
Nell'immaginario comune la tecnologia è vista come un termine astruso al concetto di salvaguardia dell'ambiente. D'altra parte ogni seminario o studi di mercato relativi al settore dell'Internet of Things riferisce che nel 2020 ci saranno miliardi di dispositivi elettronici connessi al cloud. In questo articolo si mostra un esempio di come le tecnologie del domani, quelle dietro l'angolo, quelle che i grandi produttori di tecnologia definiscono come la nuova rivoluzione di Internet, possano andare a braccetto con l'ambiente e la produzione di cibo. Il caso che si prende in esame è quello dei filari di viti. Si analizza come e in che modo, a partire dai sensori e dalle reti di comunicazione, l'Internet of Things possa portare le informazioni vitali della pianta fino allo smarphone dell'enologo. E incidere quindi sulla qualità e la quantità della produzione del grappolo d'uva.
Introduzione
Uno potrebbe domandarsi cosa c’azzecca la coltivazione della vite e la produzione del vino con le nuove tecnologie. In che modo, potrebbe obiettare l’enologo di una casa vitivinicola che sovraintende alla crescita ottimale della pianta, alla tempestiva e calcolata irrigazione, alla scelta del giorno migliore per la vendemmia, al controllo del vitigno per prevenire malattie e parassiti, in che modo Internet e le moderne tecnologie possono concorrere alla produzione di un vino dalle proprietà organolettiche sublimi. Eppure, secondo gli analisti della Beecham Research (www.beechamresearch.com), sarà proprio nel settore della Smart Agriculture, (espressione molto "cool" su cui ricade anche la coltivazione della vite), che l’Internet of Things avrà una diffusione particolarmente invasiva. Buttiamo lì due dati per validare questa affermazione. La FAO (Food and Agricultural Organisation of the UN) prevede che la popolazione sarà di 8 miliardi di persone nel 2025 e di 9.5 entro il 2050. Per sostenere questo tasso di crescita della popolazione, la produzione di cibo deve, imperativo sottolineato dalla FAO, incrementare del 70% per l’appuntamento di metà secolo. Ma, sempre citando le indicazioni delle Nazioni Unite, un tasso di crescita della produzione nella food economy non sarà facile da realizzare. Condizioni oggettive e imponderabili come i cambiamenti climatici che con andate di calore e alluvioni distruggono i raccolti, la penuria di risorse idriche che, vale la pena di ricordare, vengono utilizzate per il 70 % proprio dall’agricoltura, la mancanza di terre arabili e l’urbanizzazione in zone rurali, sono solo alcuni degli aspetti più drammatici che vanno a frenare il tasso di crescita della produzione di cibo. E’ giocoforza, quindi, aumentare la produttività e la qualità dei prodotti agricoli facendo ricorso a strumenti e tecnologie innovative. Ma, ritornando alla produzione vitivinicola, il nostro enologo non ha nulla da tenere. La tecnologia dell'IoT (Internet of Things) applicata all'ambito del filare non ha per nulla intenzione di sostituirsi alle capacità professionali e all'esperienza dell'uomo. Anzi, fornirebbe al lavoro dell'enologo un notevole valore aggiunto. Vediamo come. La vite deve essere controllata. L'enologo, o chi per lui, deve periodicamente passeggiare per i filari allo scopo di verificare il corretto sviluppo delle piante (specialmente quando sono in tenera età), di assicurarsi che non siano presenti le invasioni, in certi casi devastanti, di parassiti, di funghi o di batteri, e di misurare visivamente il grado di umidità delle foglie, del terreno e dell’aria. Compiuta questa passeggiata, e magari dopo aver anche dato un occhio alle previsioni meteorologiche in TV, deve [...]
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L’IoT e’ senza dubbio ad ampio raggio, qui vediamo molto bene l’implementazione nel campo dell’agricoltura con le varie tecnologie connesse. Decisamente un bellissimo articolo!
In questo caso la Raspberry potrebbe essere utilizzato come End-Node, ma anche come Server. Ora però mi viene da pensare come potrebbe essere implementata la sicurezza delle informazioni trasmesse, e dei disposittivi, che se sottoposti ad azioni malevole potrebbero causare una compromissione del mercato.
Il problema della protezione dei dati esiste, ovviamente, e specialmente nel settore del IoT dove sono previsti 50 miliardi di dispositivi endpoint per il 2020, e non solo per l’ambito della agricoltura ma anche per settori più sensibili come la sicurezza, la domotica, la smart city…. Comunque tieni conto che ad esempio per la trasmissione a radiofrequenza LoRaWAN (ma credo che in genere per ogni trasmissione RF), è prevista una encryption AES-128. Quindi il problema della sicurezza è già affrontato e gestito a livello di protocolli di trasmissione.
Molto interessante questo articolo, in particolare colpisce il parallelo tra tecnologia e ambiente. Da sempre considerati in contrasto, ora viene finalmente dato risalto all’unione delle risorse per un obiettivo comune.
Riguardo la sicurezza, direi che è la sfida attuale dell’Internet delle Cose.
Sia per entrare a pieno titolo nel settore industriale
http://it.emcelettronica.com/industry-4-0-e-iot
che per affermarsi stabilmente.
http://it.emcelettronica.com/internet-delle-cose-realta-concreta-o-solo-un-giocattolo
Mi associo !!! Pezzo molto interessante….veramente bello !
Articolo molto interessante sia per l’idea di associare tecnologia all’agricoltura e sia per gli aspetti tecnici! Spero sia di ispirazione per qualche nuovo progetto. Penso ci siano le applicazioni dove la tecnologia possa essere adottata con vantaggi nella produzione e gestione di un raccolto. D’altra parte credo che solo l’elettronica non basti: forse c’è bisogno di una nuova figura che possa gestire sia gli aspetti biologici che tecnologici.
Comunque complimenti!
In effetti credo che l’IoT possa creare nuove figure professionali o, per lo meno, comporti una graduale trasformazione e adattamento anche se ho avuto l’impressione, da contatti che ho avuto con agronomi, che ci si voglia affidare ancora a metodi “classici” e manuali per la tutela delle loro piantagioni. Del tipo: “ho fatto sempre così, perché cambiare?
argomento interessante, sto cercando negli archivi alcune applicazioni esistenti, per poi adattarle per altre culture, come ortaggi flore cultura e piantagioni vari.
Salve vito7090… l’articolo che ho scritto è un po’ datato. Negli ultimi anni ho affrontato altre tecnologie sempre da applicare all’agricoltura, come ad esempio la elaborazione delle immagini che permette il riconoscimento di insetti dannosi o malattie. Immagini ed informazioni da inviare a casa dell’agronomo. Per informazioni ulteriori contattami.
Salve Giorgio… e interessante sapere che sei esperto in materia, quello che mi e stato richiesto da un’azienda agricola e di elaborare, creare un prototipo con tutti quei sensori per una gestione di un nuovo agrumeto, in seguito qualcosa che possa gestire qualsiasi altra coltivazione, (attualmente non disponibile sul mercato), come da documento pubblicato. Potrebbe essere qualcosa innovativo per un prodotto migliore, a basso costo di produzione. tutto controllato da remoto.