetto ai disturbi elettromagnetici
In linea di massima, la riduzione di tali disturbi dovrebbe seguire le seguenti tre semplici regole:
- Ridurre le emissioni alla sorgente
- Ostacolare il percorso di propagazione, rendendolo inefficiente
- Isolare il ricevitore dalle interferenze
In questo articolo poniamo la nostra attenzione principalmente alla prima tecnica, dato che, dalla progettazione del PCB può scaturirne o meno l’emissione di EMI.
I DIVERSI TIPI DI EMI
I meccanismi di trasmissione elettromagnetica, oltre che attraverso la conduzione diretta, possono avvenire nei seguenti due modi:
- Per accoppiamento Induttivo/Capacitivo
- Per radiazione elettromagnetica
La conduzione dell’energia elettromagnetica avviene o per frequenze molto elevate o per tensioni molto elevate. Entrando più approfonditamente nel merito del discorso, esistono due tipi di accoppiamenti: quello capacitivo e quello induttivo. Nel caso di accoppiamento capacitivo, in Figura 2 è mostrato quando e come può presentarsi tale fenomeno. Supponendo di avere due cavi alimentati da due sorgenti differenti (V1 e V2), ognuno di essi non sarà immune alle capacità parassite verso massa (in figura mostrate come C1 e C2), ed infine una mutua capacità che determinerà l’accoppiamento incriminato C12.
Utilizzando il principio di sovrapposizione degli effetti è facile osservare come nel Cavo 2, attraverso la capacità di accoppiamento, si “insidierà” una componente della tensione V1 sul carico, avente il seguente valore:
Questa tipologia di accoppiamento introduce notevoli disturbi di corrente, traducendosi in grandi sbalzi di tensione nel caso di sistemi con grandi impedenze di carico (tenendo presente che la capacità parassita di un cavo è nell’ordine di 100 pF). I metodi di risoluzione sono principalmente due: il primo consiste nel posizionare i due conduttori geometricamente distanti, ed il secondo consiste nell’aumentare la Capacità C2. Questo secondo metodo è poco praticabile poiché si rischierebbe di ridurre eccessivamente la banda di lavoro della linea 2. Riguardo l’accoppiamento induttivo, in Figura 3 ne è mostrato un esempio.
Dato che in un circuito chiuso fluisce una corrente, se essa attraversa un induttore, genera un campo elettromagnetico, il quale si accoppierà mutuamente con l’induttore presente nel Cavo 1, generando una tensione di disturbo nel Cavo 2 pari a:
Speculare all’accoppiamento capacitivo, quello induttivo genera un disturbo di tensione. L’ovvia soluzione al problema sta nella riduzione del parametro di mutua induzione M12, attraverso il posizionamento distanziato dei due conduttori ed intrecciando i due poli del circuito da proteggere, creando un’efficace schermatura da disturbi esterni ed annullando le emissioni. L’ultima causa di trasmissione di energia elettromagnetica è anche quella con la quale ci si deve più spesso confrontare nella progettazione di un PCB, ovvero l’irradiazione elettromagnetica. Delle tre tipologie è anche la più complessa da mettere a fuoco e comprendere a fondo, essa infatti si basa sullo stesso principio di trasmissione delle stazioni radio, dove il segnale elettrico è fatto scorrere su di un polo non connesso (detto antenna, caratterizzato da parametri geometrici ben precisi). Attraverso esso verrà irradiato un segnale elettromagnetico con la stessa “forma d’onda” del segnale sorgente. L’esempio più semplice di antenna è detto “dipolo” ed esso è formato dalla connessione dei due poli del segnale da trasmettere in una struttura simile a quella rappresentata in Figura 4, dove su un singolo asse vengono posti due spezzoni di metallo interconnessi tra loro, ed aventi una lunghezza pari a metà della lunghezza d’onda del segnale trasmesso, ovvero la misura in metri di un periodo (come mostrato in Figura 5).
Il calcolo è dato dal rapporto tra velocità di propagazione e frequenza del segnale. La velocità di propagazione dipende dal mezzo attraverso il quale l’onda elettromagnetica si propaga, mentre la frequenza è il parametro chiave che determinerà se un segnale può generare o meno EMI. Infatti, alle alte frequenze, oltre ad aumentare la lunghezza d’onda, si otterrà una maggior emissione elettromagnetica. Ovviamente il fenomeno appena descritto fa riferimento ad una radiazione “volontaria”, ma nei sistemi elettronici questo fenomeno è facile ritrovarlo in maniera non voluta. L’integrità del segnale detta “SI” (dall’Inglese Signal Integrity), rappresenta “quanto” l’informazione viene compromessa dalle interferenze elettromagnetiche. L’indice SI viene utilizzato maggiormente per segnali di tipo digitale, tenendo conto che i fattori che vengono maggiormente presi in considerazione sono:
- Transizioni veloci e pulite
- Livelli logici stabili
- Precisione nelle tempistiche di funzionamento
I tre fattori appena elencati hanno un denominatore comune: la frequenza. E’ infatti semplice comprendere come l’aumento della frequenza renda tutti e tre i parametri sempre più difficili da controllare. È necessario dire che per bassi valori di frequenza una qualsiasi linea si trasmissione possiede solo degli effetti resistivi, ma all’aumentare della frequenza di lavoro, iniziano ad apparire effetti capacitivi ed induttivi. L’impedenza totale è detta “impedenza intrinseca”. Partendo dal modello approssimato del primo ordine mostrato in Figura 6, è semplice calcolare l’impedenza intrinseca, che si trasforma nel parametro chiave sulla valutazione dell’integrità del segnale.
Sono due i tipi di Interferenza Elettromagnetica generata da un errato dimensionamento del PCB
- Riflessione del segnale da parte della sorgente, in cui l’impedenza di uscita del carico (ZS) non coincide con l’impedenza intrinseca della linea. Tale fenomeno ha come coefficiente di riflessione: (ZS-Z0)/ (ZS+Z0)
- Riflessione del segnale da parte del carico, in cui l’impedenza di uscita del carico (ZL) non coincide con l’impedenza intrinseca della linea. Tale fenomeno ha come coefficiente di riflessione: (ZL-Z0)/ (ZL+Z0)
Questo tipo di disturbo è rappresentato in Figura 7 (in rosso), dove una componente di disturbo si sovrappone all’informazione, rischiando di comprometterne l’integrità.
RACCOMANDAZIONI DA SEGUIRE NEL PCB
Per la progettazione di un PCB, le regole da seguire per la riduzione delle EMI hanno come unico scopo quello di ridurre gli effetti descritti precedentemente. Quindi, studiando opportunamente la geometria del cablaggio, si potrà evitare l’interferenza dovuta alle componenti introdotte dagli accoppiamenti induttivi e capacitivi, oltre alle accortezze durante lo sbroglio per evitare l’involontaria creazione di “antenne” irradianti. Di seguito sono riportate delle linee guida per il corretto posizionamento della componentistica durante la progettazione del PCB: suddividere le aree del circuito in funzione delle loro caratteristiche, posizionare la parte relativa alla potenza in una porzione di PCB e quella di piccolo segnale in un’altra, stesso criterio per quanto riguarda le alte e basse frequenze o componenti analogici e digitali. Il rischio nel mantenere ad esempio vicini tra loro la parte di potenza con quella di piccolo segnale, sta nell’introduzione di interferenze elettromagnetiche generate dalla prima, con intensità confrontabile alle informazioni contenute nella parte di piccolo segnale.
- Disaccoppiamento delle componenti di altra frequenza connesse a capacità di dimensioni comprese tra il nF ed il F. Questo avviene grazie alla connessione di queste ultime con la massa attraverso delle piccole capacità (100 pF), che fungendo da filtro “passa alto” scaricano le componenti ad alta frequenza indesiderate.
- Mantenere a debita distanza tra loro componenti sensibili come oscillatori e quarzi.
- Creazione di un grande piano di massa (preferibilmente un intero strato in caso di PCB multistrato).
- Creazione di un secondo piano di massa per rendere tutti i componenti il più vicino possibile ad esso.
Va tenuto presente che la connessione tra i due piani di massa può facilmente irradiare, poiché è del tutto simile ad un doppio dipolo. L’operazione di sbroglio ha anche qualche semplice regola da seguire per evitare Emi e mantenere l’integrità del segnale, come ad esempio:
- Evitare di creare angoli retti nelle curve delle piste, utilizzare piuttosto angoli a 45°. Il motivo principale sta nella “Teoria delle Punte” (Benjamin Franklin), la quale dice che: l’elettricità tende a scorrere sulla superficie nel mezzo conduttore e predilige spigoli e punte. Ciò implica che uno spigolo più acuto tende ad essere attraversato da più carica, e quindi potenzialmente ad irradiare maggiormente.
- Schermare un oscillatore circondando i suoi due pad con la massa, come mostrato in Figura 8, in modo da far convergere verso massa eventuali EMI trasmesse.
- Evitare al minimo i passaggi di segnali molto rapidi tra diversi strati attraverso le vie. Questo poiché il segnale ad alta frequenza è maggiormente predisposto ad irradiare, ed il passaggio attraverso vie e strati avviene spesso attraverso piccole sezioni di conduttori che (alla stessa maniera dei diversi piani di massa connessi tra loro), si comporterebbero come dei doppi dipoli irradiando un campo elettromagnetico.
- Evitare poli non connessi per non creare mini antenne irradianti.
CONCLUSIONI
Quanto descritto permette di comprendere meglio l’impegno che deve mettere il progettista HW, affinché l’integrità delle informazioni e quindi l’intera funzionalità del sistema non venga compromessa a causa di questi imprevedibili disturbi. Un valido strumento di progettazione che permette di ridurre eventuali errori di interferenza elettromagnetica, sta proprio negli strumenti CAD utilizzati per lo sbroglio delle piste (ad esempio Altium od Orcad) i quali, seguendo le principali regole di progettazione, segnalano eventuali anomalie come angoli acuti che possono irradiare, o piste troppo vicine che possono essere cause di accoppiamenti reattivi. Sono anche presenti sempre più sovente strumenti di appoggio, nei quali, specificando le dimensioni geometriche degli strati e le caratteristiche fisiche dei materiali (come ad esempio costanti dielettriche), si ha la possibilità di calcolare parametri come l’impedenza intrinseca o la latenza di trasmissione del segnale (nell’ordine di qualche picosecondo). Attraverso il marchio “CE”, oggi noi consumatori abbiamo delle garanzie nell’acquisto di sistemi opportunamente schermati sia nella ricezione che nella trasmissione di eventuali EMI. E le case di produzione dedicano molta attenzione alle componenti EMI attraverso migliaia di ore in camere schermate, provando e riprovando quanto un sistema risulti inerte alle EMI ed a quali limiti possa esserne compromesso il funzionamento.
Bellissimo articolo ricco di contenuti. Interessante: Ricalca molto bene aspetti già noti della CE (Compatibilità Elettromagnetica). Io stesso ho redatto e svolto la tesi di Laurea nel 2007 proprio su queste argomentazioni, nella quale si discuteva di emissioni radiate e condotte nei sistemi elettromagnetici e dei disturbi nelle reti. La mia tesi riguardava la progettazione di un antenna a loop triplo sugli assi x,y,z dello spazio, per la misura di emissioni condotte e radiate nei circuiti e nei dispositivi di misura e nello spazio circostante seconda Norma CEI EN55015, norma che ormai ha cambiato dicitura e titolo, ma dagli stessi contenuti.
Grazie alla redazione per aver “rinfrescato” e ripetuto concetti già noti. Utilissimo nella progettazione.
Grazie, argomento interessantissimo!
Le rccomandazioni date per lo sbroglio dei PCB sono alla base del lavoro di chi deve realizzare circuiti che abbiano a che fare con le alte frequenze, ma anche in generale per chi nello stesso PCB deve mettere magari trattamento dell’alimentazione, condizionamento di segnali analogici prima della loro acquisizione in digitale e magari un microcontrollore con i suoi quarzi esterni. Oggi gli strumenti CAD aiutano davvero molto in questo impegno, ma la creatività e la competenza (oltre all’esperienza) dell’uomo che si mette all’opera sono ancora insostituibili. Buona progettazione, allora!
Saluti.
Questo articolo fa capire quante problematiche possono nascere da una progettazione che non tiene conto delle emissioni e suscettibilità dell’HW alle varie frequenze; oggi i circuiti progettati vanno sempre più pensati come coesistenti in un ambiente densamente popolato da qualsiasi altro tipo di circuito e apparecchio elettronico.
Lavorando ormai da diversi anni, anche su questo tipo di misure, mi son reso conto che cercare di mettere a posto un sistema dal punto di vista delle EMC è molto difficile e alcune volte impossibile e, aspetto non secondario costa molto in termini di tempo e modifiche da eseguire. Quindi spendere del tempo su questo aspetto in fase di progettazione è fondamentale per ottenere un buon prodotto sia dal punto di vista del corretto funzionamento e sia per il rispetto delle normative.
Grazie dell’articolo, veramente interessante.
Leggendolo mi è venuto in mente quando, ancora studente, il professore (birbante), ci ha proposto di verificare il malfunzionamento di una scheda di interfaccia, da lui stesso progettata.
Dopo un lungo lavoro, abbiamo scoperto che la pista di massa ai due estremi aveva ben 20 mV di caduta.
Incredibile come si comporta questi elettroni!
Ciao a tutti,
mi e’ successo recentemente di aver fatto sviluppare um PCB da una ditta esterna , con la quale mi sono comunque sempre trovato molto bene e di aver dovuto constatare che tutti i prototipi fatti realizzare non funzionavano.
tali schede, che comprendevano controlli di motori elettrici con pwm di potenza, presentavano un blocco immediato della CPU all’innesco del pwm.
dopo aver effettuato numerose prove e controlli , ho scoperto che la causa era dovuta al fatto che lo sviluppatore del PCB aveva piazzato un convertitore switching per l’alimentazione della CPU sul lato opposto del PCB e tale pista , che passava sul bordo estermo attraversava i MOS di potenza posti al centro ,
Il risultato e’ stato che la stessa andava a captare i disturbi generati dagli stessi fungendo da antenna. Me ne sono accorto tagliando la pista e rifacendo il collegamento con un cavetto schermato collegato a massa ed inserendo un filtrino passa basso prima dell’alimentazione della CPU.
Tutto ok,