
Nell'ultima perturbazione che ha colpito il nostro paese, molto mi ha colpito la storia di una donna annegata in un sottopassaggio che, a causa della violenta pioggia, si è riempito a tal punto da divenire un lago pronto a risucchiarsi chiunque si trovasse a passare da quelle parti. Ma siamo nel terzo millennio, la tecnologia permette di andare nello spazio, di far sì che dei robot girino per casa a pulire i pavimenti in completa autonomia, i telepass permettono di automatizzare il pagamento del pedaggio... ma è possibile che invece non si riesca a superare questo problema?
Pescara 02-12-2013: una donna annega in un sottopassaggio allagato a causa delle forti piogge che hanno colpito l'Abruzzo. Questo evento mi ha suscitato molta amarezza.
Forse perché Pescara è a meno di un'ora da casa mia.
Forse perché mi ha toccato il cuore il fatto che mentre questa persona annegava, ha avuto il tempo di chiamare suo marito solo per dirgli ciò che le stava succedendo.
Forse perché in data 01-02-2011 a Mosciano Sant'Angelo (TE) era caduta la stessa triste sorte su un noto gallerista teramano.
Forse, anzi, sicuramente perché allo stato attuale delle tecnologie, sono sicuro che si possa trovare una soluzione.
Aggiungo che questi esempi rispecchiano quanto successo in Abruzzo negli ultimi 3 anni ma non sono affatto gli unici casi al mondo. Non voglio ora cadere nella demagogia, cercando di trovare il colpevole in queste vicende. Non importa se chi ha progettato quel sottopassaggio abbia fatto un errore di valutazione, o di superficialità, se il problema fosse stato o meno segnalato in modo adeguato. Ciò che credo che sia importante è che queste tragedie NON ACCADANO PIU'!
Viviamo in un mondo in cui attraverso un tweet è possibile aprire un cancello, in cui dei robot puliscono autonomamente la nostra casa senza distruggere nulla di quello che incontrano per la loro strada, in cui basta avere un oggetto di plastica (chiamato Telepass), che entra in una mano, affinché si apra la sbarra che ci consente di entrare in autostrada, garantendo tra l'altro che i soldi dovuti vengano addebbitati sul conto corrente dell'intestatario della macchina, e addirittura si vede all'orizzonte la possibilità che le auto inizino a non avere più bisogno di un pilota.
E allora perché ancora succede questo?
Da progettista elettronico, mi trovo spesso ad affrontare delle richieste da parte dei clienti, mi pongono il problema della sicurezza, della situazione di SAFE, di salvataggio in extremis, di tutelare il sistema dalle situazioni critiche, indesiderate, che mai dovrebbero succedere secondo la teoria e secondo la progettazione, ma "dovrebbero" non implica certezza! Viviamo in un mondo imperfetto, fatto di uomini imperfetti che fanno errori e bisogna rendersi conto che, se tutti possono fare errori, il modo migliore per gestirli è realizzare dei sistemi di gestione delle situazioni indesiderate.
Spesso la difficoltà è capire quali sono le situazioni indesiderate, e nel caso specifico della progettazione e realizzazione delle schede elettroniche, molte di queste emergono in simulazione, ma anche in fase di test.
Ma nella situazione specifica di cui vi sto parlando, è evidente che tale problema non era stato previsto. Ma una cosa è certa: ora conosciamo il problema, per cui bisogna trovare una soluzione.
Io ho una proposta: non si tratta di un progetto dettagliato ma è senz'altro uno spunto. Sono certo che non sia l'unica soluzione possibile, e forse non la migliore, ma certamente un ausilio alla "precaria" sicurezza di questi sottopassaggi.
Iniziamo con l'analisi del problema
Esistono dei tratti stradali in cui, in alcune situazioni non sempre prevedibili, gli scarichi non sono sufficienti a smaltire l'eccesso di acqua dovuto alle condizioni atmosferiche.
Premessa: ciò che propongo non è risolvere il problema dello scarico, perché ogni caso è a se stante, e bisognerebbe analizzare ogni singolo problema.
Qual'è l'idea proposta?
Perchè non realizzare un sistema di monitoraggio in cui si comprenda quando la situazione è critica?
Una volta compresa la criticità della situazione, si può comandare la chiusura di una sbarra, e, non in alternativa ma come eventuale aggiunta, una comunicazione su display luminoso.
L'idea è un semplice sistema a galleggiante.
Si, proprio così, un sistema a galleggiante: sulle due pareti del sottopasso, possibilmente in corrispondenza delle grate di scarico, verranno installati due galleggianti inseriti in tubi di acciaio inossidabile. All'interno di ognuno di questi tubi verrà inserito un galleggiante collegato ad una guida, in modo che il movimento sia unicamente di tipo verticale. Attraverso il principio dei vasi comunicanti, i tubi si riempiranno di acqua in proporzione al riempimento del sottopassaggio. L'acqua farà muovere il galleggiante, che si alzerà percorrendo il tubo verso l'alto. A questo punto ci sarà bisogno di sensori che rivelino la presenza del galleggiante. Questi possono essere pensati come a infrarossi (come quelli che si vedono nei film a protezione delle casseforti), ma non credo che la scelta del sensore rappresenti una scelta critica, data la non rapidità di riempimento dei sottopassaggi.
La figura sottostante mostra un esempio di come potrebbero essere posizionati galleggiante e sensori.
Ho utilizzato la visione in trasparenza per permettere di osservare il galleggiante (simboleggiato attraverso un solido a doppia piramide) e i sensori (simboleggiati attraverso dei parallelepipedi).
Nell'immagine, si vede un tubo perfettamente adiacente alla parete del sottopassaggio. Al suo interno vediamo un galleggiante con una guida verticale, e tre sensori. Ovviamente il numero è puramente indicativo. Ne potrebbe bastare uno ma avendone di più abbiamo la possibilità di:
- monitorare passaggi intermedi, ossia in casi di allerta ma non pericolosi, si può anche pensare di comunicare il pericolo per mettere il guidatore in allarme, attraverso un dispaly luminoso ad esempio.
- avere maggiore certezza della correttezza degli impulsi inviati dal sensore. Per spiegare meglio ciò che intendo, se ad esempio il sensore più in alto invia un allarme, ma i sensori più in basso non sono in allarme, si può pensare ad un errore sul sensore in alto. Aumentando il numero di sensori, anche mettendone due di ridondanza per ogni altezza scelta, sicuramente la probabilità di errore diminuirà.
A questo punto ci sarà una scheda elettronica di gestione degli impulsi di allarme.
Non credo che si debba inventare nulla di trascendentale, e soprattutto niente che non sia già presente in qualche modo nella libreria dei progetti già presentati.
Tutto ciò che dovrà fare la scheda è:
- Acquisire gli Alert dei sensori.
- Fare una valutazione combinata.
- In base all'esito della valutazione combinata, inviare un sms che contenga queste informazioni.
Un SMS? A chi????
All'ingresso della strada che porta al sottopasso, in cui si può ancora scegliere di cambiare percorso (se possibile, altrimenti in un punto alto che precede il sottopassaggio) inseriremo un sistema con sbarra automatica, con una scheda di controllo con modulo GSM e con un display luminoso di avviso.
La scheda in questione riceverà l'SMS, leggerà le informazione ed avrà il compito semplice ma importantissimo di scrivere messaggi sul display e chiudere la sbarra nel caso di situazione critica.
Sull'altro lato del sottopassaggio ci sarà un secondo galleggiante. Nel caso di doppio senso di marcia, avremo due sistemi separati, ma in comunicazione tra loro, in modo che la situazione presente e già valutata su un lato venga valutata anche dall'altro lato, cosicché possa essere chiuso il sottopassaggio in entrambi i sensi di marcia anche se il problema sussiste su un solo lato (la sicurezza non è mai troppa!).
L'SMS quindi verrà inviato a entrambi i sistemi di automazione che controllano la sbarra e i display sui due sensi di marcia.
Nel caso di unico senso di marcia, si può pensare a un solo sistema galleggiante, o a due sistemi in ridondanza.
A questo punto posso scegliere, come spunto, l'articolo sull'Apricancello GSM , che mi sembra molto pertinente, per avere idea su cosa intendo.
Un'altra possibile soluzione può essere un monitoraggio video.
In alternativa oppure in aggiunta, si può pensare di abilitare un monitoraggio video attraverso questo galleggiante. Quando i sensori iniziano ad avvertire delle anomalie, viene accesa la videocamera di monitoraggio, e contemporaneamente verrà inviato un SMS (o una chiamata di emergenza, o qualunque altro tipo di segnalazione) a chi tra Carabinieri e Protezione Civile si occuperà di gestire questo tipo di problematiche.
In questo modo delle persone addette sapranno che si ha una situazione da tenere sotto controllo, e magari ancor prima che questa sia davvero un problema, si può iniziare a prendere provvedimenti.
Questa mia idea non è un progetto. Sono certo che di possibilità ce ne siano tante, e soprattutto sono sicuro che tanti saprebbero come risolvere questo problema anche in modo migliore. Ma, come detto all'inizio dell'articolo, per me l'importante è trovare il modo per impedire di trovarci di nuovo a commentare questi eventi di cronaca.
Quindi se qualcuno propone possibili soluzioni diverse, alternative, migliori.... ben venga, non attendo altro!

Ciao Tiziano
Hai toccato un tasto dolente, leggere di queste “disgrazie” solo per il classico mancato utilizzo di sistemi adeguati di sicurezza, crea molta rabbia oltre al dispiacere.
Per quanto riguarda il galleggiante forse ho un’informazione che ti potrà essere sicuramente utile: da parecchio tempo esistono in commercio delle sonde sia a galleggiante sia capacitive che vengono utilizzate con successo nelle cisterne di carburante e non hanno bisogno di sensori esterni, fanno tutto loro, addirittura riescono a distinguere il carburante dall’acqua (non è questo il caso) basta un software adatto che in questo caso sarà più semplificato rispetto a quello per gestire una cisterna. Si potrebbero utilizzare due sonde, in modo che se la lettura delle due non è uguale vuol dire che una è guasta e non è un allarme.
In questo caso la centralina dovrebbe essere più semplice da realizzare quindi con meno possibilità di guasti.
In bocca al lupo.
Ciao
Mario
Ciao Mario,
grazie per l’interesse mostrato per il mio articolo.
So che esistono sistemi a galleggiante già da parecchio tempo, e vengono usate per svariate applicazioni. Il problema è che non esiste nessun sistema ad hoc, fatto proprio per quello scopo. Io ho cercato di proporre una soluzione, come possono essercene molteplici, e probabilmente di migliori, ma una soluzione davvero semplice e alla portata di tutti, anche per mostrare che è semplice risolvere questo tipo di problema. Ma spero soprattutto che questo articolo aiuti a sensibilizzare sul problema.
Questo forum è una buona piazza per discutere di queste problematiche, e ho voluto “approfittarne”.
Ciao
Tiziano
…ed hai fatto benissimo ad approfittarne, cercare di migliorare la sicurezza è una priorità assoluta.
Ciao
Mario
Ciao Tiziano,
volevo farti i miei complimenti per questo articolo, ben preparato e quanto mai di estrema attualità. Apprezzo molto anche il tuo coraggio nell’affrontare un argomento del quale, spesso (e purtroppo), ci si occupa solo quando è ormai troppo tardi.
Ciao Tiziano
Buon articolo di applicazione dell’elettronica al servizio della sicurezza, ma come hai detto tu queste cose non dovrebbero succedere.
Nella tua analisi del problema hai giustamente citato che la possibile causa è dovuta agli scarichi che non sono sufficienti a smaltite l’eccesso di acqua.
Consideriamo pure gli eventi eccezionali, ma forse bisognerebbe alle soglie del 2014 iniziare a considerare che occorre prevenire il problema piuttosto che cercare di porre rimedio una volta, successo il disastro.
Perciò direi che chi progetta questi sottopassi non dovrebbe limitarsi a valutare l’impatto paesaggistico, ma considerare più attentamente come drenare nel modo più idoneo, l’accumulo d’acqua.
Nel campo della meccanica, mettiamo il caso di dimensionamento di una fune, considera come coefficiente di sicurezza minimo di 5:1.
Adesso io mi chiedo com’è possibile che in certi sottopassaggi (io parlo della mia zona, Torino) a volte con temporali anche di non forte intensità ci debbano essere ristagni di acqua.
Credo voglia proprio dire gli scarichi nel migliore dei casi sono sporche nel peggiore sono stati sottodimensionati.
Perciò ben venga la tua proposta di sensori ma credo che una più attenta progettazione e manutenzione preventiva potrebbero già ridurre la possibilità di eventi che portano la morte di persone.
Un saluto
Adriano
Gent.mi,
vorrei aggiungere un mio pensiero sull’argomento. Personalmente credo che la cosa fosse ben prevedibile e sia stata ben prevista, come ne siano state pienamente previste le conseguenze. Quando? Mi chiederete voi.
Molto semplice: quando dalla produzione in serie delle automobili è stata sostituita la levetta per abbassare il vetro dei finestrini a mano. Con quella levetta chi fosse finito per inabissarsi in un sottopassaggio aveva tutta la possibilità di aprire il vetro del portello per lasciare entrare l’acqua. Una volta sommersa la parte di portello metallica il portello si poteva aprire ed uscire dall’auto portando in salvo la vita.
Con l’azionamento SOLO elettrico dei quatto vetri dell’auto, chi finisce in un sottopassaggio non può più aprire il vetro perchè l’impianto elettrico non funziona, ed a vetro chiuso la pressione dell’acqua su ogni portello è talmente elevata da impedirne l’apertura. A quel punto si può solo affogare maledicendo chi si vuole. Ma certamente più di un responsabile c’è.
Anche noi lo siamo poichè ci è più comodo spingere un bottone anzichè smanettare una leva. E non rifiutiamo di acquistare una autobile così attrezzata. Ma ogni comodità ha un prezzo. Personalmente da allora evito di entrare in qualsiasi sottopassagio quando piove. E se proprio devo farlo, prima apro completamente il vetro del finestrino.
Per togliersi dall’imbarazzo basterebbe un sistema manuale di emergenza a bordo auto in grado di aprire un finestrino od un vetro in genere. (Anche un semplice martello obbligatorio a bordo).
Per venire poi alla progettazione elettronica, strade ce ne sono tante, ma basterebbe un comando automatico di apertura di almeno un finestrino prima che la batteria auto sia sommersa. Oppure un impianto elettrico a tenuta d’acqua per il tempo di abbassare almeno un vetro.
Naturalmente ben vengano gli impianti automatici che possono prevenire il disastro, purchè funzionino come un airbag quando serve.
Questi purtroppo sono per me omicidi premeditati con il consenso di chi ignaro del pericolo, ha acquistao un’auto da cui si può uscire solo annegato se ci si infila in un sottopassaggio allagato abbastanza.
I responsabili per me sono quelli che hanno deciso di implementare questo servizio automatico di azionamento vetro SENZA avvisare del pericolo di morte conseguente in queste circostanze. Tra l’altro la dinamica è talmente chiara che nessuna assicurazione copre un simile accidente: per qualsiasi asicurazione è semplicemente un suicidio volontario.
Una istruzione adeguata sarebbe necessaria anche prima dell’esame per la patente e forse questo sarebbe già un bel passo avanti.
Spero naturalmente di non aver offeso alcuno, non è mia intenzione in alcun modo.
Carlo
Grazie mille Adriano.
Hai ragione, purtroppo risolvere il problema dopo non vuol dire risolvere il problema. In Italia siamo ahimè abituati a vedere disastri e tragedie causati da superficialità e incompetenza o semplicemente da errore umano (perché non possiamo dimenticarci che l’uomo sbaglia). Il terremoto del 2009 in Abruzzo ad esempio ha messo in luce come molti edifici vengano costruiti davvero come se fosse un dettaglio la sicurezza di chi andrà a vivere lì dentro. Ma con questa consapevolezza, ciò che noi possiamo fare è provare a proporre soluzioni per far sì che gli errori umani non creino disagi o peggio ancora disastri. Questo è il mio obiettivo con questo articolo, non tanto la “critica” di chi sbaglia o insegnare loro a fare loro mestiere, ma sensibilizzare su questo problema, proponendo una soluzione che mostra come con poco si possa salvare qualcuno.
Tiziano
Cavolo!!! avevo tralasciato questo aspetto!!! Certo, il mio articolo come puoi leggere anche nella risposta data ad Adriano, non vuole né trovare colpevoli, né insegnare il mestiere a chi non lo fa bene. Però penso che sia anche giusto spiegare lo scenario completo, e questa problematica mi era completamente sfuggita. Quindi intanto ti ringrazio per aver completato in qualche modo il mio articolo. Resta comunque il fatto che tra i compiti che noi progettisti/appassionati/blogger di elettronica abbiamo è anche di capire dove intervenire a fatto già compiuto per evitare dei problemi. L’elettronica ha una grande responsabilità: ha involontariamente rovinato la vita di tante persone che passano le giornate a chattare senza più avere contatti umani, così come anche nel caso che tu hai citato dell’elettronica nelle automobili ad esempio che non viene in soccorso degli automobilisti, ma ha anche risolto tanti problemi di sicurezza sempre nello stesso ambito, e non solo. Io vorrei lavorare per questo secondo fine: risolvere problemi laddove sia possibile, con un occhio al presente, per capire dove sono i problemi, e l’altro proteso in avanti, per cercarne la soluzione, senza necessariamente guardare indietro ai colpevoli, dato che oramai il danno è fatto.
Tiziano
Grazie mille,
hai ragione, spesso di alcuni argomenti ci si occupa sempre troppo tardi, ma di alcuni non ci si occupa neppure quando è troppo tardi…
Spero che non sia questo il caso.
Ciao Tiziano,
i miei complimenti per il modo in cui ti proponi di agire.
Io sono un vecchio progettista di elettronica, tra i primi, tanti anni fa.
Ho fatto tutto ciò che ho potuto e so che le idee pratiche fanno presto a invadere il globo.
Insieme ai miei auguri, anche il mio sprone alla sensibilità che qui hai dimostato in maniera piana ed elegante.
Sempre guardando avanti. Il mio guardare indietro ha solo lo scopo di conoscere completamente il quadro in cui si pone il tema.
Se non rimane nulla di non indagato, si possono completamente prevedere gli effetti delle nostre azioni. Serenamente.
Carlo
Innanzitutto i complimenti per il metodo di lavoro: lo schema seguito dovrebbe essere di esempio di progettazione! Passando al caso specifico vorrei dire che ho visto alcuni sottopassaggi attrezzati con semafori, che dovrebbero diventare rossi quando la via è impraticabile, ma non ne sono del tutto sicuro. La tecnologia per monitorare i livelli dell’acqua c’è (senza nulla togliere ad ogni lodevole tentativo di trovare soluzioni alternative). Posso dire che dalle mie parti ho visto un sistema montato sotto un ponte e credo che l’unico scopo sia quello di monitorare il livello del fiume sottostante: da quello che si vede, a parte un’antenna, un pannello solare ed una “cassetta” (che non posso certo aprire!), c’è solo un “sensore” montato sotto al ponte. A meno che non vogliano misurare l’inquinamento al di sotto della strada deduco che sia un sistema per misurare il livello dell’acqua sottostante (e l’hanno anche montato dopo una piena :D). Probabilmente è ultrasuoni, ma non posso “infilarmi” sotto il ponte per andare a vedere da vicino 😉
Il vero problema, come sempre, e come discusso anche per altri articoli è “politico”: convincere chi governa dell’utilità delle tecnologie per la sicurezza.
Scusa, non voglio fare polemica (lungi da me!) ma è giusto per fare un’osservazione ed una riflessione che spero sia utile a tutti: in caso di informazione contrastante, come fai a decidere qual è quella guasta? Quando si vuole implementare un meccanismo di scelta non basta la “ridondanza” ma occorre un criterio di scelta “a maggioranza”: usando tre sensori puoi sapere che uno si è guastato se fornisce un valore diverso dagli altri due (la probabilità che se ne guastino due è molto più bassa di un singolo guasto). La sola ridondanza si usa per sistemi che devono garantire continuità di servizio (ad esempio due alimentatori: uno si guasta e l’altro “alimenta”) mentre qui si tratta capire quale informazione è corretta.
si è vero, con due sole sonde non si saprà qual’è quella guasta, si saprà solo che una delle due non funziona e che c’è bisogno di manutenzione, mentre con tre si saprà esattamente qual’è.
però ad esempio, se si volesse utilizzare una sonda capacitiva, il probabile guasto è quasi irrilevante perchè difficilmente si guasteranno più condensatori contemporaneamente quindi in questo caso verrà a mancare la sola lettura inerente “quel” condensatore che copre solo un paio di centimetri dell’intera asta.
Comunque di soluzioni ne esistono a bizzeffe ma prima si dovrà riuscire ad aggirare la burocrazia che è il guaio peggiore secondo me.
Ciao
Mario
Ciao
Anch’io penso che ci sia da considerare il fattore politico, vi chiederete che nesso ha la politica ed è molto semplice rispondere con un esempio: negli ultimi anni, nella città dove vivo, sono stati creati diversi sottopassaggi nella strada principale che permette di aggirare tutta la città senza passarci dentro, bene le prime pioggerelline bloccano tutto il traffico perchè questi sottopassi si riempiono fino all’altezza dei vetri ed oltre (immaginate con un acquazzone cosa succede!), qui entra in ballo la politica perchè le grosse ditte (leggi autospurgo, carro attrezzi etc) hanno il loro grosso guadagno perchè devono intervenire quasi tutti i giorni del periodo invernale, sono anni che i politici parlano di pompe automatiche che avranno la funzione di svuotare il circuito fognario (qui non si fa distinzione tra circuito fognario e acque pluviali come avviene in tutte le altre città d’Italia) ma se ne parla soltanto e queste pompe non riescono a “vedere la luce” mentre noi siamo costretti a vedere la melma fognaria camminare sulle strade e sui marciapiedi.
Ora pensare ad un metodo migliore e preventivo di sicurezza senza pensare di modificare questo modus operandi non credo che porterà lontano.
In realtà penso che già avere un sistema a tre o più livelli sia già una ridondanza sufficiente. Se il primo livello viene raggiunto dall’ acqua ci dà un’ informazione, ma non un allarme. Se anche il secondo livello viene raggiunto c’è l’allarme. Al superamento del terzo livello c’è la chiusura della strada. Ovvio che se il terzo segnala allarme ma i primi due non vedono nulla vuol dire che il terzo livello con buona probabilità sta sbagliando. La risonanza a ogni livello a questo punto è una ridondanza sufficiente. Poi se ne possono mettere anche tre per maggiore sicurezza, quando si tratta di essere più sicuri non ci sono limiti in eccesso… giusto?
Grazie.
Tiziano
Sicuramente la parte politica ahimè ha il ruolo di protagonista in questioni di questo tipo. Ma sono fiducioso nel fatto che sensibilizzare la politica a queste problematiche è possibile. Io ho visto intorno a me, nella vita di tutti i giorni, come la crisi economica in qualche modo abbia stimolato le persone a rivalutare le cose importanti della vita. Spesso i momenti bui e duri hanno questo importante ruolo nella vita delle persone, e la crisi economica ha anche avuto, in molti, il potere di far vedere la vita con altri occhi. Purtroppo non è così per tutti, ne sono consapevole, ma non voglio aprire un altra finestra di discussione, quindi mi fermo qui. Però ciò che voglio dire è che c’è una parte di questo mondo che sta cambiando in bene. E se c’è qualche spiraglio di luce in cui si può provare ad agire, bisogna essere pronti ad approfittarne.
Tiziano
Invece di costruire dei sottopassi basterebbe costruire dei ponti che sono anche meno costosi ma certamente esenti dal problema degli allagamenti. Certo, cambiano l’estetica della zona ma risolvono alla radice il problema. Specialmente all’estero non ho mai visto tanti sottopassi come da noi. 😉
Solo per vostra informazione spiego come funziona il drenaggio delle acque dai sottopassi stradali.
1) se la rete fognaria è posta ad una quota più bassa della strada (punto inferiore del sottopasso) il drenaggio avviene a gravità come nelle strade ordinarie. In questo caso i problemi possono nascere solo in caso di intasamento delle griglie a causa di foglie o sporcizia in genere.
2) se la rete fognaria è posta ad una quota più alta il drenaggio è ottenuto con sistemi meccanici (pompe); questo è il caso più comune.
Le elettropompe sono installate nel punto più basso del manufatto (se ci fate caso spesso sono presenti delle porte nei punti bassi dei sottopassi) all'interno di una apposita vasca. La marcia delle elettropompe è comandata da galleggianti elettrici molto robusti collegati al quadro elettrico di comando e controllo. Le elettropompe sono ridondate e se il sistema è correttamente dimensionato gli automobilisti non si accorgono della presenza del risollevamento meccanico delle acque di pioggia. Il dimensionamento è abbastanza semplice perchè si basa sulla superficie drenata e sul rateo massimo di precipitazione nella zona interessata.
Questo tipo di impianti sono generalmente telecontrollati provvedendo a segnalare in tempo reale i guasti alle elettropompe o il raggiungimento del massimo livello (ottenuto da galleggianti diversi da quelli di comando delle elettropompe) cioè dell'inizio del possibile allagamento.
Gli impianti più grandi sono dotati di gruppo elettrogeno (per garantire il funzionamento anche in caso di blackout), di impianti semaforici (si attivano in caso di avaria al sistema di sollevamento delle acque), di trasduttori di livello in continuo (misuratori ad ultrasuoni o piezometrici).
Le informazioni del TLC sono inviate (vettore radio o GSM) alle sale di controllo dei gestori (spesso si tratta delle aziende gestori della rete fognaria-idrica).
Come tutti i Sistemi anche questi per poter funzionare correttamente devono essere manutenuti (visite periodiche per la prova delle pompe e pulizia delle griglie). Purtroppo alcuni eventi luttuosi sono accaduti a causa di impianti costruiti, messi in esercizio e poi abbandonati dalla burocrazia….. pubblica o privata.