Ogni criptovaluta dovrebbe idealmente soddisfare quattro requisiti: scalabilità, decentralizzazione, privatezza e stabilità del prezzo. Quest’ultima proprietà, tanto migliore quanto più bassa è la volatilità, è uno dei limiti delle attuali critptovalute, condizionate da andamenti dei prezzi altalenanti. Le criptovalute Stable Coin (o semplicemente stablecoin) si propongono come la nuova moneta digitale in grado di superare anche questo ostacolo.
Introduzione
Bitcoin ed Ethereum, due tra le attuali criptovalute a maggiore capitalizzazione, sono entrambe caratterizzate da un’estrema volatilità dei prezzi, con oscillazioni giornaliere che possono raggiungere il 10-20%. Ciò limita e condiziona pesantemente il loro utilizzo come forma di pagamento per le spese di tutti i giorni, come l’acquisto di un caffè, del giornale o la spesa quotidiana. Supponiamo ad esempio che la solita colazione al bar ci costi oggi tre euro, mentre domani, a seguito della variazione di prezzo dovuta alla volatilità, ci costi quattro oppure due euro. La maggior parte delle persone rimarrebbe scioccata da una situazione di questo tipo, che crea panico e disaffezione nei confronti di questa nuova forma di moneta. Nella maggior parte dei paesi mondiali la popolazione è abituata a convivere con una moneta stabile. Quando questo equilibrio viene rotto (si pensi al fenomeno di iperinflazione che ha colpito negli scorsi mesi il Venezuela), diventa molto difficile tenere sotto controllo i prezzi: confusione e panico si diffondono a macchia d'olio.
Moneta fiat e criptovaluta
Con il termine moneta fiat (vocabolo latino che potremmo tradurre come “sia fatta”) si intende uno strumento per il pagamento non coperto da altre forme di valore, come ad esempio l’oro: essa esiste in quanto un’autorità (lo Stato) e le persone che la utilizzano credono nel suo valore. La moneta fiat, comunemente nota come “moneta legale”, non richiede quindi l’accantonamento di riserve auree ed è priva di valore intrinseco. Affinché possa esistere, una moneta legale deve essere creata seguendo procedure rigorose in grado di garantirne la fiducia e la stabilità del valore nel tempo. Sia il dollaro statunitense che l’euro sono esempi di moneta fiat. Nonostante queste monete siano soggette a fluttuazioni dei tassi di cambio e all’inflazione, aspetti che comportano come effetto una diminuzione del potere di acquisto, tali variazioni sono in genere così piccole che possiamo continuare a utilizzare questa moneta (per sua natura centralizzata) nella vita di tutti i giorni. A titolo di esempio, si osservi il grafico di Figura 1, in cui è tracciato l’andamento della quotazione del dollaro, rispetto all’euro, su un arco temporale pari a un mese. Pur trattandosi di un periodo caratterizzato da una certa instabilità dei mercati, possiamo notare come la quotazione sia passata da 0,88137 EUR/USD a inizio mese a 0,88450 EUR/USD a fine mese, quindi una variazione piuttosto contenuta.
Relativamente alle criptovalute, queste fluttuazioni sono amplificate da un’estrema volatilità, un fattore che le rende molto attraenti per gli speculatori in cerca di immediati guadagni, ma inadatte per l’uso quotidiano. In Figura 2, ad esempio, è indicato il valore di chiusura relativo alla quotazione del Bitcoin nel periodo compreso tra gennaio 2017 e gennaio 2018. Si osservi come la criptovaluta sia passata da un valore di poche decine di dollari sino a raggiungere quotazioni (“gonfiate” dalla speculazione) prossime ai 20000 dollari.
I limiti della blockchain
Blockchain, l’infrastruttura alla base del Bitcoin e di altre forme di criptovaluta, ha da poco compiuto dieci anni. Risale al 2008, infatti, la pubblicazione da parte di Satoshi Nakamoto del famoso “White Paper” che diede origine alla blockchain. Da quel giorno, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. L’opinione generale nei confronti della tecnologia blockchain è mutata: lo strumento potenzialmente nefasto e dannoso per l’economia è oggi largamente accettato da numerose organizzazioni commerciali e governative, considerato da molti come la spina dorsale sulla quale si svilupperà l’economia del futuro. Negli ultimi anni, in particolare, si è assistito a un crescente interesse nei confronti delle tecnologie decentralizzate, basti pensare che la capitalizzazione del mercato globale delle criptovalute è più che raddoppiata negli ultimi anni (Figura 3).
Anche se oggi è ormai a tutti evidente come la tecnologia blockchain e le criptovalute raggiungeranno presto il mercato di massa, con effetti significativi sugli attuali metodi di pagamento, alcuni importanti aspetti che ne potrebbero ostacolare l’attuazione vanno affrontati:
- volatilità: abbiamo visto come sia prodotta da variazioni estreme del prezzo all’interno di mercati oggetto di forti speculazioni
- regolamentazione: la mancanza di regolamentazione o di una presa di posizione chiara e inconfutabile da parte degli organi governativi, rappresenta un ostacolo all’adozione della blockchain come soluzione affidabile e legittima
- scalabilità: il mercato di massa richiede strumenti in grado di sopportare un elevato numero di transazioni per unità di tempo; in altre parole, la tecnologia deve dimostrarsi efficiente al variare del “rate” delle transazioni validate e registrate nella blockchain. I migliori circuiti per il pagamento con carta di credito gestiscono senza problemi qualche migliaio di transazioni al secondo, mentre nel caso del Bitcoin, il quale si appoggia alla blockchain, il numero di transazioni al secondo è inferiore di uno o due ordini di grandezza. A titolo di esempio, si osservi il grafico di Figura 4, che indica il numero di transazioni al secondo registrato nella blockchain in un periodo recente: a parte qualche picco dovuto forse ad ordini eseguiti in automatico, il numero di transazioni per secondo è mediamente pari a circa 3 tps (transaction per second)
- esperienza utente: l’utilizzo spontaneo, consapevole e sicuro delle criptovalute è oggi scarsamente diffuso anche tra gli individui maggiormente sensibili alle innovazioni. La diffusione di massa della tecnologia blockchain offre pertanto sfide senza precedenti.
Tra tutti i fattori precedentemente menzionati, il nostro interesse si focalizza sul primo, ovvero la volatilità. Il motivo è che esso rappresenta probabilmente l’ostacolo più difficile da superare affinché la blockchain possa raggiungere un’ampia capillarità e diffusione. Nei mercati tradizionali, i gestori di fondi e patrimoni mobiliari adottano delle strategie finanziarie per proteggere dalla volatilità i capitali investiti. Una di queste tecniche è ad esempio l’hedging (letteralmente “copertura”) che consiste nell’acquistare strumenti diversificati per compensare eventuali fluttuazioni del prezzo di un titolo. Ad esempio, si possono acquistare delle azioni (che generano profitto in caso di aumento del prezzo) bilanciandole con l’acquisto di opzioni Put sullo stesso titolo (che generano profitto in caso di diminuzione del prezzo). L’hedging cerca dunque di compensare le variazioni di un titolo, sia verso l’alto che verso il basso.
Stablecoin: oltre i limiti della blockchain
In questo tipo di scenario, la stablecoin è considerata la soluzione “crypto-hedging” per eccellenza, ovvero la criptovaluta in grado di proteggersi dalla volatilità dei mercati mantenendo il proprio valore stabile. Per stablecoin si intende più precisamente una criptovaluta collegata a un altro bene stabile, come l’oro oppure una moneta fiat come il dollaro statunitense oppure l’euro. Si tratta dunque [...]
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Un articolo bello e ben fatto. Grazie a voi studiosi e redattori.
Interessante: si nota la differenza tra le varie criptovalute. Io stesso lo scorso anno ho fatto un piccolo investimento con one coin.
Grazie