
Un mini PC USB è senza dubbio uno dei sogni dei patiti tecnologici e di chi è sempre in giro con il computer a tracolla. Inoltre, è universalmente riconosciuto che un utente in possesso di un certo numero di dispostivi abbia il desiderio di trovare una modalità unificata per usarli tutti. Una interfaccia del genere resta ancora una chimera, ma qualcosa comincia a muoversi, e dalla montagna di dispositivi portatili spunta un mini PC Usb, pronto a cambiare le regole del gioco. Si tratta di Cotton Candy, il computer in miniatura progettato da FXI Tech, che lancia già la sfida all’atteso Raspberry PI.
Mini PC Usb con Android e porta HDMI: davvero?
Si, è tutto vero; invece di portarsi dietro notebook, netbook e tablet, perché non usufruire di dimensioni ridicole per far girare l’OS Android su qualsiasi dispositivo dotato di uno schermo e di una porta HDMI o Usb? Il Cotton Candy di FXI Tech è uno stick Usb (dimensioni 8 cm x 2,5 cm) in fase di prototipo che permette all’utente di portarsi sempre dietro il proprio sistema operativo (Android), con un unico accesso sicuro a tutte le applicazioni, inclusi i servizi di cloud.
Caratteristiche tecniche del Cotton Candy
Questo mini PC è dotato di processore ARM Cortex A9 1.2 e di connettività Wifi 802.11b/g/n e Bluetooth. Ad essi si aggiungono 1 GB DRAM, una microSD fino a 64GB e un output HDMI. Come detto, il sistema operativo è Android, nella versione 2.3, ma il dispositivo supporta anche Ubuntu e client virtuali per Windows, Mac e Linux.
Si può controllare wireless con mouse e tastiera o anche tramite smartphone. Una volta inserito, il piccolo computer avvia le applicazioni Android in una finestra sicura, creando un terminale dumb; tra i benefici ci sono l’accesso semplice e immediato al Cloud, una maggiore longevità dell’hardware e una protezione dei dati digitali personali.
Vediamo un esempio pratico dell’utilizzo del Cotton Candy: sei in viaggio, lo porti con te comodamente nel taschino, lo estrai nella tua camera d’albergo e lo colleghi allo schermo LCD; in poco tempo visualizzerai Android e potrai tranquillamente lavorare o rilassarti.
Diciamo che questo scenario è anche più futuristico del Candy stesso, perché per il momento ci sarebbe bisogno ovviamente di periferiche Bluetooth come mouse e tastiera e di un’alimentazione Usb. Molto più realistico è invece il discorso legato ad un computer fisso in ufficio o ad un portatile lasciato però a casa o in stanza, sul quale si può lavorare tranquillamente senza aver avuto il bisogno di averlo dietro tutto il giorno.
Ma quanto costerà questo miniPC?
Riguardo il prezzo per ora non ci sono grandi notizie, l’unica rivelazione sembra chiarire che il Cotton Candy non supererà i 200$, attestandosi sicuramente al di sopra dei 25$, con i quali si potrà acquistare il mese prossimo il Raspberry Pi.
Un altro MiniPc, il Rapsberry Pi
Raspberry Pi è progettato prodotto dall’omonima organizzazione no profit, sensibile alla distribuzione della tecnologia informatica ai bambini di tutto il mondo. Per farlo, quindi, devono creare dei supporti super low-cost, come questo miniPC a soli 25$. Le caratteristiche tecniche non sono ovviamente al pari del rivale Cotton Candy, visto che il processore è un ARM 11 da 700 MHz e ha soli 128 MB si SDRAM, espandibile a 256 MB (contro 1 GB del Candy). Sono comunque presenti una porta USB 2.0, un output HDMI, il supporto sia OpenGL ES 2.0 che a 1080p30 H.264 e uno slot per schede SD.
Chiaramente un dispositivo eccellente per le dimensioni, ma difficile da gestire con la poca potenza che può esprimere e l’impossibilità di accesso al Cloud. Quindi sarà più probabilmente votato al mercato dei bambini (d’altronde è uno degli obiettivi dell’organizzazione) o comunque a realtà informatiche meno esigenti di quelle mainstream. Un altro punto interrogativo riguarda il sistema operativo, visto che inizialmente si era pensato ad Ubuntu, a cui poi è stato preferito Fedora; voci di corridoio parlano ora di Debian e di una versione di Android disponibile al momento del rilascio.
Confronto tra Cotton Candy e Raspberry Pi
Siamo di fronte ad uno squarcio di futuro, in entrambi i casi. Manca davvero solo qualche accorgimento (ad esempio una batteria propria a ricarica solare) perché questi due miniPC Usb siano da fantascienza: la differenza consiste nelle prestazioni, evidenziate dai prezzi, anche se sono diverse le finalità delle due aziende (no profit la Raspberry, business la FXI Tech). La risposta definitiva sarà data solo al momento del rilascio, anche se credo che se il Candy fosse abbassato da 200$ a 100$, sicuramente non risentirebbe affatto della concorrenza del Raspberry Pi.
Quanto sareste disposti a spendere un mini PC di questo tipo?
Forse questi video vi possono aiutare..
Raspberry Pi
Source - BBC News / BBC Sport / bbc.co.uk - © 2011 BBC
FXI Cotton Candy

“Non possiamo produrre che in CINA”
http://www.adafruit.com/blog/2012/01/10/raspberry-pi-manufacturing-update/
Esempio pratico del perchè il mondo occidentale sarà sempre più in crisi pur avendo tolto il futuro ad un povero bambino cinese sfruttato…..
Meditate gente meditate……
LadyADA…. ahahah non l’avevo mai visto in quest’ottica 🙂
Scherzo per sdrammatizzare, la situazione e seria! Ti ricordi il video postato alcuni mesi fa:
http://it.emcelettronica.com/storia-delle-cose-subs-ita
Ecco il punto è che se i Cinesi si “occidentalizzano” allora per noi sarà veramente finita…
Oggi non se lo possono permettere, ma se domani, (quasi) 2 miliardi di Cinesi scoprono che (ad esempio) la pasta è buona, noi non potremmo piu comprarla a costi decenti.
Questa è la globalizzazione nata sotto l’influenza dell’alta finanza e quindi finche la globalizzazione continuerà ad essere quasi esclusivamente speculativa non ci sarà soluzione.
Qui bisogna rivalutare il Made in Italy non per fanatismo o per nazionalismo…. ma proprio per sopravvivenza!
Purtroppo se le considerazioni sulle poche alternative alla Cina o Taiwan nella produzione a basso costo viene dal sito di LadyAda c’è da crederci e possiamo solo rassegnarci all’idea.
Quello che rimane a noi occidentali/europei e’ solo di avere buone idee da far realizzare da quelle parti (a patto che ne siano rispettati e riconosciuti i diritti intellettuali).
Quello che auspico è che tra qualche decennio anche i lavoratori sfuttati in Cina avranno più diritti, stipendi, ore di lavoro e ferie umane, e forse si potra’ tornare a parlare di un livello di competitività nel mercato mondiale del lavoro.
L’alimentazione la prende dall’usb, quindi, se collegato ad un monitor, deve comunque avere un cavo di alimentazione USB
Il confronto si può fare se i prezzi lo permetteranno. E’ vero che i Raspberry li stanno vendendo a qualche migliaio di sterline, ma nell’asta. La promessa dell’ideatore è, una volta entrati in produzione, di venderli a 25$ ed a 35$ nella versione lusso.
Il Cotton Candy sembra si attesti sui 200$ (sembra) quindi non c’è confronto.
Ecco le foto dei primi esemplari del Raspberry PI
http://www.raspberrypi.org/archives/464
Segnalo inoltre la brillante idea di mettere all’asta su Ebay i primi campioni, date un’occhiata a che cifre sono arrivati
http://www.raspberrypi.org/archives/489
Vero, il video è aggiornato alla nuova versione! chiedo venia e grazie per la segnalazione! per quanto riguarda le differenze di prezzo, almeno al momento, è giustificata dalle differenti caratteristiche e prestazioni,
Prova pratica del Cotton Candy con Ubuntu Linux e Android 4.0 Ice Cream Sandwich.
Siamo stati premonitori……. (oppure aspettavano il CES 2012 🙂
http://blog.laptopmag.com/video-cotton-candy-usb-stick-computer-now-runs-ubuntu-ice-cream-sandwich
Ti invito a leggere questo articolo che sicuramente ti riporterà alla tua fanciullezza, telegiangi61: http://www.quattronet.it/83_marzo/83_lesa.htm
Il problema di fondo è che i mercati si spostano dove la manodopera costa di meno, probabilmente tra un decennio la Cina subirà gli stessi effetti che si ebbero in Italia o in Giappone dove crescendo il benessere economico di contro si è avuto un aumento dei costi e dei salari.
Credo che stiamo percorrendo un periodo di transizione con le conseguente crisi di mercato e di valori, come in una bilancia aumenta il benessere a favore di un paese a discapito di altri con un ovvio ribaltamento delle situazioni economiche e sociali.
La storia si ripete e spesso non si impara dal passato.
Si Linus, grazie in effetti mi hai fatto tornare per un attimo alla storia della produzione italiana di apparati elettronici (e anche componentistica) di largo consumo.
In quei tempi era il Giappone ad essere aggressivo, ricordo che piu’ o meno fece la stessa fine la romana e gloriosa Voxson S.p.a, li ora c’e’ TVR Voxson (a meno che non abbia di nuovo cambiato nome).
Una ventina di anni fa mi capito’ di collaborare con loro nel settore informatico e visitai più volte la loro sede di Tor Cervara a Roma, si era trasformata, prima di fallire definitivamente, in Nuova Voxson S.p.a per produrre home computer (lasciatemi dire, costavano ed erano meglio i cloni taiwanesi del tempo).
In effetti concordo con te che la storia si ripete prima o poi, a cambiare però sono gli attori. http://it.wikipedia.org/wiki/Voxson#Gli_inizi_e_i_primi_successi
dal link ho letto che da qualche anno la Voxson e’ tornata, ma solo a livello di marchio, poiche’ i prodotti sono realizzati, tanto per cambiare, nel sud est asiatico
Per completare la catena dei ricordi, ai tempi c’era la prestigiosa Galactron che produceva HI-FI all’avanguardia. Curiosando su Google, ho visto che stanno tornando con nuove iniziative, chissà dove hanno la produzione…
http://www.dmlaudio.it/Galactron%20generale.htm
Non si può dimenticare la mitica GELOSO
http://www.geloso.net/pagineIT/homepagecss.asp?MyVar=homepage
http://www.webalice.it/crapellavittorio/geloso.html
E nel campo TV c’era pura la Formenti che ha resistito fino a un decennio fa
http://it.wikipedia.org/wiki/Formenti